Io stavolta non ho consigli da dare, ma mi metto volentieri in ascolto, assieme a questa mamma, delle vostre opinioni.
Se mi leggete da un po’ saprete che Niccolò è del tutto simile a questa bambina (se non mi leggete da un po’, potete leggere di lui QUI). E’ il mio adorabile e disperante bambino amplificato. L’esatto contrario del fratello. E’ imperfetto, come la mamma. 🙂
Non ubbidisce, non ascolta, è testardissimo. Non è però viziato ed è un bambino educato.
E’ ipercinetico, non fa mai una cosa per volta, ma sempre 2-3: con una mano disegna, con l’altra beve, tocca, impasta il Didò, con il piede calcia la sedia. Non sta seduto mai più di 5 minuti consecutivi.
Il diversivo funziona anche da noi, ma non sempre è facile, perchè spesso capita che la stanchezza di fine giornata non ti permetta di essere sufficientemente creativa.
A questa mamma dico solo che mi pare (ma posso sbagliare) che il problema non sia tanto il suo rapporto con la bimba perchè questo è tutto racchiuso e risolto nell’ultima frase (io ci ho messo un po’ di più a capirlo e accettarlo), quanto il rapporto tra la bimba, il marito e la dinamica di tranquillità familiare.
Ma non ho soluzioni: anche il rapporto di mio marito con Niccolò è complicato, lui che è il paziente di famiglia, con lui fatica molto a tenere la calma. Di contro, io, che sono costituzionalemnte priva di pazienza, con lui riesco misteriosamente a rimanere il più delle volte tranquilla.
Mi piacerebbe sentire anche un confronto sulle punizioni. Servono? In che misura sono efficiaci? Quando non lo sono più? Come vanno gestite e dosate?
Cara Silvia,
sono una mamma imperfetta come te, con due bimbi, una bimba di 2 anni e mezzo e un bimbo di un anno appena compiuto, due persone completamente diverse tra loro.
Ti scrivo per avere un consiglio, da te e dalle altre mamme su come “avere a che fare” con mia figlia. Mi spiego. Lei è molto intelligente, curiosa, ha fame di apprendere, è molto sensibile ma non timida, anzi, molto comunicativa: il problema è che non ubbidisce minimamente.
Per ottenere la sua collaborazione o per far smettere un comportamento inopportuno bisogna sempre cercare una strada “secondaria” tipo inventare una storia, un diversivo, una distrazione, perchè altrimenti, presa direttamente, non ascolta o, peggio, si instaura una escalation che finisce poi con la punizione da scontare per qualche minuto chiusa in camera, tra le sue urla, pianti, calci alla porta.
Dopo l’acme di questo comportamento, o meglio di questa guerra, che ci è stato intorno al suo secondo compleanno, in cui io sono stata malissimo perchè proprio non sapevo come comportarmi con lei e lei a sua volta reagiva con crisi di rabbia che sembrava scoppiare, mi sembra che abbiamo trovato tra di noi un equilibrio: cerco di sfruttare storie e diversivi finchè posso, poi passo a mettere in punizione le bambole (le chiudo in un armadio), riservando la punizione in camera per le situazioni più “gravi”, ma a volte basta un avvertimento. Tutto sommato adesso sono soddisfatta del nostro stare insieme: riesco a farle fare le cose – tipo prepararla per andare al nido – nei tempi giusti senza drammi, e anche nel quotidiano vedo che è “cresciuta”, inizia a giocare da sola, canta, inventa, mi segue nei giochi e nelle filastrocche che invento, insomma stiamo bene insieme.
Il problema è che mio marito pensa che lei sia una bambina indisciplinata e ingestibile, e che con il mio atteggiamento io le permetta di fare quello che vuole. Questa convinzione fa sì che i week end e le vacanze in cui siamo tutti insieme diventano un gioco al massacro: lui minaccia continuamente e spesso mette in pratica la punizione che consiste nell’isolamento in camera, in un clima generale di tensione, di insofferenza, sia della bambina, sia mio, che non sopporto questo atteggiamento sempre minaccioso. Ho provato più volte a spiegargli che così non ottiene nulla, anzi la fa soffrire, e che rovina anche la pace familiare; lui mi ha detto che bisogna fare qualcosa per “educarla” e che non riesce comunque a capire quale atteggiamento alternativo avere.
Vorrei avere qualche consiglio soprattutto da dare a mio marito, perchè, come ho già detto, io mi sento soddisfatta del rapporto e della gestione di mia figlia. Certo, è impegnativa, ma lei è fatta così!
zaza dice
punizioni privative interessanti, ma tuo marito che è intelligente ed un brav’uomo può fare di meglio, quando la deve punire invece di togliere qualcosa può rigirare la frittata e dichiarare che la punizione per quel comportamento sarà imparare una canzona, senza sguardi assassini o toni severi la canzone si impara in tono allegro e con sorrisi e si ha un tempo: tre giorni in cui si compie la punizione e poi si ascolta e si giudica se la punizione è stata eseguita bene, e se la punizione non piace ci sono le alternative due altre cose che si possono cambiare con la punizione scelta, la bimba sarà impegnata in qualcosa e gratificata dall’essere riuscita in qualcosa e poi tutti la stanno a sentire quando fa vedere come è stata brava nel compiere la punizione…meglio ancora se si appende un bel cartello sulla porta di casa a ricordo della punizione da fare e lo si toglie quando la punizione è finita…è un piacere fare cose insieme perchè i genitori ti sono vicini sopratutto quando devi aggiustare qualcosa di spiacevole…io la vedo cosi..e poi le punizioni possono essere al massimo dieci al giorno, per cui per il resto può essere cattiva e disperata finche vuole, e voi gentili e prendetela piu o meno in ridere..in tre giorni la cosa diventa interessante da tutti i punti di vista. certo poi verso i 16 anni le punizioni divengono km da fare in motorino o libri da leggere o codice morse da sapere..però evitano el crisi per saltare le feste a cui si tiene e tengono ancora più lontani dai ragazzi hihih
simona dice
Grazie a tutte per avermi/averci regalato un po’ di voi, i vostri racconti. Io ho una bambina di 2 anni che tutti, dico tutti anche il pediatra definiscono iperattiva. Io non la vedo così. Capisco che possa essere impegnativa, vivace e testarda…ha i suoi momenti, ma sta imparando. Anche all’asilo dicevano che non aveva regole…io ho pensato: “per fortuna! Ha solo 18 mesi! E che diamine! Deve imparare!” Mi sono messa d’impegno: incastri, costruzioni, libricini…ora improvvisamente è diventata Brava. Non sarà mica cresciuta per caso?DIAMO AI BIMBI IL TEMPO PER CRESCERE!NON PER TUTTI E’ FACILE ALLO STESSO MODO! Convengo con voi che a volte è difficile, soprattutto quando i papa’ pensano anche loro che ci voglia un intervento deciso e drastico per domare la “BELVA”. Al supermercato mia figlia ci fa disperare perchè non vuole stare nel carrello, ma vuole spingerlo e non ci arriva…non vuole dare la mano. Sapete che penso? Che mia figlia è intelligente. Lei pensa: ” TU sai camminare? Allora cammini da sola!Anche io so camminare e voglio fare la spesa come te e non stare dentro un carrello insieme ai pomodori!!”Volete sapere che penso? Che mia figlia mi fa penare, ma è straordinaria. E mi dispiace da morire quando ne parlano come di una “Belva iperattiva”.
