Fa male, ma sulla depressione post partum (che non è il baby blues e che, in questo caso, si è trasformata in psicosi puerperale) c’è tanto da fare (prevenzione?), ed è giusto che se ne parli (ancora e ancora).
Di qui passano tante mamme e tanti papà ogni giorno e io mi sento di condividerlo, perché se è vero che avere un bambino è meraviglioso, è anche vero che a tratti può essere faticoso e il silenzio, in questi casi, non è mai d’aiuto.
Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri. Il coro. Lo sguardo che approva e che rimprovera. Quelli che sanno sempre cosa si fa e cosa no. Cosa è giusto, saggio, utile. Quelli che dicono “è la natura, è così”: devi avere pazienza, assecondare i ritmi, provare tenerezza, dedicarti.
Se ti senti affondare è perché sei inadeguata. Se soffochi è perché non hai gli strumenti della maturità. Se i figli non vengono devi rassegnarti: non accanirti, non insistere. Si vede che non eri fatta per essere madre. Se non ne hai voluti devi avere in fondo qualcosa che non va. Se non hai nessuno vicino che voglia farne con te è perché non l’hai trovato, sei stata troppo esigente, forse troppo inquieta. Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi. Se non ci sei mai che ne sarà di tuo figlio, se gli stai sempre addosso come potrà rendersi autonomo. Se ti stanca sei depressa, se ti fa impazzire sei un mostro. Se hai un padre ingombrante, una madre assente, se sei sopraffatta dalla loro presenza o se sei orfana; se la maternità non ti invade naturalmente e spontaneamente come un raggio di luce, se non ti cambia i connotati rendendoti nutrice solare improvvisamente dedita e paziente: ecco, allora è chiaro che non hai l’istinto giusto.
Sei inadatta, sei contro natura. Colpevole, a pensarci bene. Una cattiva madre.*
Reportage
Madri Assassine
Questa trasmissione di qualche anno fa aveva fatto luce sulla realtà francese del puerperio. Io l’avevo trovata illuminante e coraggiosa.
Come coraggiose sono state le parole di Umberto Galimberti sull’istinto materno. Da vedere.
Riferimenti utili
Centro psiche donna
LRpsicologia
La mia psicologa
Psico-terapia – Claudia Ravaldi
Villaggio della salute
A chi rivolgersi
- Fondazione Idea
- Telefonodonna
- La Casa Rosa
- Clinica Macedonio Melloni – Ospedale Fatebenefratelli (Milano) – È attivo presso la Maternità un Centro che si occupa della depressione femminile nella gravidanza e nel post parto. ll Centro è accessibile tramite il Servizio Sanitario Nazionale al prezzo del ticket specialistico. L’orario di apertura è dalle 9 alle 17 dal lunedì al venerdì; occorre prenotarsi al numero di telefono 02 6363331.
- Ospedale Sacco (Milano) – tel.02 39042904
- Azienda Istituti ospedalieri di Cremona – tel. 037 2405660
- Clinica psichiatrica dell’Università di Pisa – tel. 050 992626
- Clinica psichiatrica dell’Università di Napoli – tel. 081 5666514
* C. De Gregorio, Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto, Mondadori
salve, capito qui tre anni dopo il post. all’epoca in cui è stato scritto mai avrei immaginato di poter essere una madre…e forse, razionalmente, non potevo permettermelo. si parla spesso di depressione post-partum ma non so se è stata mai considerata la possibilità che una persona già fortemente depressa (da circa 10 anni, con alti e bassi) metta al mondo dei figli. ho poche speranze, e nemmeno voglia di migliorare la mia situazione personale, che forse è irreparabile. allo stesso tempo però ho il desiderio contraddittorio di stare bene con mia figlia, per il tempo che resta, e che lei non sia influenzata dalla mia situazione. ho bisogno d’aiuto…sono già stata da diversi psicoterapeuti prima della gravidanza ma non ha mai funzionato e ho paura di essere nuovamente delusa
Segnalo che a Roma, presso il policlinico Tor Vergata, è stato aperto uno sportello di Ascolto per tutte le mamme che cercano aiuto.
