Che stress andare per blog altrui a lasciare commenti affinché commentino il mio. Un blog senza commenti non ha senso di esistere.
Io ho un blog su Splinder. Su Splinder commentano sempre moltissimo ma ho 200 letture al giorno, praticamente niente. È un po’ triste. Tanto vale rendere privato un blog con pochi contatti.
La smania da contatti/commenti dilaga.
Io credo che per comprendere il proprio personalissimo approccio ai “numeri” legati al blog che si sura, sia sufficiente porsi una domanda: perché lo faccio? Perché scrivo? Perchè mi ritrovo qui ogni giorno?
Se si risponde con sincerità, si intuisce immediatamente quanto valore e quanto peso attribuiamo ai contatti e ai commenti.
Riflettendo sulla prima frase (un blog senza commenti non ha senso di esistere) mi sono venuti in mente blog come quello di Sergio Maistrello o di Luisa Carrada.
Sono blog che non hanno certo fiumi di commenti, ma che un senso di esistere l’hanno eccome. Sono blog che io (e non solo io) amo molto, che leggo con gran piacere.
Al contempo, in riferimento alla seconda citazione (un blog poco letto è triste), mi vengono in mente blog di amici (il primo a cui penso è quello bellissimo di Rossana).
Pochi passaggi al giorno: ma chi se ne importa? Perché dovrebbe essere triste un blog che è poco letto? Si scrive forse solo per gli altri?
Qualche giorno fa sono stata contattata da un giornalista per un intervista:
– quanti contatti fai al giorno? Non ho saputo rispondere. Sono andata a controllare e sono rimasta sbalordita. Non lo dico per autocompiacimento ma proprio per stupore derivante dal fatto che, a proposito di quanto dicevo prima, il numero di commenti che mediamente ricevo (per amor di cronaca uso il “mediamente” perché ho post anche con 70 commenti di gran spessore) non mi faceva presagire una quantità di contatti talmente alta da essere più vicina ai numeri di un sito che di un blog.
Ovviamente, ne sono rimasta contenta, soprattutto per il fatto che questo blog è anche informativo, è nato, come ho spiegato qui, per un duplice scopo, tra cui quello di informare e sostenere.
Il post sul reflusso è diventato un luogo di scambio e confronto su una problematica in cui le madri si sentono abbandonate. Non posso più chiamare “commenti” i passaggi e le tracce lasciate qui, sono piuttosto stralci di vita, racconti, disagi, preoccupazioni, risalite.
Poi magari un post sui miei figli fa 5 commenti.
Non nego il piacere di ricevere un commento nuovo, ma non voglio nemmeno negarmi la gioia di scrivere per scrivere, senza l’affanno di dover rincorrere altri 10 blog solo allo scopo di lasciare commenti (spesso superficiali) che trainino il blogger da me.
I commenti che io lascio in giro sono tutti sentiti, mai dovuti. Anche il commento è un atto creativo, o, per lo meno, io lo vivo così, per cui lo compio se e quando mi sento incline. E solo per puro piacere. Il criterio con cui commento i blog altrui è lo stesso identico criterio con cui post sul mio: il piacere.
Quando non c’è pubblicità di mezzo, i numeri di un blog parlano della sua capacità aggregante, per cui non sarebbe nemmeno così disdicevole tenerne conto, senza però diventarne schiavi.
Tutto questo per dire che autovalutarsi e giudicare un angolo di libertà e confronto come può essere il proprio blog in base ai commenti e alle letture è ancorare una forma creativa, una passione, un atto di libertà all’aritmetica. È un buco in una mongolfiera.
Io continuerei a scrivere anche se facessi solo 400 contatti al giorno, B Stevens e Mondopapy lo farebbero anche se ricevessero 2 commenti a post, Claudia lo farebbe anche se ricevesse 200 contatti e 2 commenti: il blogging è una passione e un piacere e, come diceva Balzac, le passioni non fanno mai calcoli.
Pascal scriveva: “perché la passione non ci faccia male, facciamo come se non ci restassero che otto giorni di vita”: cosa farei io se mi restassero 8 giorni di vita? Divorerei di baci i miei figli e scriverei. Scriverei di loro, per loro, a loro. Trasporrei il mio amore in scripta, che restano per sempre.
E lo farei qui.
Postscriptum:credo, ma non ne sono certa, di aver usato per il titolo di questo post le parole con cui Sergio Maistrello titola un capitolo del suo La parte abitata della rete. Se è così, mi scuserà. 🙂
capitata qui di rimbalzo. dov’eri quando mio figlio aveva tre mesi e rifiutava la tetta? beate nuove generazioni. e beate le nuove mamme con il blog. l’ironia e la voglia di scrivere. cercherò di esserci a bologna. e brava!