Cristina dice
Cara Stranamamma puoi permetterti anche ben più di due soli commenti, ci mancherebbe… non sono d’accordo quando affermi che non c’è nulla di male sulla tecnica del cosleeping. Credo ci sia una logica, assennata, morbida via di mezzo fra pretendere che un neonato dorma nella propria camera fin dai primi giorni e accettare che la propria figlia dorma fino all’età di 12 anni nel proprio letto sfrattando il padre, e costringendolo a dormire nella cameretta o nel divano in soggiorno. Credo che sia deleterio per la personalità di una bambina o di una ragazzina accettare tutto questo. Finché si hanno uno o due anni, o tre… fino a quattro può essere necessario e si può tollerare. Ma a dodici anni è allucinante. Figurati che faccia ho potuto fare quando, invitando mia cugina in campagna (aveva 16 anni) mi sono sentita chiedere di dormire fra me e mio marito (allora non avevo figli) perché aveva paura di dormire nella sua camera. A 16 ANNI? DAAAAAAI…! E poi si lamentava che le sue amiche la deridevano per questo… ma sù! Per me il genitore deve rendere autonomo il proprio figlio il più possibile, nessuno dice di mandarlo in miniera a 8 anni col piccone. Ho la sensazione, forse sbagliata, che fare in modo che il figlio dipenda da noi il più possibile sia più una gratificazione della madre che un reale bisogno del bambino… per lo meno quando si protrae per troppo tempo. Un saluto
Cristina dice
Grazie nonna! 🙂
StranaMamma dice
Eccomi qua, anch’io dotata di un figlio treenne amplificato! Sì e lo dico senza pormi il problema se ciò sia un’etichetta o meno, perché a me questa definizione ha auitato parecchio a fare i conti con una realtà “impazzita”, ad accoglierlo meglio per educarlo meglio.
Non mi stupisco che su questo argomento ci siano scettiscismi e misunderstanding: se non hai un figlio amplificato è difficile capire. Poi è ovvio che la genitorialità impegna in ogni caso, solo che a livelli diversi e con un diverso impiego di energie.
@Cristina: mi permetto di dirti solo due cose rispetto ai tui interventi.
Hai citato vari autori e vari metodi che tra l’altro ho letto anch’io, tuttavia a mio avviso non esiste mai LA regola aurea valida per tutti e ognuno, al di là di quel che legge o dei consigli che si sente dare, deve fare uno sforzo di sintesi dandosi un comportamento adatto al proprio temperamento e a quello del proprio figlio.
Per quanto concerne tua zia, e se a lei fosse andato bene adottare la tecnica del cosleeping che ci sarebbe di male? Se le avesse dato davvero fastidio forse una soluzione alternativa l’avrebbe trovata. In fondo ci sono autori come Gonzales, di cui sicuramente avrai letto, che lo raccomandano come rimedio all’insonnia infantile. Ognuno trova la quadra a sua maniera.
@Francesca e Elena: in bocca al lupo, di cuore!
Claudia dice
Ciao a Tutte,
ho passato buona parte della notte a leggere avidamente i vari links suggeriti, i blogs, e ovviamente la serie di commenti qui sopra. Vorrei ringraziare tutte perche’ riconosco una parte di me e di mia figlia di 4 anni e 10 mesi in ognuna delle voatre storie. Non so se Maia sia una bambina “amplificata” di sicuro si fa sentire in tutti i modi possibili ed immagginabili. Per me e mio marito e’ un po uno shock, siamo passati attraverso le varie fasi del neonato e dei terribili “2” tutto sommato senza grossissimi traumi. Abbiamo sempre cercato di essere presenti pur lavorando molto, Maia ha passato il suo primo anno di vita in ufficio con noi, magari non e’ l’ideale per un bebe’, ma ha consentito a noi (entrambi liberi professionisti) di poter continuare a portare a casa la pagnotta (non avendo diritto alla materita’ siamo entrambi free lancer) e al contempo a goderci la nostra bimba. Io ho allattato Maia fino a quando aveva due anni e mezzo quindi dormire insieme e’ sempre stato naturale, tutt’ora pur avendo la sua cameretta a volte nel cuore della notte arriva nel lettone… e devo ammettere a noi non dispiace, ci piacciono le coccole, semplicemente ci siamo fatti un lettone un po piu grande della norma. Abbiamo letto tanto prima e dopo la sua nascita, alcuni libri amati molto tipo quello menzionato da Simona altri non amati del tutto tipo quello di “Fate la nanna”, ci siamo creati la nostra opinione in merito e grazie al cielo internet e’ uno strumento utilissimo che al bisogno ci ha aiutato molto, come in questo momento. Maia richiama molte delle caratterische della bambina, difficle, testards, indipendente, puntigliosa fino all’esparerazione, dipendente all’estremo in altre circonstanze…. faccio tutto da me a volte… dovete fare tutto voi altre… Insomma per farla breve ci siamo sentiti genitori falliti, inadeguati e spesso impotenti perche’ non riusciamo a volte a capire cosa Maia ci sta cercando di comunicare o mostrare col suo comportamento. Spesso alla fine (o spesso all’inizio) della giornata ci siamo visti entrambi perdere le “staffe” e dire cose che ci eravamo ripromessi di non dire mai a nostra figlia, o di alzare la voce, insomma abbiamo perso la rotta. Negli ultimi tempi ho deciso di frequentare un corso per diventare istruttore Yoga, Maia stava piu con papa che con mamma, papa’ si e’ stressato un po ma mamma ha avuto modo di ricaricare le batterie, il corso e’ durato 4 settimane, tutti i giorni, tutto il giorno. Ho notato che quando ho ripreso la veste di mamma al 100% Maia aveva sempre i suoi atteggiamenti “estremi” ma con molta tranquillita’ e chiarezza le ho spiegato che mamma non era d’accordo su certi estremi. Maia aveva la liberta’ di esprimere il proprio disappunto, rabbia, tristezza, dolore, qualunque emozione anche forte se voleva… ho ricordato a Maia che la amo comunque ma che anche mamma ha dei limiti oltre i quali non e’ disposta ad andare… Insomma le cose sono un po migliorate, avendo le batterie belle piene, sono piu disposta a giocare con lei, a lasciar perdere le ossesioni per un programma dettagliato della giornata perche’ tanto qualunque programma io faccia non coincide mai con quello di Maia. Io sono un po piu serena, mio marito e’ estremamente felice perche’ almeno uno di noi due e’ piu’ rilassato e Maia sembra ammordirsi un po di piu’. Questo mi ha permesso di notare che quando vado a prendere Maia a scuola spesso noto in molti bimbi , di eta’ piu o meno vicine, comportamenti molto simili. Spesso con le mamme ci fermiamo a parlare e scopriamo avere avuto le stesse reazioni nei confornti dei nostri figli, o scopriamo che i bimbi hanno comportamenti molto simili sia a scuola che a casa…. Cio’ mi fa sentire meno sola e mi aiuta ad accettare la nostra situazione con piu serenita’, mi porta a pensare che forse non c’e’ nulla da “sistemare in Maia” , e’ normale, la nostra e’ una situazione di normale amministrazione in ogni famiglia…. semplicmente credevo di essere preparata per fare il genitore, in realta’ non avevo la ben che minima idea di quale forza, presenza, abnegazione, amore incondizionato, illimitata pazienza richieda l’essere genitore.