S.O.S. MAMMA
A partire dall’11 Aprile 2012 la U.O.C. di Psichiatria in collaborazione con l’U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia ha attivato al Policlinico Tor Vergata lo Sportello di Ascolto per le future e neo mamme per la Prevenzione e la cura della Depressione in gravidanza e post-partum.
Se sei una futura o una neo-mamma (massimo da 12 mesi) ti invitiamo a venire a trovarci per un colloquio informativo presso lo Sportello di Ascolto il mercoledi dalle 14.00 alle 18.00 presso l’ambulatorio Specialistico di Ginecologia, Piano Terra – Torre 8, stanza 108.
Oppure telefona al 06/41400129 interno 205 (ricerca automatica- tasto 2- tasto 3 – tasto4) dal lunedi al venerdi dalle ore 11.00 alle 12.00
Oppure scrivi una mail a sosmamma@ptvonline.it.
grazie Maria Grazia. In bocca al lupo per il proseguimento.
Maria Grazia, grazie per averci scritto. Ti abbraccio forte.
Scusate.
Non so per quale motivo, mi si è cancellata una parte della mia frase:
“In particolare mi ha letteralmente ‘straziata’ sentirle dire che lei aveva chiesto aituo a più persone, ma nessuno, nemmeno il marito e lo psichiatra, è stato in grado di capire veramente quanto stesse male”….
Ho appena finito di piangere ascoltando la testimonianza di questa povera ragazza.
In particolare mi ha letteralmente “straziata” sentirle dire che . Io ho vissuto una grave psicosi puerperale, sviluppatasi immediatamente dopo il parto; ma già verso il quinto mese di gravidanza stavo affrontando una fortissima depressione.
Mi sono riconosciuta in tante cose che ha detto la ragazza. Mi sentivo male, la testa vuota, vedevo tutto nero e piangevo dalla mattina alla sera, senza sapere esattamente perchè. Sentivo solo che non avrei mai potuto accudire un bambino perchè io non ero forte come tutte le altre donne. Sentivo che sarei stata una mamma inadeguata e speravo ogni giorno di svegliarmi da un incubo e che la gravidanza fosse stata solo un sogno.
E quando nacque il mio bambino, il tutto peggiorò, perchè iniziai ad avere anche delle allucinazioni e in certi momenti pensavo di non aver nemmeno partorito. Così ogni volta che vedevo il bimbo, mi piombava addosso il terrore di tornare a casa con questa piccola creatura. Temevo che non avrei mai potuto farcela.
In tutta questa vicenda, devo ringraziare mio marito e alcune amiche che mi hanno incoraggiata a rivolgermi ad uno psichiatra, ancora mentre ero in gravidanza. Questo psichiatra mi voleva vedere periodicamente. Mi disse che non poteva prescrivermi farmaci in quanto potevano creare problemi respiratori al feto, ma si impegnò a monitorare il mio stato d’animo, in quanto aveva perfettamente capito quanto stavo male. VOLLE PARLARE CON MIO MARITO, cosa molto importante!!! Gli disse, senza mezzi termini: “Sua moglie soffre di una grave forma di depressione. Tutta la famiglia deve sapere quali sono i pericoli che questa depressione può portare. Sua moglie non deve mai stare da sola. Non sottovalutate la cosa, perchè poi non ci si deve stupire SE SUCCEDONO LE TRAGEDIE”. La mia famiglia ha fatto molta fatica a comprendere questo malessere, ma mi stette vicino.
Lo psichiatra mi venne a vedere ogni giorno dopo il parto e ritenette da subito di dovermi prescrivere una terapia antidepressiva. Dato che io non migliorai nelle prime due settimana dopo il parto, il mio bambino fu dimesso e dato in affido a mio fratello e io venni mandata in una clinica psichiatrica per tre settimane.
