Domanda
Carissima Dottoressa Agnone,
mi chiamo Elisa, ho 24 anni e ho una bimba di quasi 6 mesi.
Purtroppo solo un mese dopo la sua nascita ho capito che la persona che ho sposato circa un anno fa non era la persona giusta per me, e così ho deciso di chiedere la separazione consensuale.
Il cammino che porta alla separazione e lungo e assai difficile dato che il mio ex marito è decisamente molto arrabbiato e cerca di farmela pagare sotto tutti i punti di vista.
Quello che vorrei chiederle è quanto può soffrire una bimba di pochi mesi per questa separazione e soprattutto se è possibile potermi trasferire a casa del mio nuovo compagno che mi ha chiesto di andare a convivere senza che la bambina subisca traumi data la sua tenerissima età.
La ringrazio anticipatamente per la sua risposta, porgendole i miei più cari saluti.
Risposta
Cara Elisa,
nonostante la tua giovane età sembra che le cose si siano succedute nella tua vita numerose ed intense.
Un matrimonio, una figlia, una separazione, una nuova relazione, una richiesta di convivenza. La richiesta che mi fai sembra esprimere il tuo desiderio di legittimare un nuovo capitolo della tua vita.
Pur riconoscendo il tuo bisogno rispetto a questo, ti chiedo: chi può dirti se le tue scelte sono giuste o sbagliate, chi può decidere per te?
Come tu stessa scrivi, il cammino della separazione è lungo e assai difficile, non soltanto per gli aspetti pratici, ma soprattutto perché richiede un tempo di elaborazione del lutto, della perdita, di rimarginazione di ferite e dolori che una relazione che si chiude impone a ciascuno di noi.
Separarsi a volte è più difficile che stare insieme, e di certo richiede tempi più lunghi, soprattutto tempi interiori.
Ognuno ha il suo modo di affrontare le separazioni, e non c’è un modo giusto o sbagliato, ma il modo che ciascuno cerca per guarire dal suo dolore.
Una separazione ci mette sempre davanti alla consapevolezza di aver sbagliato, e davanti al compito di dover ricostruire parte della nostra storia: ecco perché talvolta è necessario lasciarsi sostenere nel periodo in cui si affrontano questi temi.
E’ quello che mi viene in mente se penso a te e alle parole che mi rivolgi, cara Elisa: penso che potresti trarre molto giovamento trovando qualcuno che ti sostenga e ti accompagni nelle decisioni da prendere rispetto alla tua nuova vita, qualcuno che ti aiuti ad orientarti in un momento in cui le difficoltà ottundono i sensi, e le responsabilità di madre ti confondono rispetto a cosa è meglio (per te, per lei…)
Voglio ricordare una cosa: ci si può separare come coniugi, ma non ci si può separare come genitori. E’ una cosa che certamente tu saprai e avrai considerato, ma è bene ricordarlo in questo contesto.
C’è una frase di Anna Oliverio Ferraris che dice “fin dall’inizio i genitori devono sforzarsi di tenere separati i propri sentimenti da quelli dei figli”.
La persona che reputi sbagliata per te e per la tua vita (con tutto il diritto che hai di farlo) resterà sempre suo padre, e se mi chiedi di guardare al benessere di tua figlia non posso che ricordarti di considerare questo aspetto, e di curarti di tenere separata la funzione coniugale da quella genitoriale.
La separazione è un momento delicato nella vita di una persona, di una coppia, di una famiglia: il suo significato dipende dal modo in cui ciascun individuo la attraversa, dal sostegno che quella famiglia riesce a trovare, e dal futuro che ciascuno delle due persone riesce a costruire, con tutto il rancore relativo agli sbagli reciproci.
Se pur dolorosa, la separazione è una realtà che può essere attraversata, accettata, elaborata.
E’ ovvio che un bambino, di qualunque età, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori, che avranno il dovere di rispettare i suoi bisogni evolutivi e di tenerlo lontano dalle responsabilità relative al conflitto.
Nessun bambino resterà indifferente ad un cambiamento improvviso, materiale o del clima emotivo familiare, è per questo che andrà accompagnato gradualmente e con un occhio attento.
Una situazione può essere spiacevole e dolorosa, ma affrontata con consapevolezza, e se mantenuta sotto controllo sarà più facile da comprendere per i figli, ora, o nel futuro.
Come mi è già capitato di scrivere, non è infrequente che genitori impegnati a “restare a galla” nel corso di una separazione abbiano qualche risorsa in meno da dedicare al figlio: anche se non è il tuo caso, è per questo che spesso suggerisco un percorso di terapia di coppia che aiuti i due genitori a separarsi nel modo più corretto e rispettoso, non solo verso se stessi, ma anche verso i bisogni dei figli presenti.
E’ un tema delicato e complesso da trattare in modo esaustivo attraverso questo articolo, le possibilità sono molte, e anche le strade da percorrere, e non essendo presente al tuo racconto, ci sono tante cose che attraverso una comunicazione scritta mi possono sfuggire.
Guardare la separazione con gli occhi di un bambino è ancora più spaventoso che guardarla solo dal proprio punto di vista, sono però convinta che le risorse individuali e la capacità di un bravo professionista possono restituire alla alla famiglia la separazione con un senso del tutto nuovo, e meno negativo.
Ciascuno di voi adesso ha nuovi bisogni, nuovi ruoli, è alla ricerca di nuovi equilibri. Vi auguro possiate trovare il modo di ridisegnare il vostro modo di essere famiglia (allargata, ricostituita, separata, ma comunque vostra) nel benessere di ciascuno di voi.
Resto a tua disposizione per ulteriori chiarimenti, per informazioni sulle risorse professionali presenti sul tuo territorio, o per qualsiasi altra cosa ti venga in mente.
Un abbraccio ed un sincero in bocca al lupo, per te e per la tua piccola.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
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