Quindi per concludere, condivido con tutte le mamme che sostengono che ogni bimbo e’ a se, con una sua personalita’, un proprio modo di essere e vanno incoraggiati a rispettarsi; il nostro ruolo di genitore e’ quello di offrire loro lo spazio protetto per poter essere se stessi perche’ alla fine e’ proprio questo il punto, certi comportamenti avvengono solo con mamma e papa’, loro sanno che con noi possono esprimere se stessi liberamente perche’ noi li amiamo “incondizionatamente”. Se scegliamo la via del Time-out cerchiamo sempre di spiegare loro il perche’, sia prima che dopo…. allo stesso modo se preferiamo il “castigo”…. io ho scelto di “mettermi” in time-out… Quando Maia ha le sue crisi estreme me ne vado o in cucina, o mi chiudo in bagno, o esco un po in giardino e le spiego che ho bisogno di due minuti per restare un po sola. Ho notato che questo la lascia un po perplessa e funziona un po come una tattica di distrazione. Soprattutto ho imparato che siamo NOI GENITORI ad avere bisogno d’aiuto a volte, quindi ora non ho piu’ timore di chiederlo, quando sento che sto’ esaurendo tutte le risorse, chiedo aiuto a mio marito, agli amici persino alle persone che lavorano con noi (delle quali ovviamente mi fido)… i nonni e i familiari purtroppo sono lontanissimi. Un’oretta di yoga e’ un consiglio che mi sento di dare a tutte, anche solo un’ora la settimana. Se lo Yoga non fa per voi, un massaggio, una passeggiata sole nel parco…. una nuotata in piscina, una corsa…. qualunque cosa possa aiutarvi a scaricare la tensione e ricaricare le famose “batterie”.
Un augurio di cuore a tutte e un grazie dal profondo per il vostro prezioso aiuto.
Una mamma lontana
Claudia
Latuanonna dice
Ciao sono una nonna e in merito al castigo della bambola, vorrei aggiungere che anche mia nuora usa un metodo simile, in quanto ritira il gioco che più interessa alla mia nipotina e dice che funziona.
Non è stata una sua idea, ma della mamma di un’amica insegnante in un asilo nido.
Personalmente concordo con tutto quello che sostiene Cristina.
Una nonna
Cristina dice
Non so cosa dire, Rosa… allora frustriamoci sempre più, anzichè cercare di prenderla “morbida”. Mi scuso dei miei consigli “illuminati” e di aver cercato solo di portare un po’ di leggerezza… in effetti è difficile anche farsi capire attraverso i messaggi in rete. Non viene valutato nè il tono nè l’espressione e questo porta a grossi equivoci.
Per quanto riguarda Elena, infatti erano proprio quelli i testi che avevo in mente. Se comunque ti trovi meglio così in questa “fase” (sempre che si possa dire “fase”, perché qui sembra si tratti di una parolaccia) non mi sento di consigliarti altro. Però ti consiglio di riprovare, magari quando è un periodo un po’ più tranquillo, magari durante le vacanze, di addormentarlo nel proprio letto, o meglio, di cercare di fare in modo che si addormenti da solo. Questo perché, capisco la comodità del lettone, però il bambino deve essere portato all’autonomia. E insegnargli a dormire da solo è un passo verso l’indipendenza, un passo non indifferente. Quando ho scoperto che mia cugina dormiva con mia zia fino ai dodici anni, io rabbrividivo. Ancora oggi che mia cugina è maggiorenne ha paura ad addormentarsi da sola, e credetemi è una ragazza molto brava a scuola, che viaggia e molto intelligente. Ma le è rimasta questa paura che la ridicolizza anche davanti agli altri, e che le impedisce, ad esempio, di andare in vacanza-studio, o semplicemente, un domani, di vivere da sola. Un saluto!
Serena dice
Elena hai tutta la mia comprensione. E voglio aggiungere che non devi sentirti in colpa per questo, che non c’è nulla di sbagliato nel dormire nello stesso letto, e che l’unica cosa giusta da fare è quella che funziona per te e il tuo bambino. Buona fortuna!
elena dice
grazie serena sei stata moooolto carina e …. crepi il lupo!!
elena dice
ho letto fate la nanna, fai la nanna senza lacrime, il libro di tracy hogg e altri 2000 libri … per 18 mesi andavo da lui senza prenderlo su e gli davo solo il biber o ciuccio poi …. ho iniziato a perdere colpi ero sola la notte poca collaborazione dal marito il lavoro che iniziava prestissimo al mattino, avevo ed ho a che fare con i soldi e utenti (lavoro in 1 sportello a contatto con il pubblico) da gestire insomma alla fine dormo con lui nello stesso letto … sbagliato sì sicuramente ma adesso non barcollo piu’ al mattino andando a lavorare si’ sono stanca ma mai come prima … si sveglia e sentendomi vicina si consola prima…. nel nuovo anno riprovero’ a rimetterlo da solo e poi spero….perche’ purtroppo bisogna fare i conti con la quotidianita’ con la stanchezza con il lavoro e tutti gli altri normalissimi problemi….
Rosa dice
Scusa Cristina, non ti piacerà essere travisata ma fai di tutto per metteri in questa condizione.
In primo luogo spargi consigli “illuminati” senza avere la benchè minima coscienza di ciò di cui si sta parlando, e lo dimostra il fatto che continui a ribadire che “è solo una fase”. Mi dispiace, risulterò brusca e sgradevole, ma devo dire che non hai propio capito. Non è solo una fase, i bambini ampificati sono così dalla nascita.
In secondo luogo con i tuoi interventi non hai fatto che puntare il dito sui comportamenti di noi mamme.
Le prime righe del post che hai indirizzato a me sono a dir poco raccapriccianti. Rileggile per favore. Anzi, te le ripropongo io stessa:
“il tuo bambino “amplificato” oppure “impegnativo” NON CORRISPONDE ALLE TUE ASPETTATIVE? E’ dura dopo una giornata di lavoro mettersi lì e cercare un diversivo? Devi controllare sempre tutto? …Sicura che il problema sia il bambino? Comincio a credere che i bambini forse stiano lanciando messaggi inequivocabili di qualcosa che a loro non va… forse si pretende troppo, forse li si vuole far crescere troppo in fretta pretendendo da loro ciò che ciò che non possono ancora dare. E proprio nella “ribellione” sta il punto. ”
Praticamente hai tratto le tue conclusioni e il fatto che tu cerchi di ammorbidirle inserendo nella frase svariati FORSE è poco consolatorio.
Chi ti dice che io tratti mio figlio come un soldatino? Chi ti dice che io pretenda troppo da lui? Come ti permetti di insinuare che il suo modo di essere dipende da una mia eccessiva rigidità? Dove vorresti arrivare asserendo che forse “il problema non è il bambino”?
Credimi Cristina, io (e penso molte mamme che vivono una situazione simile alla mia) mi sento già sufficientemente frustrata, colpevole, incapace, inadeguata, fallimentare, per conto mio, e non ho certo bisogno di un atteggiamento come il tuo.
Mi metto in discussione tutti i santi giorni della mia vita cercando di capire se sono io che sbaglio, se c’è qualcosa nel mio atteggiamento che può migliorare, se mio figlio per qualche motivo riflette un disagio non suo.
Già mi logoro abbastanza, ma è un logorio utile, perchè dove capisco che sbaglio, correggo.
