Domanda
Gent.mo Avv. Solignani,
a quel che ho letto molto probabilmente la mia domanda esula dalle Sue competenze specifiche ma provo ugualmente a porle il mio quesito.
Ho 36 anni, sono un’impiegata e mamma di due bambini, uno di 9 e uno di 3 anni.
Lavoro a tempo indeterminato presso una società commerciale privata da 4 anni.
Da alcuni mesi a questa parte sto purtroppo subendo in ambito lavorativo, da parte del mio responsabile, una sorta di “mobbing” (anche se so di stare usando impropriamente questo termine) dopo che ho avuto con lui una discussione piuttosto accesa in merito al suo comportamento nei miei confronti (accessi d’ira e sfoghi reiterati e protratti nel tempo, nonchè demansionamento a seguito dell’arrivo di una nuova collega).
Lei sarebbe così gentile da darmi qualche informazione e magari qualche contatto utile a chiarirmi innanzitutto le idee ed eventualmente a capire come potermi “difendere” in questo senso?
Francamente lo stress a cui sono quotidianamente sottoposta temo possa intaccare la mia vita familiare (lo vedo nelle mie reazioni sempre più nervose e intolleranti nei confronti di mio marito e dei bambini) e questo vorrei cercare di evitarlo il più possibile come potrà anche lei immaginare (oltre a voler certamente valutare il problema e cercare di arginarlo logicamente se possibile).
La ringrazio quindi fin da ora per il suo tempo e mi scuso nel caso l’avessi disturbata inutilmente.
Risposta
Come riconosci tu stessa per prima, non è mobbing in senso tecnico, ma semplicemente una situazione di stress derivante dall’esistenza di rapporti non buoni, o comunque tesi, con il tuo «capo».
A livello giuridico, questo ha scarsa rilevanza e, se anche per assurdo lo avesse, probabilmente gli strumenti offerti dalla legge non sarebbero i più idonei per trattare il problema. Una circostanza che, invece, potrebbe essere più rilevante, giuridicamente parlando, sarebbe il «demansionamento», di cui fai appena un cenno, ma anche qui bisogna capire se è un vero e proprio cambiamento di mansioni in senso tecnico, come tale illegittimo, o una semplice riorganizzazione e riassegnazione di singoli compiti, normale, in una certa misura, quando arriva nuovo personale.
Tutto sommato, non credo che iniziative di tipo legale, quelle che un avvocato tradizionalmente ti consiglierebbe, potrebbero esserti utili più di tanto nella tua situazione, che è peraltro abbastanza «di confine» tra il lecito e l’illecito. Quello che ti consiglierei, piuttosto, è di invitare il tuo «capo» a fare qualche seduta presso un mediatore, cioè un esperto di comunicazione che possa agevolare il dialogo tra di voi. Mi rendo conto di come una indicazione di questo genere possa sembrare strana, sia per te che per tutti gli altri che si trovano in situazioni analoghe in aziende (e ce ne sono tantissimi), ma io penso che sia la strada giusta.
Innanzitutto, è chiaro che qualcosa lo devi fare, perchè, come riconosci tu stessa, lo stress sta compromettendo la tua qualità di vita e soprattutto quella di chi ti sta accanto, che non ha nessuna colpa.
Se concordiamo su questo, va poi considerato che l’approccio tradizionale, di far scrivere a un sindacato o a un avvocato, credo che avrebbe poche chances di conseguire un risultato inutile e presenterebbe comunque anche il rischio, ineliminabile, di peggiorare addirittura la situazione.
Inviare, invece, una lettera, da parte tua o anche tramite un legale, ma con tono e stile non ostili, per quanto possibile, in cui semplicemente inviti a fare un incontro presso un mediatore per «chiarimenti», penso potrebbe essere un eccellente modo per «rompere il ghiaccio» e comunque fare quel qualcosa che comunque non puoi esimerti dal fare.
Poi dipende sempre, ovviamente, da come la prende controparte, ma in ogni caso non credo sia una mossa sbagliata. Un domani, infatti, se le cose dovessero peggiorare e si dovesse arrivare, allora, ai ferri corti a livello giudiziario, la tua disponibilità alla mediazione in tempi non sospetti potrebbe essere ben apprezzata da chi sarà chiamato a valutare il caso.
Come avrai intuito, personalmente mi considero più un esperto di conflitti e un problem solver che un avvocato e, da questo punto di vista, posso dirti che la pressoché totalità dei problemi sul posto di lavoro non è così tanto diversa da quelli che si hanno in famiglia, dove spesso si hanno tante persone, tutte in buona fede, ma che non riescono a comunicare adeguatamente tra loro e quindi finiscono per litigare regolarmente.
In bocca al lupo.
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