Ciao Silvia, che interessante questo post, mi dispiace di averlo letto con tanto ritardo ma mi sono affacciata sul mondo dei blog da poco e sto facendo esperienza… Anch’io ho aperto da poco un blog, che è un vero diario personale: ho sempre amato scrivere, leggere e la forma del diario e della lettera è quella che ho sempre prediletto. Da quando ho iniziato a scrivere non ti nego che mi fa piacere vedere quando qualcuno passa da me e magari anche commenta, e mi fa ridere quando arriva qualcuno per sbaglio (tipo cercando “l’alfabeto delle vacanze”, non so per cosa, compiti di scuola, ricami…?). E’ sempre un’emozione leggere il commento di qualcuno, forse esagero nel dire che mi sembra che quella persona si interessi a me e al mio mondo, ma non ci vedo un secondo fine. Ho anche notato che quando lascio un commento in qualche blog-vip poi arrivano una sacco di visite, ma mi sembra assurdo commentare solo per ricevere un feedback. Concordo con Polly che sul fatto che mi piace di più il commento sporadico e magari banale che il lettore silenzioso. Epperò io sono anche vanesia e il contatore l’ho messo… ma come langue…
condivido e non condivido.
condivido perchè fino a sei mesi fa (cioè prima di aprire il blog) pensavo che se non ero doris lessing non aveva senso scrivere. ora la penso diversamente. ho aperto il blog, non sono diventata doris lessing, però scrivere mi piace e lo faccio soprattutto per me, quindi il senso c’è.
i commenti in giro, quando ho tempo, li faccio o perchè ho qualcosa da dire, oppure per una questione di reciprocità nel “rapporto umano”, e non per ricevere più commenti. come quando telefono a un’amica per dirle una cosa banale. non è che lo faccio perchè mi aspetto che il giorno dopo mi telefoni lei. è come dire: “ci sono e ti penso”. e non c’è bisogno che parliamo per forza di qualcosa di interessante.
insomma, le poche volte che guardo il contatore, sono felice delle tante (a mio avviso) visite, ma non (solo) per una questione di vanità: anche perchè so che dietro a quei contatti anonimi ci sono altrettante persone e mi piace l’opportunità di confronto che mi da il blog. non solo: preferisco che chi mi legge lasci una volta ogni tanto un commento banale, piuttosto che legga della mia vita in silenzio.
Ciao.
Io non conosco i motivi per cui generalmente si apra un blog. Io conosco i miei motivi che sono quelli espressi nel menù in alto.
Una cosa però la posso dire e cioè che inquesti ultimi anni è diventata un po’ una moda e forse alcune persone hanno pensato che, sull’onda del successo altrui, ne avrebbero fatto anche un po’ loro.
Per quanto mi riguarda, un blog è un blog e i blog di successo, quello da stampa, da interviste, da libri, sono blog dal taglio particolare, di nicchia o di spirito, sono blog da cui emerge innanzitutto una grande passione e poi una grandissima dedizione.
Perchè per stare sul Web con competenza occorre studiare e lavorarci su ore e ore OGNI giorno.
Sito-blog: ormai i siti non esistono quasi più. Questa è la verità. Restano quelli istituzionali di aziende, marche, i minisiti di prodotto, ma per lo più in giro sul Web si trovano blog.
Blog non è più solo sinonimo di diario personale, si è trasformato in questi anni. E’ diventato sinonimo di affidabilità, fiducia, perchè è un luogo personale. C’è una persona che parla dentro un blog, c’è una persona con cui ci si può confrontare. C’è un essere palesemente vivente. Il sito si naviga, il blog si legge.
I siti sono destinati a scomparire. Mia opinione personale.
DOmanda provocatoria (VOLUTAMENTE): ma si apre un blog per fare successo?
Ok, un giornalista lo farà, ma io il blog lo vivo e lo vedo come un posto per parlare di sè, per conoscere belle persone, per parlare delle proprie passioni e dei propri malumori.
Forse concepisco la ricerca dei numeri più su un sito che su un blog.
Leggerti è un grande piacere, quindi ben vengano ANCHE i numeri.
Silvia, hai colto perfettamente il senso!
Io scrivo indipendentemente dai commenti che ricevo. Quello è un luogo mio, dove sfogo i miei pensieri, spesso in momenti difficili o che appaiono bui….non mi aspetto un commento, ne l’ho mai preteso…potevo scrivere un diario privato ma non aveva il senso che ha invece il blog. Chi passa lascia un segno, ma chi resta, gli amici virtuali, che a volte sono diventati reali, chi mi conosce e legge tra le righe pensieri che nemmeno ho chiaramente espresso…ecco loro sono la vera ricchezza…senza numeri, perchè nemmeno so dove si vede il numero di visite! Eh eh!
