Domanda
Gentile Dott.ssa Agnone,
la contatto per avere consigli in merito a episodi che succedono a mia figlia di 8 anni. Frequenta la seconda elementare e purtroppo succede a volte che pur di farsi accettare dal gruppo si comporta male.
In particolare non si oppone a ordini di fare dispetti ai suoi amici, sebbene sia perfettamente cosciente che non sia il comportamento corretto. Cede purtroppo anche a “ricatti” del tipo “se non lo fai, dico alla maestra che dici le parolacce”.
Non so proprio come comportarmi e cercare di far capire a mia figlia che fare i dispetti, spintonare etc (o magari picchiare….chissà potrebbe degenerare…) non è un comportamento da tenere.
La situazione è complicata dal fatto che, quando succedono questi episodi non ne parla liberamente, di solito ne vengo a conoscenza da altri genitori o dalle maestre.
La ringrazio anticipatamente per la sua consulenza (p.s.: concludo dicendole che dal punto di vista dell’apprendimento non ci sono assolutamente problemi e anzi è una dei più bravi della classe).
Grazie
M.
Risposta
Cara M.,
il tema che sollevi è importantissimo perché descrive una situazione frequente alla quale nessuno spesso sa reagire in modo adeguato. Parliamo di un fenomeno di bullismo, la cui parola forse non piacerà, per tutta una serie di sensazioni che evoca, ma che descrive pienamente la situazione che ci racconti.
Bullismo non è solo violenza fisica o atti estremi, ma anche tentativo di prevaricare l’altro, di dominare sul gruppo e di stabilire cosa si deve fare o non si deve fare.
Come ho scritto in un precedente articolo, queste forme di dispetto sono a confine con un comportamento socialmente accettato, che è quello del “simpatico mascalzone“, che ci fa spesso sorridere senza farci vedere l’aspetto educativo e problematico della questione.
Non è il tuo caso, dal momento che ne sei consapevolmente preoccupata (e credo anche tua figlia ne sia consapevole, dal momento che non ti riferisce) ma purtroppo non è sempre così.
Degli aspetti che coinvolgono il gruppo dovrebbero occuparsene primariamente gli insegnanti, osservatori privilegiati della classe e delle dinamiche relazionali, in una linea educativa concordata con genitori e famiglie.
Dico questo perché la persona (il bambino) che ordina “cosa fare e cosa non fare” non agisce da sola, il gruppo ha un ruolo importantissimo nel mantenimento di alcuni comportamenti.
Tra chi sostiene, chi non denuncia, chi obbedisce, si forma un pubblico di sostenitori con ruoli differenti che permettono di perpetuare il comportamento.
Il bullo, da solo, può fare poco.
C’è una teoria psicologica che asserisce che noi tendiamo istintivamente a non esercitare violenza nei nostri simili, purché li consideriamo tali.
Questo significa che in un gruppo che presenta le dinamiche che tu descrivi, cara M., esiste la convinzione che non tutti sono uguali.
Un lavoro di prevenzione ed intervento in questa direzione è quindi necessario e fondamentale.
So bene che la scuola non è sempre preparata a questa situazione: gli insegnanti non sempre hanno i mezzi di lettura efficaci per questi comportamenti, i dirigenti scolastici non vogliono e non possono stanziare fondi per un progetto di intervento, non ci si rivolge alle figure competenti per svariati motivi, tra i quali il tentativo di cavarsela attraverso lo staff scolastico, e non ultima la ferita narcisistica di dover ammettere di aver bisogno di aiuto.
So che le mie parole appariranno dure a qualcuno, ma credo sia necessario essere molto franchi e diretti proprio adesso, in un contesto storico e sociale in cui i valori di crescita passano attraverso messaggi che vanno a verso un’auto-affermazione a sfavore dell’Altro.
I nostri modelli politici e culturali mostrano atteggiamenti di prevaricazione, la classe al potere scinde gli strati sociali tra forti e deboli, meritevoli e non, ed il comportamento pro-sociale è relegato a voci fuori dal coro considerate futili o folli.
Cara M, in queste righe mi sento chiamata in causa non solo come professionista, ma anche come genitore e come educatore. E quel che posso fare è porre l’accento su certi fenomeni che sottovalutiamo per paura, mancanza di strumenti di intervento, o perché cittadini di questo tempo che agevola l’anestesia dei sensi e della capacità critica.
Ovviamente il tutto è proporzionato alla giusta misura: per questo ho parlato anche di prevenzione. Credo che una sensibilità come la tua, che permette di leggere determinati aspetti, evita che alcune cose sfocino in problematiche più serie.
Cosa si può fare?
Per i bambini, la paura di perdere la propria leadership, che è l’altra faccia della medaglia rispetto alla prevaricazione, è un tema importante nello sviluppo, così come quello della gelosia o dell’invidia tra pari.
A quest’età l‘identità ed il ruolo del bambino è ancora in costruzione, rispetto ai pari e agli adulti, e questi temi sono forti e presenti, ma anche importanti e sani: non crediamo nella favola di un bambino innocente ed incapace di vivere certe emozioni, ma poniamoci invece la questione di come trattarle e farle diventare occasione di crescita.
