Domanda
Salve torno a scrivere a distanza di alcuni mesi. La mia lettera parlava dei dubbi che avevo nell’inserimento ad anno iniziato nella scuola dell’infanzia, del mio bimbo che ha compiuto 3 anni da poco.
Ho seguito i suoi consigli ed un mese prima sono andata a parlare con la “coordinatrice” delle maestre che mi è sembrata un persona molto disponibile. Poi vedendo che il bimbo era entusiasta dell’idea di andare all’asilo siamo andati a conoscere le maestre e a vedere la sua classe. Questo è stato un incontro molto breve 5 minuti appena. Sono 3 giorni che abbiamo cominciato l’inserimento ed il primo giorno su consiglio della maestra vedendo che il bimbo era tranquillo dopo 20 minuti l’ho salutato e sono andata a riprenderlo dopo un’ora circa.
Il secondo giorno il distacco è stato un po’ piu’ difficile il bimbo voleva rimanere ma con me li presente…ovviamente spiegato che le mamme non possono restare l’ho lasciato. In entrambi i giorni ha pianto un po’ e si è calmato grazie all’aiuto della cuginetta che frequenta la sezione accanto…oggi ,terzo giorno, è stato il giorno piu’ difficile. Vedendo che il bimbo non riusciva a staccarsi da me la maestra mi ha permesso di rimanere un po’ piu’ a lungo, circa un ‘ora. Poi quando ho potuto l’ho salutato e sono tornata a prenderlo dopo un’ora…ma ha pianto come non lo vedevo da tempo!!
Il mio problema non sono tanto i pianti del bimbo…capisco che ci vuole del tempo per inserirsi , il problema è l’educatrice che lo segue che secondo me ha dei modi “strani” per lavorare con dei bimbi soprattutto nella fascia di età dai 3 ai 4. Nelle ore in cui sono stata presente, l’ho vista urlare (urla vere) ed arrabbiarsi senza dei “veri” motivi per poi passare al chiamare “amore” dei bambini e accarezzarli. Passa da uno stato molto materno a degli scatti oserei dire isterici….non ho perso tempo visto che c’era la possibilià ho manifestato questa cosa alla “coordinatrice” spiegandole le mie ragioni e dicendo che comunque il mio non vuol essere assolutamente un giudicare l’insegnante in questione. Ho chiesto se fosse possibile spostare il bimbo con la cuginetta e capire se l’altra insegnante ha dei modi”diversi” la coordinatrice mi ha fatto capire che l’altra insegnante avrebbe avuto gli stessi modi e anzi…(urla e cos’altro?) e quindi di avere fiducia e che avrebbe parlato lei con l’insegnante.
Che faccio? Io mi sono data tempo tre settimane (forse è poco) e se vedo che mio figlio ancora piange e mi dice che chiude gli occhi e piange quando l’insegnante urla io riprovo a settembre…ma a questo punto mi guarderò un po’ in giro e sceglierò con piu’ cura un altro asilo. Mi scusi se sono stata logorroica o impulsiva ma in questo momento avrei tanta voglia di piangere piu’ forte di mio figlio!
Grazie a presto.
Risposta
Carissima,
per avere una visione il più razionale possibile della situazione ritengo opportuno separare le due problematiche che lei riporta; ovvero l’inserimento alla materna di suo figlio e l’atteggiamento educativo della maestra.
Per quello che riguarda l’inserimento di suo figlio mi sembra di capire che, al momento attuale le difficoltà che ha riscontrato per il distacco dall’ambiente famigliare siano nella norma. Infatti dopo un primo momento in cui la novità di andare alla scuola dei grandi aveva preso il sopravvento sul dispiacere di allontanarsi da lei, nei giorni successivi ha maturato la consapevolezza che la frequenza scolastica comporta un allontanamento per un periodo che ancora non riesce a quantificare e governare. Il pianto quindi è giustificato dalla necessità di consolidare la routine e la sicurezza di un suo “ritorno”. E’ importante confermare in lui la consapevolezza del ritorno ed avere un atteggiamento positivo verso la nuova realtà in modo che suo figlio vi si possa specchiare e trovare sicurezza e positività.
