Domanda
Gent.ma Dott.ssa Agnone,
sono la mamma di una bambina di quasi 4 anni di nome Elisa.
È una bambina molto sveglia, con una memoria eccezionale e una proprietà linguistica davvero non comune.
È sempre stata “molto sveglia” e come le stesse maestre della scuola materna mi hanno detto “è avanti per la sua età”.
Elisa ha sempre avuto un carattere determinato, non la si convince tanto facilmente! Ci sono stati periodi in cui ha mostrato maggiore irrequietezza, imponendo fortemente la sua volontà, ma mai come in questo periodo.
Elisa da un paio di settimane sembra aver perso la sua serenità, è arrabbiata con tutto e tutti, è diventata aggressiva nei confronti miei, di mio marito e dei nonni, non accetta che le si dica “no” o le si diano dei limiti, tira oggetti e si avventa su di noi colpendoci.
Noi siamo “spiazzati” e anche preoccupati perché non sappiamo come aiutarla. Se le parliamo con calma e cerchiamo di farle capire perché’ le abbiamo detto “no”, o si agita ancor di più, o trova subito qualcosa d’altro per ricominciare ad arrabbiarsi.
Se invece ci imponiamo magari alzando la voce e trattenendola fisicamente, scatena ancor di più la sua rabbia.
Abbiamo pensato che forse stia soffrendo di gelosia nei confronti della sorella che ha 1 anno, ma con tutta onestà riserviamo molte più attenzioni ad Elisa che a Linda, proprio per non farle mancare il nostro affetto.
Io comunque ribadisco spesso che il cuore della mamma e del babbo sono talmente grandi da voler bene ad entrambe nello stesso modo. Come genitori cerchiamo anche di farci vedere d’accordo sulle decisioni prese, ma a volte Elisa davvero è capace di far saltare i nervi (è fisicamente potente e può far male) soprattutto al padre che a volte ha fatto volare una paccata nel sedere.
Non si parla certo di menarla, noi siamo assolutamente convinti che “violenza generi violenza” e “amore generi amore” e quando ci rendiamo conto di aver esagerato le chiediamo “scusa” per aver perso la pazienza (convinti che l’esempio sia il miglior insegnamento), ma in questo periodo siamo davvero in difficoltà e ahimè la nostra pazienza sta venendo meno e anche il nostro rapporto di moglie e marito ne risente.
Come possiamo aiutarla? E come possiamo aiutare noi stessi a restare uniti nella sua educazione?
Sarei davvero grata se potesse rispondermi.
Risposta
Cara Mamma,
mi colpisce molto la prima parte della tua mail, rispetto alla seconda: Elisa e’ una bambina eccezionale, al di sopra, avanti, ma… quando si arrabbia sembra perdere quelle caratteristiche di eccezionalità dai voi tanto ammirate.
Elisa è però una bambina, e come tale, per quanto intelligente e brillante, ha i suoi momenti di rabbia: sana, evolutiva, eloquente.
In quel “ma” si gioca quindi una grossa parte della relazione genitore-figlio.
Racconti che da qualche tempo sembra aver perso la sua serenità: in parte, con questa affermazione, hai già una risposta. Qualcosa nella vita di Elisa è cambiato, ha assunto un significato diverso, le impone di far fronte ad un’energia che in questo momento non sa come contenere. Forse, è semplicemente cresciuta, vede il mondo in modo diverso, con altri significati ed esprime le sue nuove necessità.
Cosa sia concretamente cambiato nella vostra famiglia, e cosa in questo momento le toglie serenità, con questi mezzi mi è difficile valutarlo, e sarebbe necessario un incontro di persona che mi aiutasse a “vedervi” con completezza. Mi atterrò quindi ad un senso generale del tuo racconto, cercando di risponderti come posso.
Elisa è una bambina forte, vivace, energica: gli stessi tre aggettivi possono essere visti come pregi e difetti del suo carattere, a seconda del punto di vista che assumiamo, o del contesto in cui tu come mamma li noti. Descrivi Elisa, quindi, come una bimba che talvolta ha in sé una grande tensione che cerca un luogo dove essere scaricata (e quindi un modo di placarsi).
Non è la prima volta che mi viene rivolta una domanda riguardo alla rabbia o all’aggressività del bambino, e questo mi conferma che, come genitori di oggi, siamo impreparati a gestire i sentimenti di rabbia: ci fanno sentire incapaci, impotenti, e ci inducono spesso, come è capitato a te, a chiedere aiuto.
Vorrei precisare che nell’età prescolare è molto frequente che i bambini utilizzino questa modalità per esprimersi: è l’età in cui l’azione è al centro del loro agire, e il fare prevale sul dire. Che il pensiero può precedere l’azione è una cosa che imparano col tempo, e con l’esempio degli adulti.
