Ho conosciuto Cecilia Mazzeo su Facebook. Solitamente non accetto amicizia da chi non conosco. Invece stavolta ho premuto su “Accetta”, così senza motivo. Poi, nei giorni sucessivi, mi sono soffermata sui suoi status.
Piccoli incipit di racconti. A volte delicati, a volte potenti, a volte perturbanti.
Mi ha emozionato. Le ho scritto. Dare voce a chi ha parole: anche questo è il senso di questo blog. È la sua identità, ciò che lo contraddistingue da sempre: non io e solo io. Ma un po’ tutti.
E per la prima volta in tanti anni non ho chiesto questo o quell’approfondimento, non ho specificato il taglio, le battute, le fonti.
Ho solo detto: “scrivi quel che vuoi”.Sapevo, sentivo, che non stavo sbagliando.
Giudicate voi.
La vita è perfettamente imperfetta
(Quando ai bambini devi raccontare la morte)
di Cecilia Mazzeo
Se penso a un’immagine che rappresenti la morte, penso a un buco. Sì, un buco. Quando si crea un buco – in un maglione, in un pezzo di legno, in un foglio di carta- si genera una rottura, un’interruzione. Si spezzano i legami covalenti tra gli atomi che tenevano insieme l’oggetto in questione.
Allo stesso modo la morte umana crea un buco nell’animo di chi resta. Subire il “furto emotivo affettivo mentale spirituale fisico” di una persona è un po’ come rompersi, spezzarsi e poi, piano piano, cercare il modo per ricostruirsi.
Spesso nei confronti dei bambini e del loro rapporto con la morte, si compiono gravi errori. Errori che creano ulteriori buchi intorno.
Il luogo comune della collettività vuole togliere sofferenza al bambino: il bambino non deve sapere, non deve vedere, non deve soffrire. Si tende ad omettere, a nascondere, a non dire. Non c’è errore più grande di questo: nell’inconscio e nell’immaginario infantile l’omissione o la favolina troppo edulcorata creano “mostri”, ombre, fantasie più grandi di loro.
La “morte negata” diventa un drago che divora il bambino stesso e le sue splendide risorse. La “morte nascosta” crea un buco nero nel buco immenso della morte. Una matrioska di buchi. Una destabilizzazione. Nella bugia e nella negazione, il bambino perde il bandolo di se stesso. Perde la cognizione spazio-temporale e si altera la percezione di sé rispetto al mondo esterno. Prova il dramma dell’abbandono, perde fiducia in se stesso e nel prossimo, si crede in qualche modo “colpevole” di quella scomparsa e potrebbe innescare dinamiche nevrotiche e autolesionistiche per eccesso di disistima.
I bambini hanno bisogno di maniglie, di ponti e di punti fermi. Di binocoli e lenti d’ingrandimento. La maniglia per non scivolare nel proprio vortice emotivo è proprio prepararli alla verità con l’imperfezione che essa porta in sé.
Occorre dire le cose come stanno. Certo, con modalità adatte all’età, con tatto e con rispetto, con dolcezza e “trasformazione”.
I bambini vanno presi per mano, accompagnati nella verità della vita, perché è quella che devono vivere. Passo dopo passo.
Se, ad esempio, una persona a loro molto cara (un nonno, un genitore, un parente stretto, un amichetto) sta per morire perché malata, non bisogna evitare la malattia come fosse la peste. No. Occorre spiegare, dire, avvicinarsi lentamente con le parole giuste. Occorre anche metterli di fronte a tutte le opzioni: guarigione, miglioramento, morte.
E se temete che la morte sia vicina, non perdete tempo. Date loro l’occasione di salutare, di soffiare un bacio, di abbracciare, di ringraziare, di dichiarare il proprio amore per poi saper lasciare andare.
Non abbiate paura a dirla quella parola, non è una bestemmia: MORTE. Date a ogni cosa il nome giusto.
Spiegate loro che la la vita è perfettamente imperfetta, che non ne siamo i totali padroni, che la vita non è eterna e che esistono le malattie e la morte certa.
