Domanda
Gentile Dott.ssa Agnone,
ho una bambina di quasi 6 anni che è a dir poco saggia da sempre e un bambino di 4 anni e mezzo che invece è l’esatto contrario.
Benché sia molto seguito all’asilo come fosse figlio loro (frequentano un asilo privato), benché l’abbia già portato a fare psicomotoria e valutazioni psicologiche con esiti che dichiarano tutti che ha bisogno di attenzioni, lui non fa altro che mettersi in mostra anche usando “violenza” ai compagnetti (dal semplice sgambetto al lancio di sedie, morsi, graffi e calci nelle porte!!). Di conseguenza viene etichettato ed isolato da tutti i bambini.
Non socializza con nessuno se si ritrova in un gruppo di coetanei. Per comportarsi bene dev’essere con adulti che lo trattano da adulto. Si presta volentieri e aiuta nelle cose da grandi.
Però se in mezzo a bambini o si isola e rifiuta il gioco di gruppo o disturba.
Di contro è un grandissimo coccolone…
La nostra vita di coppia e di genitori però è seriamente in crisi!!!
Cosa possiamo fare per aiutare questo bambino che ovviamente soffre per questa sua irrequietezza, questo disagio costante e questi scatti incompresi da tutti.
Grazie mille.
Cordiali saluti
Flavia
Risposta
Cara Flavia,
grazie di aver raccontato in questa mail molte sfaccettature di uno stesso argomento.
Ci sono molti punti di vista da cui osservare l’argomento, e cercherò di fare del mio meglio nel rispetto della sinteticità a cui questo mezzo mi costringe.
Ripeterò alcuni concetti che ormai siete abituati a sentirmi dire, ma ritengo che calarli nella storia di ognuno sia importante, e non sia la stessa cosa che leggerlo in modo “impersonale”.
Partiamo dal cuore della questione:
c’è un bimbo dispettoso con i coetanei, e diligente e coccolone con gli adulti.
Questo già definisce un aspetto della vita di relazione di tuo figlio: grandi e piccoli sono diversi, e lui, con ciascuno di loro, si percepisce in modo differente.
Che bisogni ha questo bambino? In cosa ha bisogno di essere visto e riconosciuto?
Diamo per ovvio che il comportamento di tuo figlio non è un problema, ma, come mi piace dire, noi abbiamo il problema di capire cosa vuole comunicare.
A questo proposito mi viene in mente il modo in cui hai esordito il tuo racconto: “una bambina saggia da sempre, ed un bambino che è l’esatto contrario”.
I genitori sono il prototipo dell’essere adulti, per ognuno di noi: è da loro che apprendiamo, osservando, cosa vuol dire essere grandi, come i grandi si relazionano ai figli, e tante altre cose.
Questo mi fa pensare che possiamo immaginare una possibile via di comprensione che passa trasversalmente a questi temi: un bimbo arrabbiato coi coetanei, diligente con gli adulti, una sorella saggia da sempre.
Cosa ti fa pensare?
Io mi chiedo quanto sia difficile (oltre che bello) avere una sorella così “importante”, molto brava, apprezzata dai genitori e probabilmente anche a scuola.
Questo ovviamente non vuol dire che la piccola abbia colpe, o che sia problematico il rapporto tra i fratelli, ma piuttosto mi sembra comunicare la ricerca di questo bimbo rispetto alla sua unicità. In cosa è bravo lui? Cosa sa fare meglio di sua sorella? Vengono valorizzate le differenze e rispettate le capacità?
Proviamo a osservare la cosa da un altro punto di vista: per così dire, dal basso, mettendoci al posto di tuo figlio e provando a guardare il mondo dalla sua prospettiva.
Il compito di riconoscere positivamente le differenze tra i figli e la loro unicità è una delle mete più complesse cui aspira ogni genitore, e trovare difficoltà in questo percorso è una cosa molto comune (anche se non ammessa) perché si intreccia con la storia personale di ognuno, coi nostri limiti, e con le nostre fatiche quotidiane.
Credo che molti “conflitti” tra genitori e figli nascano dalla difficoltà di assumere un punto di vista diverso dal nostro: sono profondamente convinta, e questo lo imparo dai miei errori di madre, che molte situazioni critiche hanno come sfondo la difficoltà di uscire dal nostro status di adulti (con i nostri bisogni, le nostre richieste, le nostre analisi della situazione) e di provare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Questo significa anche imparare la flessibilità di questo movimento, che ci permette di essere educatori, adulti, responsabili delle scelte, capaci di assumere il punto di vista del bambino, di leggere i suoi bisogni, di calare il progetto educativo nella relazione e nella personalità dei nostri figli.