Suggerirei quindi di cominciare a “mettere a fuoco” il tema di cui trattiamo entro una cornice di significato: il bambino arrabbiato non è semplicemente un bambino fuori controllo, ma un bambino che esprime un disagio, una tensione, un bisogno.
Questo pensiero ci aiuta a non spaventarci davanti ad un comportamento che consideriamo a noi sconosciuto, e, al contrario, ci da’ il senso del “potere” che sperimentiamo quando abbiamo a disposizione gli strumenti per comprendere “un fatto”.
Questo vissuto, negli adulti, è importantissimo per regolare il comportamento del bambino arrabbiato, all’interno di una relazione up-down, in cui l’adulto si prende cura e contiene: ).
Quel che il bambino non sa contenere da solo, perché è piccolo, l’adulto può: offrendosi come base sicura, l’adulto dà un senso ai vissuti e placa le tensioni spiacevoli, e nello stesso tempo, mettendo parola, dando significati alla rabbia, insegna che c’è un modo di arrabbiarsi che non include l’aggressione dell’altro.
L’adulto, con la calma ed il contenimento, offre alternative.
Al contrario, la fretta di uscire rapidamente dall’episodio rabbioso non permetterà né al bambino né all’adulto di metabolizzare l’evento in modo adeguato.
Sembrerà banale, quindi, ma il primo passo è proprio quello di mantenere i piedi ben piantati a terra (e non lo dico in senso metaforico) e prendere la giusta distanza dalla rabbia del bambino, senza confluire con essa: in questo modo il contatto col terreno, come radici, ci farà percepire che abbiamo la forza per resistere al “tornado-rabbia”.
Bloccare, anche fisicamente, l’esperienza del bambino, invece, produrrà esattamente l’effetto contrario: la tensione non troverà il contenimento dell’adulto.
I bambini devono potersi arrabbiare e trovare un modo adeguato ad esprimere la loro rabbia.
Non esistono regole universali: ad alcuni bambini servirà un abbraccio (contatto fisico), ad altri una voce pacata (punto di riferimento), altri ancora richiederanno semplicemente che l’adulto sia lì, paziente, mentre esprimono il loro bisogno.
Ma ciascuna di queste esperienze ha come denominatore comune una relazione significativa in cui il bambino arrabbiato non è solo: i vissuti acquisiscono un senso dentro la relazione.
Con un bambino di 4 anni, fornire spiegazioni chiare e semplici, porre regole ragionevoli e adeguate all’età, offrire delle alternative all’espressione della rabbia, è una valida strategia per entrare in contatto con il suo disagio.
“Capisco che sei molto arrabbiata”, per quanto possa sembrarci una frase ovvia, è un ottimo modo di empatizzare: se la rabbia è un linguaggio, trovare insieme a lei parole e gesti nuovi (nonché adeguati) permetterà ad Elisa di esprimersi in modo autentico ma di non restare sola con la sua rabbia.
Un ultimo cenno vorrei farlo riguardo alla fermezza dei genitori: trovo che sia molto importante che come genitori restiate uniti nelle regole educative, e che ciascuno di voi, davanti ad Elisa, non perda la convinzione che i limiti imposti ad un bambino sono quelli che un genitore giudica validi per il suo bene. Talvolta in un genitore questa convinzione vacilla, ed il bambino percepisce nitidamente l’incertezza dell’adulto.
La convinzione, al contrario, rappresenta quel contenimento sicuro di cui abbiamo parlato, rispetto al quale il bambino si sente protetto e rassicurato.
È bene considerare che l’opposizione, la rabbia, hanno un valore importantissimo, in quanto sono strumenti che aiutano il bambino a differenziarsi rispetto all’adulto, dal quale è strettamente dipendente, e a crescere sulla strada dell’ autonomia.
Ma, in egual misura, il no dell’adulto lo differenzia rispetto al bambino, ponendolo nella condizione di chi ama e comprende, e che, ponendosi nei suoi panni, interpreta i segnali del bambino adattando la risposta al bisogno.
È una competenza che le madri sviluppano sin dai primi vagiti del neonato, quando il comportamento viene interpretato e placato offrendo cure e nutrimento, e che non dovrebbe perdersi di vista con la crescita del bambino e lo sviluppo del linguaggio.
Ciò di cuoi abbiamo parlato è certamente un percorso che richiede perseveranza e pazienza, e come genitore comprendo la vostra fatica. Vi suggerisco di parlare fra di voi, tu e tuo marito, delle fatiche e delle difficoltà che talvolta potete provare davanti alle reazioni di Elisa, cercando di attingere alle vostre risorse per sostenervi in un progetto educativo.
