Dopo anni e anni di Web, sono consapevole di essere in procinto di toccare un argomento spinoso.
Qualche tempo fa ho ricevuto un commento ad un post che non mi è piaciuto e che non ho approvato. Non l’ho approvato non perché esprimesse qualche posizione contraria alla mia: come sapete qui ha sempre avuto libertà di espressione chiunque, a prescindere dalle mie personali opinioni che, quando percepisco sofferenza o disagio, cerco di acquietare in una sana ἐποχή. Non l’ho approvato soprattutto perché volevo avere il tempo di rilanciare un post un po’ articolato.
Il commentatore in questione, oltre a chiamarmi con il nome di un’altra blogger intervenuta in quella discussione (e dunque avermi lasciato il dubbio di aver sbagliato blog), porta posizioni piuttosto nette sulle punizioni fisiche nei confronti dei bambini.
Io non penso che questa persona abbia letto con attenzione i tre anni di vita riversati su questo blog perché, se così fosse, sarebbe andato su qualche altro blog, dal momento che io ho più volte detto che, purtroppo, qualche volta (e non senza grandissimi sensi di colpa, gli unici che non ho saputo tenere a bada in questi anni) qualche pacca sul sedere è scappata sia a me che al papà. Oltretutto, ad ascoltare la gente, sembra che la pazienza scappi solo a te e invece, a quanto pare, purtroppo, un genitore su 4 educa i figli a schiaffi.
È però ormai un lungo periodo che questo non accade più perché mi sono resa conto che, a parte farmi stare molto più che male, non serve.
Il commento in questione è il seguente:
Proprio un paio di settimane mi è capitato di leggere un forum (nontogliermiilsorriso) reclamizzato su mezzo web in quanto gli iscritti intervengono su moltissimi blog e forum al fine di convincere il pubblico che loro hanno la verità nel sangue a riguardo dell’educazione dei bambini.
Serena (?????), mi perdoni, lei mi sembrerebbe perfetta per quel forum, ragiona e si comporta esattamente come loro. Vuole insegnare il mestiere ai genitori. Loro, infatti, si sentono dei missionari, paladini del fanciullo (cosa sono i paladini del fanciullo?), in dovere di divulgare i vangeli di Alice Miller e Jan Hunt che consigliano di correre a comprare a tutti. Si tratta, come lei ben saprà, dell’educazione cosiddetta “non violenta”, ovvero fondata sul principio che il bambino è un piccolo adulto e come tale gode degli stessi diritti degli adulti, quindi non bisogna assolutamente punirlo perché ogni forma di sanzione è una violenza.Peccato che così si neghi l’evidenza, i fatti…
Il loro credo è un’ideologia buonista e, come tale, come tutti gli estremismi, non ha valore educativo. Infatti le pagine di cronaca si riempiono in modo esponenziale di episodi di bullismo proprio a causa della diffusione di metodi educativi che bocciano la disciplina (ma la disciplina cosa ha a che fare con gli schiaffi?).
Un bambino è un bambino, necessita di severità in proporzione alla sua età. Non c’entra niente l’adagio “violenza genera solo violenza”.
Serena (aridaje) , ho letto suoi interventi anche altrove (?????) e mi sembra, come le mamme del succitato forum, un po’ ossessionata dal paragone “bambino picchiato, marito violento” (Prego? Mai detto nulla di simile). Guardi, cara Serena (????), non posso dare o prendere una sculacciata da o a mia moglie perché certamente non è confacente con le caratteristiche personali – cioè psicologiche e fisiche – della persona adulta per la quale sono opportune regole e provvedimenti adeguati. Ma al bambino sì che posso darla – benché lei inorridisca – perché gli fa solo bene ed è perfettamente confacente con la sua personalità. Proprio così come non posso mettere in carcere un bambino, ma un adulto sì. Mi chiedo: come mai è così difficile comprendere questo semplicissimo concetto? (Già, come mai?)
Capisco che di un bambino bene educato la società consumistica non se ne fa nulla, è necessario che il bambino sia oggetto di lavoro e guadagno per psicologi e costruttori di giocattoli… ma non è che Telefono Azzurro o Save The Children vi paga per diffondere il loro… MERCATO?
Arrivederci
Non serve, dicevo, caro il mio Ma-al-bambino-sì-che-posso-darla, e mi piacerebbe sapere a quali “caratteristiche del bambino” si confà la sculacciata perché non mi è chiaro per niente.
Tra le mie discipline preferite all’università c’era filosofia morale. Il senso morale (e non il moralismo stupido e bigotto) è ciò a cui io sto educando i miei figli.
Alzare le mani non è un modo per aiutarli a costruire il loro senso morale, tanto meno a capire cosa sia giusto o da evitare.
Le punizioni fisiche, siano pesanti o meno (e qui ciascuno purtroppo ha la sua personale scala di valori, infondo – e l’ho pensato ogni tanto anche io- “qualche pacca sul sedere non ha mai ucciso nessuno”), innescano una spirale comportamentale di paura che terrorizza in primis proprio me. Il bambino impara ad essere bravo (ma poi, cosa significa?) solo per paura, senza capire i motivi, senza costruire il suo senso morale, senza comprendere che non si fa non perché la mamma o il papà ti picchiano ma perché è sbagliato, è ingiusto, fa male, ferisce, eccetera.
Quando poi lo schiaffo parte perché noi abbiamo perso improvvisamente la pazienza e non perché loro hanno fatto qualcosa di realmente grave la situazione si fa, a mio parere, realmente diseducativa e distruttiva.
Contestualizzo: quando Niccolò mi guarda e corre come un pazzo verso la tangenziale, ridendo, e io arranco dietro con il cuore in gola e la mente che proietta scene splatter, una volta raggiunto, due pacche sul sedere è facile che gli arrivino. Mi spiace ma sulla loro incolumità ci può stare, a mio parere, anche una costrizione fondata sulla paura.
Ma riversare su di loro le nostre personali frustrazioni, stanchezze, delusioni, depressioni è un fallimento del nostro ruolo genitoriale (a cui, ribadisco, qualche volta sono andata incontro anche io).
Alzare sui propri figli le mani rabbiose, nervose, stanche è sinonimo di perdita di controllo e di incapacità. E non è immaginabile che un bambino possa riconoscere l’autorità di una madre o di un padre se li vede perdere il controllo in modo ripetuto.
Il bambino diventerà magari bravissimo, ma sarà la paura a farlo comportare come noi vogliamo che si comporti, non il rispetto. Oltretutto, come possiamo educarli a contenere e a verbalizzare le emozioni se noi per primi non lo facciamo?
I bambini ci sfidano, testano la nostra stabilità, la nostra fermezza, la nostra capacità di dire no, di rimanere fermi: con le sberle cosa insegnamo?
E, semplificando – ma non più di tanto-, se le sberle servissero davvero non ne basterebbe una sola?
Io sono costituzionalmente priva di pazienza, questa è una delle imperfezioni che mi pesano maggiormente, per cui ci cono momenti in cui impostare la relazione sul dialogo, sul ragionamento è davvero una lotta con me stessa. E ci sono momenti in cui non lo faccio: semplicemente cambio stanza o esco a fare due passi.
Ma mi rendo conto che paga davvero molto, sia in termini di relazione con loro, sia in termini di serenità con me stessa e con il mio ruolo di mamma.
Imperfetta sì, ma nevrotica no. Le mie imperfezioni loro ormai le conoscono perfettamente, le hanno capite come io ho capito le loro. A volte ci si sopporta i vicendevoli difetti con facilità, a volte per nulla, ma non sono una sopresa più per nessuno.
Le nevrosi sono impossibili da comprendere per un bambino.
E, spesso, anche per un adulto.
Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l’aria, ma non togliermi il tuo sorriso (P. Neruda)
Cri dice
Io ho fatto i capricci da piccola e le ho prese. Quando esageravo sia da mia mamma che mio papa. Non ho mai portato rancor verso di loro e sono due genitori dplendidi… Non sono mai stata una teppista e mio figlio mi adora. Quando esagera uno scapaccione sul sedere glielo do. Giuro all asilo non e’ manesco ne prepotente.
Ha un carattere molto forte ma e’ molto affettuoso.
Tra tutte le mamme che ho conosciuto tutte sanno che usare le mani contro un bimbo e sbagliato, la maggior parte dice di o. Averlo mai fatto… Ma poi scopro per sbaglio che e’ capitato.
Certo che la violenza e’ da condannare… Ma quando un innoquo scapaccione sul sedere di enta violenza? Quando esiste odio e nervosismo, quando serve per far male… Certo sarebbe meglio senza ma, volete mamme equilibrare e perfette, senza pensieri preoccupazioni e inquuetitudini. Esistono? Si a parole. M lemamme vere sono donne che hanno inquietitudini, debolezze, stanchezze e a volte si lasciano andare ad uno scapaccione… Che non e’ quello che ti da un compagno o un estraneo. Sono sicura che mio figlio sapra’ perdonare e capire e discernere tra uno scapaccione della mamma e il concetto di violenza.
Silvia dice
Io non picchio mai mio figlio,anche quando sclera e fa i capricci di brutto e per tanto anche quando sono stanca e non ce la faccio più…perché resisto perché mio figlio viene prima di tutto e il rispetto lo dimostro a lui con il mio esempio e se ci sono problemi parliamo e se litighiamo sono sempre disposta a fare pace,ed esprimiamo le nostre emozioni a parole,non picchierei mai mio figlio piuttosto mi picchierei io da sola,ma stiamo scherzando,sono loro i bambini sono loro a essere tutelati e difesi a qualunque costo per crescere adulti sani equilibrati sicuri di sé, e pazienti.
Per arrivare a questo traguardo bisogna lavorare su se stessi informandosi esempio Roberta cavallo è bravissima eccellente top in questo.
In modo da essere contenti con se stessi nell’essere un bravo genitore perché hai dato il massimo a tuo figlio,veramente.
Gab_99 dice
Picchiare i bambini non serve a niente non come continuano a sostenere le persone ignoranti invece di picchiare il bambino o il ragazzo bisognerebbe parlarne insieme a lui a me le persone che picchiano i bambini fanno inc@##are e loro sono pure convinti di fare il bene dei loro figli ma che se ne vadano a fan#$!@ perché educati con le botte i figli crescono male da adulti potrebbero divenire “schizzati” e io lo perché non è un metodo educativo per questo ci sono i bulli ormai in italia e pieno di persone che non sanno educare
Criss dice
Grazie, grazie a tutte perché non mi fate sentire sola! Vivo come voi di sensi di colpa per quelle sculacciate date o per quegli orribili segni che ogni tanto mi capita di vederle sul braccio perché evidentemente glielo avevo stretto troppo (quando mi capita di vedere quei segnetti, sento un fortissimo male dentro, l’autostima che rasenta il suolo e mi faccio schifo ma schifo davvero!)…e ora mi sto facendo una domanda che vorrei girare anche a voi: non è che ci nascondiamo dietro a questi sensi di colpa, che li utilizziamo per giustificarci? E non è che forse quell’uomo orribile che promuove le sculacciate in realtà sia meno orribile di noi avendo almeno la dignità di non far pesare sui propri figli anche il proprio senso di inadeguatezza?Se la sua sculacciata fosse davvero disciplina sarebbe anche dal bambino meglio tollerata perché data con maggior fermezza con una sorta di calma interiore e quindi meno aggressiva, meno cieca, meno irruente. Capite cosa intendo? Io sono dalla vostra parte e sono certa che picchiare i figli sia sbagliato soprattutto perché quando lo si fa lo si fa sempre perché non si è in grado di trovare soluzioni migliori. però visto che né noi né lui lo evitiamo, non è forse meglio se in tutto questo vi almeno la convinzione di fare la cosa giusta? Mi sono spiegata? non fraintendetemi vi prego!
Maria Cristina dice
Sei brava Mina, perchè hai voglia di parlare e di condividere questo disagio.
Sei brava e forte, ma anche umana e per questo non puoi fare tutto da sola. Le energie fisiche e psichiche vanno piano piano ad esaurirsi e ti ritrovi ad avere perso il centro di te stessa. Ma non è una cosa grave, se sei brava e hai la forutna di accorgertene. Capita a tutti di doversi fermare im momento e fare dei respiri profondi. E cambiare piano piano la prospettiva con cui si guardano le cose che ci circondano.
Cerca di delegare a qualcun altro – qualche volta – la cura dei bimbi.
(come hanno già detto le nostre amiche qua sopra).
Cerca di trovare qualcuno che si prenda cura del tuo malessere e lo faccia passare.
E’ più facile di quello che sembra e il primo passo lo hai già fatto buttando fuori questo rospo.
e concordo in pieno con il fatto che le madri perfette non esistono – nella realtà. per fortuna 🙂
Norma jane dice
Io sono d’accordo con te. Però vorrei dire una cosa sul commento che hai pubblicato.
A me da l’idea di un padre che si è sentito riprendere dalla moglie per i suoi comportamenti con i figli e che magari gli ha mostrato degli articoli on line.