Grazie Chiara. Spero di leggerti di nuovo.
Non è facile commentare, soprattutto quando il blog tocca così nel profondo le corde più intime delle nostre emozioni. Io amo la conversazione e l’oralità; la parola scritta è soprattutto quella dei libri e delle lettere scritte a mano ad un amico, a mia madre, a mia figlia… Per questo solo ora commento, per questo mi sono sempre limitata a leggere, a commuovermi, a documentarmi attraverso le tue pagine senza lasciare traccia. Ma tu continua, non pensare ai numeri, ascolta quel tuo straordinario istinto di donna che ti ha fatto cominciare questa avventura e che nel profondo ti dice che stai facendo la cosa giusta.
Se devo essere sincera non so neanche dove si vedono i contatti giornalieri. Ho un contatore sul mio sito ma non so capire quanti visitatori al giorno potrei avere…
insomma poco importa. Vado a leggere spesso se hanno commentato i miei post, ma perchè mi piace sapere cosa le altre hanno da dire su delle mie idee. E’ come farsi una bella chiaccherata!
Mi piace andare a leggere i blog degli altri. Passo più tempo sugli altri che sul mio perchè sono pieni di risorse e non nego, cara Silvia, che in questo periodo sono passate più volte da te a prendere informazioni per la gravidanza (quello dove spiegavi la traslucenza mi ha aiutato molto).
A volte mi dispiace se ho perso qualche post o qualche blog…e e mi piace dire la mia su altri blog e non per farmi lasciare dei commenti. Insomma non sempre tutti hanno da dire sempre qualcosa no?
ti abbraccio!!!!
cara silvia, io ti dico una cosa. i commenti fanno sempre piacere, segnano il punto di contatto tra un’esperienza e un’altra, ma un punto, da solo, a me non dice nulla.
quel mi interessa è l’INSIEME dei punti che forma un filo: dunque l’interazione continuativa che crea il LEGAME tra chi scrive e chi legge.
e questo è divertente, s’intende, se ci si scambiano continuamente i ruoli. io un po’ scrivo, un po’ leggo …
forse sono stata confusa, eh? sarà l’ora tarda. ma il senso spero si sia capito. brava per come scrivi e come pensi. un bacione. B.
Cara Silvia, sto facendo l’albero per fare una sospresa a Mattia, e dunque vado avanti e indietro dal pc. Riflettevo sul tuo post e sul mio rapporto con i commenti, sul mio blog e su quelli altrui. Ti dico questo. Io scrivo per condividere episodi della mia vita, il mio è un blog ironico su quello che mi accade a tutto tondo, dalla mia vita con i bimbi alla mia vita come Valentina, con le mie passioni e i miei interessi. Scrivo un po’ per sfogo, un po’ per ridere, un po’ sdrammatizzare. Mi fa piacere che le persone leggano, che magari si facciano due risate, che mi diano un cenno di passaggio, e io commento per la stessa ragione, a prescindere dal contenuto del mio commento. Gli scambi di commenti sono per me come una traccia di chi è passato, mi fa piacere anche solo un ciao. Do un occhio al blog di chi passa ma non mi sento obbligata, in seguito, a ripassarci se il blog non m’interessa, non è una cosa che ha senso per me. Qualcuno resta, qualcuno se ne va, va bene così, è giust che ognuno scopra, veda, e poi si senta libero di andare dove più si sente a suo agio, come da un amico, perché il blog per me è come una casetta in cui fare due chiacchiere. E’ anche per questo che, come Arianna, leggo Claudia (che mi fa crepare dalle risate) ma raramente la commento, perché il suo blog ormai non ha più le dimensioni della "casetta", del cantuccio familiare, perchè i commenti sono tanti, mi sembra di sparire nei meandri.
Francesca, è dispiaciuto molto anche a me. Ma confido in altri incontri…spero ci sarà presto occasione.
Luca, anche io penso sempre che inorridiranno!
Sarei falso se dicessi che non guardo le mie statistiche, ma non è quello il fine (per fortuna!). Scrivo per il piacere di farlo, di comunicare, di lasciare una traccia per le mie figlie che un domani potranno leggere quello che scrivevo (e magari inorridire…), per restare in contatto con amici vicini e lontani (soprattutto questi ultimi).