Il punto però è che si, io a volte sbaglio come sbagliamo tutti, e questo è un dato di fatto. Ma è un dato di fatto che l’essere amplificato di mio figlio non dipende da me, o almeno non solo. Lui è così, è nato così. I suoi comportamenti non sono legati ad una fase evolutiva, sono connaturati in lui e si sono presentati sin dalla nascita, anche se ovviamente si manifestavano in maniera differente.
Io non voglio contrastarlo, voglio aiutarlo a gestire meglio le sue emozioni, perchè non ne sia travolto e perchè non ci travolga tutti quanti.
Ma a volte non è facile, e mi trovo sempre a chiedermi dove sia il giusto confine fra l’assecondare la sua natura e lanciargli messaggi diseducativi. Perchè per assecondare la sua natura devo sempre affrontare i problemi in maniera indiretta inventando diversivi e aggirando gli ostacoli. E’ davvero sempre giusto? O a volte finisco per essere troppo indulgente?
E’ tutto estremamente difficile.
Alessandra dice
Siamo tutte figlie dei nostri figli, ogni giorno possiamo scoprire qualcosa di nuovo in noi, è un allenamento alla vita.
Marco (due anni e tre mesi), la mia tempesta perfetta, è solare, adorabile, travolgente, ma quando arrivano i momenti della rabbia, della sua rabbia rossa, è altrettanto potente e amplificato (parola quanto mai adeguata!).
Ogni giorno sbaglio, ogni giorno sono imperfetta, ho letto i libri ma alla fine conta solo ciò che, nella mia esperienza diretta, faccia a faccina, funziona oppure no. E un metodo che funziona il lunedì può non funzionare il martedì. Un abbraccio a tutte le mamme.
Cristina dice
Non mi piace essere travisata, Serena. Non sto dicendo che Elena non sta facendo abbastanza. Come potrei saperlo? Spesso però le persone “credono” di avere fatto tutto il possibile, magari hanno dato retta ad amici, ai propri genitori a consigli arrivati o richiesti. Magari però Elena non sa che esistono delle pubblicazioni in merito che possono aiutarla. Il mio era solo un suggerimento. Mia zia, ad esempio, non ha fatto NULLA che le venisse consigliato, perché pendeva dalle labbra della propria madre, che aveva allevato molti figli e che le consigliava di far fare al bambino e di non tentare nessun sistema per convincere la figlia a dormire nel proprio lettino. Però poi, quando si parla del fatto che mia figlia è brava e dorme, lei commenta dicendo “Ahh che fortuna la mia non dormiva, le ho tentate tutte”. Quando però le si chiede cosa ha tentato, l’unica cosa che tentava era la camomilla o ninnarla in braccio fino all’addormentamento. Quello che mi lascia perplessa sono tutte queste paure intorno all’educazione dei figli. Educare significa “condurre fuori, liberare” dal latino e-ducere. Quindi significa esplorare la personalità del bambino e darle la possibilità di manifestarsi al mondo, attraverso l’insegnamento, la comprensione e l’amore. Non è in antitesi con il prendere il proprio figlio per quello che è.
Serena dice
Cristina mi sembra che ti stai contraddicendo. Da una parte dici che bisogna accettare i figli per quelli che sono, e dall’altra dici che Elena non sta facendo il possibile per aiutare suo figlio a dormire. Magari il bambino di Cristina è un bambino che ha difficoltà a dormire e che ancora non ha regolarizzato il suo ritmo circadiano. Forse Elena dovrebbe accettarlo per quello che è e aspettare che crescendo riesca a superare questa fase. Mi sembra proprio che dovresti deciderti se dobbiamo accettare i figli o educarli 😉
Io credo che una cosa è accettare i nostri figli per quello che sono, un’altra è cercare di guidarli per permettergli di vivere meglio. In primo luogo aiutarli ad accettare se stessi, e poi imparare a controllare magari certi impulsi spontanei.
L’etichetta a volte aiuta a limitare un problema, a dargli dei limiti tangibili. Se non sai perché vieni assalito da un senso di panico ogni volta che ti trovi in mezzo ad una folla, forse ti viene il dubbio che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in te come persona. Se invece sai di essere ochlofobico allora sai che ci sono altri come te, e questo ti fa sentire più normale. Dare un nome alle cose a volte vuol dire non avere paura di esse.
Mio figlio è terrorizzato dalle novità, dalle persone che non conosce, dagli spazi nuovi. Se io riconosco questa sua paura, e la accetto perché capisco che è un lato del suo temperamento e non una condizione dovuta al fatto che io non lo sto educando ad affrontare le sue paure, allora posso fungere da guida per lui. Se viceversa penso solo che lui è così e lo accetto e basta, allora posso credere che non sarà mai in grado di affrontare una novità in vita sua senza farsi prendere da un attacco di panico.
No, non sono d’accordo con te, anche se penso che all’atto pratico faremmo la stessa cosa. Io ho bisogno di prendere coscienza del fatto che lui è fatto in un certo modo per trovare poi la tecnica migliore per guidarlo e far si che il suo temperamento non sia invalidante ma un punto di forza. Non è sufficiente l’accettazione, ma certamente è il primo passo. Poi però c’è bisogno di andare oltre, di trovare modi per guidarlo. E su questo punto credo che siamo d’accordo.
@Elena mio figlio ha iniziato a dormire la notte intorno ai 2 anni e mezzo. E io ho applicato dal primo giorno di vita il metodo di Tracy Hogg. Lui si addormentava da solo nel lettino già dai 6 mesi in su, solo che poi continuava a svegliarsi la notte. Alcuni bambini sono fatti così. E’ una buona cosa insegnargli ad addormentarsi da soli, e cercare di limitare gli interventi quando si sveglia per aiutarlo a riaddormentarsi (ma io credo che un bambino che piange vada sempre consolato). Se vuoi puoi venire a fare un giro da noi per trovare spunti sul sonno dei bambini. In bocca al lupo!
Cristina dice
Elena… quello sul sonno era un esempio. Non lo so cosa puoi fare. Hai provato tutte le soluzioni possibili? Sicura? Sei andata in libreria, hai cercato dei testi che aiutino in questo senso? Ce n’è una MAREA. Non arrabbiarti con me, solo perché ho fatto un esempio. Anche mia cugina non dormiva mai e il motivo era che, nonappena frignettava quando mia zia la metteva nel lettino, mia zia accorreva e la teneva in braccio fino ad addormentarla. Si risvegliava e ricominciava la tiritera. Risultato: ha dormito DODICI e dico DODICI anni con la madre, sfrattando il padre sul divano o nella cameretta. Mia zia è casalinga e lo era anche allora. Secondo me l’errore era di mia zia. Prima di tutto la nanna è un’abitudine. Deve esserci sempre una stessa ora. Ti metto nel lettino e tu piangi? Bene, resto con te un po’, non ti tiro su, se vuoi ti accarezzo, ti canto una ninna nanna, ti racconto una storia. Ma non ti prendo in braccio. Forse perderai una notte, facendo così, Elena. Forse due. Forse tre. Ma alla fine il bambino impara a dormire da solo. Quando mia figlia era piccolissima, cantavo ninne nanne, la cullavo. Poi la mettevo giù. Anche lei ci ha provato, cercavo di tranquillizzarla e poi uscivo dalla stanza con lei ancora sveglia. Mia figlia dorme da sola a un anno e mezzo. Non so cosa dire.