Se siete credenti, a qualsiasi Dio crediate, raccontate loro cos’è la morte del corpo e cos’è invece la vita dell’anima. Raccontate loro che ognuno qui ha un percorso ben preciso da fare. Illuminateli di speranza col vostro credo e il vostro amore. Di speranza, ma non di falsità.
Portateli al funerale: la celebrazione della morte, il saluto ufficiale permettono l’elaborazione del lutto. Permettono la crisi (dal greco: opportunità), il dolore, la disperazione e le lacrime. Date voce al dolore, deve uscire tutto! Viceversa, il bambino vivrebbe in una specie di sospensione, di alienazione, di eterna attesa con la sensazione di essere stato imbrogliato da tutti. Mai dire: “È partito per un viaggio.” La reazione sarebbe: “E perché non mi ha salutato? Mi ha abbandonato. Ma quando torna? Ma perché non chiama? Allora non mi vuole bene? Allora io non mi merito quel bene!”
E, invece, no: i bambini si meritano tutta la verità e tutto il nostro amore. Fossero anche, la verità e l’amore, imperfetti.
Soltanto con la verità in tasca…un bambino sa tornare a casa, viceversa si perde nel bosco.
La verità e l’amore sono colla che riparano il buco.
E ora vi lascio con questa mia poesia:
Sassolino della memoria
Ti ho portato un fiore rosa di nascosto,
ho fatto finta fosse un bosco.
Invece solo silenzio e marmo freddo
E il cuore ha fatto un salto, poi si è stretto.
Lo sai che non mi piace questo posto,
né a novembre né ad agosto.
Tanto lo so che non sei lì
Ci vediamo il prossimo venerdì.
erica dice
Ciao, bellissime parole, mi ci sarebbero volute una settimana fa, una settimana fa abbiamo avuto un lutto in famiglia, io però non me la sono sentita di portare i bambini (5 anni e 15 mesi) al funerale, e i miei parenti insistevano sul non portarli, l’uncio era mio marito che li voleva portare, ma alla fine abbiamo deciso per il no. Ed ora sono pentita perchè alla bimba di 5anni non abbiamo ancora detto niente, e non mi sembra giusto. Nei giorni successivi alla morte siamo stati presi da molte cose, i bimbi sono stati con i nonni e li abbiamo visti poco e non ho avuto nemmeno tempo di riflettere troppo bene sulla cosa. E forse venire al funerale le avrebbe fatto capire la cosa. E ora che fare? non mi piace l’idea di lasciare la cosa in sospeso e che prima poi venga fuori. MA devo dire la verità mia figlia non sa nemmeno cosa voglia dire è morto. Quando giochiamo l dottore lei a volte dice è morto ma poi viene curato.
Forse la porterò al cimitero e piano piano in qualche modo le spiegherò la cosa.
grazie
Ciao
Annagiulia dice
Grazie infinite per questo articolo, mi ha toccato profondamente.
Adriana dice
Io sono terrorizzata dalla morte, non so se riuscirei a spiegarla ai bambini, comunque grazie per questo bellissimo post.
Adri
mamma sbaglaita dice
Ogni volta che entro in questa stanza virtuale riesco sempre a trovare persone e parole che mi fanno commuovere. Trovo sempre nuove verità e preziose testimonianze che mi fanno crescere, riflettere, e mi danno nuova forza per migliorare e cercare il buono delle cose ogni giorno. Un posto “vero”, fatto da persone vere. Sono fiera di esserne parte.
Un abbraccio
Ilaria dice
Grazie a te Cecilia , le tue parole cibo x l ‘ anima , la tua sensibilità a servizio delle persone che vogliono vedere a fondo , aiuto x noi mammme nell impresa piu difficile di tutte; quella di far crescere figli sereni.Scorte x l ‘ inverno.