Faccio un centinaio di visite al giorno, ma sei che sono strafelice così?
eh sì, xchè il fine non è quello
condivido in pieno questo post e anche le letture: sono una fan di Maistrello e Carrada, ho appena terminato il Mestiere di scrivere e credo veramente che dobbiamo tutelarci dalla libertà di scrivere, senza pensare troppo alla quantità dei contatti. anche io ho avuto con panzallaria momenti up e momenti down nella quantità di lettori ma ormai il blog è una droga, una forma di espressione che prescinde e che per dare il meglio vuole rimanere al buio di queste dinamiche.
buon ponte
panz
mi è spiaciuto non conoscerti il 3 alla bocconi
Sono d’accordissimo Costanza e questi nuovi intrecci che stanno nascendo tra noi ne sono testimonianza.
Ti sei capita Arianna. Ma ti eri capita anche prima
Mary, grazie.
Non ho un blog e non lascio commenti, ma per me è un piacere poter leggere diari virtuali come il tuo, interessanti e ricchi di informazione e sentimenti comuni. Continua a scrivere…
Allora, ciò che intendo è questo: se io apro un sito (non un blog, un sito vero e proprio) e metto a disposizione delle informazioni, gli ingressi mi daranno modo di constatare se ciò di cui parlo interessa.
Ma se parliamo di blog, quindi di sito "dinamico" in cui giocano un buon ruolo i commenti (altrimenti non sarebbe un blog), a meno che non sia una pura e semplice sequela di affari miei, quindi un diario punto e basta, avrò modo di constatare l’interesse sollevato principalmente dando un occhio ai commenti, dato che io butto lì un’opinione, un fatto, poi spetta agli altri "arricchire", integrare le mie parole. E’ il caso di cui parli, il post sul reflusso: se qualcuno andrà a leggere il tuo post troverà la tua esperienza, la tua opinione, ma anche quella di tante altre persone. Per me un blog di successo è questo, quello che ha qualcosa da offrire ma che fa anche da aggregatore, raccogliendo anche materiale altrui e ridistribuendolo, un pò come accade nei forum.
Certo vale molto la distinzione tra i vari tipi di blog… ad esempio quando leggo nonsolomamma mi spancio dalle risate, ma è da tempo che mi astengo dal leggere i 40 e oltre commenti a post, perché sono appunto "commenti"… mentre in un blog come il tuo spesso i commenti sono parte integrante del post… lo arricchiscono, quindi hanno un loro valore.
Mi sono capita?
Grazie Silvia… appena avrò tempo (ora devo… giocare!!) lo farò.
Essere in maternità da tre anni mi ha risucchiato fuori dal mondo, non avevo idea di come si facesse!!!
Sono d’accordo in parte. Dipende sempre tutto dal "perchè" e dal tipo di blog.
Ovvio che se tu hai un blog che usi solo come diario personale, che accedano per i passeggini non ti interessa.
Se però hai un blog che oltre ad essere personale vuole informare sull"attrezzatura" adatta ai bambini, allora gli accessi per il passeggino sono indicativi di un vuoto che con il tuo bel post sui passeggini tu sei andata a colmare.
Io così interpreto tutti gli accessi per i pezzi più scientifici (che, come dicevo, sono uno dei due motivi per cui ho aperto questo blog).
Senza contare poi che, nel mio caso, da un post sul reflusso sta uscendo un mosaico incredibile.
Dipende sempre tutto dalle motivazioni che spingono a bloggare.
Secondo me i numeri fini a sè stessi (ingressi e clic) non fanno di un blog un sito di successo. Tempo fa sul mio blog parlavo molto di passeggini gemellari e oggetti simili, gli ingressi erano tantissimi, ma mi sembrava di parlare con un muro.
I commenti invece credo siano importanti ma non per una questione di compiacimento: io a volte da un commento traggo ispirazione per un nuovo post, in base al numero di commenti capisco se l’argomento può interessare e dunque la via corretta da tenere. Credo che sia una specie di scambio, così come lo è la comunicazione verbale (a chi piace parlare da soli? o ascoltare e basta? la comunicazione non può essere a senso unico…).
Sono però d’accordo che non abbia senso lasciare commenti fini a sè stessi, tipo "mi piace il tuo blog, vieni anche tu sul mio!" che ti lasciano il dubbio di avere dall’altra parte qualcuno che magari il tuo blog neanche l’ha letto bene, dato che tu parli di bambini e lui di giardinaggio.
Io leggo tantissimi blog, ma tante volte non credo di avere molto da dire che non sia già stato detto e allora non commento. Questo sicuramente influenza in modo negativo i "ritorni", ma preferisco avere pochi lettori affezionati che una miriade di persone di cui non riesco a ricordare nel tempo nome e storia.