Io trovo che l’aggressività, il conflitto, siano elementi meravigliosamente sani: grazie a loro il mondo si muove, la vita va avanti. So che è stressante condurre delle relazioni in cui ogni giorno c’è una lotta, una questione, ma se questo avviene è perché ancora non c’è stata una lettura relazionale dei fatti.
Penso che sia un’ottima cosa portare tuo figlio a svolgere attività come psicomotricità, e valutazioni psicologiche, ma non otterrai il cambiamento voluto finché non ti sentirai coinvolta come genitore e come moglie. Tuo figlio non ha un problema, ma vi sta offrendo un’opportunità.
E con questo mi ricollego ad una delle tue ultime frasi: “La nostra vita di coppia e di genitori però è seriamente in crisi “.
Brava: hai fatto centro. Penso che tu abbia intùito, e questa dote sarà importante da tanti punti di vista, sia per la tua vita personale che familiare.
Il fatto che talvolta ci sia bisogno di un sostegno, un aiuto esterno alla famiglia (come il mio, in questo momento) non è un segno di debolezza, ma di grande forza.
Nessuno ci dice una profonda verità, che fare i genitori, o essere esperti nelle relazioni interpersonali, è una cosa difficilissima, e che abbiamo bisogno di essere sostenuti (dagli altri, da un professionista, da una persona cara) molto più spesso di quanto immaginiamo.
Molti ce la fanno da soli? Vero, per fortuna. Ma altri no. E allora lode alla buona volontà di chi si mostra desideroso di imparare e cambiare la sua vita.
Andando oltre la mia apparente digressione: cosa potete fare voi per aiutare questo bambino? Cominciate da voi stessi. Il suo comportamento rimarrà incompreso fino a quando lo leggerete come “la sua irrequietezza, il suo disagio costante”.
Il comportamento è sempre un appello alla relazione: ciò vuol dire che ci siete dentro anche voi. Non in termini di colpe, ma di correlazione: siete legati a lui, siete i suoi genitori, siete in-relazione-con.
Provate a partire da qui: dalla vostra vita di coppia, dalle vostre difficoltà genitoriali, dal vostro bisogno di cambiamento, di soluzioni.
Rivolgetevi da un terapeuta familiare partendo proprio da questo bisogno: le strade da percorrere possono essere diverse, le tecniche possono variare a seconda dell’approccio, ma credo che porre l’accento su questo aspetto possa essere una buona chiave di lettura.
Personalmente, proverei a mettere insieme queste due “fotografie”: da un lato un bimbo irrequieto, dall’altro due genitori provati, e proverei a tracciare insieme a voi delle linee di interconnessione tra le due “istantanee”.
Come state? Come si sente piccolo quando è irrequieto, come vi sentite voi quando lui fa così?
Quali possibilità ci sono di comunicar-vi i vostri stati d’animo? Lui sa come state, e voi sapete come si sente lui quando scalcia e graffia?
C’è tutto un mondo dietro queste domande, solo alcune delle possibili.
Provo molta tenerezza per l’energia che il piccolo mette nelle sue relazioni, anche se incompreso, provo molta tenerezza verso la vostra fatica, vedo la bellezza di una famiglia viva, in cerca del suo equilibrio. Nei problemi spesso si racchiude la soluzione, e da una difficoltà può nascere un’opportunità.
Concordo sul fatto che il piccolo abbia bisogno di attenzioni, ma così detto sembra che tutto si giochi sul piano della colpa (come se la domanda fosse “perché VOI genitori non avete dato abbastanza attenzioni a questo bambino?”).
Io credo invece che si possa lavorare sul piano della respons-abilità, ovvero la possibilità che voi avete di rispondere adeguatamente al comportamento del piccolo grazie alle risorse che ciascuno di voi ha come genitore.
Provate a lavorare insieme, tu e tuo marito, cercate di fare lavoro di squadra: accomunati dalla fatica, trovate il modo di collaborare per unire le vostre abilità.
Sono a tua disposizione per ulteriori suggerimenti, o per una verifica delle risorse presenti sul tuo territorio. Nel frattempo, per comprendere meglio il senso delle mie parole, ti suggerisco di dare un’occhiata agli articoli che ho già scritto: la sezione di riferimento potrebbe essere “rispetto delle regole e sana aggressività“, in particolare questi articoli.
- Sana aggressività e rispetto delle regole
- A scuola è manesco a casa è tranquillo
- Bambino dispettoso: l’importanza dell’empatia
Nella speranza che le mie parole possano esserti di supporto, ti faccio i miei migliori auguri.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
Lascia un commento