Raffaella dice
Avrei voluto leggere queste parole 6 anni fa, quando il papà della mia bimba è morto dopo un anno e mezzo di malattia. Aveva 9 mesi la mia Nirvana quando lui si è ammalato, 2 anni quando ci ha lasciate. Non l’ho mai tenuta lontana da lui, e quando nel cuore della notte è morto ho avvicinato la mia bimba a lui per dargli l’ultimo bacio. Ora mia figlia ha 8 anni, di recente è morta un’anziana signora che conosceva molto bene..l’ha vista nella bara, l’ha guardata con serenità e senza alcun turbamento…sono fiera di non averla mai voluta proteggere da quel dolore, ma di averla aiutata a conoscerlo e ciò che hai scritto mi riempie li cuore di commozione e tenerezza. Mi permetto di condividerlo…
Cecilia Mazzeo dice
Tanti cuori per voi. <3 Le vostre risposte e la vostra attenzione sono piene di amore e calore. Lo prendo e lo metto in tasca per i giorni bui. Accumulo briciole per l'inverno del cuore. Un po' cicala e un po' formica. Un sorriso
linda dice
Bellissima la poesia. Bellissima voce a misura di bambino. Pulizia d’animo e verità.
Grazie.
Linda
Ilaria dice
Riprendo la frase “soltanto con la verità in tasca il bambino torna a casa”,presa credo dal racconto di P .Estes , con la bambola in tasca; niente di piu vero , di piu saggio, dare radici, amore , verità ai nostri figli , li rende liberi , sani ,coraggiosi , consapevoli del valore di questo nostro viaggio chiamato vita.Ogni fine , mi sento di dire ,apre un altro inizio,questo da speranza e consola quando manca lo sguardo di chi e partito, quel profumo speciale , la pelle, com e preziosa la pelle di chi amiamo, quella materia così calda viva , tangibile.Quattro anni fa quando mori mia madre lessi questa poesia che scalda, ve la regalo, la regalo sopratutto a chi si sente un po’ triste xche ha perso “quella pelle “.La morte non e ‘ nulla,sono solo scivolato nella stanza accanto.Io sono io e tu sei tu.Quello che eravamo l uno x l altro, lo siamo ancora.Chiamami con il mio solito nome, parlami nel modo in cui eri solito parlarmi Non cambiare il tono della tua voce,non assumere espressioni forzate di solennità o dispiacere .Ridi come eravamo soliti ridere,dei piccoli scherzi che ci divertivano.Gioca, sorridi,pensami, prega x me.Lascia che il mio nome sia la parola famigliare che e ‘ sempre stata.Lascia che venga pronunciato con naturalezza , senza che in esso vi sia lo spettro di un ombra.La vita ha il significato che ha sempre avuto, e ‘ la stessa di prima. esiste una continuità mai spezzata . Che cos e ‘ la morte se non un incidente insignificante ?.Dovrei essere dimenticato solo xche ‘ non mi si vede ?Sto solo aspettandoti, e ‘ un intervallo. Da qualche parte molto vicino,proprio dietro l’angolo . Va tutto bene.(Henry Scott Holland )
Raffaella dice
Grazie per il tuo regalo, per questa poesia…non la conoscevo, è balsamica per chi, come me ancora sente troppo la mancanza fisica di chi tanto ha saputo amarmi e troppo presto mi ha lasciato
Ramona dice
“I bambini vanno presi per mano, accompagnati nella verità della vita, perché è quella che devono vivere. Passo dopo passo.”
Trovo questa frase perfetta, reale, educativa.
Ci sono temi difficili da affrontare con i bambini, ma il dolore e la sofferenza devono essere sentimenti che vanno vissuti. Sempre.
Bellissimo post, parole toccanti che mi hanno suscitato una forte emozione.