Raffa dice
E’ un po’ difficile aiutarti senza saperne un po’ di più sulla tua situazione…é possibile (ripeto, senza saperlo, parlo per pura supposizione) che la reazione di tuo figlio sia dovuta al motivo per il quale sei da sola? A volte i bimbi provocano i genitori perché sono arrabbiati per qualcosa e non riescono ad esprimerlo, e forse potrebbe essere utile che ne parlassi con tuo figlio. I bambini ascoltano e capiscono molto di più di quanto crediamo, e anche se non capirà i termini esatti, puo’ capire l’amore della sua mamma e la sua difficoltà…D’altra parte, mi sembra che tu sia anche molto stanca moralmente e non so, se magari potessi avere un piccolo aiuto per qualche ora in cui qualcun altro possa occuparsi di tuo figlio, magari sarebbe più facile riuscire a relativizzare i piccoli capricci (che fanno tutti i bimbi…)…un’ultima cosa : cerca se puoi di non tormentarti di sensi di colpa : capita a tutti di avere momenti di sconforto e di reagire male (che sia con un figlio, con un partner o con chi ci circonda in generale)!E se, dal canto mio, cerco di mantenere per quanto posso le urla e gli sculaccioni strettamente riferiti a situazioni di grande pericolo (tipo quando mio figlio é uscito (a due anni) di casa ed é entrato nell’ascensore da solo, che m’é venuto un infarto!), capita purtroppo a volte che sono nervosa e che magari quello che sarebbe stato un rimprovero tranquillo diventa un urlo involontario…..e mi sento una schifezza!Ma ne parlo con altre mamme e mi tranquillizzo, perché davvero, le mamme perfette esistono solo….nel mondo delle favole!!!! :angel:
eva dice
Capisco benissimo cosa sta provando mina. anch’io sono sola con i miei tre bimbi:6-4-2 anni e urlo urlo urlo!! tanto che adesso non ci fanno praticamente più caso. La sera sono stanca e lo sono anche la mattina…e anch’io a volte scatto…. uno sculacciotto a volte parte…quando scrivono con il pennarello indelebile sul divano, scappano fuori nudi con 5 gradi fuori.. scappano per la strada…. l’unica cosa che posso consigliarle è di trovare un aiuto – portare il bimbo all’asilo o trovare qualche ragazza alla pari (costano veramente poco!!) e trovare il tempo di fare qualcosa per sè(anche fare la doccia o un bagno con calma è grande cosa!) è l’unica strada. i bimbi di 3 anni cercano la sfida e di trovare il confine ultimo cui possono raggiungere…e sta a noi darli. loro stanno solo serimentando e crescendo… sono disponibile per aiutarla!!!
mina dice
E’ troppo difficile e io non ce la faccio, urlo come urlava mio padre e io lo odiavo e lo adoravo insieme, ma non sopportavo le sue urla. E’ vero, verissimo, i bambini ci guardano e replicano il modello che gli offriamo e io gli sto offrendo un modello orribile e mi giustifico in un modo solo: sono sempre sola, e non posso lasciare la stanza o farmi un giro: se non lo vesto io resta in mutande (ieri sera ho sbroccato perchè non voleva la maglietta e faceva freddissimo) se non lo faccio mangiare io resta digiuno, come posso fare? Riesco a trasformare in gioco tutto, dal lavarsi i denti a prendere la medicina, ma ora non mi riconosco più, ho voglia di picchiarlo davvero, e allora urlo, ma è peggio, non voglio che mio figlio (ha tre anni, tre anni!!) abbia paura di me, che dovrei essere la sua roccia. Ma ogni giorno ci promettiamo di non litigare e più e poi ricomincia sempre tutto…mamma non fare la cattiva, mamma calmati, e tu allora fatti vestire, mangia, lavati i denti…va bene mamma…e poi tutto daccapo…ho voglia di sparire.
annachiara dice
Ciao, ti consiglio di leggere questo testo che per me è stato illuminante.
“Amarli Senza Se e Senza Ma Dalla logica dei Premi e delle punizioni a quella dell’amore e della ragione” di Alfie Kohn
buon lavoro!
Mammaimperfetta dice
Ciao Robby.
Poverino questi “grandi” di 3 anni. Io chiamo Matteo “il grande” da quando aveva 25 mesi. Non hanno vita facile. Gli si richiede di più. Con gli anni sto vedendo che quello che richiedevo a Matteo a 5 anni non è paragonabile a quello che richiedo ora a Niccolò. Matteo ha dovuto essere grande a due anni.
Ho parlato in un altro post dell’alzare le mani sui bambini. Pur essendomi capitato, io sono contrarissima.
Spiego qui i motivi https://www.mammaimperfetta.it/2011/04/06/picchiare-i-bambini/
E sono contraria in primis perchè è causa di dolore per chi compie il gesto.
A volte un piccolo aiuto, una chiacchierata con qualcuno di competente può darci aperture inaspettate. A me tempo fa è successo. Per gestire la gelosia di Matteo sono andata da una bravissima psicologa infantile che mi ha dato 4-5 chiavi con le quali ho svoltato.
robby dice
sono un papè a tempo pieno avendo un lavoro su turni mi spesso e volentieri di stare con i miei due figli cha amo alla follia uno do 3 anni e il piccolo di 1 anno mi capita spesso di perdere la pazienza soprattutto con il grande mi fa inervosire e poi parte lo sculaccione, dopo di che mi sento male ,mi rode dentro non vorrei averlo fatto, e mi da un senso di colpa enorme, non riesco a gestire i suoi capricci.
secondo voi ho bisogno di aiuto?
a volte li porto dalla nonna ma poco dopo che sono con me ecco i capricci in arrivo
che consigli potete darmi
Mamma Imperfetta dice
Sharon,
non puoi parlare con nessuno?
Non solo non è giusto ma è inammissibile. Nessuno ha il diritto di metterti le mani addosso, nessuno, nemmeno tua madre.
Rivolgiti a qualcuno, fallo presto.
Se hai voglia, scrivi.
Un abbraccio. :heart:
arianna dice
Spero che tu abbia qualcuno a cui chiedere aiuto, tua mamma non ha diritto di riempiriti di botte, la testa non deve farti male a causa sua, la colpa non è tua, ma solo sua!!
raffaella dice
Bellismo Sharon,
so che forse è un pò banale dirlo, ma ti prego chiedi aiuto, al tuo papà, ai tuoi nonni, agli amici, alle famiglie degli amici, ad un passante, alla polizia.
Non vergognarti di urlare il tuo dolore, tua madre non ha ALCUN DIRITTO di metterti le mani addosso anche se è la tua mamma. Ma credo che questa parola a lei non gli si addica proprio.
CHIEDI AIUTO e scappa via da questa situazione e ricordati, la COLPA NON E’ TUA!!!
ti abbraccio
raffaella
sharon dice
ciao ho 12 anni io ho una mamma che mi masacra di botte io non sopporto più tutto questo aiutatemi vi chiedo aiutooo mi fa male la testa dalle botte che prendoo la mia seranza siete voi :heart:
Saimon dice
Scusami Carlo ma è possibile che nessuno si accorga che questa bambina viene maltrattata? Quanti anni ha? Se va a scuola io credo che qualcosa sia trapelato con le maestre o con gli amichetti una parola di più. Inoltre mi meraviglio che gli assistenti sociali non abbiano fatto nulla, solitamente portano via i bambini dalle famiglie per molto meno. Se la bambina è grandina, possibile che non dica nulla? Non si sono stati psicologi e un tribunale che ha valutato la questione? Solitamente queste indagini vengono fatte molto scrupolosamente.
Cmq sia prima di fare gesti estremi pensaci, potresti perderti gli anni migliori delle tue figlie solo per un gesto impulsivo. Vai da un avvocato, a fare denuncia e rivolgoti anche a degli psicologi. Parla con la scuola che frequenta tua figlia e con persone a te molto care… Insomma non agire da solo in questa situazione… Io credo che qualxosa si possa fare e se vedi che le istituzioni sottovalutano il tuo appello, beh vai dalla polizia e metti subito le cose in cbiaro. Io penso che cmq un bambino maltrattato si intraveda subito…
Mammaimperfetta dice
Carlo, mi addolora molto quello che scrivi e soprattutto mi addolora il fatto che non si possa fare nulla. Come è possibile? Tua figlia quanti anni ha? Sei andato da un avvocato?
Carlo dice
sono un padre disperato. Da poco piu di 7 anni mi sono lasciato con mia moglie……..da quel giorno non ho vissuto piu’ ne io ne la mia famiglia ma sopratutto mia figlia.
Giornalmente la ammazza di botte,la massacra!!!
Sono intrv gli assistenti sociali senza nessun esito. Ho denunciato anche loro….senza esito.
La giustizia nn esiste specie nei bambini affidati a Demoni come lo e’ la mia ex moglie,
Sono qui per dirVi che sto con una compagna ed ho un altra bambina…ma sono sempre piu’ sicuro che presto mi faro’ giustizia da solo..!!! in Italia nn funziona niente e semmai mi faro’ 10 anni di carcere lo faro’ per liberare dalle sofferenze mia figlia.
Forse un giorno mi seguirete sulle edizioni del telegiornale.
Saimon dice
Io sono una di quelle persone cresciuta anche con qualche sculacciata e sinceramente sono una persona abbastanza stabile. Inoltre in giro posso dire di vedere ancora tanti genitori che educano dando anche qualche sculacciata.
Io sinceramente non è che sia a favore o contro, ma se vogliamo che oggi si divulghi un metodo educ ativo basato sul dialogo, be bisogna anche che questi genitpri sappiano adoperarlo, perchè purtroppo oggi si sta passando da un estremo all’altro e cioé dal troppo rigidismo al permissivismo più assoluto. E io che lavoro con bambini, posso dirvi che veramente tanti, ma tanti tentano di fare quello che pare a loro a scuola e all’asilo che sia. Quando li punisci vedi poi che i genitori arrivano che ti vorrebbero stendere per la punizione data al loro bambino, allora poi capisco perché questi bambini sono così viziati… A casa fanno quello che vogliono loro e quando provi a imporgli delle poche e semplici regole, basilari a scuola, si ribellano e i genitori li sostengono pure.
La cosa che mi spaventa di più è che di anno in anno questi bambino sono sempre di più numerosi e allora capisci che i genitori hanno un concetto un po’ distolto di educazione.
annachiara dice
consiglio la lettura del testo di
“libertà e amore” di elena balsamo, leone verde editore
PaolaBis dice
E’ proprio difficile da dire…Il primo pensiero è che c’è sicuramente qualcuno che vede, ma ha paura o è impossibilitato ad intervenire. Ma, a parte questo, potresti tu avere il modo di risalire a lui?! Non so come funziona la rete in questo senso. Nè, forse, ti ascolterebbe poi tanto se lo contattiassi, visto che ancora non ha scritto spontaneamente. E forse lo spaventeremmo. Forse è già spaventato. Immagino che un bambino non voglia assolutamente fare del male alla sua mamma. Qualunque sia il tipo di mamma che ha. Potremmo continuare a scrivere di lui, o di chi vive situazioni simili alla sua, cercando di fargli capire che c’è chi è pronto ad ascoltarlo; ad ascoltare le necessità della sua mamma; a cercare di aiutarli a trovare il modo di “andare più d’accordo”. Insomma, forse ci legge ancora e il fatto di sentir parlare di lui, forse, potrebbe dargli la spinta giusta per raccontarsi un po’ meglio. Almeno a te direttamente, in modo che tu possa fargli capire che sia lui sia la sua mamma possono vivere giornate più serene.
Mamma imperfetta dice
Ciao Paola. Non sei invadente, sei cara.
Non mi ha contattato. Aspetto anche io ogni giorno una sua mail e non so cosa fare.
Potrei scrivergli direttamente ma non so nemmeno io… perchè se vuole sa dove trovarmi.
Solo che l’idea della situazione in cui si trova mi mette un’ansia notevole.
Tu cosa faresti?
PaolaBis dice
Ciao Mamma Imperfetta,
scusami, ma vorrei ritornare al post di GennaroxD per chiederti se ti ha contattata. Non voglio sapere dettagli maggiori, cosa ti ha detto, nè chi sia, nè altro. Perchè trovo giusto rispettare la privacy che gli hai offerto. Ma vorrei solo sapere se si è fatto vivo, se ha cercato ancora aiuto. E’ da quando ho letto il suo messaggio che mi ritrovo a tratti a pensare a questo bambino che ha bisogno di aiuto. Sarà che sono incinta. Sarà che ho una bimba di 18 mesi e, quindi, da quando c’è lei, mi sono scoperta ancora più sensibile alle sofferenze dei bambini. Ma vorrei davvero sapere se ce l’ha fatta a mandare avanti la sua richiesta di aiuto.
Grazie….e scusa se sono stata secondo te troppo invadente…
Francesca dice
Gennaro, chiedi aiuto, per te e poi vedrai che ci sarà il modo anche di aiutare tua mamma.
Non sei solo.
Un abbraccio
Mammaimperfetta dice
Ciao Gennaro.
Quanti anni hai? Ti va di scrivermi in privato?
Ti lascio la mail: mammaimperfetta@hotmail.it
E ti aspetto.
Silvia
GennaroxD dice
Salve a tutti :).
