Domanda
Cara Dottoressa Agnone buongiorno,
vorrei chiederle di aiutarmi ad affrontare un disagio che mio figlio di 4 anni manifesta e che non riesco ad interpretare. Diciamo subito che Yuri è una simpatica canaglia, un bimbo molto vivace ma mai maleducato (salvo episodi rari e/o capricci che penso siano fisiologici).
Si reca alla scuola dell’infanzia col pullman e una volta alla settimana lo vado a prendere di persona per confrontarmi con la maestra: ebbene quel giorno in cui sa che andrò io fa letteralmente il diavolo a quattro. Abbiamo provato per un periodo a non avvisarlo quando mi recavo a scuola (sentivo la maestra per telefono) e infatti non c’erano più problemi. Sono passati alcuni mesi e abbiamo fatto un nuovo tentativo: ha passato il giorno a spingere, buttare sedie e sfidare la maestra.
Inoltre il pomeriggio abbiamo spesso degli amichetti a giocare, Yuri alterna giorni in cui è molto “ospitale” ad altri in cui è scontroso e dispettoso.
Tenga presente che è un bimbo molto seguito, sia io che il padre trascorriamo con lui tutti i pomeriggi.
Ci siamo accorti che vuole sicuramente dimostrarci/comunicarci qualcosa ma le assicuro che sia noi che la maestra non abbiamo più idee.
Le sarei grata se mi potesse fornire un suo parere su questi comportamenti ed eventualmente qualche suggerimento per affrontarli.
La ringrazio sinceramente.
Anna
Risposta
Cara Anna,
la storia che ci racconti non mi è nuova: conosco molti bambini che in assenza dei genitori sono attenti e diligenti, e che invece a casa si lasciano andare in vivacità ed irruenza.
E’ la prova di ciò che sostengo sempre, rispetto al fatto che ogni comportamento si manifesta dentro una relazione, e con ogni persona ciascuno di noi esprime una parte diversa di sé.
Per ciscuno di noi, ogni comportamento si esprime, per così dire, se c’è qualcuno che ci permette (anche implicitamente) di farlo.
Insomma, il comportamento è co-creato, dentro un’interazione.
Credo che a questa età i bambini facciano esperienza di vari modi di essere, che provano addosso come un vestito: diventano più consapevoli di certi sentimenti, di certe emozioni, e le manifestano in modo diverso dagli anni precedenti.
Non è da escludere, come è ovvio, pensare che in presenza di mamma e papà ci si possa anche lasciare andare, ed essere più spontanei e meno timorosi delle regole e della disciplina proposte da altri adulti, come gli insegnanti: del resto, mamma e papà si conoscono meglio, nel bene e nel male, e si sa già cosa aspettarsi quando sono arrabbiati o “delusi” dal proprio comportamento.
Nel contesto scolastico, inoltre, ogni bambino esprime a suo modo il tema della separazione dall’ambiente familiare: tappa importante che segna la strada verso l’autonomia, il sentirsi “soli” in tutte le sue sfaccettature, positive e negative, e la possibilità di esprimere se stessi da altri punti di vista rispetto a quelli sperimentati nell’ambiente domestico.
Descrivere Yuri come una “simpatica canaglia” mi fa anche pensare che, anche se in modo finora del tutto sano, da parte vostra ci sia stato il permesso di esprimere la sua vivacità e la sua spontaneità: non è facile per un bambino così piccolo comprendere da solo il delicato confine tra una vivacità simpatica o eccessiva, e per fare questo ha bisogno della presenza di un adulto che lo aiuti a capirlo.
Esprimermi con esattezza riguardo alle precise cause non posso farlo, con questi mezzi, se non tirando a indovinare, ovvero facendo delle ipotesi molto teoriche ma non so quanto vicine alla vostra realtà.
Non mi preoccuperei eccessivamente dell’alternanza di ospitalità e scontrosità: come piccolo essere umano, anche Yuri ha le sue giornate migliori e peggiori, le sue simpatie ed antipatie, il suo modo di esprimere come si sente.
Più che interpretare, però, proverei a parlare un pò con lui di come si sente, di come sta: a volte sottovalutiamo la capacità dei bambini piccoli di esprimere i loro stati d’animo, che invece possono essere o diventare più chiari per loro se hanno la possibilità di esprimerli.