Un discorso a parte è l’atteggiamento educativo della maestra; come altre volte ho scritto un rapporto di collaborazione e fiducia è alla base di una buon inserimento e frequenza del bambino. Soprattutto nel primo approccio col sistema educativo, ogni genitore ha delle aspettative molto grandi nei confronti delle educatrici, proprio perché a loro viene affidato il “bene” più prezioso.
Non sempre queste aspettative vengono soddisfatte e alcuni casi, fortunatamente isolati, visti in tv e sui giornali, ci fanno partire molto prevenuti. Con questa affermazione non voglio dire che non sia lecito avere dei dubbi e manifestarli apertamente nella sede adeguata anzi una buona critica costruttiva può diventare una base per un dialogo che può portare buoni frutti. Concordo con lei sulla sua decisione di darsi un po’ di tempo per valutare la situazione, conoscere un po’ meglio l’educatrice e magari confrontarsi con altre mamme al fine di fare una scelta serena e razionale per la vostra famiglia.
Nella scuola materna a differenza del nido, la maestra gestisce classi con un rapporto insegnate – bambino più alto; questa impostazione è giustificata sia dalla maggior indipendenza dei bambini ma anche, a mio avviso, per favorire la socializzazione tra pari e la costruzione delle prime relazioni di amicizia tra bimbi che a volte possono essere più importanti e significative per un bambino rispetto ad una figura educativa mediocre. E’ vero che una mamma vorrebbe per il suo bambino il meglio ma a volte è necessaria una negoziazione per valutare cosa sia meglio, sia per il bambino che per l’intera famiglia.
Lara Pistone – Educatrice
Mara dice
Mi spiace, faccio muro e volto le spalle alle colleghe, non a tutte ma a molte. Sono un ‘ insegnante di scuola dell’ infanzia e da precaria di strutture scolastiche ne ho viste. Troppo spesso si usano le urla per riportare l’ ordine, non sempre giustificate. Troppo spesdo i bambini vengono scherniti e non si dà spazio alle loro emozioni. La scuola dell’ infanzia che vedo è lontana anni luce dalle esigenze del bambino e c è poca professionalità e scarsa conoscenza e rispetto della psicologia infantile. Sono a favore delle telecamere e dei test agli insegnanti. Speriamo che le nuove generazioni di insegnanti appena immessi in ruolo facciano la differenza.
T. dice
Salve a tutte,
Io e il mio bimbo di 3 anni abbiamo sopportato per alcuni mesi prima che lo ritirassi, una situazione in cui dall’inizio una delle insegnanti che era pure la coordinatrice ci è stata ostile, ogni volta che mi incontrava , scrollando la testa, mi diceva che mio figlio è un disastro (testuali parole) non la ascolta, non sta seduto, gioca coi pennarelli (?) invece di colorare, rovescia la scatola delle costruzioni, (come fa a prendere i pezzi che gli servono dico io?) ecc. anche questa maestra la sentivo urlare dall’esterno dell’edificio, notare che per i due anni di asilo nido mio figlio è sempre stato un bimbo felice, ma qui nella scuola statale ha iniziato a svegliarsi con gli incubi di notte frequentemente, perciò concordo in pieno con il fatto che non ci si debba nascondere dai comportamenti che minano psicologicamente i nostri piccoli.
Personalmente ho segnalato la mia situazione al sito del ministero della pubblica istruzione in cui si trova un form da compilare; non ho ricevuto una risposta, ma mi è stato riferito che è stato predisposto un controllo ispettivo alla struttura da me segnalata, perciò se proprio siete alla disperazione come lo ero io, fate così, chissà magari con una o due segnalazioni non cambieranno le cose nella scuola pubblica, ma se cominciano ad essere più di una dovranno tenerne conto….
paola dice
ho personalmente lo stesso problema e basta con il pensare sempre che le mamme sono ansiose. Se i bambini trovassero un clima…sereno…maestre disposte ad ascoltarli anche quando fanno i capricci….non avrebbero bisogno di piangere soprattutto dopo un mese di frequenza scolastica. Personalmente intendo intraprendere una battaglia…andare dalla direttrice..fare qualcosa che metta i bambini al riparo da urla senza motivo…..la vita di un bambino nella scuola materna può pregiudicare tutta la vita scolastica………….devono smetterla di dire frasi del tipo..STAI ZITTO:::SIEDITI::::NON TI MUOVERE! Se non sono all’altezza di gestire le loro emozioni ….si stessero a casa le nostre amate maestre e non sempre dietro alla cattedra a dire o fare. Perchè non si siedono in mezzo ai bambini….perchè non giocano con loro….non ridono con loro?…………..Sono molto arrabbiata e mie care mamme non arrendetevi…andate fino in fondo! In molti regolamenti di circolo sta scritto che le maestre possono solo rimproverare motivando il rimprovero non sta scritto che devono urlare come le pazze!