Vorrei Raccontarmi della mia vita… Salve mi chiamo Gennaro e Vivo a Napoli .. io mi definisco un bambino che subbisce violenze… Mia Madre… Non posso ancora pensarci..Mia Madre… Mi picchia sempre ogni singolo momento ogni ora ogni minuto mi picchia ! Questa cosa va avanti da circa 2 anni… e io sinceramente non ce la faccio piu… sono stanzo.. in questo preciso momento sta continuando ad insultarmi con parole che nemmeno potete immaginare… io ho lasciato questo commento per sfogarmi,vorrei uccidermi non ce la faccio piu credetemi,Però menomale che ho il sorriso che è la cosa che mi fa guardare sempre avanti , il sorriso , Lui mi accompagna tutti i giorni …. Quando lei mi picchia io vorrei tanto reaggire ma non posso pke i miei familiare crederanno a lei e no di certo a me.
Scusate se vi ho rubato questi 5 minuti ma dovevo parlarne con qualkuno.
eleonora dice
Ciao a tutte! Sono una mamma ed una psicologa. Ho letto molti dei vostri commenti….tutti davvero autentici e coinvolgenti. Vorrei dire la mia: mio figlio è stato abituato alla pazienza, nel senso che si aspetta molto che si convinca a fare le cose. Questo ha causato un brtto vizio, che è quello di tirare la corda oltre modo sino a quando la pazienza finisce. Spesso è nel lasciare troppo spazio di azione a dare l’illusione al bambino che possa sempre scegliere per sè stesso, cosa che naturalmente non è in molte circostanze (parlo di bambini di due-tre-quattro anni). Stamattina però ho perso anch’io la pazienza e mi è scappato uno schiaffo che ancora mi brucia dentro. Mio figlio è rimasto di sasso perchè naturalmente non è per lui la norma….poi è filato dritto e mi ha abbracciato quando mi ha vista davvero mortificata! Io gli ho parlato, spiegato che avevo esagerato, ma che lui non può sempre provocare urlando ed opponendosi nel fare una cosa necessaria come lavarsi. Lo schiaffo è un gesto a mio parere non educativo e violento, ma se poi si parla con il cuore in mano e senza troppi strazianti sensi di colpa, forse è un’occasione per mettere quella volta eccezionale (e non una delle tante) un punto importante.
bietolina dice
Mi chiamo sara o bietolina…e si sono una maestra di nido e nel mio essere educatrice non riesco ad introdurre ne punizioni fisiche ne tanto meno psicologiche… ad un bambino e se una persona ha fatto questo al tuo piccolo non è degna di essere chiamata educatrice….
Per fortuna non tutte fanno male il loro mestiere…
lara dice
Mi trovo molto d’accordo con i pensieri di Margherita. Ho notato che gli ultimi interventi sono orientati verso la negazione totale dell’uso della patacca ( e scusate se non la chiamo violenza, soppruso umiliazione etc.)acompagnati da accuse piuttosto pesanti. A volte mi sembra che si drammatizzi un pò troppo. Ribadisco faccio outing! Non sono una mamma così brava da esprimere autorevolezza 24 ore su 24. A volte ci riesco altre no, alcune volte non sono riuscita a trovare altra soluzione che “quella” e a volte proprio perchè ero stanca, e presa da mille altri pensieri. Ma care mamme così brave nell’autocontrollo a volte questa mia debolezza mi ha permesso di fermarmi mettermi davanti a mio figlio e chiedergli scusa per quello che gli avevo fatto. Perchè non ci si deve illudere sbagliare si sbaglia anche senza scapaccioni e forse a volte non ci si accorge degli sgarbi delle ingiustizie che facciamo ai nostri figli e alle quali non chiediamo scusa ( o forse troppo tardi). Detto questo mi sono ripromessa di trovare strade alternative forse più efficaci e meno foriere di sensi di colpa. Ciò che non mi piace è il senso di superiorità che si avverte nei confronti di chi non trova altre soluzioni della patacca.
Vorrei rispondere alla maestra di nido che proprio al nido a mio figlio, perchè molto vivace, gli è stata perpetuata una violenza psicologica (senza mai torcergli un capello) inuadita di cui io e mio marito siamo venuti a conoscenza solo troppo tardi. Bè avrei preferito che quelle tate gli avessero dato uno scapaccione in più piuttosto che vedere mio figlio balbuziente per un anno. Solo la nostra serenità e il nostro impegno sono riusciti a risolvere questo problema. Prevengo subito le possibili risposte, le mie patacche non avevano nulla a che fare con la balbuzie e questo perchè fino a qualche tempo fa mio figlio ancora balbettava solo ed esclusivamente quando doveva ricordare quel periodo chiaro! Non mi fa per niente piacere parlare di queste cose ma parlare in astratto come spesso si fa nei post non aiuta a riflettere. C’è troppa attenzione verso il gesto plateale della patacca (visto addirittura come un fallimeto da genitore…eh adessso!!) e non per tante quotidiane e striscianti violenze.
Margherita dice
Sottoscrivo ciò che dice Serena rispetto al’autorevolezza, in pieno.
Nonostante ciò non credo di esser né violenta né manesca anzi questo termine applicato a me mi fa un po’ sorridere, come ho scritto ho dato ai miei 2 figli una e due sculacciate a testa in sei anni, anzi se devo dirla tutta li trovo spesso allibiti di fronte a genitori di loro amici che alzano un po’ i toni.
Che devo dirti in quel momento mi sembrava meglio un gesto risoluto (anche se non propriamente violento) piuttosto che tante parole, posso aver sbagliato, chi lo sa, non credo che nessun genitore possa esser esente da errori, ma se un errore è stato (al momento non ne sono convinta) è stata una scelta di metodo sbagliata e non uno sfogo o peggio una prevricazione, non li ho umiliati ho solo impedito loro di correre un pericolo peggiore.
Non amo però le posizioni ideologiche e continuo a rimanere dell’idea che ogni situazione vada valutata responsabilmente, in sé e per sé.
Aisha dice
Ciao, sto seguendo il tuo blog e in particolare questo articolo contro le botte molto bello di cui condivido le ragioni, lo spirito e i toni e, anche se non approvo tutti i commenti, considero che , fino a ora, comunque stanno dentro i limiti di civiltà.
Sottolineo “fino a ora” perchè ho visto altri forum in cui si parlava di questo argomento e in cui le motivazioni e i toni erano minimo deliranti ma direi anche nazisti.
Sicuramente avrai visto anche tu “in giro” per il web questi promotori del “metodo” delle sculacciate scientifiche: alcuni uomini col copia e incolla propongono ossessivamente le stesse argomentazioni su diversi siti. Ho quasi il sospetto siano dei troll, ma penso che credano davvero in ciò che scrivono e a me fanno paura.
Ecco mi spiacerebbe che finissero anche sulle pagine di “Mammaimperfetta”.
L’ultima occasione che ho avuto di vedere questi due folli è stata oggi su mammeacrobate.com ( http://www.mammeacrobate.com/benessere/psicologia/255-disciplina-no-a-schiaffi-e-sculacciate.html ) ma ogni tanto li ri-leggo nelle stesse frasi in altri siti che parlano di bambini.
Non so, avevo voglia di dirtelo, magari mi sono pure spiegata male perchè quando scrivo d’impeto non sempre sono chiara…
ciao e grazie di tutto
serena dice
sembra che per alcuni la contrapposizione sia tra autorevolezza (manesca) e permissivismo smidollato (non manesco).
io credo che NON si possa trovare uno e dico un motivo valido per dare uno scapaccione al proprio figlio o figlia. penso che si possa agire con fermezza e autorevolezza senza usare le mani, e senza umiliare. nell’educazione c’è, inevitabilmente, una misura di coercizione. sta a noi, che siamo persone adulte, non smettere mai di interrogarci sulla misura di coercizione che imponiamo ai nostri figli e figlie, e non abbassare mai la guardia sul nostro istinto alla sopraffazione. in questo senso sì che vale il nostro essere persone adulte di fronte a bambini: non per il fatto che essere adulti ci autorizza alla violenza, ma perché in quanto adulti siamo obbligati a riflettere costantemente sul nostro operato e siamo obbligati a tutelare chi è più debole. questo i nostri figli e figlie lo sentiranno, e credo che lo perpetreranno. grazie al nostro esempio concreto, rifletteranno costantemente sul loro operato e tuteleranno chi è più debole.
se ci scappa uno scapaccione no, non è un dramma. ma è meglio, molto meglio, se non ce lo lasciamo scappare.
un caro salto a tutti
Margherita dice
Trovo che le botte intese come punizione corporale (se fai questa cosa sbagliata riceverai un sacco di legante) siano assolutamente da evitare anche solo come minaccia ma mi sembra che qui nessuno stia parlando di questo.
Tuttavia mi sentrei di ribadire che il rapporto genitore bambino non è un rapporto alla pari, e proprio per questo che io non ho mai dato una sculacciata ai miei figli, perché ero nervosa o irritatata loro infatti non possono essere lo sfogo dei miei umori sono bambini e io ne sono responsabile. Se ho sculacciato i miei figli (sommando due figli e sei anni di carriera da mamma direi 3 volte intutto) l’ho fatto perché pensavo fosse la cosa giusta per loro e non perché ho perso la pazienza. Non sono esente da errori anzi ne faccio probabilmente moltissimi come tutte le mamme del mondo, ma il mio modo di comportarmi con i miei figli è sempre dettato da quello che penso esser il bene per loro.
E comunque vi dirò che paradossalmente se mio marito mi desse un ceffone una volta per impedirmi di fare una grossa scemenza probabilmente lo ringrazierei….
Credo che in generale non ci siano brave mamme che seguono le moderne teorie empatiche (che comunque hanno la loro bella dose di contro) e mamme cattive e frustrate che seguono quelle opposte. Credo che i figli non si possano ingabbiare in una teoria neanche in quella più all’avanguardia. Credo che vadano osservati e amati per quello che sono, usando tutti gli strumenti a nostra disposizione, e valutando ogni volta con serenità la cosa più giusta da fare.
Monica dice
Silvia, hai un equlibrio invidiabile. Fortunato chi ti può stare accanto. Lo penso seriamente, te l’ho detto che, fossi vicina, non mi scapperesti. 🙂
Chiara dice
scusa Anna,
ma in riferimento al tuo paragone quando scrivi “auguro a queste madri di essere un giorno in un letto con il respiratore e il figlio a decidere se staccare la spina, visto che il rapporto deve essere per forza di umiliazione e di sopruso. Tutti sono certi delle dinamiche dela tua vita” preferirei precisare una cosa dato che è chiaro il riferimento a quanto ho scritto io, in modo assolutamente arbitrario: il mio era solo un tentativo per aiutarci a metterci nei panni dei più piccoli, non per scatenare paure, biasimi o sensi di colpa.
Ho letto con attenzione tutti i post, ma il mio riferimento iniziale che vorrei riprendere è il post del padre che scriveva
“non posso dare o prendere una sculacciata da o a mia moglie perché certamente non è confacente con le caratteristiche personali – cioè psicologiche e fisiche – della persona adulta per la quale sono opportune regole e provvedimenti adeguati. Ma al bambino sì che posso darla – benché lei inorridisca – perché gli fa solo bene ed è perfettamente confacente con la sua personalità.”
Io punto ad essere diversa da lui.
Tu non hai scritto cose simili a quelle scritte da quel padre. Tu hai scritto che a volte scullacci tuo figlio, ma non credi che debbano da ciò nascere tragedie o sensi di colpa angustianti. Da ciò non ho mai pensato che tu sia una madre violenta o poco portata al dialogo: anzi hai descritto una situazione famigliare particolarmente serena e ammirevole.
Per questo onestamente il tuo insistere che nessuno deve permettersi di usare alcuni termini per descrivere situazioni come la tua mi sembra inopportuno: tu sola conosci la tua situazione, tu sola puoi valutarla e tu sola sai se in casa tua c’è un clima di terrore o sopruso. Se sai che non c’è, scusa ma qual è il problema?
In questo blog trovo spunti di riflessione sulla mia situazione non di biasimo per chi vi scrive.
Mamma Imperfetta dice
Ciao Anna, in che senso “rilanciare”? Suggerisci un post su come poter evitare di alzare le mani?
Io i post sui suggerimenti solitamente evito di darli perché, io per prima, come ho scritto tante volte, sono zeppa di difetti, di incontinenze, di momenti di incapacità emotiva, per cui non mi sento in grado, nè in diritto di farlo.
Però ammetto di averci pensato, nei giorni scorsi.
Solo che lo dovremmo scrivere a più mani, per chè io di strategie ne ho poche e spesso fallibili.
Wonderland dice
@Anna non afferro il parallelo, ma sarà un limite dovuto alla mia stanchezza. Ci tengo a dire che il mio ‘sassolino’ non intendeva essere un attacco personale ma solo uno spunto di riflessione che deriva dal fatto che, forse, chi non ha mai ricevuto due schiaffi si fa più scrupoli a darne rispetto a chi ci è cresciuto. Giusto o sbagliato che sia. Mi sembra un punto di vista interessante, su cui vale la pena ragionare.
Anna dice
Silvia, posso chiederti il permesso di rilanciare, visto che qualcuno lo ha già fatto?
Trucchi-strategie-mantra per non alzare le mani sui nostri bimbi.