Cristina dice
Serena, non credo che SOS Tata sia la panacea di tutti i mali… ripeto: ho parlato di SOS Tata perché è una trasmissione che credo abbiano visto tutti. In realtà esistono testi di psicologia infantile che chiariscono quali sono i mezzi da adottare in questi casi. Però ripeto… capisco che più si studia e più ne si sa, però credo anche che adesso siamo troppo tecnici, approfondiamo qualsiasi piccolo particolare. Forse si sta esagerando.
Se cerchiamo definizioni per qualsiasi cosa, certo che ne troviamo, perché ognuno di noi è diverso dagli altri. Ha senso fare categorie per i disturbi invalidanti, ma ha senso farne per chi ad esempio non sopporta di trovarsi in un luogo affollato? OK. Io sono ochlofobica, e con questo? Sto lontana dalle calche e dalle folle il più possibile, non vivo meno bene per questo. Da bambina farò fatica a partecipare a tutti quegli eventi che vedono la presenza di una folla, ma non credo che l’educazione possa fare più di tanto. Ci sono cose che sono caratteristiche proprie degli individui, non necessariamente dei diturbi. Accettiamo i nostri bambini così come sono, e saranno adulti felici.
elena dice
mio figlio dagli mesi ai anni ci ha fatto morire con il sonno …. 1 volta si è svegliato 15volte!!!!!!!!! lavoro 1/2 giornata all’epoca stava con i nonni l’altra mezza giornata. era coccolato e seguito ma nulla contava!!!!!!!!!!!!!!!! ora ha 2 anni e 1/2 e si sveglia ancora la notte. certo che lo accudivo e lo accudisco al primo strillo altrimenti stà sveglio 4 ore… cos’altro dovevo fare secondo te cristina se non aspettare???
Serena dice
chiedo scusa per i refusi, questa tastiera fa le bizze 😉
Serena dice
Io sono fortemente contraria a mettere in punizione un bambino, e sopratutto un bambino amplificato. Se il bambino non si comporta bene è perché non sa fare altrimenti. In questo caso metterlo in punizione gli da solo la sensazione di essere sbagliato e difficilmente aiuta a superare il problema. Non credo che sia un metodo traumatizzante soprattutto se non applicato spesso, ma credo che la versione del timeout così come descritta nel post che ho linkato sia molto più utile, perché aiuta il bambino attraverso il processo di prendere coscienza del comportamento insieme al genitore. Mettere in punizione un bambino amplificato è come tentare di confinare un mare in tempesta: è una operazione destinata a fallire, non nel caso specifico del momento, ma non da risultati a lungo termine. Detto ciò non è certo il caso di sentirsi in colpa se uno lo fa ogni tanto, soprattutto se si rischia di venire sopraffatti dalla propria perdita di controllo o ira.
Cristina lo so che potrà sembrarti strano, ma ci sono bambini per i quali quello che propone la Tata non può funzionare, bambini che le cui crisi di rabbia non si riescono ad ignorare girandosi dall’altro lato. Io ne parlo spessissimo nel nostro blog, e discuto proprio come comportarsi per aiutare il bamibno nel suo siluppo. Non è un tentativo di affibbiare un’etichetta, ma un disperato mezzo di mettere dei confini ad una situazione che sembra sfuggire da ogni parte. Hai ragione nel dire che sicuramente ci sono cose che possono scatenare le crisi con più frequenza, come ad esempio tenere un bambino vivace in un ambiente chiuso senza possibilità di muoversi a lungo crea i presupposti per una crisi. Però qui si sta parlando di altro. Si sta parlando di crisi continue, che si susseguono ad un ritmo impresionante. Io ho due figli e ti posso garantire che con uno dei due lo sforzo necessario da parte nostra è 1000 volte superiore che con l’altro. E’ un discorso molto difficile da capire per chi non vive la stessa situazione, e non pretendo che tu possa capirla. Se hai voglia vieni a leggere il post che ho linkato più in alto in cui spiego proprio il fatto che quella dell’amplificato non è un’etichetta, quanto piuttosto una chiave di lettura di comportamenti altrimenti difficili da spiegare.
Mammaimperfetta dice
Oggi ho un po’ di caos attorno, vi lascio intanto un altro spunto di riflessione e ringrazio chi sta partecipando a questo scambio di idee che, se resta pacato, sarà di certo di aiuto a questa mamma per ampliare le chiavi di lettura.
http://genitoricrescono.com/bambino-vivace-come-altri/
Cristina dice
Aggiungo anche che sono un po’ stanca di vedere psico-classificazioni in psico-categorie. Ma possbile? Una persona è una persona punto e basta. Cosa vuol dire “amplificato”…? Mah. E’ come quando alcuni genitori si lamentano che i figli non dormono. Mi piacerebbe essere una mosca e volare attraverso le finestre assistendo a come vengono messi a letto i bambini “insonni”. Quale metodo usano i genitori, dove dormono i bambini, dopo quanto tempo li si mette a letto dopo aver cenato, se sono troppo coperti o troppo poco, se c’è ricambio d’aria nella stanza, se li si prende subito in braccio alla prima frignata, se li si racconta o meno la favola prima di dormire, se si fa attenzione a non fare rumore, se li si piazza davanti alla tv tutto il giorno senza alcuna attività fisica, se li si fa uscire o meno durante il giorno ecc. ecc. Il sonno, in questo caso lo uso come esempio, è la risultanza di una marea di abitudini. Se il bambino è vivace e lo si tiene chiuso in casa tutto il giorno, oppure ha un temperamento ribelle o “amplificato” e dai banchi di scuola o dell’asilo lo si parcheggia a fare nuoto, karate, danza… senza lasciargli spazio per sè, senza concedergli nemmeno una corsa solitaria in mezzo a un parco, con un pallone o di laciargli fare quello che desidera per almeno una fetta del suo tempo… o se ogni volta che chiede qualcosa è “NO” No perché è pericoloso, NO perché ci da’ fastidio stargli dietro, NO perché noi non abbiamo voglia di metterci al suo livello e capire e magari cercare un’alternativa… beh mi ribellerei anche io, e non ho più nè due nè tre anni da un bel pezzo…
Cristina dice
Scusami Rosa… il tuo bambino “amplificato” oppure “impegnativo” NON CORRISPONDE ALLE TUE ASPETTATIVE? E’ dura dopo una giornata di lavoro mettersi lì e cercare un diversivo? Devi controllare sempre tutto? …Sicura che il problema sia il bambino? Comincio a credere che i bambini forse stiano lanciando messaggi inequivocabili di qualcosa che a loro non va… forse si pretende troppo, forse li si vuole far crescere troppo in fretta pretendendo da loro ciò che non possono ancora dare. E proprio nella “ribellione” sta il punto. Ho citato S.O.S. Tata perché è una trasmissione che arriva più o meno a tutti, contrariamente all’ultimo testo di psicoanalisi infantile uscito. Ci si ribella a qualcosa che non si accetta, che non si condivide. Trovo che questi bambini stiano comunicando un disagio. Forse i metodi sono troppo duri? Forse la madre è fuori tutto il giorno per lavoro e la vedono poco? Forse il padre è troppo severo e agisce alzando la voce, con scatti che i bambini percepiscono come minacciosi? Forse è sempre e solo “no” quando chiedono qualcosa? Ma come si può essere irritati dai commenti di chi cerca di ammorbidire la situazione dicendo che è solo una fase? In pratica è solo uan fase, che passerà… forse non accetta che lo sia chi, come te, pretende di controllare e dirigere tutto… Un bambino non è un soldatino che deve imparare presto a obbedire, nè un giocattolo che dove lo metti sta. E’ una persona a sè, diversa da chiunque altro che merita soprattutto amore e accoglienza. Non credo si stia parlando di deficit cognitivo-comportamentali patologici… ma solo di una fase di crescita. Saluti
Francesca dice
…mettere in punizione le bambole è nato da un caso, da un giorno in cui non sapevo più che fare e mi sembrava più soft della stanza. Non l’ho letto da nessuna parte, aggiungo, una volta tanto: non so se sia più o meno forte, ma funziona e mi risulta più facile di mettere in castigo lei quando nella stanza ce la dovrei portare di forza.
