Domanda
Gentile Dott.ssa Agnone, sono una mamma molto preoccupata, scoraggiata ed anche arrabbiata! Ho un bambino di 3 anni e mezzo. Ha un fratello di 2 anni e mezzo. Su consiglio del pediatra ha frequentato il nido fin da piccolo. Anche il fratellino ha frequentato presto il nido. Fin dal primo momento la situazione è stata difficile per tutti. È sempre stato molto geloso e ha manifestato questa gelosia picchiando il fratellino e, successivamente anche altri bimbi in diverse occasioni (nido, famiglia, amici…).
Al nido comunale le insegnanti riuscivano a contenere la situazione ma dovevano guardarlo costantemente, riservandogli quasi un rapporto 1 a 1. L’ingresso alla scuola materna è stato traumatico coinciso fra l’altro con il mio rientro a lavoro (faccio l’insegnante).
Oltre a piangere, il bimbo chiedeva di tornare al nido, dove frequenta tuttora il fratello. Ha manifestato comportamenti aggressivi nei confronti dei compagni anche con morsi. Fino a quel momento li aveva dati solo al fratello. Non è consolante ma è un dato di fatto. Non parlava con maestre e bimbi. Superata questa fase ha socializzato con adulti e coetanei ma i rapporti rimangono difficili. Non lavora molto volentieri e non rispetta le regole in mensa. Ora non morde più ma a volte picchia i compagni, tira pietre in giardino e per ciò viene a volte isolato dai compagnetti e definito monello. Se ci vediamo fuori con alcuni compagni e alla mia presenza ha un comportamento corretto. A casa invece nn perde occasione di pizzicare, spingere il fratello.
Non so più cosa fare. Le ho provate tutte: spiegazioni, punizioni ,sculacciate. Gestire insieme i rapporti dei miei figli è per me difficile insieme a tutto il resto. Fra l’altro sento dentro di me un misto di emozioni che vanno dal senso di colpa alla rabbia al doppio senso di fallimento come mamma e come educatrice. In più spesso le mamme dei compagnetti non sono comprensive e le insegnanti mi dicono sono sul piede di guerra.
Non so più cosa fare per aiutare mio figlio!
Risposta
Cara Antonella,
se tu fossi nel mio studio per una chiacchierata, comincerei con una domanda su quello che provi: cosa ti fa sentire arrabbiata? La situazione che descrivi, lo so, ma sarebbe molto interessante approfondire questo tema e capire cosa esattamente non ti piace.
Le emozioni dei genitori sono spesso specchio di quello che provano i figli. Sapere di più sulla tua rabbia, sulla preoccupazione e sullo scoraggiamento sicuramente ci darebbe degli indizi su come si sente tuo figlio.
Le emozioni sono “circolari”, e appartengono a tutti i membri della famiglia sotto forma di “tema”.
Andando un po’ oltre questo primo indizio, vorrei parlarti dell’essere primogenito.
È davvero dura essere spodestati da un piccolo frugoletto enormemente bisognoso dell’attenzione dei nostri genitori, gli stessi che fino a poco tempo prima avevano occhi solo per noi.
Lo sapevi già? Sì. Ma spesso non ci rendiamo conto di quanto questo “bellissimo evento” (la nascita di un fratello) scombussoli il mondo interiore ed esteriore di un bambino.
È tremendamente spontaneo un comportamento del tipo “smettila ché tu sei grande”, oppure rimproverarli per qualche dispetto al neonato, oppure ancora intenerirsi palesemente davanti ai più piccoli dimentichi che anche il primogenito è un piccolo (lo confesso, sporadicamente capita anche a me!).
Se tuo figlio è così arrabbiato, evidentemente è da tanto che cova un rancore verso qualcosa che non gli piace. Verso il fratellino? No, verso di voi!
Sai che peso ha perdere l’esclusività dello sguardo di un genitore? In termini banali, “la storia è tutta qua”.A questo i genitori mi chiedono: “e ora che devo fare?”
Cominciamo da alcune tecniche molto banali:
quando arriva un fratellino, l’altro (o gli altri) hanno bisogno di un tempo tutto per loro, con entrambi i genitori. È una fatica, lo so (già è dura doversi organizzare col nuovo arrivato!) ma è un dovere necessario.
“È tutto ok, ti amo come prima, sei sempre il mio bimbo speciale” è un messaggio che passa attraverso i fatti, non attraverso le parole.
Gli inglesi lo chiamano “special-time”, un tempo speciale che -possibilmente ogni giorno- si dedica ai bambini che hanno il vissuto di essere trascurati. Non è importante la quantità, ma la qualità di questo tempo, che dev’essere esclusivo (no pensieri, faccende, telefonate, discussioni, etc), tutto per loro, noi dobbiamo esser-ci.
La rabbia tra fratelli, poi, è sedata da un passaggio importante: onorare le loro differenze. Il concetto di base è che in famiglia tutti lavorano insieme ma ciascuno secondo le proprie specificità.
È importante che ciascun genitore comunichi “sono qui per te”. Se questo non è avvenuto, non ci sarà contesto della sua quotidianità in cui tuo figlio troverà “pace”.
Infine, lo strumento migliore per aiutare i bambini ad andare d’accordo è la lode descrittiva.
Spesso il nostro linguaggio con loro riflette espressioni del tipo “non fare questo, non fare quello” oppure “perché hai svegliato il fratellino???”, “perché gli hai tirato via il giocattolo???”.
In questi casi abbiamo dimenticato di notare le cose positive.
“Mi piace come fai vedere quel gioco a tuo fratello”; “è bello che tu voglia dividere i biscotti con lui”.
Dovremmo essere tutti capaci di lodare ciascuno dei nostri figli almeno dieci volte al giorno!
“Sei un grande fratello”; “ti amo per quello che sei”; “grazie”. Qualcosa del genere.
Spero che il mio discorso abbia risposto alla tua domanda “non so più cosa fare per aiutare mio figlio”.
Spiegazioni, punizioni e sculacciate non possono funzionare perché non rispondono al suo bisogno fondamentale, quello di essere visto da te (da voi). Se tu fossi arrabbiata, una sculacciata ti calmerebbe? Una spiegazione su quello che è giusto fare placherebbe il tuo bisogno di sentirti ancora importante per qualcuno?
A volte è davvero difficile mettersi nei panni di un bambino. Eppure è tutto lì.
Ti auguro buon lavoro e tanta felicità.
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