Vi sottoporrei anche i casi di cui sono protagonista, che riguardano in realtà solo il mio secondogenito espanso-oppositore-teppistello quando capita. Per chi di voi sapesse per certo che è così per via di qualche schiaffo che ogni tanto prende, sappiate che è sempre stato così e che gli schiaffi sono l’extrema ratio degli ultimi tempi in determinate situazioni a mio giudizio non altrimenti gestibili.
Se posso fare di meglio, sono tutta orecchie, lo dico con ottimismo ed umiltà.
Nessuna però si permetta mai più di usare le parole “aberrazione”, “umiliazione”, “sopruso” ecc. per le situazioni come la mia e, quindi, per la mia famiglia.
Anna dice
Eh no cara Wonder, con tutta la stima e l’affetto che nutro per te, che regalo il tuo libro a destra e a manca, non ti permetto.
Adesso faccio un lungo paragone, scusami la poca eleganza ma ora mi sono arrabbiata. Vediamo se riusciamo a capirci.
Metti che il tema della discussione sia: può una mamma che ha valutato IVG non trattenere traccia di quell’iniziale rifiuto ed essere una brava mamma?
Subito i messaggi si dividono tra chi dice: sì, mia mamma l’ha valutata e poi non mi ha mai voluto bene, e chi dice: Io solo una volta piccolissima ci ho pensato e adesso ancora tremo.
Dopo un po’ decidi di intervenire, per dare anche il tuo punto di vista, e scrivi: Mah, è capitato a mia madre (so che non è vero, concedi per il parallelismo) e poi anche a me, ma mi sembra di poter dire che entrambe siamo state madri amorevoli, pur nei nostri difetti. Se qualcuno ha avuto una vita familiare brutta forse c’era anche dell’altro, senz’altro questo non è stato vero per me.
I messaggi continuano. Chi dice cose tipo: chi ha pensato di poter violare il diritto alla vita di suo figlio certo non può avere un progetto pedagogico, non può parlare di rispetto profondo. Chi di fronte ad una gravidanza inaspettata ha valutato la via più semplice farà sempre così anche come mamma.
Tu intervieni dicendo: posso dir per certo che non c’è per forza questo parallelismo. Lo dico pensando alla esperienza di altri e soprattutto alla mia.
Niente. I messaggi continuano uguali. Qualcuno scrive: auguro a queste madri di essere un giorno in un letto con il respiratore e il figlio a decidere se staccare la spina, visto che il rapporto deve essere per forza di umiliazione e di sopruso. Tutti sono certi delle dinamiche dela tua vita.
E tu, sempre più decisa, rispondi che questo mondo a te è sconosciuto.
A questo punto se ne esce Anna che dice: ma non è che qualcuno, così facendo, cerca solo di difendere la sua infanzia?
E le altre: Ecco, hai toccato il punto!
Tu cosa diresti? Io ti rubo la battuta: E ‘sti cazzi!
antonella dice
Penso che abbiate scritto tutto quello che c’è da scrivere sull’argomento, la ns Silvia in primis. Mio padre, che aveva avuto me e mia sorella da un secondo matrimonio dopo essere rimasto vedovo giovanissimo con una bimba di 4 anni da allevare (e che ancora adesso a 60 anni idolatra il suo papà), diceva sempre ” sberle e sculaccioni nn hanno mai educato nessuno”. E a casa mia c’era una regola nn scritta ma che tutti hanno sempre rispettato (anche dopo la sua morte prematura): le bambine nn si toccano. E devo dire che mia madre, nonostante venisse da una famiglia di contadini veneti che nn ci andavano leggeri con i figli, ha sempre mantenuto fede alla promessa fatta a mio papà (strilli e brntolamenti a parte). E così ho impostato anch’io le cose con mio figlio. Ho amici, anche più giovani di me, che sculacciano i figli e nn hanno problemi ad ammetterlo. Io resto dell’idea di mio papà, che l’educazione è altro, e infatti tutti si ricordano che noi bambine con lui stavamo buone senza strilli, sculacciate o altro, a lui bastava un’occhiata (e questo secondo me si chiama ascendente).
bietolina dice
Mia mamma aveva un padre padrone, che la aspettava alla sera se ritardava di un minuto e oltre a chiuderla fuori…le dava un monte di botte
io nn ho memoria alcuna di un gesto sbagliato da parte di mia mamma…
mia mamma mi ha sempre tenuto in riga con le parole e non mi ha mai picchiata ne tanto meno offesa nemmeno quando l’avevo combinata grossa, piuttosto se ne andava a piangere e a sfogare il nervoso…
credo che mia mamma abbia voluto crescermi come non è stata cresciuta lei…”devi imparare a difendersi” questa mamme solitamente ci raccontano di qualche mano che vola!!!
mia mamma mi ha punito all’occorenza, ma con la severità…
io come educatrice di nido, resto basita quando una mamma dice che suo figlio di 2 anni ha fatto bene a picchiare un altro bambino, anche senza motivo…
l’anno scorso poi mi è capitato di vedere una mamma…ormai al limite della nevrosi, prendere a sberle il proprio figlio nella zona armadietti…ed era una mamma che ogni mattina diceva a suo figlio” devi essere gentile e cortese.”..ma questo figlio poi all’interno del nido era tutt’altro!
A volte alcune mamme, mi dicono “eh se serve dagli uno sculaccione”…. e io ogni volta resto senza parole…
Miss Kaiseki dice
Adoperare la coercizione fisica su un individuo strutturalmente non in grado di difendersi rappresenta non solo un’aberrazione ma costituisce la più alta dimostrazione di fallimento come essere umano. Avrei potuto scriverla diversamente, avrei potuto metterla in parole più spicce, più universalmente “accettabili” perchè questa assolutezza può lasciare perplessi quelli, generalmente non menacciuti ma a cui…insomma, la sculacciata scappa. Però io credo fermamente in quello che ho scritto, non sono mary poppins che dai bambini si fa obbedire solo con un’occhiata e so che significa il capriccio o la crisi ma so anche che interagire con un altro da te (non necessariamente un bambino) quasi mai riesce a passare per le vie brevi, occorre pazienza, fiducia, forza psicologica. Alzare le mani quindi costituisce il fallimento dell’adulto col bambino: c’è chi fallisce in partenza, senza nemmeno provare a spiegare, c’è chi crolla dopo la schermaglia. Non è mai semplice imporre la propria visione, nemmeno quando è giusta. Ma la paura non è la chiave dell’educazione. La paura non insegna niente se non a temere. Io credo che un buon genitore debba essere una giuda, mai uno spauracchio.
valewanda dice
In ogni caso complimenti a Silvia, qui si parla di educazione in modo serio, di blog come il suo ce ne sono pochi. Per quel che mi riguarda di figli ne ho tre, e con nessuno dei tre qualche sberlone che è partito ha sortito il benché minimo effetto. L’unica cosa che funziona è la pazienza, nello specifico più di papà che mia. Spiegare, far capire, distrarre con altro quando la situazione si fa tesa o nel caso di capricci. Funziona sempre, lo sperimento ogni giorno. I miei toni a volte nervosi e qualche sberla che a volte mi sono lasciata scappare ha sortito solo grandi motificazioni anti educative. La responsabilità dell’educazione di un bambino comporta il saper fare le scelte più giuste per insegnargli i limiti, non approfittarsi di una superiorità fisica per mollargli un ceffone come strada più semplice. Se poi invece la sberla non è frutto di un momento di defaillance ma una scelta educativa, bè, che cosa si insegna con una sberla, spiegatemi, che spiegazione e linea educativa c’è dietro a un ceffone, qualcuno me lo dica perché io ci vedo solo una violenza da una parte e la paura dall’altra.
mammachetesta dice
@Barbara sono pienamente d’accordo, parola per parola.
@Gloria ho letto quei due libri e onestamente non li ho trovati per nulla
utili
realistici
educativi
Io spiego a mia figlia che non si fanno certe cose perchè è sbagliato e che quando si fanno cose sbagliate si perdono dei privilegi.
Questo a me sembra molto più onesto ed educativo che dire loro “hai sbagliato ma non ci sono conseguenze”. Chi sbaglia paga. Sempre.
Senza essere picchiato o umiliato (io vado in crisi per una patacca o uno strattone dato in depressione figurati se faccio cose del genere!!!).
Però una conseguenza ci deve essere, se no passa il concetto di impunità che per me è inammissibile.
Gloria dice
@Mammachetesta, quando dico che non punisco o non insulto le mie figlie non significa che loro picchiano gli altri bambini o li trattano male, o che se si comportano scorrettamente verso qualcuno gli dico solo “non fare così” e lascio correre. E’ successo (soprattutto perché hanno seguito l’esempio di qualche bimbo) che mi abbiano detto “Brutta” se qualcosa che dicevo loro non andava bene così come a volte hanno provato ad alzare le mani con me. Io ho sempre reagito dicendo che a me dispiaceva molto che mi dicessero brutta, perché non è una parola piacevole. Così come ho detto che non si picchia nessuno, né grandi né piccoli, e nemmeno se si viene picchiati dagli altri bimbi. Il bello dei bambini è che, se gli parli, loro ti capiscono. E capiscono sicuramente meglio che non si debba picchiare qualcun altro se gli spieghi che non è un modo per risolvere i conflitti, che non se gli dai a tua volta una sberla. Mi è successo anche di trovarmi davanti un bambino che dava una sberla alla mia e veniva ripreso dalla mamma con un ceffone al grido di “non si mena ai bimbi!”. Non mi spiego però come possa passare il concetto, in una occasione come quella.
Dal mio punto di vista, meglio spiegare che l’altro bambino è dispiaciuto per essere stato picchiato, chiedere come ci si sente e come ci si sentirebbe, parlarne. Anche molto piccoli, i nostri bambini sanno ascoltarci e capire emozioni e situazioni che neanche immaginiamo. E’ difficile per un bambino capire la frase “hai fatto questo e quindi non fai questo per punizione”, perché il concetto che passa potrebbe essere solo “non devo farlo perché altrimenti mi viene negato qualcosa”, e non “non devo farlo perché non è giusto che lo faccia, potrei recar danno a qualcun altro o ferire qualcuno o farmi male”.
Due libri che su entrambi i discorsi (comunicazione e punizioni) mi hanno fatto riflettere moltissimo sono “Genitori efficaci” di Gordon, e “Amarli senza se e senza ma” di Kohn. Con questo non voglio dire che la soluzione la si trovi in un libro, e nemmeno in mille. Ma che un punto di vista e un approccio alternativo si possono trovare, se si vogliono cercare. E poi, magari, nella pratica (adattati al nostro modo di essere) funzionano pure…
Mammafelice dice
Mammachetesta, io se devo sgridare sgrido! Non picchio, non urlo e non offendo Dafne, ma non mi sognerei mai di non riprenderla se fa qualcosa di sbagliato o si comporta male. Non sono un’affezionata sostenitrice delle punizioni, perchè secondo me sono utilissime solo se date a dosi omeopatiche: ai bimbi non frega molto se gli togli la TV ogni 3×2, si abituano presto…
Esempio: un giorno al supermercato, mentre pagavo, ha tentato la fuga e ho dovuto mollare la borsa per riacchiapparla, che stava uscendo dalla porta. Mi sono arrabbiata tantissimo, ma così tanto, così tanto… che in effetti non ha avuto bisogno nè di unasberla, nè di un urlo: le è bastato vedere quanto ero arrabbiata per avere la coda tra le gambe. L’ho caricata in macchina e interrotto il pomeriggio (e credimi che mi è pesato, perchè dovevo fare delle commissioni!) e l’ho riportata a casa. E per due giorni niente cartoni e niente cioccolata. L’ha capita, eccome… Le volte successive è bastato ricordarle quell’evento, per evitare che scappasse ancora.
Secondo me non dobbiamo avere paura di essere severi o di dare delle regole ben precise. Ma non sono così convinta che per farle rispettare occorrano schiaffi e parolacce. La fermezza, ma che sia fermezza, può bastare… però certo è un gioco di autorevolezza.
Poi capiamoci: quante regole abbiamo? Perchè se è tutto un ‘no’, allora niente è un ‘no’.
mammachetesta dice
Scusate se vado un po’ OT, ma io quando sento dire che i bambini se si comportano male (perchè succede!) non vanno puniti mi chiedo: e il gisuto e sbagliato quando lo imparano?
Io se mia figlia fa male a qualcuno la sgrido, le dico che ha sbagliato, che non si fa e la metto in punizione eccome.
Nulla di tragico intendiamoci: non si guarda il suo cartone preferito alla sera o niente dolci o niente amici a casa per un paio di giorni.
Ma voi che dite “io non punisco mai” come fate a fargli capire che le loro azioni hanno conseguenze a volte gravi?
Ve lo chiedo perchè mia figlia (che non è una santa ma semplicemente fuori casa è, fin troppo, remissiva e timida) ha una compagna di 6 mesi più grande (fanno il primo anno di materna) che picchia, morde, insulta (a mia figlia ha più volte detto “lavati!” o “tu puzzi!” o “fai schifo e le tue cose fanno schifo!” o ancora “tua mamma è rbtutta!” che per lei è la tragedia assoluta e ho dovuto lavorarci tanto per calmarla) glia ltri bimbi, non st amai ferma, l’altro giorno nel museo-biblioteca del paese ha rischiato di tirar giù tutti i quadri in mostra…insomma una bambina molto poco gestibile.
