C’è una fase in cui, quando termina il tunnel di gravidanza-puerperio-allattamento-svezzamento-spannolinamento, magari a ciclo ininterrotto tra un figlio e l’altro, c’è un momento, dicevo, in cui occorre ristabilire i propri fulcri, ricostruirsi, ammesso che si abbia ancora il desiderio di farlo. In ogni caso, sia che i pezzi rimasti dentro la centrifuga ancora siano ricomponibili, sia che non si possano più riordinare, è un lavoro di consapevolezza che va svolto con serietà.
Quando termina la fase di cura e accadimento, quando i bambini raggiungono autonomie insperate e a te non resta che osservarli mentre si caricano lo zaino sulle spalle per andare a scuola o allacciarsi le cinture in autonomia, quando li senti disquisire di vita e morte o quando li vedi guardarti con consapevolezza nei tuoi momenti di crisi, trovandoti, talvolta, come davanti ad uno specchio, quando accade tutto questo, ti ritrovi un po’ spiazzata, come quando il capitolo del libro che stai leggendo termina bruscamente.
È come quando nasce un neonato pretermine: la madre non ha modo di passare dalla relazione di fusione a quella del riconoscimento che è lo status che le permette di comprendere rapidamente i segnali del bambino e deve lavorare su questo.
Oppure come quando al momento del parto ci si deve separare dal proprio senso di onnipotenza che ha tenuto in vita il bambino dentro le nostre viscere e fare velocemente proprio il senso di cura.
Sono balzi obblgati da compiere, pena il crollo.
Quando i figli diventano sufficientemente autonomi accade lo stesso, occorre aiutare se stessi a risintonizzarsi sui propri desiderata e a rischedulare nuovamente le priorità e, perché no, anche i propri sogni.
Rimettere al centro i sogni congelati e il proprio desiderio di felicità, che non può più prescindere dalla felicità dei tuoi figli ma che al contempo si muove, nervoso, per la troppa costrizione degli anni “perinatali”.
È un lavoro di riposizionamento, di consapevolezze, di analisi lucida e, soprattutto, di sincerità nei confronti di ciò che si desiderererebbe essere.
Ed è, soprattutto, un atto d’amore verso se stessi.
Siccome io ci ho impiegato 26 anni ad imparare ad amarmi, sento il desiderio di continuare a farlo, nei modi che le circostanze mi pongono davanti, senza fuggire.
Buon lavoro a me.
Previous Post
Crescita a due anni e celiachia
Crescita a due anni e celiachia
cispa dice
ciao. ti leggo per la prima volta e mi sono commossa. io ci ho messo quasi 40 anni a capire che devo mettere me stessa al centro, volermi bene, stare bene per poter amare i miei figli… ci è voluto un marito che se ne è andato per capire… tutto il dolore che ho dovuto attraversare da sola con due figli piccoli per capire che occorre voler bene a se stessi… prima di tutto… e forse ancora non ci riesco. forse ancora è più importante tutto il resto di me.
Monica dice
Che belle parole… e quanto sono vere….
Anche io mi ritrovo in questa fase, anche io avevo imparato ad amarmi, e anche io dovrei ricomporre i pezzi del puzzle. Ma chiedo un consiglio, o meglio, un confronto, se è possibile. Ho scongelato i miei sogni, alcuni non mi appartengono più, altri sono maturati in questi anni, altri ancora vorrebbero essere modificati e adattati alla mia vita attuale. Ci sto lavorando, insomma. E sto facendolo con enorme serietà. Il problema è che in questa presa di consapevolezza, ho cercato di inquadrare i miei desideri e le mie esigenze ma mi sono accorta che non posso perseguirli nella mia vita attuale. Per dirlo diversamente, da tempo non sono più felice, ma nemmeno serena. Il discorso non riguarda mia figlia, o il mio essere mamma. Riguarda la mia vita di donna. Vorrei cambiare tutto. Sì, lavoro e compagno compresi. Mi sono riscoperta svuotata e confusa. Non sono più io. Mi sto chiedendo se lo amo ancora. Non riesco a rispondermi. Ho deciso di darmi del tempo, ma a volte ho tanta paura. Come fare quanto ci si risintonizza e ci si ritrova a sentirsi stretti nei propri panni?
lux in fabula dice
Vorrei commentare due passaggi. Perdona la domanda, perché ti è servito così tanto tempo per volerti bene? La tua famiglia, a quanto racconti, è stata equilibrata e solida, ti ha fatto crescere in modo armonioso, ti ha permesso di essere così come sei, una persona ricca e speciale, capace di stupire con riflessioni argute e profonde (come questo post e tanti altri). Come mai tanto lavoro su te stessa?
