Il rapporto tra i miei figli non è stato idilliaco fin da subito.
Nonostante avessimo preparato Matteo a dovere, raccontato storie, letto assieme libri, quel 26 giugno del 2006, quando, appena duenne, è entrato in quella stanza di ospedale non era di buon umore.
Ricordo che si avvicinò al letto in cui era sdraiato Niccolò. Accanto a Niccolò era sistemato un gioco, tanto desiderato: era il regalo portato dal fratellino neonato per lui. Prese il gioco e, senza ragalare nemmeno uno sguardo fuggevole a me, si avvicinò alla porta della stanza dicendo: “nonno, damo a casa”.
Aveva la febbre quel giorno, i nonni lo erano passati a prender al nido, poi l’avevano portato a casa e vestito per la festa. Ma era caldo e il termometro segnava 38,5. Questo stato fisico forse non ha aiutato a vivere con il sorriso questo grande “atterraggio” fraterno o forse, semplicemente, era un atterraggio indesiderato.
Il giorno dopo non l’ho fatto venire. Ero stata male tutta notte per questa reazione e non volevo che quello strazio si ripetesse.
Una volta dimessi si è aperta un’altra voragine tra loro. Niccolò è stato un neonato rumoroso. Molto. Troppo. Piangeva 20 ore al giorno, di un pianto potente e prepotente, di un pianto ininterrotto e volitivo. Non dormiva mai. Lo cullavamo fino a stordirlo, lo adagiavamo e voltavamo le spalle alla culla, uscendo con passi che sfioravano la levitazione ma lui, tempo 10 secondi si risvegliava urlando.
Ricordo che non vedevo l’ora di buttarmi sotto la doccia, che con il suo scroscio lascaiato appositamente uscire con la massima potenza e sorretto dalla musica che usciva dal cd, lasciava, per qualche minuto, riposare la mia testa.
Anche le poppate erano difficoltose: mentre mangiava urlava in un modo straziante. Si attaccava e si staccava 30-40 volte. Si inarcava e stendeva le gambe rabbioso. La maledizione del reflusso.
Questo stato di rumore perenne ha contribuito ad ampliare ulteriormente la distanza tra loro, anche perchè Matteo è un bambino estremamente sensibile ai rumori forti. Lo era a due anni e lo è tuttora.
Questi due fratelli erano, in sotanza, male assortiti.
La stanchezza non aiutava nè me ne Simone a tenere i nervi saldissimi e ad approcciarci sempre con estrema grazia verso di lui. Capitava di sgridarlo magari con un po’ più di veemenza del solito.
L’errore che io sento di avere commesso è quello di vederlo grande. A due anni mi sembrava già grande, cosa che assolutamente non accade ora guardando i due anni di Niccolò che, invece, mi sembra ancora piccolissimo.
Per il primo anno diciamo che Matteo l’ha beatamente ignorato e gli si avvicinava solo per urlargli “bastaaaaaa, stai zittooooo”, quando non ce la faceva più.
Poi Niccolò ha preso a camminare e le cose sono preciptate. Toccava i giochi, distruggeva costruzioni, lanciava oggetti, urlava. E Matteo lo picchiava.
In settembre dell’anno scorso, stremata da questo clima terrificante (non potevo lasciarli soli un solo istante perchè Matteo gli faceva male e io perdevo il controllo davanti a scene del genere), mi sono rivolta alla dott.ssa Piergiuseppina Fagandini, psicologa e psicoterapeura presso il dipartimento materno-infantile dell’ospedale della mia città, nonchè collega di mio padre del cui parere ho piena fiducia.
Bussai a quella porta con il cuore pesante e ne uscii con il cuore leggero. Me ne andai da quello studio portando con me un incontro con una persona speciale, qualche parola che riallacciava il rapporto dei miei figli alla normalità (non avendo avuto fratelli ero digiuna di tali dinamiche) e qualche piccolo suggerimento pratico per aiutare Matteo a verbalizzare e sfogare la sua rabbia. Ma soprattutto me ne andai con una frase: “quando Niccolò inizierà a parlare le cose andranno meglio”.
Ma Niccolò a 18 mesi era ancora pressochè muto e, nonostante ci fossero stati dei miglioramenti, ancora il rapporto era molto sdrucciolevole.