Grazie!
bietolina dice
Mio figlio è nel periodo del necrologio, dico io, ha quattro anni e parla di morti e sepoltura come parla di peppapig! Un pò c’è venuta in aiuto la scuola, un po’ il fatto di non creare tabu, tanto che ho deciso, in accordo con il mio compagno di portarlo al cimitero visto che per fortuna lui ora i nonni li ha tutti in vita.! Quando avevo 10 anni è morto mio nonno paterno, mio fratello ne aveva cinque e continuavano a dirgli che era all’ospedale, quando un amico simpatico con cattiveria gli ha svelato l’arcano…è stata la fine! mia mamma invece di proteggerlo gli ha creato involontariamente un dolore! Un po’ lo ha fatto con me che per proteggermi mi ha mandata a giocare a Barbie invece che andare al finerale! cosi ogni volta in cui sognavo mio nonno facevo gli incubi…..
Silvia dice
La profondità di queste parole mi commuovono. Grazie davvero…. Silvia
Chiara dice
Per due motivi sono senza parole: il post e tu, Silvia.
Tra le tue “colleghe” blogger attaccate ai loro pixel come nemmeno Proust A la recherche, nessuna avrebbe prestato il suo spazio a una persona come Cecilia.
Brava. E anche bella. Nessuna.
Sai qual è il tuo merito, tra i tanti? Non esserti MAI fatta contagiare dalla malattia dei blogger: il narcisismo condito dall’invidia. E questo, forse, perché tu sai di essere a un altro livello.
Io ormai seguo solo te, perché quando ti leggo sento che non è mai tempo sprecato.
Tu e Cecilia siete una coppia potentissima. Chi si somiglia si piglia: forse non è solo un detto.
Grazie di tutto, Silvia, davvero di cuore.
Lia dice
Grazie Cecilia per il tuo coraggio e la tua limpidezza…approvo in pieno ogni tua parola e condivido emozioni e sentimenti! Ognuno di noi ha del dolore e della sofferenza da elaborare, “da trasformare”, la sincerità e la consapevolezza sono gli strumenti più efficaci!!!
Grazie ancora, un abbraccio a te ed ai tuoi bambini così splendidi e sensibili
elena dice
Questi sono pensieri di una profondita` incredibile. Niente da aggiungere se non che condivido.
francesca dice
vi ho lette tutte di un fiato e mi sono venute le lacrime agli occhi,la morte purtroppo e’ sempre dietro l’angolo e non si e’ mai preparati ad affrontarla,ma sicuramente adesso ho un arma in piu’,facendo miei i modi meravigliosi con i quali avete affrontato le vostre esperienze…saremo anche mamme imperfette,ma sicuramente uniche e specialissime!
un abbraccio a tutte
Francesca
Elena dice
Tutto questo è così profondo e così forte… grazie davvero…
Michela dice
Oh mamma, che posto meraviglioso è questo… Ho letto questo post ed i relativi commenti tutto d’un fiato. Complimenti al tuo blog e a tutte le mamme imperfette, che imparano ogni giorno a migliorarsi per amore dei loro piccoli capolavori.
Robedamamma dice
Grazie per aver condiviso questa meraviglia. Io sono stata una bambina a cui hanno nascosto la morte e confermo, di conseguenza, di essere stata poi un’adolescente e un’adulta con tanti buchi intorno.
Proprio di recente ho dovuto parlare di morte alla mia bambina. Non è stato facile ma proprio perché non avesse anche lei le mie stesse mancanze l’ho fatto.
Questa riflessione è davvero quello che volevo leggere per capire che forse, per una volta tanto, ho fatto la cosa giusta! Grazie davvero, Valeria
giuliana dice
meraviglioso davvero questo post! io ho perso da poco mio padre e ho affrontato con i miei figli questo evento piu o meno come hai descritto tu!mi sono rivista un po an che nella splendida poesia .mi sono sentita meglio leggendo queste parole perchè mia madre mi ha fatto sentire in colpa per il mio modo di affrontare e vivere questa situazione ma ora so che forse non ho sbagliato………grazie!!!!!!!!!!!!!!!