DANIELA dice
ciao Francesca, mettiamo anche noi Luca di tre anni in punizione ma in corridoio con porte aperte di modo che lui veda noi e noi lui, sta li circa 5minuti, piange, si calma da solo, gli diciamo di rifletter su quello che ha fatto e quando smette di piangere lo riprendiamo spiegando con piu’ calma perchè è finito in punizione, per quanto ci riguarda funziona nel senso che per insegnarli a non fare piu’ alcune cose questo è stato l’unico metodo che ha funzionato e lui ha capito che alcune cose non vanno piu’ fatte. tienimi aggiornata….
Mammaimperfetta dice
Francesca, anche noi utilizziamo il castigo in camera. Cerchiamo di non esagerare con i sensi di colpa che non aiutano una analisi lucida. Metterlo in camera per qualche minuto (un minuto per anno di età, tendezialmente), con la luce accesa (OVVIAMENTE), a “riflettere” non crea traumi. Non è più crudele che una minaccia verbale, nè più terribile di un urlo violento.ù
Quando è finito il castigo è importante assicurarsi, secondo me, che abbiano capito il senso e dunque, con un po’ di metodo Gordon, rissumere quello che è successo.
Il castigo è un metodo che usano anche nelle nostre (famose) scuole dell’infanzia di pedagogia malaguzziana. Non in camera, ma in un posto isolato, seduti.
Piuttosto, mi chiedo, l’idea di mettere in punizione le bambole è tua o l’hai letta da qualche parte? Come mai questo metodo? Non l’ho mai sentito e mi incuriosisce il senso.
Francesca dice
Ringrazio tutte per le risposte e i numerosi spunti di riflessione. Ringrazio Silvia per lo spazio che mi ha dedicato e per le sue parole.
Cercherò di meditare su qualche sostituzione alla punizione (che anche a me non piace, ma è stato il primo suggerimento – applicato – nel periodo buio dei “terrible twos” e che ha dato qualche risultato), magari con il metodo del time out. Mi chiedo, però, come si fa ad applicare quando si cerca di farle fare qualcosa (tipo: “andiamoci a lavare mani e faccia, che siamo usciti, e lasciati mettere la cremina antibiotica negli occhi”, oppure: “smetti di saltare sul letto”, oppure “smetti di tirare di mano i giochi al tuo fratellino”). In tutti gli esempi che ho citato, di fronte a un comportamento ostruzionistico, in genere cerco di risolvere la situazione con dolcezza o fermezza, mettendomi alla sua altezza a parlare per spiegarle i motivi, ma a volte non ho nè il tempo, nè la forza e la calma per farlo: minimo minimo la minaccio di buttare un gioco, però così si convince. Lo so, è crudele, ma devo pur sopravvivere anche io! E vi assicuro che il mio impegno e la mia dedizione è massima!
Ho letto il post di Serena e mi piacerebbe sapere qualcosa di più sul time out, che tra l’altro è anche trattato nel libro della Tata Lucia, che qualcun altro ha citato.
In verità avevo capito proprio che era il concetto di chiuderla nella stanza per mettere un punto ad un comportamento sbagliato.
Aggiungo che mi fa piacere riflettere su questi argomenti perchè mia madre, che abita in un’altra città ma viene a trovarci almeno una settimana al mese, non manca di sottolineare che siamo crudeli quando la chiudiamo in camera, che lei rievoca la notte questi momenti di rabbia e frustrazione, lamentandosi o piangendo, e che la pagheremo, appunto, quando lei sarà adolescente.
Più che farmi sentire imperfetta, mi fa sentire profondamente inadeguata e fonte di sofferenza per mia figlia, senza però offrire una soluzione alternativa, nè affiancare un complimento o un “rinforzo” quando le cose vanno bene.
Mi sento una mamma “in crescita” e ringrazio tutte per il contributo a questa crescita. Spero di riuscire a passare il tutto adeguatamente anche a mio marito.
paw dice
care mammaimperfetta, serena, rosa, ho letto TUTTO sul bambino amplificato, tutto quel che avete scritto cioè, e per questo mi sono permessa di scrivere il mio raccontino, proprio perché vi direi che i miei tre bambini sono – ciascuno con le sue sfumature – rispondenti alle vs descrizioni. scusate, mi permetto di chiarire questo punto per dire che non è che non capisco le difficoltà (e non crediate che non se ne sia parlato con medici/maestri/altre mamme etc). sto solo dicendo che come dice una vecchia canzone di Jarabe de Palo che mi canto mentalmente quando la casa esplode e i bambini non fanno quel che dovrebbero (cioè sempre):
“Dipende/ Da che dipende?/ Da che punto guardi il mondo, tutto dipende”.
E poi, come dice mio padre con una frase che mi fa sempre molto ridere, “Non ti preoccupare, ora del liceo vedrai che cambiano”. Pensateci! Abbracci.
ps moltissimo d’accordo con il commento di Rosa. Compresa riflessione finale su “il bambino è competente” che ho trovato un libro illuminante.
Pauline
Rosa dice
Alcuni di questi commenti mi fanno sorridere, altri, scusate, mi irritano un pò. Cristina, per esempio, mi viene il sospetto che i tuoi bambini non siano nè impegnativi nè amplificati.
Qui non si sta parlando della crisi dei 2 anni, sappiamo più o meno tutte cosa s’intende quando si parla di “terrible two”, sappiamo quale prezioso strumento rappresenti il NO per un cucciolo che deve imparrare ad affermare la sua identità.
Ma la lettera non racconta di questo, la lettera racconta di una bambina paticolare, speciale, amplificata.
E chiedo scusa per la mia irritazione ma come mamma di un bimbo di 3 anni che somiglia tanto alla bambina descritta nella lettera, sono stanca di sentirmi dire che è tutto normale, che sono comportamenti legati alla fase evolutiva, o peggio ancora che i bambini sono tutti uguali e “anche i miei lo fanno”. Non è vero, non è così, solo chi è mamma di un bimbo amplificato può cogliere la differenza, e comprendere che i consigli di Sos tata purtroppo non sono sufficienti, e che a volte è davvero molto molto dura.
Perchè questi bambini ci mettono alla prova fino allo sfinimento, e la loro natura così ribelle a volte ci fa sentire terribilmente inadeguate, e di conseguenza frustrate.
Io condivido l’approccio del diversivo, ma vogliamo dirci fra di noi quanto a volte sia dura, magari dopo una lunghissima giornata di lavoro che ci ha privato di ogni energia, scovare la giusta dose di fantasia, pazienza e creatività necessarie?