Scusate il papiro!!!
Arianna
Ciao Chiara.
Aprire un blog è molto semplice. Devi scegliere una delle tante piattaforme che offrono questo servizio.
Io consiglio Iobloggo ovviamente ehehhe.
L’apertura è guidata e molto intuitiva.
Ti lascio il link.
http://www.iobloggo.com/site/index.php
Clicca su "Crea il tuo Blog in pochi minuti" e segui le indicazioni.
Ciao, mi intrufolo anche qui. So che magari non è il "luogo" adatto. Ma io sono "sola sola" con due bimbi che fanno la nanna a pochi metri da me. Non saprei a chi altro rivolgermi… adoro scrivere… come si fa ad aprire un blog?
Grazie Silvia! 🙂
Fanno piacere le visite e fanno piacere i commenti, ma più importante di tutto è trarre piacere da quello che si fa, anche se lo si fa in solitudine.
Intanto ringrazio Sergio Maistrello che ha confermato essere suo il titolo e ha commentato con un bellissimo: "le idee sono di tutti"…che meraviglia.
Piattins, grazie.
Ti contatterò a breve per un progettino (no panic, non devi fare niente ahha!)
Marina, in effetti è la prima volta che vedo il tuo link, mettilo perchè, come dice Tiziana, aiuta ad uscire dall’anonimato, a definire un’identità.
Laura, come dicevo il tutto sta nel "perchè lo faccio". Io lo faccio per i miei figli e per le mamme e i papà che cercano informazioni sul Web. E anche per me, ma questo l’ho scoperto solo ora che si stanno consolidando legami.
Cosa dovrei dire io allora!!! Quando va bene raggiungo 3 commenti a post, ma la media è di uno! Non ho assolutamente idea di quanti contatti ho al giorno e non so nemmeno come si fa per vederlo! Non possiamo ponderare l’importanza di un blog su dati numerici, non necessariamente deve avere un riflesso sociale, ma anche e soprattutto (almeno per me!) di tipo personale! Io lo faccio per me stessa e per i miei figli …!
cara Silvia, sono assolutamente daccordo con te. Io ho aperto il blog 3 anni fa per me. Mi piace scrivere ed era un mod per farlo. Non mi sono mai preoccupata se e chi mi leggeva, e nemmeno di quanti (se ne avevo) commenti avessero lasciato…continuo a scrivere senza pensare al resto del mondo, ma solo per me…se poi qualcuno legge e magari commenta mi fa piacere ma solo perchè può nascere uno scambio di idee, ci si può conoscere…anche perchè i commenti, come dici tu, non sono il solo indicatore di interesse, perchè io, per esempio, leggo alcuni blog quotidianamente, compreso il tuo, ma non sempre commento…a volte per fretta, altre perchè commentare tanto per non mi piace, quindi se ritengo di non avere qualcosa di interessante da dire…passo silenziosamente…
E se lascio il mio indirizzo (nel caso di blog su piattaforme diverse da splinder, altrimenti viene in automatico) è solo per non essere "anonima" e non perchè a caccia di visitatori del mio (come spesso qualcuno fa)
un abbraccio a te e un bacetto ai bambini, tiz
Ciao Silvia,
pensa che io ti commento sempre dimenticandomi di mettere il link del mio blog (che stavolta ho messo ;-)), questo per dirti il mio interesse nella cosa. Però a volte capita ci siano argomenti che vorresti condividere con i "lettori", capire le opinioni altrui, e vedere che nessuno ti commenta più che essere "triste", fa diventare la cosa un po’ sterile…
ciao
Marina
con un post così, avere il privilegio di essre la prima a commentare, mi sembra fantastico.
il problema non sono i numeri, quanto l’impato che uno riesce ad avere.
blog di questo tipo, come il tuo, non hanno solo la funzione di raccontare di sé, di mettere nero su bianco le emozioni, le riflessioni della ropria vita. ma hanno anche una importante funzione comunicativa.
e la comunicazione si nutre di numeri, perché deve raggiungere le persone, e di scambi, perché i commenti ti fanno capire che hai centrato al cuore il problema, che sei riuscita a suscitare interesse, che le persone hanno trovato un luogo di scambio e di protezione, in cui possono parlare apertamente dei loro problemi.
raggiungere un alto numero di utenti, riuscire a comunicare nel modo efficace non sono opzioni per un blog che si vuole anche di servizio, ma delle necessità che ne giustificano l’esistenza.
per questo ti faccio un grosso in bocca al lupo
baci
anna