Domanda
Buongiorno, da due anni ho una relazione con un uomo separato (da due anni e mezzo) con due figlie adolescenti e sono arrivata al limite.
Ho cercato di avere pazienza, di farmi accettare gradualmente, di non essere invadente nei loro confronti ma dimostrare disponibilità ed essere gentile con loro ma non è mai servito a nulla. Le sue figlie mi rifiutano ormai da oltre un anno, parlano male di me in modo gratuito, si comportano male con me, rifiutano la mia presenza.
La loro madre purtroppo ha sempre dimostrato molto astio nei confronti del mio compagno (soprattutto da quando ci sono io) e miei, alcune frasi delle sue figlie arrivano chiaramente da lei.
Ci siamo rivolti ad una psicologa la quale ci ha confermato la forte influenza negativa della madre su queste ragazze. Praticamente assisto a ex moglie e due figlie che non perdono occasione di essere stronze e il mio compagno che, perché si sente in colpa per esser andato via di casa, le asseconda mettendomi da parte.
Arrivata al limite ho chiuso la relazione. Dopo un mese il mio compagno è tornato a dirmi che è pronto a cambiare, gestirle diversamente perché non influiscano più cosi negativamente e gratuitamente su noi coppia ma non so se crederci. Vorrei chiedere se c’è qualcosa che possiamo fare per cercare di gestire meglio queste ragazze (13 e 15 anni) che sono fortemente soggiogate dalla loro madre (la quale, inutile dire, non ne vuol sapere di collaborare ed avere rapporti sereni per il bene delle figlie. Continua a negare, fa di tutto pur di causare problemi, fa passare il padre come stronzo agli occhi delle figlie e lei la santa, parla male di me e le istiga a rifiutarmi.).
Da madre io stessa, mi chiedo come possa una madre causare tante difficoltà alle proprie figlie pur di far male ad altri e perché. In tutto questo c’è mio figlio che aveva accettato bene sia il mio compagno che le sue figlie e che purtroppo si è subito anche lui degli atteggiamenti brutti da parte loro. Che cosa possiamo fare per distendere la situazione? Come devo comportarmi con queste ragazzine? A volte non hanno rispetto nemmeno per il padre e lui non è capace di essere autorevole (e non dico autoritario, attenzione).
Grazie di cuore!
Risposta
Buongiorno, quello che la mia esperienza insegna è come i figli diventino spessissimo oggetto di una guerra fra adulti a seguito della separazione e spesso non ce ne si rende neppure conto.
Se la coppia ha figli, essi vengono spesso coinvolti nella conflittualità coniugale, non solo come “spettatori” (anche se pur sempre partecipi!), ma non di rado anche come alleati di un genitore o di entrambi a turno (triangolazione). A volte divengono oggetto di contesa, se non di scambio, anche dopo la separazione. La discordia genitoriale provoca sempre nei bambini reazioni di ansia e di angoscia. I figli soffrono per le discordie genitoriali e se queste non vengono in qualche modo risolte i minori permangono in una condizione che li può esporre a rischi psicopatologici. Se è vero che, cessando la convivenza dei genitori, essi non avranno più modo di assistere direttamente alle loro diatribe, è altrattanto vero che la separazione è comunque un avvenimento doloroso e destabilizzante che genera timori e sensi di colpa. Molto dipende da come viene gestita e dal significato che ad essa viene conferito. E’ utile che ai figli venga passato un significato scevro da connotazioni drammatiche e che siano rassicurati, con le parole e poi con i fatti, sull’amore che ciascun genitore continuerà a nutrire per loro. Importante che i genitori riescano poi a condividere una buona genitorialità in modo da consentire al minore l’accesso sereno ad entrambe le figure. A livello personale dei coniugi, sono molti e diversi i sentimenti che accompagnano la separazione Tra questi, senso di fallimento personale, dolore per la perdita, a volte rancore verso chi si ritiene responsabile del naufragio coniugale, preoccupazione per il futuro, perdita di autostima. Se teniamo poi conto della conflittualità insita nel processo di separazione e dei vissuti individuali di ciascun coniuge a volte molto differenti tra loro, comprendiamo meglio come sia spesso così difficile riuscire a “spogliare”, per così dire, la separazione da connotazioni estremamente dolorose e negative, e costruire quel significato non drammatico così importante sia per se stessi, sia per i figli.
Lo psicologo, e in particolare lo psicoterapeuta sistemico-relazionale, può aiutare la coppia a costruire tale significato e a rendere il processo di separazione meno traumatico, allo scopo di consentire di gestire in modo più sereno tale evento, base sulla quale costruire un futuro migliore, sia per gli ex coniugi, sia per i figli. Estremamente importante, poi, riuscire a condividere la genitorialità in modo coerente e congruente dopo la separazione, cosa non sempre facile da conseguire. Le guerre genitoriali sull’educazione dei propri figli e sulle decisioni da prendere in merito alle numerose scelte che concernono la loro vita presente e futura, ricadono negativamente sul benessere dei figli. Per non citare poi il rischio psicologico che corre la prole nell’essere usata come arma di ricatto economico, cosa che non avviene purtroppo così raramente.
Dopo questa premessa generale, mi viene da pensare che probabilmente queste ragazze pensano che la madre sia la parte più fragile di questa separazione e vogliono rendere la vita difficile al padre.
Certamente l’autorevolezza di un genitore come dice lei è un aspetto importante, provi a chiedere al suo compagno che, da quello che scrive, sembra tenere molto a lei, di farsi seguire da uno specialista esperto magari in tema di separazioni, per capire come meglio gestire le sue figlie, lavorare magari su eventuali sensi di colpa che spesso rendono i padri eccessivamente disponibili per paura di perdere l’affetto dei propri figli o perché si sentono responsabili per la fine del proprio matrimonio e per aver quindi esposto i figli a questo evento doloroso che è la disgregazione della propria famiglia.
Provi a mettere davanti anche il bene di suo figlio che di conseguenza sta soffrendo per tutta questa situazione, facendo presente al suo compagno che di tutta questa situazione stanno soffrendo davvero tante persone e che a volte l’amore non basta, ma è necessario fermarsi e guardare oltre visto che in tutta questa storia ci sono ben 3 minori coinvolti e che possono soffrire.
Spero di esserle stata d’aiuto.
Mara Giani – Psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare
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