Il tempo delle mamme è il tema del Momcamp che si terrà domani a Milano.
Con mio rammarico non riuscirò ad esserci e allora ho accettato almeno di partecipare con un guest post sul blog dedicato.
E l’ho fatto con questo post, che termina nelo stesso identico modo in cui ho concluso il post sulla “paletta rossa“. Perchè altre parole non sono riuscita a trovare.
La lentezza, la corsa e la frenata
Il tempo delle mamme è un tempo bipolare.
Alterna momenti di assoluta lentezza a momenti di rapidità spiazzante.
È un tempo lento quando sei incinta in preda alle nausee. È un tempo lento quando ti dicono che il test combinato non è andato bene e devi fare l’amniocentesi, è un tempo lento quando per 18 giorni aspetti il risultato, è un tempo lento quando, con due bambini piccoli, uno di 26 mesi e l’altro di un mese, arriva una telefonata dall’ospedale che annuncia perentoriamente e senza alcuna nota a piè pagina: “dovrebbe riportarci il bambino perché c’è un valore sballato nello screening sulle malattie metaboliche”. (Nientepopodimeno che!).
È lento quando tuo figlio non cresce di peso perché vomita giorno e notte.
Sono lente le notti, quelle interminabili con un neonato urlante che non si placa in nessun modo. Sono lenti i pomeriggi in cui il neonato urlante non ne vuole sapere di assopirsi nemmeno qualche minuto e l’altro bambino piccolo reclama un po’ di presenza.
Sono lenti i ritmi in cui cerchi di adeguarti a tutti i cambiamenti che invece corrono come una valanga trascinandosi dietro la tua vita.
E allora, provi a cambiare marcia e inizi a correre.
Corri per la sfida di questi anni: la conciliazione di tempi famigliari con tempi lavorativi. Corri a portarli al nido, corri perché devi timbrare il cartellino e ogni minuto, su quel programma dell’ufficio paghe, ne vale 15. Corri per uscire dal lavoro ad un orario decente. Corri alle riunioni a scuola, corri alle feste di compleanno, corri ai convegni, corri in libreria, perché, insomma, non di sole pappe si nutre una madre.
Corri per essere una copia perfetta della tua idea imperfetta di maternità.
Corri da un’amica, perché hai voglia di un abbraccio, ma di un abbraccio lento.
E tutto scorre come da un finestrino del treno, incessantemente e confusamente.
Tutto. Anche la vita dei tuoi figli. Te li ritrovi “grandi”. E tu, tu dove sei stata mentre loro crescevano? Eri lì, ma correvi, eri lì a tenere in piedi tutti i tuoi piattini cinesi, facendo ben attenzione che non se ne rompesse nemmeno uno perché no, non sia mai, la mamma è il multitasking per eccellenza. No, la mamma non può rompere nessun piattino che rotea sui bastoni delle sue due (sole) mani. E, intanto, loro crescono.
E quindi, consapevole, provi a scalare la marcia. Per un po’ almeno, per qualche giorno, fino a quando il macchinone non arriva dietro a lampeggiarti.
Provi a viaggiare in souplesse, a inginocchiarti quando ti parlano per guardarli in faccia, a non pronunciare per un po’ quel terribile “aspetta un attimo”, a portarteli a spasso camminando con loro, come diceva la Montessori, pensando ai passi e non alla meta (dai, dai, sbrigatevi!).
Provi ad accucciarti accanto ai loro lettini, quando si sono addormentati, nel silenzio della notte gonfia dei loro respiri e ti avvicini. Ascolti. Annusi. Baci e, nella penombra che ti è così conforme, chiedi loro perdono per imperfezioni, ma, al contempo, trovi il tempo per gioire di quello che hai e lì, davanti quei respiri pesanti, alzi la paletta rossa in faccia a questa vita che s-corre.
Mamma Imperfetta dice
Grazie a te, Daniela.