Paola……sono una mamma e un operatrice d’infanzia……………ho lavorato con i minori difficile e non ho mai urlato per farmi ascoltare. Li ho solo ascoltati….
paola dice
la mediazione è spesso un arte ma purtroppo non sempre funziona. I bambini dovrebbero essere protetti da urla disperate di maestre isteriche.
Livia dice
Gent.ma signora,
ho trovato molto utile la sua risposta alla lettera della mamma, e anche un po’ rassicurante. Certo, l’angoscia, il dispiacere e la grandissima delusione che provo nel sapere che mio figlio (di quasi 4 anni, al suo primo anno di materna e alla sua prima esperienza scolastica) si trova a trascorrere la sua giornata in un clima non sereno, ma anzi scandito dalle urla della maestra (anche nel nostro caso)… non trovano sollievo. Sono delusa perchè credevo che le maestra d’infanzia avessero anche un ruolo di accoglienza e di sostegno dei bambini e delle loro difficoltà. Ma quando una maestra urla e urla ancora “STAI ZITTO!!” ad un bambino che piange perchè ancora non ha superato il distacco dalla mamma… vuol dire catapultare questi piccoli in un mondo difficile… come in effetti è il nostro. Mi consola, come dicevo, solo la notizia che in questa fase è più importante la socializzazione con i pari… Certo non mancherò di parlare con la maestra… ma cosa si può ottenere? temo che sia un “metodo”(!!!) molto diffuso… Cambiare scuola? idem… Forse l’unica cosa è cercare di infondergli la forza per non lasciarsi impressionare da quelle urla, nè ora che è un bimbo, nè domani che sarà un uomo. Ma a volte… quella forza mi manca… Mi sento molto sola nel mio compito di mamma… Grazie per l’attenzione. Un cordiale saluto.
Lara Pistone dice
Nelle risposte alle lettere delle mamme ho sempre cercato di fornire principalmente spunti e consigli per una collaborazione tra l’istituzione educativa e la famiglia cercando di evidenziare il punto di vista dell’educatore .
In questo caso non mi è sembrato giusto avvalorare giudizi su un insegnante e una situazione che non conosco. Ho ritenuto più utile, essendo stata interpellata in qualità di esperta estranea alla vicenda, contribuire alla visione razionale e obiettiva della situazione.
Ho citato il “rapporto insegnate – bambino più alto” solo per evidenziare la minor importanza del rapporto con l’insegnante rispetto a quello con gli altri bambini. Estrapolare la frase dal suo contesto può portare a una errata interpretazione della stessa.
a disposizione
Lara Pistone
Monica Palmas dice
Francamente trovo evasiva la risposta dell’educatrice a questa lettera. Posto che il rispetto per il lavoro ineccepibile di molti insegnanti non è oggetto di discussione, rimane il fatto che alcuni fra loro non siano adatti a svolgere questo tipo di missione (perché troppo spesso ormai si considera l’insegnamento come mero mestiere). Non si diventa Insegnanti per il solo fatto di aver conseguito una laurea e aver letto un po’ di pedagogia: insegnare è una scelta di estrema responsabilità che dovrebbe portare un cambiamento profondo nell’individuo che sceglie questo cammino difficilissimo. Capisco che si tratti di un argomento spinoso e delicato pertanto non si vogliano alimentare le ansie e le paure dei genitori ma questo “rapporto insegnante-bambino più alto” cosa significa? Personalmente non lo trovo un passaporto per il paese della rabbia. Un bambino che subisce le urla di un adulto, diventerà a sua volta un adulto urlatore. Il primo processo d’apprendimento è l’imitazione; non serve certo una laurea per evincerlo quanto un minimo di buonsenso. Sostengo questo perché se un bambino o più bambini riescono a destabilizzare l’autorevolezza della maestra al punto da farla diventare autoritaria, la preparazione (soprattutto emotiva) di quest’ultima è quantomeno lacunosa. L’insegnante dovrebbe essere talmente ben supportata dagli strumenti appresi, con lo studio e con l’esperienza, da non balenarle nemmeno l’idea di adoperare le urla come metodo di richiamo. Poiché ci sono veramente molti buoni motivi per scegliere di fare l’insegnante quando questa scelta è una vera vocazione ci sono altrettanti numerosi e validi motivi per smettere di farlo quando ci si accorge che, forse, quella non era la carriera più adatta.
