Era lungo 5 cm e anziché immergersi nel mare di Casa Batllo si lasciava cullare dal liquido amniotico. Era il 2003 ed ero incinta di 3 mesi quando sono stata a Barcellona la prima volta.
Quest’anno ci sono tornata. Per i suoi 10 anni. Soli. Io e lui.
Il suo primo viaggio all’estero consapevole, il nostro primo viaggio all’estero insieme, da soli.
Sono stati tre giorni d’amore. Può un fine settimana rafforzare così un’unione che dovrebbe già essere per sua stessa natura, solida e indiscutibile?
Può.
Un viaggio con un bambino è un viaggio nel viaggio. È guardare con quattro occhi e sentire con due cuori. È un’amplificazione di ogni istante e di ogni incontro.
Mamma, questa chiesa è la cosa più pazzesca che abbia mai visto.
È stato come viaggiare con un ragazzo: ha camminato otto ore al giorno, ha lavorato (è venuto con me alla presentazione di un’azienda), si è perso con me di giorno e di notte, più volte, ha corso per riuscire in soli tre giorni ad assorbire più catalogna possibile, ha pranzato alle 16 e mangiato tapas alle 24, ha parlato spagnolo, ha chiesto indicazioni, ha chiesto il conto, ha comprato il biglietto per la metro.
Certo che bisogna essere belli svegli per viaggiare all’estero. Non so mica se me la sentirò mai da solo. ^_^
È stato il viaggio delle autonomie. L’ho trattato da adulto e da adulto si è comportato. Anche nella consapevolezza di ciò che stava facendo. Ha camminato con il naso all’insù per non perdersi nemmeno un pezzettino di qualcosa che ha percepito da subito come prezioso.
La metro no mamma, è un peccato, camminiamo fuori!
È andato a caccia di Gaudì per tre giorni ed è scoppiato di emozione davanti a Casa Batllo.
E poi i colori de La Boqueria, gli odori dei vicoli, la confusione immane delle Ramblas. Ci siamo presi la mano giovedì al decollo e ce la siamo lasciata sull’aereo al ritorno.
Lo guardo con occhi nuovi ora. Non credevo che potesse essere possibile. Però è così.
Raccolti i bagagli al ritorno, ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. Non c’è stato bisogno di giustificare le lacrime. Erano le stesse per entrambi. Quella malinconia indescrivibile che ti prende alla fine di qualcosa di straordinario. A nessuno riusciremo a trasmettere la bellezza che abbiamo vissuto, resterà priva di una degna descrizione perché è stata troppa. In un momento in cui di bellezza avevamo un gran bisogno.
Abbiamo fatto spazio dentro di noi e tra di noi. E l’abbiamo riempito di persone, di profumi e di colori nuovi.
Apertura, scoperta, scambio, conoscenza e coscienza: questo è viaggiare. Ma viaggiare sola con un bambino in una metropoli straniera è come vedere tutto questo in 3D.
È scoprire di potersi emozionare in maniera doppia nello stesso istante.
Mamma, grazie. Non dimenticherò mai tutto questo.
Silvia Sacchetti’s Slidely by Slidely Slideshow
bea dice
cara Silvia, per noi Barcellona è una città importante. Ci vive mia sorella dal 2009, l’anno in cui sono diventata mamma. Spesso andiamo, in formazione mista, tutti e tre, io il piccolo e la nonna, l’anno scorso io e papà da soli. E sto aspettando e temporeggiando ancora un po’ per rifarlo noi due soli, io e il mio cucciolo. Barcellona, così a misura di bambino, con parchi ad ogni angolo, tanti colori, il mare e il grande polmone verde del Parc de la Ciutadella, bellissimo, e da vedere alla prossima occasione se non siete stati.
Ma non sarà il nostro primo viaggio da soli. Il primo sarà Berlino, di cui mi chiede con insistenza e ostinazione da mesi dopo aver visto alcune cartoline. Così affascinato dalla storia del muro. Così incomprensibile per lui l’idea di un conflitto che divide in due una città e le persone. Noi partiremo da lì, ma ora è ancora troppo presto (va per i 5 anni), non me lo vedo ancora a fare queste camminate lunghe e stancanti..
Un abbraccio
Bea
chiara dice
Ho vissuto le stesse emozioni da quando io e la mia maggiore abbiamo deciso di regalarci due giorni all’anno per stare insieme da sole per immergerci nell’arte e nella bellezza, nel silenzio e nel piacere di stare insieme.
E’ un regalo che ci siamo fatte e che sempre ricordiamo con tenerezza ed emozione.
E che a breve rinnoverò con il secondogenito: condividere in famiglia è fondamentale, ma ho scoperto che ritagliarsi momenti di “unicità” rafforza e rasserena.
carla dice
che bello, spero con mio figlio di poter fare un viaggio così emozionante…
posso farti una domanda? ma il secondo non si è ingelosito del vostro viaggio esclusivo? (ti parlo da secondo genita che rosicava se veniva lasciata a casa), e tu non ti sei sentita un po’ a metà?
Carla
marzia dice
Mi mandi in apena, mi porti la….mi fai sentire.
Uffa Silvia, ho un groppo in gola.
Sono felice per voi, amatevi tanto.
Marzia
elena dice
Che meraviglia …. spero di poter vivere anche io questa esperienza un giorno con mio figlio. Un abbraccio sincero cara Silvia.
Ila dice
Che esperienza meravigliosa, raccontata con le parole e il cuore di una mamma innamorata del suo bambino che sta diventando un ometto. Immagino la tua gioia nel vedere lo stupore e la sorpresa nei suoi occhi avidi di cose nuove…io ho una piccola bimba di un anno e giorno per giorno stiamo scoprendo insieme il mondo in un modo tutto nuovo, se riuscirò la farò viaggiare il più possibile perché il mondo è un posto bellissimo!
Ciao a presto
Lia dice
Ciò che hai scritto é davvero carico di emozione…mi sono commossa tantissimo ed ho sperato di poter fare presto una simile esperienza con la mia ragazza più grande (di quasi 12 anni!) sono certa anch’io che mi potrebbe stupire ulteriormente e poi noi siamo un po’ “scarsini” in quanto autonomie (colpa mia, credo!) … ci dobbiamo lavorare sù! Grazie per queste tue belle riflessioni!
verovero dice
bellissimi !!!!! che dire …. fantastico…. emozionante e come sempre sorprendente..
poi sarà che il tuoi ometto ha la stessa età del mio ometto…mah… mi sono commossa!!
ciao veronica
Btwinsbimamma dice
Mi piace questa prospettiva di viaggio… e bravo il tuo “consapevolmente” ometto
Federica dice
Che meraviglia. le vostre emozioni le hai raccontate alla perfezione!
Belli voi! Avete fatto una cosa bellissima!!