Ma sono certa che, una volta trovata la vostra fermezza, il sostegno reciproco, e la giusta apertura alla rabbia di Elisa, saprete cogliere la ricchezza che solo una compresione profonda tra genitore e figlio dona ad entrambi.
E il linguaggio delle emozioni, compresa la rabbia, sarà per voi una musica nuova.
In bocca al lupo.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Daniela dice
Salve dottoressa sono mamma di Matteo di 8 anni , Matteo si arrabbia a scuola con gli amichetti , o con la maestra , quando viene contraddetto , se non si fa come dice lui diventa furioso è non accetta consigli. Riguardo l impegno scolastico è bravissimo, devo dire che da quando a iniziato la scuola fin dall’asilo a sempre avuto questi momenti , pensavo insieme alla maestra che crescendo sarebbe cambiato, ma a tutt’oggi la maestra , l allenatore , le catechisti si lamentano che Matteo si arrabbia per sciocchezze. Cosa posso fare?
Caterina dice
Buongiorno Dott.ssa. Agnone
Ho una bambina di 21 mesi, e direi che ed abbastanza sveglia ci fronte bambini dalla sua stessa età, io mi trovo con il problema che lei quando si arrabbia mi morde, e morde proprio forte , di solito capita quando li dico che non deve fare certe cose o per esempio se andiamo fuori e ci sono le giostri e , li faccio fare qualche giro ,poi li dico che dobbiamo andare, lei non mi ascolta e continua volere salire sui giochi, io ho provato a parlargli ma non la vuole capire, allora quando decido prenderla in braccio per andare via si arrabbia e mi morde.. Lo stesso capita ogni tanto per salir in machinae non vuole sedersi sul seggiolino della macchina…
Provo a parlarli o spiegargli ma lei in vuole capire, poi io perdo la pazienza è la sgrido…
Non so se ogni volta che lei mi morde dovrei sculacciarla, li ho detto mille volte che fa male ma quando si arrabbia non capisce…
Gli prego un consiglio perché non voglio crescere mia figlia con dei urli o con le sverle bel sederino, vorrei tanto farli capire le cose…
Cordiali saluti
Caterina.
Francesca dice
Gent.ma Dott.ssa, cercavo informazioni e consigli in aiuto per superare il periodo di crisi che la mia piccola Sofia di 4 anni, e tutta la famiglia di rimando, sta soffrendo in quest’ultimo mese, e ho trovato questa lettera della mamma di Elisa nella quale mi sono ritrovata completamente. La ringrazio quindi per le parole di conforto e la professionalità, perchè spesso l’ignoranza che mi circonda mi spiazza e mi rende insicura e mi fa vedere le cose più nere di quello che sono. Addirittura suocera e cognata mi hanno consigliato di urlare un po’ e alzare un po’ le mani, sennò non risolvo niente con la mia voce pacata e i miei abbracci…ma si rende conto???
La seguirò d’ora in poi, assiduamente. Grazie.
Katja dice
Gentile dott.ssa Agnone
Sono la mamma di un bambino di quasi 3 anni che spesso manifesta la sua rabbia con agressivita, lanciando in aria oggetti, picchiandomi con essi, e a volte mi morde. Ho letto la risposta riguardane la bambina di nome Elisa e ho trovato sia cose che sapevo già e anche dei nuovi spunti per le nostre difficoltà. In questa lettera volevo però un suo parere su un mio attegiamento che assmo alcune volte quando Ivan, nome di mio figlio, si arrabbia lanciando oggetti o picchiandomi. Se dopo avergli spiegato con parole e ceracato di contenere senza risultato, a volte lo prendo di peso e lo porto in camera sul letto o lo metto seduto sulla poltrona dicendoli di pensare a ciò che ha fatto, di calmarsi e poi ne parliamo. In passato quando facevo cosi in poco tempo si calmava e veniva da me dicendomi che si e tranquillizzato e io lo abbracciavo, tranquilizzavo e cercavo di parlarne con lui dell’accaduto. Ultimamente non vuole rimanere sul letto o divano e continua ad esprimere la sua rabbia con lanci e colpi.
Ringrazio e saluto
katja
mammadicorsa dice
Gent.ma Dott.ssa, come mamma di Elisa la ringrazio dal profondo del cuore per ciò che ha scritto e mi creda che non esiterei un attimo ad un incontro di persona se solo fossimo meno distanti. Come mamma non ho mai pensato di lasciar sola Elisa nei suoi momenti di rabbia, ma a volte è necessario allontanarsi da lei per evitare che qualcuno si faccia male. Mi tranquillizza molto ciò che lei più volte sostiene e cioè che i bambini devono potersi arrabbiare e che ciò è utile alla loro crescita. Vorrei soltanto poter aiutare Elisa ad esprimere in modo diverso la sua rabbia (cosa si può fare concretamente???) aiutandola ad accettare anche questa parte di se stessa