Domanda
Gentile Dott.ssa Agnone,
vorrei sottoporle dei quesiti che riguardano il rapporto con mio figlio: ha 20 mesi ed è sempre stato un bimbo molto solare e gioviale… Nonostante ciò lo trovo poco affettuoso. Quando lo prendo in braccio non si abbandona mai in un abbraccio avvolgente come vedo fare agli altri bimbi.
È sempre rigido e non si abbandona mai nei miei abbracci. Mi devo preoccupare?
Risposta
Cara mamma,
se mi scrivi credo tu sia già preoccupata. Ed è proprio di questa preoccupazione che possiamo parlare.
Non è un caso, infatti, se scegli come titolo alla tua richiesta di consulenza il tema del “senso di colpa“.
Le giovani mamme, soprattutto alla prima esperienza, sono piene di dubbi riguardo alla loro “efficacia”, si chiedono continuamente se stanno facendo bene o male, fanno paragoni alla ricerca di punti di riferimento per orientarsi.
Leggo che tu confronti tuo figlio con altri bimbi, ad esempio, pensando che lui sia “Un po’ meno degli altri”. Hai mai pensato che lui sia in grado di percepire tutto questo?
L’affetto, le emozioni, crescono all’interno di una relazione, e le relazioni sono fatte di reciprocità. I bambini fanno quello che noi “gli permettiamo” di fare.
Ciò significa che se tu vedrai tuo figlio puntando i riflettori solo su alcuni aspetti del suo carattere, lui crescerà mettendo in mostra solo quelli.
Mi piace pensare che non esistano etichette, per i bambini: la vita ce ne mette addosso già tante, almeno in famiglia sarebbe bello che si potesse essere potenzialmente tutto ed il contrario di tutto.
Già, perché non esistono persone simpatiche o antipatiche, affettuose o no. Esistono persone che esprimono al meglio la loro simpatia, l alloro affettuosità (e così via) con determinate persone, e meno in altre situazioni.
Partiamo quindi dal presupposto che se c’è rigidità, questa va cercata nella reciprocità della relazione, in quel tra di voi, in mezzo, e non di certo proiettata solo su uno di voi due. Una mamma preoccupata, presa dai sensi di colpa, difficilmente sarà una mamma capace di rilassarsi nella libertà di essere quel che vuole essere.
Altra cosa che mi salta agli occhi è il fatto che il comportamento di tuo figlio ha per te un connotato negativo: per quanto io non sia lì presente, è giusto che io ti insinui bonariamente il dubbio che quello che tu leggi come rigidità non sia invece un linguaggio che tuo figlio usa per farti arrivare un messaggio. Messaggio che potrebbe significare “basta così”, “sento caldo”, “ho bisogno di stare da solo”, “mettimi nel lettino”, e così via.
E’ molto facile, soprattutto se siamo nella fase in cui dubitiamo spesso della nostra funzione materna, ricondurre ogni elemento a noi stesse e alle nostre capacità, dimenticandoci che i bambini sono persone che ci parlano nel modo in cui sono capaci.
In questo caso mi sento di dirti che è davvero difficile (tranne nei casi in cui non ci sia una patologia conclamata) che un bimbo così piccolo rifiuti il contatto con la madre, è invece più frequente che la madre abbia bisogno di essere rassicurata rispetto al suo “essere una brava mamma” e all’amore che il piccolo manifesta per lei.
Un bimbo solare, gioviale, aperto alla relazione con gli altri, non mi fa pensare ad un bimbo che necessiti di un referto da parte di uno specialista.
Detto questo, non possiamo non tenere conto del fatto che lo sviluppo affettivo ha i suoi tempi. Uno sviluppo sano si nutre di diverse componenti, affettiva, cognitiva, relazionale e sociale.
Tutti noi nasciamo con un bagaglio di emozioni innate, elementari, che siamo in grado di attivare a partire da stimoli sensoriali: sono le emozioni che prevalgono nel primo anno di vita, e che proteggono dai rischi o favoriscono l’attaccamento.
A questo si aggiungono le emozioni apprese: come dicevo prima, le emozioni si apprendono nelle relazioni, in modo privilegiato nel rapporto con i genitori che sono le prime figure di attaccamento ed il punto di riferimento per la vita di un bambino.
Emozioni ed affetti richiedono una certa consapevolezza di sé: questo significa che la competenza ad esprimerli va di pari passo con la crescita.
Se entro i primi due anni di vita le emozioni esprimono soprattutto bisogni, bisogni primari, è soltanto dopo che assumono una valenza strettamente sociale.
L’empatia, ovvero la capacità di immedesimarsi nell’altro, comprendere i suoi desideri, i suoi bisogni, le sue aspettative, è un costrutto che si sviluppa un po’ più in là rispetto all’età di tuo figlio.
Forse pensare che possa comprendere il tuo bisogno di sapere che lui tu vuole bene è un po’ anacronistico rispetto ai suoi 20 mesi, età in cui il mondo è ancora autoreferenziale e centrato su se stesso.
Per questo mi sento di dirti che la tua preoccupazione è legittima, ma necessita di trovare respiro in un contesto che ti permetta di esprimere fino in fondo tutti i tuoi dubbi, la tua stanchezza, le tue difficoltà di mamma.
Magari un percorso di sostegno che ti permetta di riconoscere che la tua è una situazione in cui tutte ci troviamo quando abbiamo davanti un cucciolo così piccolo che è davvero difficile da conoscere, e che mette a dura prova la nostra capacità di comprendere e di fare la scelta giusta al momento giusto.
I bimbi parlano un linguaggio a volte incomprensibile agli adulti. Bisogna aver pazienza, e tolleranza verso se stessi, prima di imparare a decodificarlo, concedendosi il tempo necessario a conoscersi davvero, l’un l’altro.
Spero che la mia risposta ti abbia un po’ rassicurata, e spero possa essere spunto di riflessione, e ricerca di cambiamento.
In bocca al lupo.
olivia dice
La ringrazio delle sue parole e delle sue riflessioni…mi sto pian piano abituando al fatto che mio figlio, almeno per ora, sia poco espansivo e non ne soffro più….sono consapevole che la mia insoddisfazione è imputabile al mio senso di colpa e di inedaguatezza e soprattutto a quello che mi piacerebbe e che non sempre corrisponde, per un bimbo così piccolo, ai suoi desideri…spesso gli cheido cei baci..lo so che i baci richiesti non servono a niente ma per “abituarlo” all’affettività ed allora quando spontanemante si avvicina e mi abbraccia o mi da un bacio, per me equivalgono a mille abbracci e baci…mi sciolgo.. 🙂