Domanda
Gentile Dott.ssa Agnone,
le scrivo, anche se non so se potrà essermi utile, perché vedo che le sue risposte sono rivolte a madri con figli piccoli. Comunque le spiego la mia situazione.
Sono una mamma di 51 anni che da 8 è separata, mio figlio all’epoca aveva 17 anni. Io ho lasciato mio marito perché non riuscivo più a vivere con lui, mio figlio ha scelto di rimanere col padre nella casa familiare e io non ho fatto niente per rimanere io in quella casa.
Volevo fuggire e non sarei stata in grado di fare una battaglia per la casa, ed inoltre mi sentivo in colpa rispetto a mio marito al quale avrei tolto la casa oltre al mio amore che da anni non provavo più.
Il rapporto con mio figlio è sempre stato difficile, all’inizio neppure mi voleva vedere, poi piano piano le cose si sono aggiustate. Purtroppo ha tanto rancore e tanta rabbia nei miei confronti che non ci permette di vivere insieme serenamente.
Mi sento impotente, svuotata, non so come fare per farlo star bene, per farlo stare sereno. Inoltre i suoi grossi scatti di rabbia, gli creano degli sensi di colpa, per cui dopo anche se sta meglio alla fine sta peggio per avermi fatto soffrire.
Ieri abbiamo parlato tanto, come spesso facciamo, per vedere di risolvere la situazione. Lui mi ha detto espressamente che non sente il mio amore nei momenti in cui la rabbia lo offusca e prende il sopravvento. Io sono stata troppo accondiscendente nei suoi confronti ho sempre subito perché mi sentivo in colpa e ho sempre cercato di colmare i suoi vuoti con gesti materiali (questo è il solo modo che conosco per dimostrare amore, ma a lui non basta! ho sbagliato strategia per conquistarlo, ma mi risulta difficile intraprendere un’altra strada, perché non ne conosco) che non sono serviti.
Avrei bisogno di un aiuto, di qualcuno che mi indichi la strada: sono veramente distrutta.
La prego mi aiuti o mi indichi chi potrebbe darmi una mano. Grazie tante, resto in attesa di sue notizie.
Risposta
Carissima,
grazie della profondità di questo messaggio, che ho letto con grande attenzione.
Trovo che la dovizia di particolari con cui mi hai raccontato la tua storia riveli una grande consapevolezza, ed anche le soluzioni che tu stessa hai saputo individuare. Quel che ti manca, allora, è forse un piccolo incoraggiamento verso quella strada che è già davanti a te e che non chiede che di essere percorsa.
Sei pronta. In terapia, come messaggio di speranza, si dice che quando è avvenuto un trauma il peggio è già accaduto: il resto non può che migliorare.
So bene, tuttavia, che in realtà il percorso di guarigione delle ferite dell’anima non è breve, né facile, e non banalizzo in poche righe tutta la fatica e la sofferenza che intravedo nella vostra storia.
Avete già conquistato, tu e tuo figlio, alcune comprensioni su voi stessi, ed avete individuato il dialogo autentico come strumento efficacissimo per entrare in relazione. Non resta che portare avanti questa “strategia”, in modo sempre più efficace e consapevole.
Appare chiara la tua richiesta di aiuto. I sensi di colpa offuscano la possibilità di incontrarsi in un modo in cui ciascuno si senta riconosciuto dall’altro per quel che è. Occorre quindi trovare un nuovo modo di ascoltarsi, cercando di andare a fondo e di riformulare quei messaggi che a causa del nostro dolore vengono trasformati in rabbia.
Puoi fare questo in diversi modi: puoi cercare un sostegno terapeutico personale, che ti sia di aiuto in questo particolare momento del tuo ciclo di vita, o in alternativa puoi coinvolgere tuo figlio ed il tuo ex marito in una terapia familiare, allo scopo di ridefinire i vostri rapporti in relazione ai cambiamenti avvenuti nelle vostre vite. Prova a contattare qualcuno che, in relazione al suo modello di intervento, potrà suggerirti come procedere anche in questo senso.
Mi parli di rabbia e senso di colpa nella relazione tra te e tuo figlio, e vorrei spendere due parole su questo.
Non è solo un luogo comune il fatto che la rabbia sia l’altra faccia dell’amore: certamente, anche se in modo improprio, tuo figlio avrà compiuto dei tentativi di fare appello a te e al bene che vi volete per tenere vivo il vostro importante rapporto.
Il senso di colpa, per quanto spiacevole, non è del tutto negativo: consideriamolo come un messaggio che ci indica la possibilità di rimediare, di tornare sui nostri passi, di riparare.
La nostra cultura ci impone spesso il raggiungimento di modelli irraggiungibili, che ci portano a voler essere perfetti, sempre all’altezza delle situazioni e di ideali di riferimento pieni di “è giusto/ non è giusto”, “devo essere così / non devo essere così”.
Senso di colpa, rabbia, aggressività o depressione ci intrappolano in considerazioni su cose che non avremmo dovuto fare o che avremmo dovuto impedire che capitassero.
Ma, ironicamente, ti dico: sai che c’è? Che gli esseri umani sbagliano. Sbagliano i figli, sbagliano i genitori, errare è umano. Ma questo non significa che dagli errori non si possa imparare, e che essi possano al contrario diventare una splendida possibilità di crescita.
Io credo che tu e tuo figlio abbiate già compreso questa possibilità, e che siate già sulla strada della ricostruzione.
Scrivimi in privato, indicandomi dove vivi: se lo desideri, proverò suggerirti qualcuno che possa seguirti in un percorso di sostegno.
Ti faccio i miei migliori auguri e ti auguro buona vita.
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