Il modo in cui il bambino esprime i propri vissuti si avvale spesso di forme di aggressività che spaventano per primi gli adulti di riferimento, incapaci di vederne quindi il valore di crescita e la potenziale bellezza.
Come più volte ho scritto, l’aggressività è una grande forza vitale, che permette il cambiamento, e senza la quale non si può progredire.
Usare l’aggressività per fare del male all’altro significa incanalarla in una direzione che si è mostrata come l’unica disponibile, e che altre forme di aggressività, più sane, non hanno avuto modo di esprimersi.
Proprio per questo, sappiamo bene che per uscire dalla logica del bullismo dobbiamo essere pronti a non etichettare il bambino, a non considerarlo colpevole, per non cadere nella stessa logica dicotomica che divide il mondo in buoni e cattivi, migliori e peggiori.
I bambini sono belli, sono vitali, sono creativi. Anche in queste circostanze, i bambini manifestano le loro necessità attraverso comportamenti disfunzionali che ci mostrano il loro bisogno di sostegno.
Cara M, per quel che riguarda te, puoi sostenere tua figlia aiutandola ad avere fiducia in se stessa, ad essere una persona sicura, capace di scegliere criticamente. Puoi insegnarle che è possibile osare, creare alleanze diverse da quelle dell’oligarchia.
Difficile quando si è così giovani e si ha bisogno dell’approvazione del gruppo, ma non impossibile dietro la guida di adulti che esplicitano valori come il rispetto dell’altro e valorizzano l’unicità di ciascuno.
Il timore e la critica di questo concetto vuole che, in una società fortemente narcisista, il bambino si creda di essere “l’unico”, perché molte famiglie trasmettono questo messaggio.
La sfida, invece, è proprio al contrario: trasmettere l’idea che “sei unico ma non l’unico“, e che il nostro mondo è fatto di Relazione, e di esserci-con-l’altro.
Questo comporta la necessità che tu e tuo marito mostriate l’apprezzamento delle sue qualità, la lettura attenta e costante dei suoi pregi, la sottolineatura di tutte le sue virtù che la rendono unica e diversa dagli altri in senso positivo.
La sicurezza, soprattutto nei bambini, non è un concetto astratto, ma è qualcosa di concreto che si costruisce dentro una relazione: se possiamo essere noi stessi è perché c’è un Altro che ce lo permette e valorizza la nostra unicità.
Questo vale in un contesto familiare quanto in quello scolastico, e tali dovrebbero essere le linee guida di un intervento in questa direzione.
Quando ciò non avviene, il bambino ha bisogno di ricorrere al sopruso per affermarsi, e naturalmente lo fa verso chi ritiene più debole.
So che non è facile parlarne in una singola mail, mi rendo conto che cambiare le cose non è semplice, ma spero che le mie parole possano essere spunto per una riflessione e per mettere in moto qualcosa d’altro.
I comportamenti aggressivi sono difficili da destrutturare quando diventano un abitudine, ma serve il coraggio di gente come te, e la competenza di professionisti del settore, per lavorare sul cambiamento.
I bambini hanno bisogno di qualcuno che mostri loro come superare gli ostacoli, le frustrazioni, gli insuccessi, senza paura e senza aggressività: imporre loro il cambiamento attraverso un comportamento punitivo, svalutante o autoritario fa sì che apprendano a rispondere con aggressività.
L’accettazione del limite, e l’incoraggiamento alla solidarietà, ne sono convinta, saranno alla lunga carte vincenti.
Resto a tua disposizione, e ti auguro “buon lavoro”.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
elena dice
buon giorno anche mio figlio si trova in una situazione simile frequenta la 2 elementare e anche se il 2 anno scolastico sembra vada meglio rispetto al primo non riesco a capire se è vittima di bullismo . sono fortunata che il mio bimbo alla sera nel letto parla tanto con me e mi racconta cosa le succede a scuola sia il bello che il brutto il primo anno verso dicembre ho chiesto un colloquio con le insagnanti per capire cosa stava succedendo e per far si che nel premensa monitorassero la situazione visto che gli episodi succedevano quando le insegnanti non erano presenti e alcune cose sono venuta a saperle da un altra mamma tramite suo figlio visto che il mio difendeva questi compagni e li giustificava dicendomi no mamma loro decidono perchè sono i capi questa cosa mi ha fatto prendere la decisione di andare dalle maestre per vederci chiaro visto che mio figlio è un bambino chiuso con chi non conosce ed è molto insicuro ha una bassa autostima di se stesso (sto lavorando con lui anche su questo)le maestre mi hanno detto che monitoravano la situazione ma che mio figlio doveva fortificarsi e superare da solo per crescere ho fatto dei passi indietro ho lasciato a mio figlio il tempo e lo consigliato stando in disperte e spesso l ho sgridato dicendogli devi reagire non farti sottomettere be mio figlio è vero non piange piu x andare a scuola, non piange piu se lo deridono o se non lo fanno mai giocare dicendogli tu non puoi o se no lo fanno giocare ma gli dicono si gioca pure tanto per noi è come se non ci fossi sicuramente affronta le situazioni senza piangere ma come mamma mi chiedo dentro di lui come sta ? fino a che punto si sente umiliato? la sua autostima …..?sinceramente mi fa stare male ieri sera si è confidato mi ha detto sai mamma il mio compagno g….. oggi mentre facevo la pipi in bagno mi dava le sberle sulla testa quando ho finito di fare pipi mi sono difeso ma dopo avergli restituito una sberla gli altri miei compagni mi anno tenuto e g……. è corso dalla maestra dicendogli che io in bagno lo avevo picchiato io ho spiegato alla maestra che è stato lui a picchiarmi per primo ma lei mi ha detto che le mani non si alzano. oggi ho deciso che voglio parlare con le insegnanti e la vice preside visto che 3 mesi fa mio figlio è arrivato a rompere un labbro a questo bambino sinceramente ho paura che mio figlio diventi violento per difesa e questo non lo posso accettare come mamma .vorrei un suo parere questo è bullismo? o sono io che sbaglio e devo lasciarlo crescere come mi è stato consigliato dalle insagnanti? cosa devo fare
dott.ssa Marcella Agnone dice
Carissima,
nella scuola di oggi è davvero difficile incontrare progetti di prevenzione o intervento sul bullismo. Gli alunni sono ormai “clienti”, ed è importante mantenere alto il buon nome dell’istituto, anche a costo di perdonare molte mancanze o di non attuare provvedimenti correttivi.