Ebbi la possibilità di curarmi, senza pensare al bambino. Ebbi tutta la mia famiglia vicina e una serie di medici che si preoccuparono di farmi stare meglio più in fretta possibile. Potei tornare dal mio bambino quando lui aveva 5 settimane e dovetti avere per tre mesi sempre qualcuno vicino a me. Ma quando riabbracciai il mio bambino, mi sentii subito veramente bene. Oggi il mio bambino ha 9 mesi e da 5 mesi viviamo io, lui e mio marito. Io mi sento molto bene, seguo tuttora una terapia antidepressiva e appena ho qualche avvisaglia di tristezza, ansia, pensieri negativi, ne parlo a mio marito. Finora sono subito scomparsi, ma mio marito sa che se dovessero protrarsi per più di due settimane, mi deve incoraggiare a rivolgermi allo psichiatra.
Ogni volta che sento storie come quelle di Mary, mi sento una “miracolata”. Non esagero. Io temo seriamente che senza l’aiuto medico e il serio coinvolgimento della mia famiglia, io avrei potuto davvero commettere qualche atto lesivo nei confronti di me stessa o del bambino.
Vi prego mamme: parlate, parlate e parlate quando vi sentite male e… vi prego famiglie: ascoltate queste mamme, ma soprattutto accompagnatele da un medico specialista, perchè noi non siamo in grado di aiutare una mamma che sta così male. Io che ci sono passata, non saprei come fare. NON CI SONO PAROLE CHE TI FANNO STARE MEGLIO. Dobbiamo rivolgerci ai medici competenti e farci aiutare.
Perchè basta un attimo per commettere un atto dal quale non si può più tornare indietro.
Abbraccio tutte voi.
Maria Grazia
Non si è mai trattato il tema della depressione post partum in tutta la sua estensione: i recenti casi di cronaca parlano di mamme, giovani nella quasi totalità dei casi, con figli che vanno dai pochi mesi fino addirittura alla soglia dei dieci anni. Come mia personale opinione credo che questa non possa essere considerata una semplice questione organica: se così fosse anche il caso più grave si risolverebbe al massimo in un paio d’anni. E’ una di quelle situazioni che si possono definire come psicosociali o antroposociali, cioè dovuta principalmente ad aspetti sociali legati alla storia e all’individualità di una singola persona. Il carico psicologico legato sia alle aspettative sociali della neo mamma (cura dei figli, loro sostentamento, loro crescita educativa) e contemporaneamente alle ambizioni spesso contrastanti col nuovo ruolo (donne lavoratrici, aspetti socioestetici…) possono creare delle situazioni critiche. In passato il problema non era rilevante in queste proporzioni perchè le aspettative venivano divise o più esattamente condivise tra le varie donne del nucleo familiare (madre, nonne, zie..) che, nel bene o nel male, avevano la cura esclusiva dei figli. Il problema principale attuale è che la donna ora è spesso sola in questi compiti…e questo non è un aspetto che possa avere delle cure organiche. Io e mia moglie stiamo pensando di creare un’associazione che si occupi diffusamente del problema, dando supporto alle neomamme, ma soprattutto creando una rete femminile di aiuto reciproco in termini di TEMPO, SPAZI, COMPITI e condivisione delle proprie esperienze.
Lory, sono io che devo ringraziare te per questa preziosa e forte testimonianza.
1 italiano su 2 oggi usa internet, non è poco, per cui siamo fiduciose.
Io continuerò a parlarne sempre, ma sono le testimonianze come la tua a fare la ricchezza di questo blog e a fare da cassa di risonanza potente.
Un abbraccio.
Ti ringrazio e rigrazio Dio che esistono persone come te. Devo dirti che in questi giorni penso molto spesso che se la mia bambina è viva lo devo solo all’aiuto di qualche angelo che ha in paradiso. So cosa si prova a chiedere aiuto e non sentirti presa in considerazione. Io ho provato molte volte la sensazione di urlare e di non essere sentita, nonostante mi veniva detto di parlare ed esprimere le mie ansie e quello che provavo. Ho avuto molti consigli ma nessuno riusciva a capire che quello che doveva aiutarmi era solo mio marito, cioè la persona che stava con me tutto il giorno. Era l’unico che poteva aiutarmi ed in vece mi precitava ancora di più. Nell’intervista la Patrizio dice che il marito si lamentava di come teneva la casa, in vece di aiutarla la rimproverava, nonostante lei stessa le aveva detto che non c’è la faceva da sola. Sai quante volte questa frase è stata detta a me. Quando ero lucida gli rispondevo che se aveva bisogno di vedere la casa pulita poteva pulirla lui. La mia depressione era dovuta anche al fatto che la mia piccola non dormiva di notte ed io ho passato molte notti insonni, addirittura non dormivo per tutto il giorno. Ancora un grazie di cuore per quello che fai. Mi dispiace che queste cose le possano leggere solo chi ha internet.
