Domanda
Gentile dottoressa Agnone,
ho 38 anni e sono mamma di un bimbo di 2.
Al 7° mese di gravidanza ho scoperto la relazione del mio compagno con un’altra donna (il bimbo è stato cercato) e lui mi ha lasciato.
In questi due anni è venuto a trovarlo un paio di volte alla settimana ed ogni tanto il sabato o la domenica trascorrevamo qualche ora tutti e tre insieme.
Il bimbo va al nido con orario part-time.
Ora soffro tremendamente il pensiero del distacco dal bambino perché dovrà stare mezza giornata con il padre ed in compagnia della nuova donna.
Ho paura che il bimbo si allontani da me che pensi che lo abbia abbandonato ed io non sopporto che ci sia lei ad occuparsi di lui.
Come posso superare questo dolore? Ho vissuto malissimo anche il distacco per l’inserimento al nido però mi sono fatta forza perché volevo che stesse con altri bimbi.
Tuttavia, se sta da solo con il padre, sono più serena al pensiero di lasciarlo.
Risposta
Carissima,
ci sono molti piani attraverso i quali potrei dare una risposta alla tua mail: questo mi fa già intuire la “ricchezza” del tema che porti, e delle tante sfaccettature che potrebbe avere per te. Impossibile trattarlo esaustivamente in qualche riga.
È già un’ottima cosa, tuttavia, che tu abbia deciso di scriverne, e di parlarne con qualcuno.
L’incipit della tua storia ci mette subito in contatto con la difficoltà che hai avuto ad affrontare una separazione in un momento così delicato, e spiega anche le tue insicurezze sul tema della fiducia e dell’abbandono.
Mi sembra che non sia un caso, infatti, che nel rapporto con tuo figlio la tua sicurezza nel lasciarlo andare sia minacciata dal tuo recente dolore.
È giusto che io ti dica che è importante un parere “tecnico” che stabilisca le regole per l’affido del bambino, le visite genitoriali, e questioni di questo tipo. Che io sappia, è possibile che i bambini al di sotto dei 3 anni vedano il padre in presenza della mamma e non da soli.
Ma non voglio addentrarmi in questioni che non sono di mia competenza, e sulle quali potrei anche sbagliarmi.
Esistono figure professionali che si occupano proprio di questo, anche in situazioni non conflittuali, e non so se le vostre visite sono già regolamentate o concordate tra di voi.
So che chiedere un intervento da parte di una figura di questo tipo può sembrare un segnale di ostilità, ma è anche importante che abbiate una cornice di riferimento entro la quale muovervi con sicurezza, nella certezza di non infrangere i vostri reciproci diritti, compreso quello del bambino a godere della compagnia di entrambi, ma nel contesto più sereno possibile per tutti.
La tua ansia, ritengo, non aiuta il bambino ad essere sereno ed affrontare la vostra separazione con tranquillità, come dovrebbe essere. E la tua solitudine, o il tuo dolore, non aiutano te ad essere tranquilla quando lui si allontana da te.
Eppure, a prescindere dalle vostre questioni coniugali (che meritano certamente di essere sciolte), è importante che tu possa affrontare questi temi, perché l’autonomia dei figli da noi è un percorso fondamentale per la crescita.
E questo significa solo che tu meriti di essere sostenuta nel viverla con fiducia (in te stessa, in tuo figlio e nella Vita), non di certo che debba “costringerti” se pure guidata dalle migliori e più sagge intenzioni (come nel caso in cui lo hai mandato a scuola).
Per questo ti suggerisco la possibilità di pensare ad un percorso di psicoterapia personale, che ti sarebbe molto utile a trovare il sostegno necessario ad affrontare questo, ma anche molti altri temi che certamente si intrecciano con la tua “abilità” a separarti da tuo figlio in modo sano.
Come accennavo prima, invece, un’altra possibilità potrebbe essere quella di cercare un professionista “terzo”, altro da voi, che aiuti te e il tuo ex marito a concordare l’integrazione dei vostri ruoli genitoriali: cosa non facile già in condizioni diverse dalla separazione, e che lo è ancora di più nel vostro caso.
Potrebbe essere un terapeuta di coppia, che affronti la questione dal punto di vista dei vissuti, oppure un legale, che si occupi più della regolamentazione pratica di certi aspetti. La scelta sta a voi.
Le cose che potrei dirti potrebbero essere ancora molte, ma ritengo sia utile per te trovare una relazione reale dentro la quale poter sperimentare un sostegno concreto, che ti faccia “vivere” certe “parole”, piuttosto che leggerle soltanto. Ci sono casi in cui “sentire” le cose nel profondo è più importante di un consiglio “da manuale”.
Ti faccio i miei migliori auguri, nella certezza che saprai trovare la strada migliore per te, per voi.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
lux in fabula dice
cara mamma e cara dottoressa,
vorrei scrivere ad entrambe per motivi diversi. Alla mamma di questa lettera per darle sostegno e dirle che la sua situazione, per quanto assurda e paradossale, non è unica: il mio quasi ex marito mi ha detto al 2° mese della seconda gravidanza che mi lascerà alla nascita del bambino (sono al 7° mese ed è ancora di questo parere. La nascita è attesa per la prima settimana di maggio). Aggiungo che che la mia prima amatissima figlia ha 2 anni e 7 mesi e già il sabato o la domenica sta con il padre e la sua famiglia, senza di me.
Alla dottoressa vorrei chiedere se anche a me consiglia lo stesso percorso della mamma di questa lettera. Per spiegarLe meglio la mia vicenda, il quasi ex marito, dopo un fidanzamento di 10 anni e un matrimonio di 5, mi ha detto che che non mi ama più, che non è più felice con me, che fuori di casa sta bene e che non se n’è ancora andato per via del bimbo (che nascerà praticamente senza un padre, senza mai sapere che cos’è una famiglia vera). Ma da molti punti di vista è già andato via: dal ginecologo o a comprare le ultime cose per il corredino vado con mia sorella, a volte dorme fuori casa e in ciò emerge secondo me il suo disinteresse non solo per me, ma anche per il nascituro.
Può immaginare lo stato d’animo con cui sto affrontando questa gravidanza.
Grazie ad entrambe, mi avete dimostrato che non solo sola.