Con rispetto
Monica Palmas
Elena dice
🙁 Io ho avuto lo stesso problema, ed ero molto triste e delusa del comportamento delle maestre e poi dei genitori, che poi preferiscono bendarsi gli occhi, la bocca……per non peggiorare il rapporto educatrice- bambino. Sono violente, agressive, dovrebbero essere controlate almeno una volta alla settimana, duramente controllate dai competenti. Una maestra così è molto fragile, squilibrata, e pericolosa. Io non ho fatto denuncia l’anno scorso, ma ero vicino, ma credetemi ero scioccata, condizionata. Ho cambiato la scuola, non più statale, ma a pagamento. Ero serena dal settembre fino ad oggi. Ma si era presentato lo stesso problema. La maestra nuova, di anno nuovo, dolce, ma era rimasta incinta ed è stata sostituita da una giovane senza i figli, dunque, con una sensibilità di meno. Bambina è grande, 4,5, ma è sempre una bambina! Perchè urlano? Devono cambiare il lavoro. Via dai bambini! E noi genitori dobbiamo avere il coraggio a pretendere la educatrice gentile, solo così può cambiare cualcosa in questo mondo dei berci. Con affetto a tutti, Elena
paola longanesi dice
Sono un’insegnante di scuola dell’infanzia statale. Dopo 20 anni di esperienza e aggiornamenti e studi di psicologia dell’età evolutiva e pedagogia, dopo anni di errori ed aggiustamenti, ho raggiunto un metodo di lavoro che ritengo essere efficace pur essendo un metodo in continua evoluzione. Si tratta di un metodo in cui nulla è casuale, io non sono un’insegnante, ma un’attrice di teatro che, in base a come risponde il pubblico (classe) assumo espressioni del volto truci o rassicurati, modulo la voce passando dal tono alto e severo a quello mellifuo e gentile, gratifico o rimprovero ognuno dei miei alunni in base alle loro differenti personalità. Credo che chiunque mi veda dall’esterno, che non conosce le dinamiche del gruppo e le diverse individualità dei bambini, possa pensare che sono una pazza; e devo dire la verità, non sempre riesco a chiarire ai genitori le motivazioni dei miei diversi atteggiamenti e qualche anno fa mi è capitata una mamma che mi ha fatto vivere pessimi momenti. Certo le grida isteriche non fanno parte di me, ma siete proprio sicuri, cari genitori, di avere gli strumenti per giudicare il lavoro di una docente? Forse sarebbe più corretto parlare direttamente con l’insegnante stessa ed esprimere le proprie perplessità con l’atteggiamento di chi è desideroso di capire e di confrontarsi con lei in modo costruttivo. E’ troppo facile sparare sulla maestra senza mettersi in gioco seriamente. Chi ci rimette sono sempre e solo i bambini che si affidano sia alla mamma che alla maestra con fiducia ed affetto e finiscono per vivere frustazioni e contraddizioni che non sono in grado di gestire. Pensiamo prima di tutto a loro!
Elena dice
🙁 Non capisco proprio la risposta della educatrice Lara Pistone. Cosa centrano le urla con il educare? Non si possono imporre le regole per la vita con le urla: Quando vai dal dottore gli chiedi urlando “aiuto”! o se vai alla coop fai cosi? Perchè in mondo bisogna farsi valere urlando secondo loro, secondo dei educatori? le maestre che urlano dovrebbero tornare a casa e studiare la gentilezza. Saluto tutti, con affetto Elena