Ciao cara Silvia,
questo tuo post è stato ahimè profetico. Cosa succede a una madre depressa? e perché nessuno si accorge di nulla? So da fonti certe (abito molto vicino a Castenaso) che la madre dei due bimbi mandava email disperate alle amiche, ma non veniva creduta.
Questo argomento è il più delicato e forse è quello che in assoluto fa più paura: ma non sarebbe meglio affrontarlo, cercare di capire quali sono le dinamiche, per non trovarsi a dire “potevo cercare aiuto ma mi sentivo sola?”. Io non giudico quella povera donna, perché se la giudicassi, dovrei giudicare anche me stessa, tutte le volte che urlo con i miei figli, e io preferisco essere capita, ascoltata e accolta.
Un caro saluto
Angela
L’intervista che hai postato spiega il perché io non faccio mai commenti quando accadono tragedie di questo tipo. E faccio fatica a sopportare chi invece ne fa di “facili” e superficiali, buttati là tipo “poverino, ma con che coraggio ammazzi un bimbo di 5 mesi, guardalo, era così bello” (e quindi? se era bruttino era forse più giustificata?). Io non commento perché sono cose troppo grandi, più grandi di me e di chiunque. Provo solo una profonda tristezza e molta paura. E un sottile velo di inquietudine quando sento mia mamma fare quel tipo di commenti superficiali, quando si stupisce se qualche giovane neomamma sua conoscente si lamenta di qualche difficoltà, si indigna quando sente parlare di mamme depresse (“ma cos’hanno da essere depresse? di questi tempi non sanno più accontentarsi!”), dice sempre “io con te non ho fatto tante storie, me la sono sempre cavata ed ero contenta!”. Mi inquieta perché penso: e se un giorno fossi io quella in difficoltà?
A me spaventa molto, la depressione. In generale tutte le malattie psicologiche mi spaventano. Non so. Non riesco a commentare. Sono senza parole.
Grazie ancora una volta Silvia per gli argomenti che tratti e la tua precisione e puntualità. Di più non riesco a dire, mi colpisce troppo.
a presto, s.
Io ho sempre detto al mio compagno e ai miei…
“se vedete che cambio, che mi oscuro….che sono in crisi….statemi sempre vicino ,portate via da Me Alessandro”, avevo una paura tremenda di perdermi…
spesso quando in tv si sentono di tragedie silimili, si attacca subito e solo la madre…
la maternità è come tutte le altre cose che una donna intraprende: lavoro, matrimonio, casa, amici…tutto può essere meraviglioso o un incubo quindi a nessuno spetta giudicare la vita e le scelte degli altri, bisogna farci un po’ di strada con le scarpe degli altri x capire.
la mia prima matenità è stata un incubo.
sola, giovane e inesperta, col delirio di onnipotenza.
un marito perennemente al lavoro, lontano dagli amici, con un eterno scontro con mia madre.. una notte, verso le 3 di mattina, avrà avuto 2 mesi la piccola, col sonno che mi rendeva inebetita ho aperto la finestra. era un gelido inverno e io ero in camicia da notte (da giorni nn mi vestivo). mi sono svegliata di colpo e avevo la piccola in braccio.
cosa volevo fare? volevo buttarmi di sotto? volevo buttare la piccola? volevo solo svegliarmi?? nn lo so, ho richiuso sgomenta e ho deciso che aveva bisogno d’aiuto
ho ascoltato tuta la lunga intervista, l’ho cercata integrale su youtube.
nn posso giudicare se questa è una cretina integrale che credeva di farla franca (dove ha trovato materiale x simulare velocemente l’aggressione? le sigarette di marca straniera? mah) oppure una madre malata.
però queste cose accadono
grazie silvia!
brava Silvia!!!!