E i suoi genitori non fanno NULLA.
Al massimo è un “no dai non fare così!”, “no lo sai che non si fa”. E continuano a chiacchierare tranquilli. Solo una volta l’hanno costretta a chiedere scusa non mi ricordo a che compagno. Questo quello che ho visto io in 3 anni di frequentazioni scolastiche.
Ovviamente lei non sta cambiando di una virgola il suo atteggiamento.
Ora io capisco tutto, ma mi chiedo anche se è giusto permettere questo.
Perchè vi assicuro che quale mamma di una dell sue “vittime” è dura accettare il tutto. Metto le virgolette al termine vittima, ma con mia figlia stiamo facendo un lavoro molto lungo e faticoso per farle superare il dolore per questa biimba che lei da una parte vorrebbe come amica (perchè è comunque una bimba intelligente e molto popolare visto che hanno una classe di prevalenza maschile che “scivola” meglio sulle cose: un cuccione e via!) ma dall’altra la fa soffrire psicologicamente e fisicamente.
Gloria dice
Raccolgo il sassolino di Wonder. Io non ho mai alzato le mani sulle mie bimbe di 2 e 4 anni, e per mesi il mio senso di colpa è stato quello che derivava dallo sguardo dei miei genitori. Quello del tipo “due schiaffi no, eh?” per intenderci. Non che io sia stata tirata su a suon di botte, ma nemmeno io e mia sorella siamo state risparmiate dalle sculacciate, che “quando serve” ci sono state eccome.
Io ho scelto di non usare violenza sulle bimbe, e ho litigato a lungo in casa (anche con mio marito) per questa mia scelta. E fuori casa, perché rispondevo male a chi mi diceva “qualche volta ci vuole”. E anche con la maestra dell’asilo (ricordi, Silvia?) quando Sveva è tornata a casa cantando una filastrocca che parlava di una mamma che da gli schiaffi…
Così come non ho mai picchiato, non mi sono mai sognata di dire “Sei una cretina” o “Sei una stupida” a mia figlia, eppure quante ne sento ai giardinetti… Stesso discorso vale per minacce e punizioni. Il principio secondo me è che per molti è naturale umiliare un bambino, per farlo crescere. Per me è naturale trattarlo come un individuo coi miei stessi diritti. Se una vostra coetanea vi dicesse “Mio marito mi ha picchiata ieri sera, ma era per un buon motivo, me l’ero proprio meritata” direste “Ha fatto bene” o vi preoccupereste?
Perché per un bambino dovrebbe essere diverso? Concludo questo commento lunghissimo sottolineando il fatto che questo approccio non ha creato due figlie selvagge e maleducate e che non sanno stare cogli altri bambini. Sono due bambine serene, che ascoltano, parlano hanno una loro personalità. E che, naturalmente, ogni tanto litigano con la mamma e con il babbo, e fanno emergere il proprio modo di essere!
mammanews dice
la violenza sui bambini mi fa proprio male fisicamente quindi quoto in tutto questo tuo bellissimo post. io proprio non riesco nemmeno a immaginare di picchare mio figlio e quando mi scappa uno scapaccione sul sedere, magari perchè corre per strada rischiando di finire sotto una macchina, mi sento in colpa. tra l’altro proprio l’altro giorno mio figlio, 30 mesi, dopo questo scapaccione mi ha detto con un’espressione offesa , come di uno che aveva subito un’ingiustizia, e le lacrime agli occhi”mamma mi hai fatto male, sei cattiva. non si danno le botte”. volevo piangere gli ho chiesto scusa. noi ai bambini insegniamo a non dare le botte e quando siamo noi i primi a infrangere questa regola loro sono pronti a farci notare l’incosistenza delle nostre parole. e a perderci siamo prima di tutto noi in termini di autorevolezza e rispetto. concludo che proprio qualche giorno fa scrivevo di quanto può essere difficile a volte gestire un bimbo iperattivo e in piena fase esplosiva e di quanto troppo spesso mi venga consigliato di essere più dura, “magari uno spaccione si allinea”….http://mammanews.blogspot.com/2011/04/monello-forse-un-po-ma-soprattutto.html
arianna dice
Io quoto Wonder, credo proprio che si tratti di questo. Io di pacche ne ho prese davvero poche e quelle poche sculacciate le ricordo bene (e non per il dolore!).
E’ difficile mettere tutto in discussione e il sassolino che hai tirato temo abbia fatto centro…
Wonderland dice
Butto un sassolino: siamo sicuri che difendendo un certo tipo – seppur minimo e limitato – di violenza, noi non stiamo difendendo i nostri genitori e, quindi, la nostra infanzia?
Passo e chiudo.
Mammaimperfetta dice
Lucia, Chiara, grazie. Davvero.
Lara, grazie anche a te.
Grazie perchè le prime righe del tuo commento per me sono il complimento più bello.
Chi mi segue da tempo sa bene, che qui non si fa nè demagogia, nè pressappochismo, nè, soprattutto, moralismo.
Io per prima racconto le mie fragilità e i miei “fail” e dò voce alle fragilità di chi lo desidera anche se, a volte, mi è capitato di non condividere scelte e atteggiamenti di chi mi scrive. Il mio ruolo non è quello di giudicare, ma quello da fare da megafono alle fatiche e anche alle gioie altrui.
Quell’indifferenza e quella solitudine di cui parli, sono forse peggio di una patacca (mi sa che siamo vicine, perchè anche da me si chaimano così).
Nel “migliore dei mondi possibili” non ci sarebbe nè l’uno nè l’altro.
Anna nessuno ha parlato di maltrattamenti, stiamo ragionando insieme, in modo corale, su ciò che accade o è accaduto (come puoi leggere) in ogni famiglia e a ogni madre almeno una volta. Ci stiamo chiedendo il perchè insieme e se sia o meno giusto. E già il poter leggere che accade “a casa di tutti” allevia di per sè il senso di colpa. Mi spiace, ma la tua lettura è proprio sbagliata. Il senso di colpa aumenterebbe se qui si parlasse solo di come nessuno abbia mai sfiorato i figli e di come questo sia deprecabile. Invece qui, se hai letto bene i commenti, si dice: “anche a me è successo”.
Rispondersi che no, non è giusto è darsi delle scale di senso educativo. Ed è un’operazione culturale anche questa.
Le scale di senso sono personali, l’ho scritto più volte. Come tu sei libera di dire che il rapporto tra adulti è bambini non è paritario e quindi la sberla non è un dramma, io voglio poter essere libera di dire che per la mia personale scala di senso educativo, lo schiaffo è ciò che più è privo di costruzione positiva.
Anna dice
Volevo solo far sorgere il dubbio che equiparare la sberla episodica al maltrattamento, così come del resto suggerito dall’immagine che evoca scenari da Telefono Azzurro, è operazione culturale scorretta e rischiosissima. Il rischio di aumentare la spirale dei sensi di colpa delle mamme più fragili è abbastanza netto, credo.
Giusto per aggiungere, questo clima di terrore e sopruso che disegnate non mi è mai appartenuto. Non ho mai avuto paura di mia madre, mai. Non l’ho mai sentita, e dico mai, alzare la voce, o perdere il controllo. Sono vissuta in una famiglia gioiosa, affettuosa, piena di ideali e valori, che mi ha dato grande equilibrio e serenità emotiva. A me e ai miei quattro fratelli. Amiamo la vita, siamo persone con vite sentimentali stabili, appassionate nel loro mestiere, abituate a dedicarsi agli altri, ognuno ha scelto di avere a sua volta una famiglia numerosa.
E a casa mia gli schiaffi, qualche volta, c’erano.
Mia madre si è ammalata e, dopo dieci anni di sofferenze, è morta sei anni fa. E’ stata accudita con pazienza, cura e infinito affetto dai suoi figli che l’hanno sempre adorata e che ne sentono tanto la mancanza.
Ripeto, e ogni volta si rilancia il discorso, ma ogni volta lì si torna, che il mondo dell’amore e il mondo del sopruso non si possono confondere solo per qualche schiaffo.
lara dice
Salve,
son capitata qui casualmente ma visto che il tema mi interessa molto mi sono letta quasi tutti i post e devo dire che c’è in questo dibattito molto equilibrio e poca demagogia (che invece ho trovato in altri blog). Io le patacche (come si usa dire da queste parti) le ho date e ancora le do. Sono sempre vigile con me stessa interrogandomi sempre se in quel momento si poteva fare in altro modo perciò non sono convinta per niente che sia una pratica utile. In alcuni casi mi è servito per un deficit del mio carattere rapportato a quello dei miei figli. E’ un pò lunga da spiegare ma fronteggiando due bambini un pò agitati la mia insucurezza mi porta alla soluzione patacca perchè comunque penso sia peggio non reagire. Personalmente penso, come hanno scritto altri, che sia molto peggio l’indifferenza e posso dirlo perchè l’ho vissuta sulla pelle. Preferisco che mi scappi una patacca per la stanchezza (patacche sbagliate ma CAVOLO sono un essere umano) dopo pomeriggi interi passati con loro che le lunghissime ore che ho passato da bambina nella mia stanza da sola senza nessuno con mia madre in casa ma distante miglliaia di kilometri. Non è il male peggiore la sculacciata, è molto peggio non avere attenzione nenache quella meno “simpatica”. Ad ogni modo le mie patacche non sono mai solitarie ma sempre accompagnate, una volta ristabilita la calma (mia e loro) da una spiegazione, da parole che spesso trovano orecchie un pò più disponibili all’ascolto.
una risposta a CHIARA: l’umanità è sempre un mistero. Mio suocero è stato tirato su a forza di calci e schiaffoni e da come ne parla spesso non meritati. Dovessi vedere che figlio amorevole e che incredibile cura (a volte è costretto a cose che forse neanche un infermiere farebbe) sta mettendo nell’accudire la mamma anziana e totalmente disabile. Non so noi crediamo che seguire certe strade educative farà dei nostri figli persone “buone” ma vedendo mio suocero mi rendo conto che forse non ci è tutto chiaro.
Mammafelice dice
Il commento di Chiara mi ha fatto piangere: lo ritengo così vero… così tragicamente vero pensare ai rapporti spezzati tra genitori e figli, proprio perchè non c’è mai stata parità o educazione o amore, ma solo paura, obbedienza. E ovviamente NON paragono la mia storia difficile con quella delle mamme che hanno dato una patacca sul pannolino. Conosco le differenze.
Ma comunque Grazie, Chiara (e Silvia, ovviamente…).
CHIARA dice
mi sembra evidente che la distinzione netta sia tra chi pensa che la violenza serva e chi si duole delle sberle e delle urla scappate in momenti di difficoltà. Chi ritiene la punizione corporale strumento necessario per il rispetto dei ruoli e la comprensione di determinate regole e chi ammette che a volte scappano per stanchezza e paura.
C’è chi punta al mantenimento del controllo e dell’equilibrio pensando che l’adulto debba essere un punto di riferimento stabile e non un iroso esempio di autorità; c’è chi crede che la sberla sia necessaria per stabilire ordine nei ruoli. A questi ultimi auguro di diventare vecchi e di avere i propri figli vicino. Auguro loro di non avere bisogno di qualcuno che li imbocchi e che gli dia una sberla ad ogni boccone ingoiato male, perchè una bella sberla è quanto si meriterebbero indietro da figli amorevoli che si prendono cura di loro con la stessa severità con cui sono stati cresciuti…
chiedo scusa, so di avere scritto una cosa un po’ cattiva, ma entrambi i miei genitori si sono ammalati presto e prendendomi cura di loro ho scoperto quanto si torna fragili e come i ruoli si invertano. Per questo comprendo Mammaimperfetta quando parla di parità, soprattutto quando tra due persone c’è una così grande differenza di età, di abilità, di autonomi, come tra un bambino e un adulto o un adulto e un anziano; parità significa rispetto, capacità di mettersi nei panni dell’altro. Pensare che cosa vuole dire ricevere una sberla da colei che ci ama più di qualunque altra persona al mondo.
Capirete quindi perchè non credo sia rispettoso definire come strappatrici di vesti le madri che si sentono in colpa per non avere rispettato il modello educativo che vorrebbero perseguire. Io reputo sagge le madri che si mettono in discussione alla sera, prima di addormentarsi, quando tutto tace. reputo intelligenti ed equilibrate le madri che sanno imparare dai propri errori. non sono stolta, anche io ne ho prese, so che una patacca data in un momento di stanchezza o un urlo cattivo non turberanno in modo definitivo la vita dei miei figli. ma giustificare queste azioni nate dal nervoso o dalla stanchezza, non puntare a non darne più, non convenire che si debba trovare un altro modo per insegnare ed educare credo sia sbagliato.
è proprio il gesto, la manifestazione di ira che spiazza i nostri figli, a cui vogliamo insegnare rispetto e controllo.
Lucia dice
Questo articolo è bellissimo, in barba a tutti i manuali di pedagogia.
Lo integrerei con l’ultimo commento di Barbara Mammafelice, che è una chiosa perfetta sulle occasioni una tantum. Il mio contributo riguarda la scarsa stima di se stessi, che si ribalta sul proprio figlio: alza la voce (e usa le mani) chi non ha altri mezzi.