Oggi Niccolò parlotta e le cose vanno effettivamente meglio.
Chiacchiera a suo modo ma quel “suo” modo è anche il modo di Matteo, che lo capisce meglio di noi e, a volte, fa da interprete.
Oggi giocano insieme, si rincorrono, fanno le costruzioni (rigorosamente una per uno, mai una iniseme…ma non chiediamo troppo!), giocano a palla, giocano con le macchinine, leggono i libri.
Oggi parlottano appena svegli e prima di addormentarsi.
Oggi Matteo gli rivolge delle domande. Pare una cosa ordinaria ma non lo è. Lo considera come persona che ha diritto ad esprimere la sua opinione, pur sapendo che spesso è contraria alla sua: Niccolò andiamo in giardino? No, pi (qui). Sta lentamente abbandonando l’ordine perentorio per aprirsi, appunto, alla domanda e all’ascolto delle sue volontà.
Oggi Matteo è preoccupato per Niccolò e lo nomina in continuazione. Anche a Niccolò il gelato; anche Niccolò in piscina; anche Niccolò a fare la spesa; Anche a Niccolò le COCCOLE, anche a Niccolò un BACIO.
Oggi ridono insieme, impregnando la casa di quel suono cristallino che solo la risata di un bambino emette con quella fragranza.
Spesso litigano e si picchiano, anche perchè ora Niccolò ha imparato a difendersi e attaccare, ma subito dopo si rincorrono ridendo.
E io finalmente so di aver fatto la scielta giusta. Un fratello è per sempre.
Sabrina dice
Sono stata e sono tuttora una sorella STRAGELOSA di mia sorella, ma volevo che la mia cucciola avesse una sorella o un fratello più di qualsiasi altra cosa. Gli anni scorrevano veloci e tutti remavano contro questo mio desiderio che sentivo nella pancia molto più che nella testa, qualcosa di fisico potente e assoluto che non avevo provato con la prima bimba. Ed eccomi qui, a 42 anni alle prese col mio piccolo tesoro di 4 mesi sorridente e con la grande che sta “metabolizzando” l’arrivo, e con i miei sensi di colpa mitigati da una salda convinzione: essere fratelli è bello ed è per sempre!!!
Valeria dice
Ciao, leggendo il post mi rivedo almeno "purtroppo" nella prima parte.
I miei due bimbi hanno quasi 3 anni il primo e 13 mesi il secondo e sono nella fase in cui il secondo tra gattonamento e tentativi di camminare cerca di prendere sempre il gioco con cui sta giocando il primo e si ritrova immancabilmente a gambe all’aria piangendo dopo essere stato brutalmente spintonato. Inoltre il primo che è un gran coccolone ogni tanto viene da me e mi abbraccia dicendo "La mamma tutta mia"
Speriamo come di tu che tra qulache mese la situazione cambi e comincino a giocare assieme.
Ciao e grazie è un bel blog
Vale
Silvia dice
Chi sarai mai?
Nemo dice
Grazie…
Silvia dice
betty dice
Se un neonato è capace di accendere (o ri-accende) il desiderio di maternità di una donna, la Felicità di una mamma è raggiunta con l’Amore "umanamente perfetto" tra i propri pargoli…!
a presto.
Silvia dice
Ti aspettiamo ZIA!
lucia dice
Allora mi sto perdendo qualcosa di straordinario. Ricordo bene i pianti di Tinonò e i capricci di Matteo.Non vedo l’ora di riabbracciarli(insieme)..verrò presto a trovarvi..
Baci Zia Uscìa
arunka dice
Si!!!
Silvia dice
Sei diventata zia?
arunka dice
Stupendo.
Silvia dice
Si, Anna, è vero. A volte ti senti senza via d’uscita, ma la fine è proprio lì.
anna dice
mamma mia,chissa’ che fatica! ma vedi come e’ bello quando in un minuto-ok, a volte un po’ di piu’- cancellano tutti i brutti momenti?
Silvia dice
Ciao Cri!
Cristina dice
Oggi Matteo è preoccupato per Niccolò e lo nomina in continuazione. Anche a Niccolò il gelato; anche Niccolò in piscina; anche Niccolò a fare la spesa; Anche a Niccolò le COCCOLE, anche a Niccolò un BACIO.
quanto basta per vivere