Domanda
Buongiorno,
mi chiamo Angelica e sono la mamma di Emma di 5 mesi, prima figlia.
Emma è bravissima, non mi ha mai fatto perdere una notte.
All’inizio di gennaio, visto che non mi mangiava più di notte, l’ho spostata nella sua cameretta e da li sono iniziati i “problemi”. Si addormenta solo in braccio, quando la metto nel letto apre gli occhi e pretende che io stia lì, a volte anche un’ora e mezzo, poi si addormenta, anche se si sveglia dalle 2 alle 5 volte per notte, ed ogni volta devo andare da lei, darle la mano e farla riaddormentare…
Il mio pediatra mi ha consigliato il libro “fate la nanna” che ho letto, ma non riesco assolutamente a mettere in pratica, credo che il suo pianto sia una richiesta di qualcosa, vorrei solo che si addormentasse serenamente nel suo lettino e che dormisse serena tutta la notte, che sia in grado di riaddormentarsi da sola senza problemi prima che subentrino paure e quant’altro.
Chiedo gentilmente aiuto e consigli se possibile.
Grazie
Angelica e Emma
Risposta
Cara Angelica,
la prima cosa che mi ha colpito della tua mail è la firma: “Angelica ed Emma” mi fa pensare a quella fase, naturale, normale, sana, in cui mamma e bimbo sono un tutt’uno. In gergo si parla di “confluenza“, di “simbiosi“, per indicare quel momento in cui è importante costruire l’appartenenza, la sicurezza che si definisce “scontata” proprio perché fa parte del nostro sfondo (quello che tutti sappiamo che c’è senza dovercene preoccupare), che ciascuno di noi ha e che ha costruito proprio nelle primissime fasi della sua vita.
Il corpo è lo “sfondo” di tutti i nostri “contatti scontati”: significa che è proprio dal corpo, dalle percezioni tattili, cinestetiche (e non solo) che nascono tutte le sensazioni collegate a vissuti molto importanti.
Il contatto fisico, la vicinanza, per un neonato è tutto.
Ci sono molte scuole di pensiero riguardo al modo in cui far dormire i bambini. A mio parere, come tu dici, il pianto è un modo che il bambino ha di esprimere il suo disagio, è un linguaggio, un modo di comunicare. Il punto è riuscire a capire cosa vuole dire, e scegliere responsabilmente qual’è la cosa migliore per lui, per aiutarlo a crescere nel migliore dei modi.
L’unica cosa in cui io credo fermamente, non solo come professionista ma anche come mamma, è che ciascuno deve trovare il proprio “modello”, quello in cui star comodo, a proprio agio, non solo per se stesso, come genitore, ma anche per il resto della famiglia.
Non ti darò quindi indicazioni in merito a “tecniche” o “tappe” da rispettare. Mi limito a chiacchierare con te del fatto che tu ed Emma siete in questa fase bella ed importante. Penso si possa pensare a questo, quando parliamo di Emma che non vuole dormire da sola.
Solo una domanda: prima di dormire nella sua camera, dormiva con voi? Aveva un suo lettino nella vostra stanza, o condividevate il letto? Anche se non mi rispondi direttamente, sono domande che dovresti farti, quando cerchi di leggere il cambiamento: prova a considerare le cose anche dal punto di vista di Emma. Com’era prima? Cosa le è venuto a mancare?
Con questo non voglio generare riflessioni colpevolizzanti del tipo “povera bimba, di cosa l’ho privata”: la separazione fa parte della crescita, e per quanto sia giusto che sia graduale e non brutale, e proposta quando anche il bambino è pronto all’autonomia, è comunque un obiettivo al quale tendere.
Partendo dalla premessa che ti ho fatto riguardo alla confluenza, è importante aver chiaro sia qual’è il punto di partenza (la pancia, l’allattamento, la “simbiosi”) che il punto di arrivo (l’autonomia dei propri figli).
Tra questi due poli c’è tutta una vita, un’infinità di tappe non sempre facili da attraversare.
E non per tutti la storia ed il percorso delle proprie autonomie sono uguali: ci sono bambini che non hanno difficoltà a dormire da soli, ci sono bambini che non hanno difficoltà nello svezzamento, ognuno ha le sue peculiarità.
A noi genitori tocca il compito di aver pazienza, di tenerli un pò sotto l’ala e un pò di spingerli in avanti, e accompagnarli fino a vederli camminare da soli sulle loro gambe.
Comprendo bene che il tuo desiderio sia quello di vederla addormentarsi da sola: non soltanto perché è una mèta augurabile, ma perché ti consentirebbe un bel recupero di energie in termini fisici, e non sempre con un piccolo di 5 mesi si ha la freschezza di affrontare il tour-de-force che è l’addormentamento (ricorda, anche per te, che è al mondo solo da 5 mesi!).
Però, ahimè, devo dirti che è proprio in questo che bisogna aver pazienza: ai bambini serve tempo per imparare a dormire e ad addormentarsi, per abituarsi a far le cose da soli, con la fiducia di potercela fare.
C’è una fase dello sviluppo che, riguardo al sonno, è fisiologicamente turbolenta per ogni bimbo, ma questo avviene quando cominciano a crescere, a relazionarsi col mondo in modo diverso, ad avere consapevolezza e percezione (e timore) di ciò che è intorno a loro.