DANIELA dice
sto piangendo, la frase finale sul chiedere loro scusa di nostre imperfezioni mi è arrivata dritta dritta al cuore, quando la sera lo metto nel suo lettino gli racconto una storia, la storia di tutto quello che ha fatto durante la giornata, in ogni dettaglio, piano piano, lentamente, ma soprattutto la racconto a me per farmi un “riassunto” domandandomi oggi quanto sono stata presente o meno, quante cose abbiamo fatto insieme, liu gia’ dorme e io sto’ li a guardarlo ancora un po’, ci sono giorni che vado a letto felice e sorridente della giornata trascorsa, altri in cui mi sento in colpa di non aver fatto abbastanza, gli chiedo scusa mentre dormo e gli prometto che domani faremo di piu’. é un rito di tutte le sere, “mamma mi racconti la mia storia?” ” C’era una volta un bimbo piccolo piccolo che si chiamava Luca….”
Grazie Silvia
gravidanza mamma dice
beh essere mamma non è un mestiere facile sin dalla gravidanza fino al momento della nascita si corre sempre e non si smette mai anche quando i piccoli diventano grandi :love:
Mammamsterdam dice
Tutto vero e tutto condivisibile, cara, grazie.
(Poi lo posso dire: lo sai che i tuoi figli sono tra i pochi bambini che io serenamente riesco a cosniderare belli quanto i miei? Anzi, in certe foto pure di più).
mammadabattaglia dice
Intenso, commovente. Ti leggo ogni tanto da quando “bloggo” anch’io e non avevo ancora mai commentato,ma questo post è molto poetico:-)
smurzy dice
questa sono io da 17 mesi e non trovavo le parole adatte per descrverlo!!!! GRAZIE
Micol dice
Si, mi ci ritrovo in pieno in queste tue parole…
Mamma Imperfetta dice
Chiaretta, grazie. B-)
chiara dice
grazie silvia!
ho gli occhi lucidi… bellissimo…
ma potremo mai sfogliare i tuoi post in un libro?
dai pensaci! a volte mi viene voglia di rileggerti e mi piacerebbe “averti sul comodino”, poichè rileggendoti rivivo emozioni a volte dimenticate, messe da parte, sommerse dalla routine… eppure sono emozioni così vive e belle…
il tuo è un dono coltivato con passione e competenza! Brava!
roby dice
Quanto è vero tutto questo! E me lo dicevo anche io, proprio l’altro giorno. Mi sono ritrovata, senza accorgermene, con una figlia pronta per andare al liceo, uno alla fine della 5 elementare, e un bimbotto di 5 anni. Ma come sono trascorsi tutti questi anni? Che ne è stato di tutti i progetti fatti quando erano nella pancia (li farò saltare nelle pozzanghere….coloreremo insieme i muri della sua cameretta… faremo lunghe camminate nei prati!). Che ne è stato del “MIO” tempo per loro? Lavoro, lavoro, lavoro….per cercare di dar loro una vita più agiata….che poi, alla fine, si traduce in “una vita più piena di cose e vuota di affetti e relazioni”. Ma perchè non esiste una legge per aiutare le mamme e fare in modo che possano lasciare il lavoro per seguire i loro bimbi, come accade in molti Stati?! Grazie per questo spunto di riflessione. E grazie per le bellissime parole usate.
Silvietta dice
Si vede che sulle cose mediti a lungo: riesci a descrivere i sentimenti e le sensazioni più difficili e contradditorie. Io mi sento esattamente così, a metà tra un tempo che non scorre mai e uno che va troppo di fretta. Ma nell’uno e nell’altro caso, mi fermo spesso nella notte a sentire il suo respiro. So per certo che non c’è altro che possa dare moto al mio orologio e al mio tempo! a presto. s.
Mamma Ulcy dice
Ti leggo sempre ma non ho mai commentato. Questo post è bellissimo e dovevo dirtelo. Grazie
gina dice
come sempre arivi al cuore,grazie :love:
mammamicia dice
è bellissimo quello che hai scritto, tra le lacrime anche io ti ringrazio, tantissimo
mammachetesta dice
Ho pianto.
Grazie.