Certo, un dialogo in questo senso deve lasciare spazio alla spontaneità e alla libertà, e non essere “suggestivo”, nel senso di indurre verso definizioni che non gli appartengono.
Gli stati d’animo devono essere espressi, ma non suggeriti.
E’ possibile anche che Yuri, col suo atteggiamento provocatorio, vi metta un pò alla prova, per vedere che succede quando trasgredisce alle regole (in questo caso di comportamento): l’unica cosa da fare, quindi, è accettare l’invito e scendere in campo a giocare! Quali sono le regole del gioco? Che messaggio vuoi far passare a tuo figlio rispetto alle regole e alla possibilità di trasgredirle? Che connotazione prende il tuo amore per lui quando lui non corrisponde al bravo bambino osservante delle regole?
Tutto questo non è una sfida da parte dei bambini con il più nobile degli intenti, strutturare una propria identità, insieme ad un sincero desiderio di capire e imparare “come funzionano” le relazioni, la spontaneità, l’osservanza delle regole, il contesto sociale (dentro casa- fuori casa), e così via.
Sapere di essere amati per quel che si è, anche quando talvolta ci si concedono piccole trasgressioni, è importante quanto sapere che esiste un codice di buona condotta.
Credo che l’alternanza tra “le due facce” di tuo figlio sia una sana espressione di vivacità e flessibilità, che non ci sarebbe in lui se voi non foste dei genitori presenti e tolleranti, ma anche contenitivi e chiari.
Certo, non è piacevole vedergli spingere o provocare la maestra o i coetanei: in questo, dare una misura del rispetto delle regole non è sbagliato né fuori luogo. Credo che saprete trovare un giusto modo per fargli capire che ci sono cose che non sono belle da fare, e che offendere o spintonare fa male agli altri, verso i quali invece è bene avere sempre rispetto.
Il senso dei propri sbagli, per di più, fa capire al bambino di non essere onnipotente, ma di avere dei limiti “umani” che non gli consentono di fare quel che gli pare senza regolarsi con la presenza dell’altro.
Voglio aggiungere un’osservazione sulla trasgressione.
E’ pur vero che attraverso le regole si impara a vivere in modo “sociale” e civile, ma suppongo anche che senza alcune trasgressioni, nella storia dell’uomo, non ci sarebbe stato progresso. In alcuni casi, la trasgressione è una grande forma di creatività.
Ci sono fasi della vita in cui la trasgressione è la base per la ricerca di una propria identità (ancora di più nell’adolescenza), pur tuttavia il suo messaggio relazionale non è “lasciami trasgredire”, ma “aiutami a capire quali sono i miei limiti, fin dove posso arrivare”.
I bambini di questa età, pur perfettamente in grado di riflettere su ciò che fanno e sulle sue conseguenze, hanno bisogno di un adulto presente, che li sostenga e li accompagni in questo processo.
Ribadisco che potrebbero esserci molti significati, rispetto al contesto di vita in cui vi trovate, da attribuire al comportamento di Yuri, ma mi è difficile “indovinarli”.
Trovo che il tuo modo di pormi la domanda sia proprio l’atteggiamento vincente in questa circostanza: tener sempre presente che il comportamento del bambino è un messaggio, e porsi nell’atteggiamento ricettivo di chi vuole ascoltare e comprendere.
Concludo con una domanda, che muove dalle prime parole con cui hai iniziato a scrivermi: siamo sicuri che il comportamento di tuo figlio sia l’espressione di un disagio? O piuttosto il disagio è negli adulti che devono riformulare regole e confini?
In bocca al lupo, e buon lavoro.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Serena dice
Mi permetto di lasciare un breve commento perchè anch’io ho avuto lo stesso problema con mio figlio (3 anni): la mattina lo accompagno alla materna, non fa capricci, non piange, è sorridente e allegro….se saluto e me ne vado subito! Se invece mi attardo a chiedere alla maestra come “procede” ho notato che diventa ansioso, mi si attacca alle gambe mentre parlo e mi chiede baci in continuazione, finchè scoppia a piangere e alla fine non vorrebbe più lasciarmi andare via. Leggendo questo post forse ho capito che il problema potrebbe essere l’essere giudicato dalla maestra, la mestra rivela alla mamma tutti i suoi comportamenti più o meno corretti, magari ha paura della reazione della mamma a quanto gli viene detto. Piò essere?
Grazie mille a tutti per i vostri spunti di riflessione…non si ha mai finito di imparare!
Serena