Grazie a tutte voi!
Francesca dice
Dallo scambio di idee che c’è stato ho capito che chi le ha avute da piccolo, diventerà a sua volta un genitore che le da. E già questo basta a smettere, subito, per non perpetuare questi gesti violenti.
Mammafelice dice
Aloise, io ho DEIDERATO con tutto il cuore una parte delle botte che ho preso (tante) nella mia infanzia. So benissimo cosa significhi vivere nella tensione continua, e nella consapevolezza che quel clima di terrore prima o poi sfocerà in una violenza. Per questo chi è ‘vittima’ di percosse, certe volte innesca il prima possibile le botte, per avere anche solo qualche giorno di calma piatta.
Ma i genitori che si fanno ascoltare senza nè botte, nè urla, esistono. Io dico solo quello. Esistono. Ce ne sono tanti.
E qui nessuno si straccia le vesti per una sculacciata, soprattutto se questa avviene come ‘avvertimento’ in caso di pericoli per la vita del bambino (scappare, finire sotto una macchina…).
Ma NON è la norma. No, no no e ancora no. Non è la norma.
La norma sono i genitori che NON urlano, e NON picchiano. E nessuno di noi è immune dall’esaurimento, dalla stanchezza, dal nervosismo, dalla paura e dagli errori. Ma i NOSTRI problemi dobbiamo risolverceli da soli, senza scaricarli sui figli. Come dice Silvia, abbiamo sempre una scelta: e la scelta NON è essere perfette, ma cambiare stanza quando ci accorgiamo che siamo sull’orlo dell’esplosione.
Mammaimperfetta dice
Anna, io rispondo ovviamente per me, anche se dopo tre anni di racconti di vita su questo blog non devo stare a sottolineare che non sono io certo quella che si straccia le vesti.
Sono però una persona che si analizza molto e nell’autoanalisi dopoaver alzato le mani mi sono resa conto che non stavo bene io, non stavano bene loro, non avevano capito e avevano ubbidito solo per paura.
Così non va, mi sono detta.
Mi rimane comunque difficile da capire il significato che dai al termine “paritario” e il perchè insisti che il rapporto tra madre e figlia non lo sia. Il compito educativo e il progetto educativo che hai sui tuoi figli non intacca nè stabilisce una graduatoria di parità, per quanto mi riguarda. Parità di che? Siccome io ti devo educare non significa che io sia superiore a te. Ho un ruolo, un compito, che però non mi dà nessunissimo diritto di metterti le mani addosso.
Nel rispetto, a casa mia, vige la parità, così come nei diritti e nei riconoscimenti delle competenze. Esigo che mi trattino con rispetto ed educazione e io faccio altrettanto. E gli schiaffi non rientrano in questo mio personalissimo ordine.
Aloise, quello che mi resta molto difficile comprendere è come una madre che picchia in faccia ripetutatmente i figli sia poi nelle dinamiche di rapporto serena e tranquilla. O è schizofrenica oppure gli schiaffi sono la manifestazione nervosa di un disagio che sta vivendo. Dunque non è serena. E se devo scegliere tra una madre non serena che ha toni secchi e bruschi e una madre non serena che mena, permettimi ma scelgo la prima. Per cui il ragionamento del reset non ci sta, a mio parere. Anche perchè se la sberla resettasse tutto, come dici tu, ne basterebbe una e una soltanto.
Aloise dice
“Secondo me alle volte una sberla azzera il discorso e via, si riparte. Molto più pesanti e molto più violente sono certe recriminazioni, infinite discussioni…”
tra tutte le sberle che mi ha dato mia mamma ( e nn sul popò ma in faccia ) non ne recrimino nessuna. Ad oggi non me ne pesa neppure una.
Recrimino a mia mamma i toni, le parole, i discorsi semrpe così pesanti e tragici.
Le parole piene di astio e di nervosismo.
Tanto valeva, quelle volte, darmi una sberla e resettare tutto.
Lo avrei preferito.
Ah. Ad oggi io e mia mamma abbiamo un bellissimo rapporto e io non sono una serial killer.
Solo che gestire una bambina aplificata, un marito che nn ti aiuta per niente, un lavoro di 8 ore, io che di notte mi svegliavo 10 volte fino ai 9 anni.. nn deve essere stato facile.
Anna dice
Evviva il web, ma non mettetemi in bocca parole che non ho detto.
Credo che la cosa essenziale in tutti i rapporti umani, non solo quelli educativi, sia l’ascolto.
Quindi mi scoccia leggere “Anna pensa che la violenza sia un metodo per forgiare i bambini”. Quando mai l’ho detto? Non confondete qualche schiaffo con i maltrattamenti sui bambini, non fate le crociate col paraocchi!
Sapete qual è la cosa che mi sento ripetere più spesso, quando vado in giro con i miei bimbi che sono tre, sotto i sei anni (spesso se ne aggiungono altri, nipoti, figli di amiche ecc.)? Signora, ma quanta pazienza che ha, io non ce la farei al posto suo!
Ho solo detto che mi fa sorridere chi si sente un mostro se scappa la pacca, o chi alza il vessillo del “mai una sberla” come esempio della Massima Rettitudine Educativa.
La mia esperienza mi dice, e lo ripeto la terza volta, che nell’ottica di un rapporto di rispetto non è un trauma incolmabile qualche schiaffo.
Accetto molto meno tanti toni di nervosismo nel rivolgersi ai bambini, per dire.
Un’ultima cosa che vi scandalizzerà molto: mia madre, anch’essa insegnante, una volta aveva dato uno schiaffo ad un suo alunno che si era messo in mezzo alla strada in curva a fare lo scemo.
Sorrido pensando che oggi sarebbe stata denunciata, ma voi non avete idea di quanta devozione ci sia stata e ci sia ancora intorno a mia madre, insegnante dolce, comprensiva, rispettosa, severa.
Non avete idea di quante persone me ne parlino con le lacrime agli occhi, oggi che non c’è più, anche quello dello schiaffo che mi dice: quanto mi ha aiutato a crescere!
Tant’è.
mammachetesta dice
Vi volevo ringraziare.
Ma tanto tanto tanto.
L’ho detto prima: a me gli sculaccioni son scappati. Di rado ma son scappati.
Per paura o per nervosismo. Mai per un “buon motivo” (che non credo esista).
E se già da un po’ riuscivo a controllarmi dopo questo post e le vostre riflessioni mi è diventato ancora più facile.
Chi dice che il web è un “posto pericoloso” e che non si possano incontrare persone vere, che ti aiutano e ti sostengono in momenti difficili non ha capito un cavolo!
Grazie a tutte perchè mi aiutate a essere migliore di quel poco di perosna che sono.
wwm dice
Mammafelice, a me non sembrava di aver letto nelle parole di Anna che la sberla possa essere un metodo educativo.
Non sono per niente una sostenitrice della violenza, qualsiasi essa sia, e solo una volta mi è scappato una sculacciata (su pannolino tral’altro) e ancora adesso se ci penso sto male. Non mi sento un mostro, ma mi dispiace aver perso il controllo.
La violenza forse può ottenere i suoi risultati a breve termine. Forse. Ma come dici tu i figli crescono, diventano persone, a lungo termine basare la propria genitorialità sul terrore non porta proprio da nessuna parte.
Ma non è che lo dico io. E’ una cosa talmente palese e ovvia a tutti che davvero non capisco come si possa credere il contrario.
E sì ha ragione Mammafelice e non si torna indietro cari miei. I ceffoni, gli insulti NON SI CANCELLANO. Segnano. Profondamente, ma NON come vorreste voi cari genitori paladini dello scapaccione. Nooooo, mi dispiace. Scendete dal pero! Non fanno delle persone migliori, non insegnano a vivere. Al contrario.
Mammafelice dice
La violenza è violenza. Non c’è violenza di serie A e serie B, solo perché persone come Sara o come Anna pensano che i bambini vadano forgiati e, siccome sono piccoli, anche la sberla o lo scapaccione possono essere un metodo educativo.
Lo volete un progetto educativo? Fatevelo. A spese vostre, però, e non a spese dei vostri figli. Facile, facile la vita quando si giustifica tutto ‘perché noi siamo grandi’.
Beh, ho una rivelazione da farvi, in qualità di ex-bambina maltrattata: i bambini crescono. E se ne vanno. E giudicano. E non tornano.
Eccolo il rapporto paritario: o lo costruite ADESSO, o domani saranno i vostri figli a non volerlo più. E spero che ce ne siano, di figli così, nel mondo. Spero che gli altri ci mettano meno tempo di me a capire che certi errori non hanno perdono. Soprattutto quelli che vengono considerati ‘terapeutici’.
Wwm dice
Sono d’accordo in tutto e per tuttto con te e condivido il commento di Anna.
Io trovo allucinante il tono del commento…
Anna dice
No, il paragone con la coppia non ci sta. E’ un rapporto paritario tra persone adulte. Che lo si voglia o no, il rapporto con i bambini non è paritario nel momento in cui da te dipende la loro educazione e la loro incolumità.
Parto dalla premessa che la mia priorità è il dialogo, ovviamente, e che quando capita lo scapaccione lo ritengo una sconfitta per me.
Non approvo, o perlomeno non sento miei, alcuni toni che ho qui letto: mamme a cui scappa una pacca e che si stracciano le vesti.
Sono insegnante e ho visto bambini rovinati dagli scapaccioni e bambini rovinati dalla mancanza di scapaccioni.
Se mio figlio per la decima volta toglie il copripresa e cerca di infilarci le forbici, o mi attraversa di corsa la strada, e gli ho spiegato il perchè e il percome, l’ho lodato quando ha fatto giusto, gli ho fatto vedere il mio dispiacere e la mia preoccupazione ecc., be’ non mi sento un mostro se mi scappa una sberla.
Ripeto, mia madre ne ha usati, senza mai perdere la calma, e non sono violenta, nè frustrata, sono una donna felice, serena ed equilibrata.
Non sopporto, invece, quei genitori che guai una sberla ma recriminano in continuazione, e a scuola ne vedo, cito solo ieri: una mamma convocata dalla preside che dice al figlio davanti a tutti: Non ti ho portato in questa scuola perchè tu mi facessi fare delle figure di merda!
Questa è violenza!
La violenza è il non tenere in conto i sentimenti del bambino, e il suo bisogno di essere guidato.
Cito un anneddoto: una mia parente era la maestra del figlio di Alberoni. Lo chiama a scuola per dirgli che il bimbo ha combinato una marachella, e lui gli dà una pedata. La maestra, scandalizzata: ma professore, tutta la sua pedagogia! E lui: non si preoccupi, l’ho messa nel posto giusto!
Evviva la misura, il buon senso e l’intelligenza. Ed evviva l’amore per i nostri bimbi, che, se non perfette, ci fa essere “sufficientemente buone”, anche quando scappa lo scapaccione.
Mammaimperfetta dice
Monica, mi fai arrossire, davvero.
Grazie.
Monica dice
Leggendo anche il tuo ultimo commento, sai cosa penso?
Che tu sia una persona speciale. Invidio un po’ i tuoi amici e le persone che ti stanno accanto perché, pur complicata (e questo lo si intuisce), credo tu abbia una capacità di amare e di ascoltare fuori da ogni standard.
Sono felice di averti incontrato anche solo qui.
mammagiornoenotte dice
anch’io a volte sono stata 1 debole e pure vigliacca me lo dico perche me lo merito. Io ho dato strattoni e scrolloni o urlacci al mio cucciolo. Non mi perdonero mai in quei momenti ero nervosa e sclerotica per via delle nottatacce e altre cose ma lui povero non se li meritava proprio sono stata 1 perdente!!!!!!! Ma la scoperta piu brutta é stato capire ke i nonni lo educavano con sculacciatine e pacchette sulle mani ttt i giorni se si sedeva a terra se mangiava con le mani se non voleva cambiarsi ecc… Sostenendo ke ogni tanto ci vuole! Mi considerano 1 mamma permissiva e debole e vorrebbero tenerlo sempre loro.quello ke gli facevano non me lo dicevano l’ho imparato da mio figlio e da via traverse ke non vi posso dire.ora faccio in modo ke nn lo tengano piu’ perche’ loro non sanno tutto cio ke so’ io….mio figlio ha 3 anni e parla pochissimo si é sbloccato un po’ da quando non li frequenta piu’….prima era l’ombra di se’ stesso Voi ke dite posso essere arrabbiata??
valewanda dice
Cara Silvia, per fortuna che non mi sono persa questo post meraviglioso. “Imperfetta sì, nevrotica no”, sottoscrivo. Le volte che mi è capitato di dare qualche ceffone (purtroppo è capitato anche a me), sono state proprio quelle che ricordo per i miei nervosismi. Senza rendermene conto la sberla la davo anche a me, non solo al bambino di turno, la davo al mio, di nervosismo, ma a farne la pelle erano i bimbi. La stanchezza, lo sfinimento, a volte degenerano, ma non è una giustificazione! A volte mi sento in colpa a anche solo per un urlo, anche quella è una violenza, ed entrambe le cose non portano a nulla, se mai mortificano e basta. Bravissima quando paragoni uno schiaffo dato a un bambino ad un qualsiasi altro schiaffo dato ad un adulto: ci si scandalizza tanto per le violenze, e quella che cos’è? Quante volte sento “Una sberla ogni tanto ci vuole”… ci vuole pazienza invece, con i bambini. E come te, patisco la mia mancanza di pazienza, non costituzionale (per citarti), ma comunque presente in una discreta dose anche nel mio carattere. Grazie! Un abbraccio…
arianna dice
Da pedagogista trovo terribile la definizione di quell’insegnante: apostrofare come “caprone” un bambino capriccioso o irrispettoso delle regole lo trovo abberrante. La pedagogia del dialogo è SEMPRE la prima scelta, anche quando sembra che il bambino non possa comprendere. La spiegazione va sempre data.