Barbara dice
..è COSì! un saluto da una mamma di due bimbi il cui papà è un angelo dalle ali bellissime
carla dice
la mia mamma non c’è più da nove giorni!
spiegarlo a mio figlio Matteo di tre anni e mezzo non è semplice… è vero loro ci sorprendono ma adesso lui non vuole tornare a scuola perché ha paura che io non vado a riprenderlo… difficile molto difficile…
lui mi ha chiesto : ” mamma la nonna è andata via quando dormivo? sono stato maleducato perché non l’ho salutata”
Cecilia Mazzeo dice
Io ho due figli “grandi”: 12 e 8 e mezzo. La mia mamma è morta il 12 dicembre scorso a 60 anni e, a ottobre, li portava ancora a scuola lei perchè io non guido. Abitava sopra di me, in una piccola palazzina di soli parenti. Posso dire che il nostro rapporto era strettissimo, per certi versi simbiotico. E i miei figli, nati in casa sua e vissuti lì per qualche anno, avevano con lei un rapporto altrettanto stretto, giocoso, complice, allegro. In più era l’unica nonna, gli altri abitano lontani e il mio papà è morto tanti anni fa, giovanissimo.Ero molto preoccupata quando ho capito che non c’era più nulla di fare. Temevo per la loro serenità. Avevo paura potessero crollare. Invece ho seguito l’istinto. Il cuore mi suggeriva di dire la verità. Di parlare loro “da grandi”. Di non nascondere, né attutire. L’hanno vista uscire di casa per andare in ospedale e lì è rimasta per un mese. A casa non è mai tornata. Una sera li ho presi sul lettone e ho raccontato loro quello che stava accadendo. Gli ho detto cos’è un tumore, gli ho detto che era molto grave e che tra le ipotesi possibili c’era anche quella della morte vicina. Li guardavo negli occhi e li tenevo per mano. Piangevo un po’ nel dirlo. Piangevo e sorridevo. Non ho mai negato la mia sofferenza al loro sguardo. Mi hanno visto piangere e tremare, ma mi hanno anche vista ridere e amare, diffondere la luce dei ricordi e la gioia di aver ricevuto tanto amore da una madre così.
Mi guardavano impietriti, immobili, apparentemente impassibili. Non battevano ciglio per paura di esplodere. Un sacro rispetto nei miei confronti.
A loro ho detto questo: “Lo so che state male, lo so che state soffrendo. E’ normale soffrire e provare dolore per una notizia del genere e il dolore è giusto viverlo, raccontarlo, esprimerlo, buttarlo fuori. E’ normale anche che mi vediate spesso piangere: succederà più e più volte, ma poi passa. Le lacrime devono uscire fuori per non fare la muffa dentro. Ho aggiunto: “sapete, io sono stata una figlia fortunata. Ho ricevuto tantissimo amore dalla nonna e quell’amore è un tesoro prezioso che nessuno potrà mai rubarmi. Pensate che ci sono persone che hanno ancora i genitori, ma non sono felici e quell’amore che ho ricevuto io non l’hanno mai nemmeno sfiorato. Io credo che dovremmo dire grazie alla vita per averci dato una mamma e una nonna così, che dite? Credo che dovremmo gioire…pensando alla ricchezza che ci ha lasciato dentro. Possiamo continuare a portare a spasso i suoi insegnamenti per contagiare altri cuori. Certo che sono triste! A volte anche arrabbiata! Certo che l’avrei voluta qui con me per altri tantissimi anni! Ma ci sono cose che non si possono cambiare, possiamo solo imparare a “trasformarle”.”
Il grande ha ceduto con qualche lacrima e si è accucciato con pudore sul mio petto. La piccola mi guardava coi suoi occhi immensi e liquidi. Mi guardava come una donna guarda un’altra donna. Aveva capito tutto. Non l’ho mai vista piangere. Non ha mai fatto un brutto sogno. Non ha mai manifestato angosce.
Quando ho capito che il momento X si avvicinava, li ho portati in ospedale. Gli ho detto: “Ora venite con me. Vi porto a salutare la nonna. 5 minuti soltanto. Le date un bacio, le regalate un pensiero dentro di voi, quello che volete, la ringraziate e poi la “lasciamo andare”. ” Così è stato. Mia madre era incosciente, sembrava dormisse. Le hanno fatto una carezza e dato un piccolo bacio. Abbiamo detto un’Ave Maria insieme e un’altra piccola cosa personale e poi se ne sono andati. Il giorno dopo ha chiuso gli occhi per sempre.