Fa male. Quanto hai ragione. Da quando c’è Davide quando sento parlare di tragedie che riguardano i bambini devo, con un nodo alla gola, ricacciare indietro le lacrime. Quando ad uccidere è una madre non riesco a fare a meno di chiedermi come nessuno possa essersi accorto di quello che stava succedendo…ma quanto sole sono(siamo)in fondo una volta a casa dall’ospedale?
Doloroso Silvia, molto doloroso. Mio suocero è neuropsichiatra e ricordo ancora una sua paziente (io,come sai studio medicina), la quale venne portata in consulenza dal marito e dalla famiglia perchè, dopo il parto aveva una grave depressione post parto. Ricordo i suoi occhi, la sua inquietudine, i discorsi sconclusionati quando si riferiva a suo figlio, lo vedeva deforme.
Quella ragazza è stata fortunata non solo perchè ha incontrato mio suocero che ha allertato tutti coloro che le stavano accanto, ma anche perchè la famiglia non ha sottovalutato. Lei ce l’ha fatta, questa povera ragazza no. Il suo grido non è stato ascoltato!
Nella nostra società spesso ci si aspetta (e si pretende) che le neomamme siano il ritratto della felicità e si guarda con sospetto a quante, invece, vivono la maternità con disagio. Credo che la depressione (in generale e in particolare quella post partum) sia una condizione ancora molto sottostimata, il che mi fa molto arrabbiare. Spero che qualche mamma in difficoltà sia passata da queste parti e che leggendo il post di Silvia si sia sentita un po’ meno sola. Anche io ho avuto i miei momenti di pianto incontrollabile nel primo mese dopo il parto e il libro della De Gregorio, che leggevo ad alta voce a mia figlia, ovviamente ancora troppo piccola per capire, in qualche modo mi ha tenuto la mano.
Io sono sconvolta, arrabbiata e tanto triste. Sconvolta dall’immenso dolore che si prova in depressione, dal senso di ineguatezza, dal sentirsi un nulla. Arrabbiata per la cattiveria della gente e dei media che si fiondano come avvoltoi e giudicano, giudicano, giudicano. Triste per la mancanza di persone che non sanno o non vogliono fare il proprio lavoro, che dall’alto del loro piedistallo non si muovono finchè non succede la tragedia.
Sono d’accordo con Mamma Cattiva, a volte basta poco, davvero poco e l’aiuto arriva da chi meno te l’aspetti.
Mi unisco anche a Silvia gc e penso proprio che qualcosa scriverò anche io. Si può star male e non è vergogna, poi si guarisce, si può e si deve guarire!!!
Asolto e riascolto le parole di questa mamma. La sua angoscia, il suo chiedere aiuto rimasto nell’aria. Ciò che sembra una lucida organizzazione di una messa in scena dopo l’omicidio. E l’unica parola che mi viene in mente è “povera lei”, perchè questa “cosa” (che è iniziata come una depressione, ma che va molto oltre) le è capitata senza volerlo e ha lottato con le poche armi che aveva a disposizione, cercando di far capire agli altri che stava male. Io ho vissuto con una mamma con una depressione e la teoria del “lasciamola sola così REAGISCE” è quanto di più assurdo si possa sentire. E’ come dire ad un malato di cancro di “reagire” e di curarsi da solo. La depressione, qualunque forma, è una malattia e come tale va trattata, sia dalle persone che l’hanno sia dalle persone che ci vivono accanto. L’aggravante della post-partum è che capita in un momento in cui DEVI essere felice. DEVI essere forte. Il primo mese di vita di mio figlio è stato devastante. Ero a pezzi, le ragadi, la mastite, allattavo con le lacrime e stringendo la mano di mia mamma. Avevo bisogno di AIUTO..e per fortuna mia mamma mi ha guardato e mi ha detto “lo so cosa senti”. E mi sono sentita meno “alieno”..Grazie per questo post..