Il ceffone,, comunque sbagliato, che spesso CI scappa, è comunque una sconfitta. Senza alcuna demonizzazione, davvero, ma non lo si può certo considerare un mezzo “educativo”. Detto da un’insegnante è ancora più grave secondo me. Non la vorrei un’educatrice che definisce caprone mio figlio o uno qualunque dei suoi compagni, credo che abbia fallito il proprio intento.
Anche io ho lavorato come educatrice, ho lavorato con genitori non proprio simpatici, ma questo fa parte del “gioco” e se si arriva a non sopportare più i bambini, forse è il caso di cambiare mestiere.
Ce ne fossero di “Reggio approach”!
Chiara dice
Sottoscrivo e condivido pienamente quello che ha scritto mammaimperfetta in quest’ultimo suo commento. E confermo che se la penso così è anche merito delle istituzioni per l’infanzia della mia città (la stessa di Mammaimperfetta) che, dal momento in cui 7 anni fa mia figlia fece ingresso al nido, presero per mano anche me, aiutandomi ad ascoltare i suoi cento linguaggi, a rispettarla e a trovare la strategia migliore per entrare in sintonia con lei. Questo non significa assecondare tutte le sue richieste, ma comprendersi parlando la stessa lingua, mettersi nei suoi panni. E’ faticoso, impegnativo, a volte fuori dalla consuetudine quotidiana, ma essere autorevoli e non autoritari, essere madre e non amica, essere punto di riferimento stabile e non banderuola che cede alla prima protesta fa bene a loro e fa bene a me. Le maestre del mio piccolo hanno fornito ciascun bimbo della sezione di uno zainetto affinchè possa portare a scuola suoi libri o giochi. Io ho chiesto subito se questo non “turbava” la serena attività della mattina e loro mi hanno risposto che è complesso, ma fondamentale per imparare a condividere.
Credo che sia ora di chiamare le cose con il loro nome e non utilizzare eufemismi come patacchina, sberlina, schiaffetto, quindi chi crede che la sberla sia efficace è favorevole ad una educazione violenta. Perchè la sberla è violenza. senza se e senza ma. Soprattutto quando chi la dà è più forte. C’è chi la dà e pensa di avere sbagliato in preda al nervosismo, alla tensione… e c’è chi la dà e pensa di essere nel giusto. Purtroppo in pochi sanno che almeno fino ai 6 anni un bimbo ama sua madre anche se lei è violenta, poichè l’amore di un figlio è spesso incondizionato. e questa è spesso la più grande fregatura per i nostri piccoli.
Serena dice
Io tempo fa avevo scritto questo: http://genitoricrescono.com/disciplina-sculacciate/
Chissà se ce l’aveva con me? 😉
Ovviamente concordo pienamente con te, ma se leggi i commenti di alcuni sul nostro blog ti vengono i capelli dritti. L’ultimo poi, a cui ancora non ho avuto il coraggio di rispondere, parla proprio di sessioni di sculacciate per fare “i conti” a fine giornata e azzerare tutto. Poveri figli!
Mammaimperfetta dice
Sara,
innazitutto non penso che picchiare o meno i figli sia una diatriba. Per quanto mi riguarda non c’è nulla su cui discutere o non ci sono pareri da dare a favore o contro perchè alzare le mani su chi è più debole fisicamente di te è sempre sbagliato.
Quindi l’accostamento con latte artificiale e allattamento al seno è un po’ fuori fuoco.
Detto questo, io non insegno in una scuola materna ma vivo nella città con il sistema pedagogico più avanzato del mondo relativamente alle scuole dell’infanzia (conoscerai Loris Malaguzzi e il Reggio Approach). Sono 7 anni che partecipo al Consiglio Infanzia Città e che dunque vivo le scuole da dentro, ascoltando anche le educatrici. E, a dirla tutta, quello che sento io è l’opposto di ciò che riporti tu e cioè che i bambini di adesso sono molto meno maleducati e maneschi dei bambini di una volta. E questo lo vedo anche io: me li ricordo i miei compagni di materna e vedo i bimbi di adesso.
Ad ogni modo, anche se fosse vero che i bambini di adesso sono più maleducati, la causa non sarebbe certamente da imputare al fatto che i genitori di adesso considerano, differentemente da prima, i bambini degli esseri competetnnti da ascoltare. Ma scherziamo?
Ti garantisco che i miei figli sono educati e che io so essere molto, molto rigida e ferrea con loro. SENZA alzare le mani.
I ceffoni non hanno molto a che vedere nè con l’educazione, nè con la capacità di dire no. DARE UNA SBERLA NON E’ DIRE NO. Dare una sberla è dare una sberla e basta.
Il paragone con la vita di coppia, che ho fatto, ci sta tutto a mio parere. Se come dici, “chi è l’adulto e chi è il bambino?” a maggior ragione non ci sta il ceffone, perchè il bambino è piccolo e dunque più debole di te fisicamente, tu sei adulto e dovresti saperti non solo controllare ma anche essere capace di aiutare tuo figlio a mettere in fila i pensieri.
Troppo facile farsi ascoltare con i ceffoni.
Troppo facile giustificare le proprie violenze o atteggiamenti maneschi pensando che il bambino è bambino e l’adulto è adulto e dunque autorizzato.
Concludo dicendo che, guarda un po’ la differenza di approccio educativo tra scuola e scuola, da noi (come dice Arianna) le educatrici sollecitano il fatto che i bambini portino giochi e materiali da casa. Sono loro a dirlo e a stimolare questa abitudine. L’approccio all’infanzia delle nostre scuole è improntato al riconoscimento delle competenze e al rispetto assoluto delle personalità. Li portano a teatro a 12 mesi perchè attribuiscono loro le competenze necessarie a capire uno spettacolo. Dunque anche le competenze per capire un ragionamento. Rispetto, si chiama rispetto.
E io sono stata aiutata come madre a capire “i cento linguaggi dei miei figli”, proprio dalle educatrici delle scuole reggiane e ringrazio ogni giorno di essere nata in questa città che rispetta i bambini ed educa al loro rispetto mettendoci a disposizione educatrici dalle quali vengono delegazioni da tutto il mondo ad imparare…L’AMORE all’infanzia.
http://d.repubblica.it/dmemory/2011/03/26/attualita/attualita/098asi73598.html
http://zerosei.comune.re.it/pdfs/foldrerch/RCH_ITALIANO.pdf
https://www.mammaimperfetta.it/tag/reggio-approach/
https://www.mammaimperfetta.it/2008/06/19/scuole-infanzia-reggio-emilia/
Arianna dice
aggiungo che sono d’accordo con Eletta: non è una sorpresa ormai per me vedere che quanto più io vivo serenamente il mio ruolo di madre (godendomi i figli, non subendoli) tanto meno si manifestano atteggiamenti negativi sia all’asilo, sia altrove. vai a capire quanto questo sia più o meno legato alle patacche… una cosa è certa: quando sono serena e sento che sto facendo davvero del mio meglio CON loro prima ancora che PER loro, è raro che mi venga l’impulso di sculacciarli, perché loro sono i primi a venire incontro a me.
Arianna dice
Sara, tu dici che “sono quasi tutti così”, ma non credo che il problema sia esclusivamente da attribuire ai genitori. Anche la scuola ha perso buona parte del suo ruolo educativo (io ricordo una patacca della mia maestra delle elementari, una donna buona come il pane: non l’ho vissuta come una violenza, ma come umiliazione sì, ma il fatto che ancora me la ricordi significa che ha lasciato il segno, e ho sempre saputo di essermela meritata…) ma se oggi un’insegnante si azzarda ad alzare le mani scoppia il putiferio. Io credo che nel tentativo di evitare episodi limite sia sia un po’ perso il senso dell’educazione, ma trovo difficile individuare una via di mezzo (cosa è lecito, cosa no) proprio per le ragioni che scriveva Silvia nel post (ognuno ha la sua unità di misura, la sua percezione di ciò che è “accettabile” e di cosa non lo è).
Non so dove insegni, ma le maestre di nido e materna dei miei figli hanno sempre incoraggiato il portare oggetti da casa (limitatamente, è chiaro) proprio per dare durante l’assemblea spunti di riflessione e condivisione ai bambini. Non che la cosa non causi i problemi che tu menzioni, anzi, ma io vedo i miei che a quasi 6 anni hanno chiaro il concetto di prestare, regalare, scambiare e rompere o perdere un giocattolo poiché lasciato incustodito all’asilo. Possono impararlo anche fuori dall’asilo, certo, ma non è mai troppo presto, credo, per imparare “l’arte del negoziare”.
Non è facile trovare la giusta via. Io sono una delle mamme sopracitate che ha ammesso di aver dato la sua dose di patacche ai primi due, quasi mai per questioni prettamente educative o ideologiche, ma per sfogo personale e senso di impotenza. Con il terzo in qualche modo ho trovato una sorta di via di mezzo: patacche neanche una, urla neanche, ma è l’unico che appena faccio tanto di dire un “perché non si fa e basta!” in modo sufficientemente secco si immobilizza.
Non è facile. Tutto qui.
Eletta dice
Sara, diamo la colpa all’assenza di botte per questo comportamento poco sereno dei bambini. Io vedo che i genitori, le madri in particolare – e sottolineo questa figura perchè è di questa che hanno assoluto bisogno i bambini nei primissimi anni – sono latitanti, hanno sempre cose più importanti da fare, e non entro nel discorso della produttività a cui questa società occidentale si è totalmente sottomessa. Lei mi insegna che i bambini “difficili” con cui ha a che fare sono proprio bimbi che passano la maggior parte del loro tempo in “contenitori” (mi perdoni il termine e con tutto il rispetto per la sua professione che era anche la mia) e non con chi li ha messi al mondo. I primi mesi-anni sono fondamentali e irrecuperabili.
Dubito che genitori stanchi dopo 8/10 ore di lavoro/trasferta siano così attenti e pazienti alle richieste di attenzione affettiva (e solo quella in fin dei conti, ma impegnativissima) che disperatamente e in vari modi i piccoli manifestano. Quindi facile diventa passare alle botte o all’accondiscendenza distratta pur di non sentire le “fastidiose” forme di richiesta. Molto spesso si alternano le une e l’altra coi risultati che vediamo a scapito di persone che chiedono soprattutto presenza emotiva.
carla dice
sono figlia di una madre che abusava degli schiaffi dati per frustrazione, addirittura è arrivata a picchiare me e mia sorella con un frustino (quello usato in equitazione..per intenderci) per evitare di farsi male…lei.
botte camuffate da educazione, era molto brava a farci credere che ce le dava perchè ce le meritavamo, semplicemente per un bicchiere messo nel posto sbagliato, o per non aver riordinato i giochi, e tu bambina, che vedi i genitori come miti, ci credi anche e pensi che sia giusto prenderle, piangi inoltre con la paura di piangere perchè c’era il monito ” se continui ne arrivano ancora” e ancora ne arrivavano, perchè non eri neanche libera di piangere di dolore e di paura…
quella donna, mia madre, sono 25 anni che non la frequento più, e inultile a dirsi io e mia sorella siamo rinate, mia sorella ha 3 figli e io ne ho uno di 18 mesi, con il quale ho scoperto di avere una pazienza infinita, e adesso che stiamo arrivando all’età dei capricci mi sono imposta gli schiaffi no, perchè bruciano ancora a me…
scusa lo sfogo, io sono un caso limite, ma non voglio che mio figlio abbia il terrore di me come ne ho avuto io per la mia per troppi anni, il terrore è castrante, ti inibisce ogni tipo di spontaneità e pensiero…quindi sposo in pieno il tuo pensiero…
sara dice
Penso che questa sia un’eterna diatriba, come quella fra l’allattamento al seno e il latte artificiale.
Io dico solo che a sentir parlare tutte queste mamme si dovrebbe pensare che oggi la società sia quel mondo perfetto e i bambini di oggi di gran lunga bambini migliori di quelli venuti prima, che invece, perdonatemi, non mi sembra proprio che siano.
Lavorate un po’ in una scuola materna e vi renderete conto.
Non c’è quasi un bambino che non si possa definire problematico, vuoi perchè è chiaro che a casa gliene danno tutte vinte, vuoi perchè è chiaro che ha una famiglia disadattata, vuoi perchè è chiaro che si tratta di un iperattivo…insomma, se ne vedono pochissimi rispondere a delle regole, avere per le autorità costituite e quindi anche per le insegnanti quel rispetto che una volta c’era.