E’ molto dificile! A volte ci riesco, altre no, perchè sono una mamma imperfetta.
Per quanto mi riguarda la sfida più grande è stata accettare che non sempre le cose vanno come ce le siamo prefigurate, che la maternità non è solo l’idillio che avevo sempre sognato (mi aspettavo si le fatiche, ma non di questa portata), e che il mio bambino NON CORRISPONDE ALLE MIE ASPETTATIVE.
Per me, che ho bisogno di controllare sempre tutto, questo è stato un lavoro lungo e sfibrante, ma piano piano sento di essere vicina alla meta.
Ora vedo che il mio cucciolo ha la SUA natura, diversa dalla mia, da quella di suo padre, da quella di molti dei suoi coetanei, e la strada giusta non è cercare di cambiare lui per renderlo conforme alle mie aspettative, sono io che devo cambiare per andare in contro a lui, sono io che devo trovare un modo per rapportarmi a lui che sia conforme al suo linguaggio.
Perchè lui è lui, E’ COSI’, ed oltre ad essere tanto impegnativo è anche meravigliosamente dolce, affettuoso, intelligente e simpatico. Lui è il mio cucciolo adorato che mi fa sudare ogni conquista, mi sfinisce, e trova ogni giorno mille modi diversi per mettermi alla prova, ma è anche l’amore della mia vita.
Quindi, cara mamma che scrivi, hai tutto il mio appoggio e la mia comprensione, e l’unico consiglio che mi sento di darti è quello di aiutare tuo marito a fare quel percorso di accettazione che tu invece hai già così ben interiorrizzato.
Sto leggendo in questi giorni “Il bambino è competente”di Jesper Juul, lo trovo ricco di spunti veramente utili, magari potrebbe essere illuminante per tuo marito.
Ti abbraccio.
Un caro saluto anche a Silvia che ringrazio per queste preziose opportunità di confronto.
Serena dice
Pauline proprio oggi ho publicato un post per spiegare come la definizione di bambino amplificato abbia poco a che fare con un tentativo di incasselare. Spero tu voglia leggerlo per capire anche il perché altri genitori fanno cose diverse da quello che fai tu con i tuoi figli. Perché non sono solo i bambini ad esser tutti diversi, ma anche gli adulti, e ognuno reagisce come può e come meglio crede: http://genitoricrescono.com/bambino-vivace-come-altri/
Un abbraccio alla tua tribù di scatenati 😉
Serena dice
E’ molto bello il tuo modo di accogliere e accettare tua figlia per quello che è, una bambina vivace, o amplificata come la chiamiamo noi. Le tue descrizioni mi richiamano alla mente esattamente il comportamento di mio figlio, ora cinquenne, e di tantissime mamme e papà che mi scrivono da quando abbiamo aperto il nostro sito e abbiamo iniziato a parlare di bambini amplificati.
Siete chiaramente in una situazione difficile, perché non è facile avere a che fare con un bambino così, che sembra fare di tutto per fare il contrario di quello che si vorrebbe. I bambini amplificati hanno un loro modo di fare, e non ci sono punizioni che tengano.
A questo proposito voglio farti riflettere sulle punizioni che utilizzate. Io non credo che sia molto diverso mettere in punizione la bambola al posto della bambina, il messaggio che le stai dando è esattamente lo stesso, e la ferisce nello stesso modo. Le punizioni servono solo a far sentire lei sbagliata, e non credo che sia quello che vuoi, visto che te per prima pensi che non ci sia nulla di sbagliato in lei. Le punizioni purtroppo non funzionano. E questo probabilmente lo vedi anche tu per il semplice fatto che lei continua negli stessi atteggiamenti. Sul perché non funzionano ci sono moltissimi studi, ma sostanzialmente il motivo è che i bambini non si comportano come vorremmo solo quando non sanno fare altrimenti, semplicemente non riescono a farlo. Non stanno facendo nulla di sbagliato, sono loro stessi, è la loro natura. E per questo motivo la volta successiva continuano con lo stesso atteggiamento.
Il metodo di metterla in punizione nella sua stanza puoi sostituirlo con un time-out, ossia un tempo per calmarsi e riprendere fiato, che però non deve essere visto come una punizione. Ne parlo approfonditamente in questo post:
http://genitoricrescono.com/time-out-istruzioni-per-luso/
e spero tu riesca a trovare il tempo di venirlo a leggere. E’ troppo lungo per poterlo esaurire nell’arco di un commento. Buon lavoro!
Mammaimperfetta dice
Pauline, a leggerti mi viene da sorridere. E’ una bella descrizione la tua. Caos e felicità.
Però se i tuoi tre bambini sono uguali non è detto che lo siano tutti i bambini del mondo.
Ok, lo scopetto del cesso, le uova e quant’altro, ma ci sono anche altri parametri per cui una madre riconosce il suo bambino come amplificato.
Io ne ho due, ad esempio, e il primo non è così. Non è una bella statuina ma tra lui e il fratello c’è un abisso quanto a capacità di attenzione e concentrazione, a irrequietezza, a saper ascoltare, a darsi il tempo per ogni cosa.
I bambini son bambini, ma non sono una categoria incasellabile. Come dici tu, giustamente. E non sono incasellabili nemmeno nel caos.
A presto e grazie per il passaggio.
paw dice
ragazze scusate ma mi sembra che ve la meniate troppo, che deve fare un bambino, la bella statuina? ho 33 anni e 3 figli di 2, 4, 5 anni e mezzo, tutti rispondono perfettamente alle vostre descrizioni di “bambino amplificato”, tutti sono ben seguiti da pediatri (2 – ne abbiamo 1 pubblico 1 privato, con 3 bambini è fondamentale avere un medico reperibile sempre) in gamba e intelligenti, tutti vanno all’asilo/materna con successo, maestre contente, tanti amici, adorati dai nonni e dai genitori, in casa è un piacevole caos ma nessuno li minaccia, quello di 2 anni se gli dici “guarda che ti metto in castigo” perché ne fa di OGNI COLORE compreso mettersi in bocca lo scopino del water in segno di sfida, ti guarda, ride e corre da solo a mettersi in castigo in dispensa, ultimamente si spegne anche la luce da solo (che io non gli ho mai spento), sta lì 1 minuto in silenzio poi esce e ricomincia.
dormono bene, mangiano bene, rispettano pochissime regole ma su quelle pochissime siamo sereni, mai nessuno nel lettone, la domenica in piscina tutti assieme è una festa, la casa viene smontata pezzo a pezzo ma siam felici. sia io che mio marito che i nostri fratelli eravamo così da bambini, sia da racconti delle madri che da nostri personali ricordi, ora siamo gente vivace, con tanti amici, pieni di iniziativa, lavori brillanti non legati al successo scolastico. siamo cresciuti liberi di esprimerci, abbiamo dipinto le pareti di casa, lanciato le uova dalla finestra sulle macchine e sui passanti, altre cose che non vi racconto nemmeno: ma sempre educati con i valori giusti in testa, rispetto per gli altri, democrazia, partecipazione. impossibile con i miei figli andare al ristorante, non ci provo nemmeno, invito gli amici a casa e i bambini fanno un picnic sul pavimento con una bella tovaglia piena di cose per loro. godeteveli e se posso darvi un consiglio, cercate di non “incasellarli” troppo in ruoli e definizioni. vi abbraccio, pauline
Lanterna dice
Sono d’accordissimo con il tuo approccio e lo approvo assolutamente, ma nella pratica non posso non capire tuo marito.