Resta poi, sempre, la difficoltà nell’essere adeguatamente preparati. La prevenzione del bullismo richiede formazione, strumenti che spesso gli insegnanti non hanno, o non vengono messi loro a disposizione a meno che non siano persone dotate di buona lena e voglia di fare.
E’ triste ma è così.
Non so come rispondere alla tua domanda.
Cosa dovresti fare?
Ignorare non puoi, è certo. Quindi devi fare quel che ti suggerisce il cuore, ma soprattutto devi pretendere chiarezza.
E se è necessario, prendi i tuoi provvedimenti: se è il caso, anche pensare ad un’altra scuola.
io credo non debba mai, mai e poi mai, passare il messaggio che dire la verità equivalga a non essere creduti o giudicati male.
E’ un messaggio terribile dal punto di vista educativo, per i bambini interessati ma anche per chi assiste a questo “spettacolo”.
Serve sicuramente qualcuno che possa “mediare” tra la tua posizione e quella della scuola: valuta tu come poter trovare questa figura che possa intervenire per venire a capo della diatriba tra te e gli insegnanti (“è vero/non è vero”).
L’Italia è uno dei pochi stati dove ancora non esiste una legge sul bullismo, eppure il bullismo fa parte della vita: incontrarlo è una cosa normale, che capita a tutti prima o poi, con varie sfumature ed intensità. Questo la scuola dovrebbe saperlo, prima di pensare che “in questa scuola il bullismo non esiste”.
Io credo che preparare i bambini ad affrontarlo sia un passo educativo necessario e -oserei dire- universale.
Avete presente le favole? Il cattivo esiste sempre, e bisogna sapere come affrontarlo. Bene, in questo caso si aggiunge anche che il bullo non è solo “il cattivo”, ma anche un bambino che ha bisogno di essere aiutato. E negare il bullismo equivale anche a non aiutare questo bambino.
Scrivi. Scrivi una lettera alla preside, se parlare a quattr’occhi non è utile.
Fatti aiutare da una persona competente, propositiva, che possa far capire che non è in gioco soltanto far valere le tue ragioni, ma anche portare in alto il nome della scuola, oltre che un compito formativo importante.
Questo è il mio consiglio, così, su due piedi, come proverei a fare io.
Spero che la cosa si risolva presto.
Un caro saluto.
Deborah dice
Ciao sono Deborah scrivo da chieve in provincia di Cremona. Mio figlio a scuola è già stato spinto contro una porta del bagno e bloccato preso per il collo da due diversi bambini di 5, il mio è in prima. Mi sono rivolta tre volte alla sua maestra pensavo fosse finita invece ieri è successo ancora nei bagni il risultato è che lui non lo ha detto alla maestra, alla mia domanda perché mi ha risposto “tanto lui dice che non è vero.” Sono andata dalla maestra ed è stata chiamata la maestra di 5 e vice preside risultato io ingigantisco le cose e mio figlio non è un santo neanche a mensa. Ho chiesto che cosa facesse alla sua gemella e una amica,risposta chiacchiera quindi si paragonare il chiacchierare a mensa con atti di bullismo. E tutto questo davanti a lui,mio figlio,che ha capito quanto è protetto a scuola,lui ha gli incubi di notte, ma io esagero e non devo credere sempre a mio figlio. E prima di credergli gli in fatto il terzo grado. Sentirsi accusare invece di sentirsi tutelati è stato il colmo. Chiara la mia voce che gli ha detto la prossima volta mi presentò con polizia e assistenti sociali. L anno scorso un bambino vessato ha cambiato scuola. Cosa dovrei fare dottoressa?