In più: non sono certo più adusi all’amicizia e alla condivisione solo perchè gli si pongono davanti dei modelli di gentiori che “parlano”! Alcuni si caverebbero un occhio per togliersi di mano un pennarello, quando sul tavolo ne hanno decine.
Sono purtroppo sempre più il ritratto di una società che non rispetta più alcuna autorità, che insegna loro a contestare sempre ( e ripeto sempre) ciò che un adulto dice, una società che vuole tutto, subito, pena lamenti, proteste…una società in cui l’umiltà e il senso civico sono andati beatamente a quel paese.
E sono violenti, violenti, violenti! Si permettono di esserlo anche con le maestre.
Ora: sarà perchè tutti ricevono sberle a casa e vivono episodi di reiterata violenza domestica? O sarà forse più semplicemente perchè con questa pedagogia del dialogo e della spiegazione a ogni costo si rischia di perdere troppo spesso l’autorità genitoriale che ci spetta e non si offrono al bambino quei punti di forza e di riferimento ( che si danno anche attraverso la sonorona sculacciata o l’urlo fatto quando serve o comunque anche attraverso una severa autorità) che al bambino servono per sentirsi sicuro e che per lui costituiscono inevitabilmente anche una forma di attenzione.
Certamente non si può educare solo tramite lo schiaffo ( lo schiaffo in particolare è davvero brutto), certamente al fine di formare una coscienza critica bisogna spingere un figlio a capire il perchè del rispetto di una regola, ma spiegare non significa certo porsi al suo livello.
Qui c’è chi fa paragoni con il rapporto di coppia. E’ assurdo perchè in questo caso si parla di adulti e fra adulti si spera e si auspica di poter essere sullo stesso piano, ma fra genitori e figli non è così.
Non sempre una madre è tenuta a dire il perchè di una cosa, non sempre il bambino la farà solo dopo che ha capito perchè deve farla. Insomma, chi è l’adulto e chi è il bambino?
Non si sa nemmeno più imporre ai figli di non portare i loro preziosi giochi a scuola, nonostante si dica e si ridica che non li devono portare, perchè scoppiano liti per contenderseli, perchè li perdono e poi piangono come se stesse finendo il mondo. ” Ma lo vuole portare a tutti i costi” è la spiegazione delle mamme, e a noi poi il compito di gestire gli sciagurati risultati di questa pessima forma di educazione.
“Io a mio figlio non dico mai il no netto, gli spiego sempre!” e per risultato quello era un bambino che mi ruttava in faccia, che faceva lo sciocco è dir poco in classe, che rispetto delle mie parole zero spaccato, insomma un autentico “caprone”.
Scusate, ma se devono essere questi i frutti del dialogo sempre, allora meglio due sculaccioni in più!
Mammaimperfetta dice
Anna, così per capire.
Leggo questa frase “ma non vedo una grande tragedia se succede, se l’ottica è quella dell’affetto e non del sopruso” e mi domando: se il tuo compagno/marito te le desse in un ottica di affetto e di rispetto delle regole non sarebbe dunque una grande tragedia, giusto?
coco dice
purtoroppo sono comportamenti diffusi, in tutti gli strati sociali e culturali, e spesso cosa ancora più grave si ammantano di pretese educative.
come il bimbo di due anni e mezzo che dopo essere stato ripreso duramente dalla mamma, si stringeva le manine e la guardava sperduto “perché sa che quando fa il cattivo io lo picchio sulle mani”.
o la bimba di circa 6 anni che in spiaggia tentennava a buttarsi sotto la doccia gelida e la madre ha aggredito a insulti e schiaffi sulle gambe “cosa fai? sei una cretina! sprechi tutta l’acqua”
due episodi cui ho assistito con il cuore gonfio, l’incertezza se intervenire (non l’ho fatto) e la speranza di non ridurmi mai a umiliare il mio bambino così.
CHIARA dice
Sono d’accordo con Mammachetesta: il linguaggio e i toni utilizzati con i figli possono essere di una violenza impensabile e inammissibile. Se alzo i toni, se urlo in faccia a mio figlio non posso pretendere che lui non li alzi con me. Il padre che scrive non parla di patacche che scappano, ma di sculacciate che fanno bene e che sono “confacenti” alla personalità di un bambino… Questo per me è il passaggio più grave, è la rinuncia al dialogo, al rispetto. all’autorevolezza viene sostituita l’autorità severa. Si auspica l’ubbidienza cieca, inconsapevole…
certo che farebbero comodo piccoli soldatini che rispondono ai comandi in modo ossequioso e rispettoso. Posso garantire a questo papà che sicuramente è meno faticoso e sicuramente di immediato successo il suo metodo. Chissà quanti gli fanno i complimenti quando nei negozi i suoi figli stanno immobili e non toccano niente, non parlano, non sbuffano, poichè sanno che fuori, ne pagano le conseguenze. Paura. Per convincerli dobbiamo spaventarli…
Bè, in un mondo come questo in cui tutto è lecito, in cui il buon senso non c’è più perchè tutto è ammissibile, tutto è comprensibile, io con forza dico che credo in quello che faccio, credo che abbia un senso un’educazione non violenta, abbia senso puntare ad essere una madre autorevole che non picchia. Abbia senso condividere questo con il padre dei miei figli, anche se le personalità sono diverse.
Anna dice
Mah,
io sono stata presa a schiaffi molto da mia madre, ma SEMPRE per aver infranto qualche regola e MAI per suo nervosismo personale, e questa fondamentale distinzione è stata per me sempre chiara.
Sono cresciuta con il rispetto delle regole, aperta, serena, senza turbe particolari. Secondo me alle volte una sberla azzera il discorso e via, si riparte. Molto più pesanti e molto più violente sono certe recriminazioni, infinite discussioni…
Per me è una sconfitta dare uno schiaffo ai miei figli, e una volta, solo una che rimpiango dopo cinque anni, ho perso la calma.
Naturalmente è preferibile non darle, ma non vedo una grande tragedia se succede, se l’ottica è quella dell’affetto e non del sopruso.
piacere di conoscerti dice
Ho partecipato ad un corso sulla genitorialità dove ho potuto approfondire l’argomento, la parola chiave era “empatia”mettersi nei panni del bambino, basta pensare a questo e si capirebbero tante cose.
e come dice “mammachetesta” attenzione anche all’approccio verbale che può essere molto deleterio!
Complimenti per tutto ciò che hai scritto!
silvia
se vi può interessare nei miei post c’è il succo degli incontri ai quali ho partecipato
http://www.piacerediconoscerti.it/2011/01/che-genitori-siamo/
Eletta dice
Un uomo di questo genere è purtroppo il padre di mio figlio… e non posso fare nulla perchè la legge sull’affido condiviso permetterebbe di mettere il mio bambino nelle sue mani
mammachetesta dice
Ok, arrivo anche io su un argomento per me doloroso.
Cercherò di contenere il fiume di parole che mi verrebbe fuori…perdonatemi se comunque saranno tante.
Io a mia figlia le aptacche le do.
Per quando si mette in pericolo in primis.
Per la mia totale incapacità poi.
E’ la cosa che mi fa sentire più incapace al mondo quando mi succede, ma non lo gestisco.
Mai più di una patacca (o due). Ma succede. Di rado ormai ma capita.
E altre volte magari le stringo troppo un braccio dicendole di fare qualcosa.
Ed è vero, è un problema mio.
Ed è vero mi sento in colpa.
Ed ho anche smesso di cercare scuse perchè non ce ne sono.
Ma c’è un’altra cosa: ho paura. Paura di questa cosa orribile. Perchè se fai questo sei orribile.
Ci sono motivi, non scuse.
E aggiungerei che non sono solo le botte a essere violente. Lo sono anche i “sei stupido!”, “Sei un cretino!” che sento troppo spesso rivolti ai bambini. Così come quando al millesimo tentativo di spiegarle qualcosa le dico “Ma come puoi no capire?!?”.
Non è violenza questa? Sì. Eccome se lo è.
alessia dice
che tristezza questa persona. Le percosse e le pacche sul sedere capitano certo, ma sono inutili. Non è questione di violenza genera violenza ma di come ci permettiamo di usare le mani su di loro solo perchè sono piccoli. Disciplina o mancanza di disciplina non hanno niente a che fare con le botte. I progetti educativi si basano sulla coerenza, la calma e l’autorevolezza tra le altre cose. Oltre che sull’amore.- Amore e disciplina vanno a braccetto. I bambini maleducati e bulli sono spesso figli di gente che preferisce usare le percosse a mantenere la calma e usare una linea coerente di educazione basata su divieti, tra cui magari la tv e i giochi al computer, piuuttosto che alzare le mani. Mi pare che si tratti di un padre poco incline a fare fatica e molto ad alzare le mani. Poveri bambini.
DANIELA dice
Brava Silvia, questo post è uno dei tuoi piu’ belli(a mio avviso) per delicatezza e riflesioni che lascia toccando credo corde molto profonde di ogni genitore. La pacca sul pannolino è scappata anche a noi e fa male dentro molto piu’ che al bimbo,non sempre si riesce a restare calmi, a volte sembra proprio te le chiedano ma educando con rispetto in primis alla sua persona e al dialogo è, seppur un grande sforzo, che credo anzi sono convinta poi ripaghi della persona che nostro figlio diventera’. Grazie Silvia.
Francesca dice
molto illuminate, e, come sempre, quando i post contengono del “vissuto” sono “convincenti” e ancora più appassionanti.
Anche a me è capitato di dare le sculacciate e sempre in un momento di grande stanchezza e poca pazienza. Nel cammino che sto facendo anche io come mamma, mi sto rendendo conto che le sculacciate non servono a niente: ma allora cosa serve? Quando devi uscire di fretta con un bimbo per andare al nido e poi a lavoro e lui si lancia in un capriccio che non riesci ad estinguere con nessuna arma riconducibile al dialogo (spiegare che si fa tardi, proporgli una distrazione, ecc.), cosa si può fare?
E poi, è sempre giusto stare a spiegare e, in fondo, negoziare? In questo caso, non mi riferisco, come alternativa agli sculaccioni, ma ad altri modi impositivi (“si fa così perchè questa è la regola”!), che si chiamano appresso urla potenti, spesso, e che non sempre sono utili.
E’ difficile “educare” i figli, e trovo utilissimo questo confronto.
Grazie, Silvia, come sempre!
Arianna dice
Brava Silvia, hai reso perfettamente l’idea. Anche io sono per la patacca solo nei casi come quello che menzioni (pericolo in vista), ma è anche vero che mi è capitato, soprattutto con i primi due figli, di aver perso il controllo in situazioni ben meno gravi, a causa della famosa “goccia” che fa straripare il vaso: sono la prima ad ammettere che si trattava solo di tentativi (fallimentari) di ottenere un risultato immediato (dopo tanta stanchezza). Quello che ho capito io è che il risultato immediato (che poi non sempre c’è) porta con sé una quantità di emozioni negative mie e loro che non conducono davvero a nulla.
Il risultato a lungo termine? Anche se sono passati almeno tre anni dall’ultima “plottata” (solo una serie di blande patacche, intendiamoci), ancora oggi se mi avvicino all’improvviso ai miei figli, in un momento di tensione, spesso a loro viene spontaneo alzare le braccia nel tentativo di proteggersi. Questo mi fa stare davvero male, ci vorrà tempo per cancellare questo “imprinting”, molto più profondo di quanto avrei mai pensato.
polly dice
bellissimo post, silvia! no, scusa, serena :)))
anche a me è capitato di dare una pacca sul sedere con grandi sensi di colpa, e l’ho fatto sempre PER COLPA MIA: perchè ero stanca, perchè ero nervosa, perchè mi sentivo sola, non perchè trovo che la sberla sia un metodo educativo. e non ultimo, l’ho fatto perchè da bambina le prendevo con molta facilità, e darle a volte mi verrebbe spontaneo. poi respiro, e trattenendomi, do un’opportunità non solo alle mie figlie, ma anche alla bambina triste che ero. l’opportunità di capire che loro valgono, e che io non ho intenzione di sopraffarle solo perchè sarebbe facile.
Lara dice
Carissima Silvia!
trovo le tue parole molto illuminanti e apprezzo la classe con cui hai risposto al tuo commentatore. (che forse, hai ragione, ha sbagliato blog..)
Vorrei dire che, molto spesso gli episodi di bullismo non sono il frutto di un educazione “buonista” anzi.. Un bambino impara e ripete quello che vede fare dal genitore.. se viene educato senza rispetto per la sua persona (e per i suoi famigliari) egli ripeterà questo modello di comportamento .. perchè è l’unico con cui ha avuto a che fare..
Grazie per le tue parole.
Monica dice
E meno male che avevi un blocco: ci stai regalando una serie di perle da incorniciare. Questo post farà il giro dei social. Grazie.
Mammafelice dice
Brava brava brava brava brava e mille volte brava. Sposo OGNI parola che hai scritto, ogni singola parola. Mi viene da piangere a pensare a quelli che agiscono diversamente e, ebbene sì, su questo particolare argomento penso di avere la verità in tasca! Forse è davvero l’unico argomento al mondo su cui ho una certezza estrema, a costo di risultare antipatica.
Grazie. Grazie di cuore. Grazie per ogni singola parola. Questo è un post illuminato che dovrebbe essere consegnato il giorno del parto a tutti i genitori.