Leggo sempre con senso di inquietudine i post che trattano di depressione. Ne dobbiamo parlare ma dobbiamo anche allungare una mano verso la persona più prossima che può capitarci lungo la strada: un’amica, una sorella, una vicina di casa. Io che ci sono passata prima ancora di avere dei figli e quindi altamente a rischio in fase post-partum, riconosco dallo sguardo, spesso basso, una mamma in difficoltà e basterebbe poco per andarle incontro. A volte anche solo un’incursione per una parola, una lavatrice, una teglia di lasagne o un abbraccio fanno la differenza. Spezzano il tratto della solitudine. In certi momenti anche solo il silenzio di una persona presente mi avrebbe dato una boccata d’aria.
ogni volta che vedo una mamma al tg…una di QUELLE mamme, piango tantissimo per lei…
se solo avesse avuto qualcuno vicino, se solo avesse potuto parlare e sentirsi consolata, aiutata, ascoltata…
piango e vorrei poter aiutare tutte le mamme che ne avessere bisogno….
l’unica cosa che mi ha salvata è la fede…
ma son certa, che se mi fossei sentita davvero sola, sarei potuta essere una telle tante “mamme da tg”
Scusami Raffaella, come ti ho detto non volevo essere polemica, è stato solo un aggancio.
Hai ragione Silvia gr, forse sono stata un pò troppo “semplice” nel dire che è un ameravigliosa avventura! Può essere anche tutt’altro…e va detto, va gridato e soprattutto bisogna chiedere AIUTO!!!. Anche io parlo dal mio angoletto felice, ma di momenti difficili ne ho avuti, sia io che il mio bambino!Ho chiesto aiuto e ringrazio Dio ogni giorno perchè il mio richiamo è stato sentito e sono potuta andare avanti…
Grazie a Silvia. Un abbraccio
Raffaella
Ciao Silvia,
non posso che dirti brava. Questo argomento è un vero tabù e viene trattato ancora con troppa ignoranza. Io non sono ancora madre, ma la depressione legata alla gravidanza e alla maternità mi spaventa molto, ancora prima che il momento arrivi. Credo infatti sia molto più diffusa di quanto se ne parli e sia molto facile cascarci, soprattutto se tutti si aspettano che tu sia la mamma con il sorriso a 32 denti e magari invece dentro covi ansie e paure che non puoi sfogare con nessuno… da quello che vedo dalle esperienze delle mie amiche che cominciano, una dopo l’altra, a diventare mamme, è che la maternità è un’esperienza ricca di molte sfumature, belle e brutte, e che molto dipende anche dal contesto che circonda la neo-mamma. Insomma. parlarne è assolutamente necessario.
Marina
Fa male ma più se ne parla e meglio è per tutti. Donne e uomini. E tu hai messo su un post bellissimo tra parole, video,e riferimenti a siti. E il libro della De Gregorio, che continua ad essere uno dei miei preferiti sul tema. Grazie Silvia.
Mi permetto di affermare, senza alcuna polemica con fefe, che non è sempre detto che la maternità sia la più bella delle avventure.
No, la maternità può essere un incubo e dobbiamo poterlo dire: non deve essere un tabu che la maternità può essere sofferenza, tristezza e solitudine. Non è giusto, ma può accadere.
Io lo dico dal mio angoletto bello, confortevole, fatto di una maternità voluta e vissuta bene, con allegria e partecipazione, tra difficoltà semplici e problemi risolvibili.
Silvia sta sollevando, con questo post e con altri già scritti da lei, una pietra che sotto nasconde una voragine: si può dire che essere madre fa star male. Dobbiamo permettere alle donne che ne soffrono di dirlo con serenità, proprio per consentire loro di superare quel baratro e riappropriarsi di una maternità che sia la più bella delle avventure.
Guardate il video qui sopra. Ci sono madri che uccidono i loro figli e noi non immaginiamo neanche che vuoto di solitudine ed abbandono ci sia dietro un gesto simile.
Grazie, Silvia. Cercherò di trarne spunto per scrivere qualcosa anche io.
è un momento delicato quello della nascita dei figli…meraviglioso ma DIFFICILE. Io l’istinto materno non ce l’ho avuto subito, e neanche ci credo molto! Ci sono troppe emozioni quando nascono i figli…gioia, dolore, commozzione…io ho pianto tanto tantissimo!!!Comunque è la + bella delle avventure…
Un bacio a tutte
è proprio vero…