Vorrei anche dire che certamente l’accudimento dei figli e la fatica della conquista delle autonomie sono momenti spesso impegnativi, ma, come hai scritto una volta, c’è anche la fase della riflessione, (la scelta della scuola ad esempio, ti ricordi?), per non parlare di amicizie, di scelte di vita e tanto altro che verrà. I figli sono sempre al centro di ogni pensiero. Madri si è per sempre.
Perfettamente comprensibile, ritarare le proprie scelte, quelle messe da parte, anche solo temporaneamente. Responsabilità lavorative nuove bollono in pentola?
un abbraccio a una mamma “riflessiva”
Giacomo dice
Cara Silvia,
tu sei una perla nel mare magnum della Rete.
Rivoluziona, sogna, cambia, corri ma…continua a regalarci parole da incorniciare, leggere e rileggere.
Silvia - improvvisamente in quattro dice
Mi lasci senza parole.
Prendo queste tue righe e le faccio mie.
Grazie Silvia.
CHIARA dice
come sempre arrivi puntuale, intensa, sorprendente… Grazie Silvia, grazie davvero.
ho voglia del terzo figlio, ma in alcuni momenti temo che questo desiderio nasca dalla paura di scongelare i sogni stravolgendo quel ritmo frenetico ma ormai consueto e rassicurante che segna la mia vita.
potrei riprendere gli studi, investire in quel progetto in cui credo ma che vedo più grande di me, potrei pensare ad investire i miei risparmi, invece mi trovo a ripensarmi madre per la terza volta.
perchè? mi chiedo. non sono stati sufficienti due figli? e’ davvero desiderio di costruire una famiglia numerosa o paura di sognare altro? complicherò la vita di tutti noi, toglierò ulteriore tempo e risorse agli altri due bambini o donerò loro una persona su cui potranno sempre contare? il primo figlio è stato desiderato in modo incosciente, il secondo intensamente e consapevolmente, per il terzo la razionalità fa a pugni con l’istinto… forse è già una partenza con il piede sbagliato.
Arianna dice
Dai Silvia, dai! E scongelali sti sogni! :*
Margherita (Apprendista mamma) dice
Buon lavoro a te, con tutto il cuore, e buon lavoro a tutti quelli che investono sulla propria crescita personale, perché viaggiare verso una meta che è all’interno di se stessi è allo stesso tempo più complicato e più appagante che andare verso un obiettivo esterno. O almeno, io, nel mio piccolissimo, la penso così.
Francesca dice
Carissima Silvia, questa tua profonda e intensa riflessione mi porta a pensare che nella tua decisione di scongelare i tuoi sogni non ci sia più posto per un terzo figlio. Te lo chiedo non per puro voyerismo di rete, ma perchè forse è la situazione in cui si trova mio marito, che di accudimento, ne ha fatto ben poco, ma che comunque vuole riapproprirsi dei suoi e dei nostri spazi e che quindi al terzo figlio proprio non ci vuole pensare, almeno adesso.
Comunque sono molto contenta per te, perchè da questi spaccati di pensieri emerge una persona equilibrata, serena, piena di energia e di amore.
Un abbraccio
Laura dice
Buon lavoro e te, e a noi tutte
francesca dice
…ecco ora sono ancora nella fase accudimento ma spero un giorno di ricordarmi di questa tua riflessione …. anche perchè noi donne spesso impariamo ad apprezzarci tardi e quando questo succede siamo travolte da matrimonio e figli e le priorità diventano altre …. quindi poi dobbiamo reimparare da capo….. (almeno questo è successo a me)
mammadifretta dice
facevo le stesse riflessioni qualche giorno fa. sei grande. baci
silvietta dice
quando apri questi spaccati di riflessione su te stessa mi lasci sempre spiazzata: sono riflessioni intense, dense e veritiere. Sincere e mai egoiste anche se fanno riferimento a sé – ossia l’unico ambito su cui davvero si può pensare di lavorare, per vivere bene con sè e con gli altri.
sono nel mezzo del “tunnel” e ci ho messo 30 anni ad apprezzarmi. credo conserverò questo articolo come uno dei grandi doni che mi hai lasciato nella rete.
grazie
silvietta
Raffaella - BabyGreen dice
carissima, io sono ancora nella fase in cui devo allacciare le cinture io, però questa tua riflessione mi ha colpita molto e ti ringrazio perché so già che mi aiuterà quando ci passerò anche io! Buon lavoro a te!