Per una bimba così piccola, come la tua Emma, direi che si tratta più di una questione di “separazione”, o per meglio esprimermi, di “bisogno contatto fisico”, che a questa età è molto importante, tanto quanto il nutrimento fisiologico.
E’ davvero molto piccola, anche se non prende più la poppata notturna, che evidentemente non è la sola cosa di cui ha bisogno nel rapporto con te (per fortuna!).
Non ho consigli per te, e cerco di scriverti in modo particolarmente colloquiale, perché nel tema che proponi ed nel modo in cui lo esponi credo siano molto importanti due cose: la flessibilità e la comodità nelle scelte che porterai avanti.
Non dimenticare che con i bimbi di questa età i cambiamenti sono velocissimi, e personalmente mi è stato molto utile ripetermi come un mantra, nelle difficoltà, che “niente è per sempre”: sperimenterai sempre di più che le cose cambiano in fretta, loro crescono rapidamente, cambiano abitudini in modo quasi “destabilizzante”.
L’unica cosa che mi permetto di suggerirti, riguardo alla fase in cui insegnerete alla piccola Emma a dormire da sola, è di farti aiutare dal suo papà: sia per abituarla alla presenza di entrambi, sia per permetterti di riposare un pò, e di non farti carico ogni sera della vicinanza al suo lettino.
Il modo in cui ritenete di volerlo fare credo spetti a voi trovarlo: se stare accanto al suo lettino, se cullarla un pò e poi metterla giù (l’importante è che ricordiate sempre che tenere in braccio un frugoletto di pochi chili non è la stessa cosa che tenerlo quando sarà ben più grande, e che è meglio valutare i “progetti” con uno sguardo al lungo periodo, dato che le abitudini prese sono poi più difficili da smantellare).
Voglio concludere con un’ultima opinione, che potrebbe sembrare discordante con quanto ti ho detto finora, ma che in realtà non lo è: bisogna aver fiducia nei bambini. Fiducia nella crescita, fiducia nello sviluppo, fiducia nel fatto che la vostra relazione, se sana, permetterà a entrambe di crescere e di superare le varie (anche se talvolta faticose) fasi dello sviluppo.
Aver fiducia significa credere che ogni bimbo, se non ci sono interferenze, tende spontaneamente alla sua crescita e alla sua autonomia. Nostro compito è solo accompagnarlo.
Non aver paura, quindi, di concederle un pò di tempo in più, alcune forme di contatto con te: potrebbe non significare che resterà “attaccata a te” a vita.
Una difficoltà ad addormentarsi da sola a 5 mesi non è detto che faccia parte del suo temperamento, e potrebbe tranquillamente regredire, in tutta spontaneità, una volta acquisito quel “senso di fiducia” che permette ad ogni bambino di convincersi che “il mondo è un ambiente ospitale”, nel quale poter vivere (e addormentarsi) con fiducia e serenità.
Se avrai voglia di espormi ulteriori dubbi o perplessità su questo tema, resto a tua disposizione, e ti faccio i miei migliori auguri.
Dott.ssa Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Federica dice
anche per me “niente e’ per sempre” e’stato ed e’ un mantra…ho tre figli e la fiducia in loro rispettandone tempi e modi e “plasmandoci” l’un l’altro ha finora dato buoni risultati…cerco di osservarli e di riconoscerli competenti, anche molto piccoli sanno meglio di noi adulti cio’ di cui hanno bisogno. Le sovrastrutture mentali che a volte ci limitano rendono difficile una comunicazione che altrimenti potrebbe essere molto più semplice e chiara..
Ho trovato tanta serenità nella sua risposta…grazie.
mammamicia dice
la risposta della dottoressa mi è piaciuta tantissimo, soprattutto quando parla di fiducia, che forse una delle cose più importante che spesso ci dimentichiamo, grazie mille
Lanterna dice
Se anch’io mi posso permettere di aggiungere un’osservazione, direi che nel nostro mondo spesso si tende a dare eccessiva importanza ad alcuni passaggi, come se fossero destinati ad essere definitivi. All’età di Emma, la mia prima figlia si svegliava ancora per la poppata notturna e il mio secondo figlio aveva ripreso a svegliarsi random dopo 3 mesi di notti intere. A un anno, Amelia si addormentava nel suo lettino con noi accanto e una musica accesa, piangendo disperata perché non riusciva a rilassarsi. Ettore invece nel suo primo anno era un estivilizzato naturale: dovevi metterlo nel lettino quando era stanco e andartene, altrimenti non riusciva a rilassarsi e addormentarsi. Oggi entrambi dormono in camera con noi, domani chissà. Penso che tra poco, quando Amelia andrà alle elementari, sorgerà il desiderio di una camera tutta loro. Tanto tra 10 anni sicuramente non vorranno neanche sentirsi ricordare che dormivamo nella stessa stanza 😉
StranaMamma dice
Butto lì una suggestione: e se semplicemente Emma non fosse ancora pronta a stare nella sua stanza da sola? In fondo ha solo 5 mesi. Personalmente sono contraria a”Fate la nanna” e , pur non condividendolo in pieno, mi sento molto più vicina a “Besame mucho” di Carlos Gonzales. Io ho avuto moltissimi problemi con il sonno del mio bimbo che ora ha tre anni e mezzo e lui, ancora ora non si addormenta da solo, nonostante sia un bimbo decisamente autonomo che fa molte più cose da solo dei suoi coetanei.