Ho voluto che il funerale fosse una “festa” e così è stato. La chiesa era gremita di gente. Ho chiesto supporto alle mamme degli amici dei miei figli e in chiesa ognuno di loro ha trovato le proprie maestre, gli amici e i compagni di classe. Ci hanno sentiti leggere cose “strazianti” e visti cantare a squarciagola, eppure non hanno smesso un secondo di essere sereni. Il grande me lo sono visto comparire in camera mortuaria. Se lo sentiva. Abbiamo scherzato insieme. Ha voluto guardare la morte e ha scoperto che non era paurosa come se l’era immaginata.
A distanza di mesi, la nonna è sempre nei nostri discorsi. A volte la sgridiamo e la prendiamo pure in giro.
Questa è solo la mia esperienza personale. Credo che l’amore sappia suggerire il meglio. Nel caso di bimbi molto piccoli è ovviamente difficile portare l’evento sul piano della consapevolezza. Ci si può provare attraverso i simboli e le metafore. Attraverso l’ausilio di favole “terapeutiche”, attraverso l’uso di oggetti transfert con cui “rappresentare” e “decodificare”. Scusate la lungaggine…
carla dice
grazie Cecilia… emozionata per le tante similitudini alla tua esperienza… grazie da una figlia fortunata ad avere avuto una mamma unica … e tutto quell’amore che abbiamo avuto in dono che sia altrettanto per le nostre creature…grazie ancora
Alessia dice
mi hai fatto piangere.
Anna dice
la bellezza si nasconde dappertutto.
grazie. anche da parte dei miei bambini (uno ancora in grembo).
una riflessione preziosa. un bellissimo regalo!
Anna
Cecilia Mazzeo dice
Vi abbraccio con empatia. Credo che nell’accettazione dell’imperfezione ci sia il senso di tutto. Dell’amore. Della vita. E quello sguardo che fruga il cielo e sa dire “grazie” è l’unico modo per trasformare i fardelli in doni. Percorsi molto difficili e tortuosi. Percorsi pieni di ferite, rabbia, paure e cocci sparsi. Ma abbiamo questa di vita ed è giusto, perchè lo dobbiamo a noi stessi, provare a trasformare i dolori e le frustrazioni in consapevolezze.
Raffaella dice
C’è un foro profondo tra le meravigliose righe di questo post ed un collante fatto di amore che mai spezzerà il legame con chi è’ assente da far male ma presente nella vita come nella memoria di Cecilia, che abbracciò e ringrazio.
È grazie a te Silvia, per questo bel dono.
Raffaella
Martina dice
“La vita è perfettamente imperfetta!” me lo dico tutti i giorni, come un mantra, da quando è nata la mia Emma. Ricordo il giorno prima della nascita e le parole del luminare dell’ospedale durante l’ecografia: “Questa bambina è perfetta!” Perfetta lo era, le sue misure secondo i paramenti, bella come il sole, ma con un cromosoma in più. La vita perfettamente imperfetta è il gioco di parole che mi aiuta quando i suoi fratelli o i suoi amici mi chiedono spiegazioni e io non trovo le parole per rispondere. A volte preferirei il buco, a volte fuggirei nel bosco, ma dolorosamente le cerco, le cerco e infine le trovo… La vita è piena di eventi per cui non si trovano le parole, soprattutto le parole per i bambini, ma dobbiamo trovarle, sempre. Fa bene anche a noi. Grazie per queste tue parole, davvero!
Anna dice
che bella mamma sei e ancor più bella stai diventando, a quanto leggo.
imperfetti siamo tutti e spero di cuore che i miei figli amino l’imperfezione come già faccio io.
i luminari sbagliano spesso.
forse questa volta “l’ha detta giusta” 🙂
ti abbraccio.
Anna
Benedetta Maffia dice
Bellissimo post, complimenti!