Io cozzo abbastanza spesso con la mia primogenita, arrabbiandomi laddove mio marito invece resta sereno. E spesso considero lui eccessivamente rigido con il nostro secondogenito, con cui mi arrabbio meno spesso.
Per noi non diventa un problema eccessivo, perché i nostri bambini sono gestibili. Però mi rendo conto che basterebbe poco di più per rendere la vita familiare una guerra.
Io sto cercando di lavorare sui punti che mi fanno imbestialire, ma mi rendo conto che spesso parliamo di reazioni istintive e fastidi troppo profondamente radicati: per me a volte certi toni o comportamenti di mia figlia sono come le unghie sulla lavagna, reagisco senza neanche pensarci.
Però ripeto: noi non siamo perennemente in guerra. Se invece tu ti senti così, proverei a cercare qualcuno che possa aiutare la tua famiglia a trovare una tregua, se non la pace.
Con solidarietà
Chiara
Sara dice
Anche a me piace molto il tuo approccio, tutto sommato se ci pensi è + gratificante e far star meglio sia te che la bambina. Ma qualsiasi linea si decida di seguire è fondamentale che i genitori siano d’accordo.
Per molti bambini questa è soltanto una fase in inglese la chiamano “terrible two”, se parli inglese ti consiglio il sito babycenter.com, io lo leggevo spesso quando la mia bimba + grande era + piccolina, e lo leggo tutto’ora quando incontro delle difficoltà. Descrive bene le problematiche per ogni fascia di età e aiuta a risolvere le situazioni suggerendo soluzioni educative alla “SoS Tata.
Laura.ddd dice
ciao, anch’io mi sento di incoraggiarti nel tuo approccio e possibilmente di coinvolgere anche tuo marito nel guardare la vostra piccola Ribelle sotto una luce diversa e a trovare il modo di passare del tempo con le “stando bene”, come dici tu, inventando con lei dei giochi (quando ci si mettono i papà in questo sono bravissimi), e fare in modo che lei si senta “contenuta” anzichè punita quando diventa ingestibile. Dico queste cose con il senno di poi, perchè con la mia Piccola abbiamo provato di tutto e ci sono stati momenti di grande tensione. Davvero ti incoraggio perchè man mano che cresce e acquista la capacità di ascoltare, di ragionare, ma anche e soprattutto di esprimersi, diventa piu’ facile creare un dialogo.
La mia piccola Ribelle adesso ha quasi 5 anni ed è una gran bella persona, spumeggiante, divertente, molto fantasiosa e intelligente e ci riempie di affetto (e i capricci man mano diminuiscono). Un bambina impegnativa!
Cristina dice
Aggiungo anche che non devi permettere a nessuno, nemmeno al padre, di incolparti per come si comporta la bambina. La si educa insieme, e anche se tu passi la maggior parte del tempo con lei, non è colpa tua se la bimba si comporta così. Come dicevo è una fase che passerà, bisogna avere pazienza e non pretendere di educarla a due anni, facendola diventare un soldatino che obbedisca agli ordni. Se la pace famigliare viene rovinata da questo intervento massiccio del padre, che incolpa te di questa situazione, magari davanti alla bambina… uscite, portate la bambina a giocare in un parco giochi o in giardino, se l’avete, oppure fate una passeggiata, in modo da distrarvi, da distrarla e da movimentare un po’ la routine. Un abbraccio!
Cristina dice
Mia figlia ha un anno e mezzo e credo che questi comportamenti a due anni siano più che logici e assolutamente normali. Il diversivo e la storiella sono soluzioni perfette e forse anche le uniche. Non mi piace il discorso di chiuderla in camera, primo perché a questa età lasciarla sola in una camera può costituire pericolo, può farsi male toccando ciò che non deve tipo spine, prese oppure arrampicarsi in posti pericolosi e quant’altro, specie durante una crisi di rabbia. Così come punire le sue bambole non credo sia utile nel farle comprendere qualcosa che ha fatto di non corretto. A questa età non credo sia ancora in grado di capire il connubio causa-effetto, ossia “ho fatto la cattiva, quindi la mamma mi punisce”. Non credo nemmeno che possa distinguere il “bene” dal “male”… ossia quei comportamenti che suscitano negli adulti ammirazione oppure quelli che suscitano nervosismo. Credo che ora sia il momento in cui afferma la propria volontà, e intorno ai due anni, dicono gli psicologi sia proprio una di queste tappe del proprio essere individuale. Finalmente inizia a sentirsi staccata e comprende di poter interagire con l’ambiente e con gli altri dicendo “No!”. Credo che l’unico modo di agire sia quello di ignorare i capricci. Esempio pratico: la bambina prende qualcosa che non dovrebbe toccare. Le si toglie di mano quello che ha preso spiegandole con calma il perché. Se la bambina strepita, la si lasci strepitare senza troppi complimenti e ignorandola totalmente, a un certo punto, vedendo che i capricci non ottengono nessun effetto, smetterà da sè. Questi sono consigli che si trovano un po’ ovunque, ad esempio Tata Lucia (la tata con più esperienza della trasmissione “S.O.S. Tata”), consiglia questo metodo, che mi sembra il più efficace. Credo comunque che bisogna avere molta pazienza, e che, per la fase dell’ubbidienza ossia della comprensione causa-effetto sia sicuramente troppo presto. E’ come se pretendessimo che un neonato di tre mesi parli o cammini. Tempo al tempo e in bocca al lupo. Saluti!
simona dice
MI chiamo Simona e sento un impulso irrefrenabile a risponderti…la mia situazione è talmente simile alla tua che nel leggere le tue parole ho rivisto tante e tante di quelle domeniche “complicate”…
Il mio bambino di 3 anni e mezzo è simile alla tua piccolina, con la differenza che ha appunto circa un anno in più e col tempo diventa sempre meno”imperfetto” (nel senso comune trovato grazie a questo blog di definire le persone come me, il mio bambino e tante altre mamme e i loro cuccioli…!)
Quello che voglio dirti è che fai bene a trovare dei diversivi con la tua bambina, perchè le punizioni, nemmeno quelle minacciate o applicate solo in casi estremi, non servono: i bambini vanno capiti e ascoltati, anche quando farlo non è così semplice anzi forse in quei casi ancora di più! Ognugno è speciale a modo suo, e ognuno ha sempre una ragione per comportarsi in modi che non paiono ortodossi a chi guarda da fuori…la tua bambina è una bambina vivace, curiosa, speciale e non merita di stare a piagere da sola nella sua camera! Lo so che certe volte è difficile, che la pazianza viene costantemente messa alla prova ma dammi retta: un pò l’età un pò tanti fattori che non conosco – ma intuisco possano avere a che fare con il fratellino e con la tensione che si crea fra mamma e papà – la portano a reagire in modo per te difficile da gestire ma che per lei è l’unico di esprimere i suoi stati d’animo. Ti consiglio di leggere un libro bellissimo, “amarli senza se e senza ma” di alfie kohn, dove troverai una spiegazione veramente semplice: i figli vanno amati per quello che sono, incodizionatamente, che facciano quello che ci piace o che non lo facciano…credimi, anche se è più complicato delle punizoni ti assicuro che è molto più gratificante, alla lunga ma anche nell’immediato, e che la tua bambina crescendo imparerà altri modi per esprimersi..e tu tanti bei momenti in più con lei.