Domanda
Gentile dottoressa Agnone,
le scrivo per porle questa problematica: ho due figli, la prima ha 6 anni e mezzo (7 a dicembre) e frequenta la seconda elementare, da quest’anno però ha iniziato in un’altra scuola, infatti lo scorso anno ha frequentato la prima nell’istituto dove andava alla materna però non a tempo pieno perchè non c’era posto perciò mi sono fatta convincere dalla direttrice che il tempo normale (solo due rientri pomeridiani) era migliore per un bambino anziché 8 ore sempre sui banchi che stressano e a suo dire affaticano troppo i bambini.
Lei ovviamente è andata serena anche perché non ha mai amato fermarsi a mangiare a scuola, nemmeno alla materna (anche lì mille difficoltà un inserimento molto graduale rispetto agli altri, non voleva staccarsi da me).
Comprendo che è presto, che nonostante il suo carattere docile ed espansivo ci vuole tempo per abituarsi a questi cambiamenti ma, dopo le prime due settimane di serenità ora sono pianti ogni mattina, non vuole fermarsi a mangiare lì, vuole che la porti a casa prima perché sta troppo tempo a scuola a suo dire, la scelta che abbiamo fatto è stata un po’ sofferta (almeno da parte mia): il più piccolo di due anni e mezzo non avrebbe potuto frequentare la materna dove andava sua sorella perché non c’è posto, specie per noi che siamo per così dire fuori zona, quindi abbiamo deciso di spostare entrambi alla scuola a noi più vicina, glielo abbiamo spiegato più volte, sembra aver capito ma poi una volta arrivati al cancello della scuola piange.
Come posso relazionarmi per farle capire e metabolizzare queste novità? Io cerco di essere dolce e comprensiva, mi fermo e la rassicuro mentre i suoi compagni già entrano in classe, ricevendo una serie di occhiatacce dalle insegnanti che, giustamente, hanno il dovere di entrare con tutti i bimbi e non cercarli poi nel corridoio, vorrei provare con le maniere più forti, magari alzando la voce ma la conosco bene, i suoi non sono capricci infondati, lei ci soffre e temo di peggiorare se mi mostro più severa. La ringrazio sin da ora per i consigli che mi vorrà dare.
E.
Risposta
Cara E.,
credo tu abbia già analizzato la situazione da diversi punti di vista. Comprendi la difficoltà di tua figlia, e che le maniere forti non servirebbero.
Ritengo che in questo momento ala bimba manchino dei punti di riferimento, che deve ancora ricostruire.
Il momento del pranzo è importante per i bambini (ma anche per gli adulti!) e per molti ha a che fare con un’intimità che non sono pronti a condividere con le persone della scuola.
D’altro canto, insistere e forzarla non avrebbe alcun senso, anzi ritengo che potrebbe solo peggiorare la situazione, facendola pranzare con un livello di ansia non raccomandabile.
Potresti provare a parlare con l’insegnante, tentando di monitorare se nelle ore scolastiche, nella relazione coi compagni o con la maestra, ci sono situazioni che tua figlia non riesce a superare (non occorre che siano situazioni “problematiche”, ma emotivamente difficili per lei) o se si tratta semplicemente di tempi diversi per abituarsi.
Ogni persona ha tempi di assestamento che sono suoi. In questo momento tua figlia potrebbe aver bisogno di sentirsi più sicura, dal momento che la scuola rappresenta una parte importante del mondo quotidiano del bambino.
So che talvolta è snervante per un genitore, ma io insisterei sul far sentire alla piccola che non c’è niente di sbagliato in lei e nel sentire che adattarsi non è una questione facile, ma lavorerei sul fatto che lei è in grado di farcela, a partire da piccoli successi quotidiani che sicuramente esistono.
Proverei anche, se ti è possibile, a coltivare il rapporto coi compagni fuori dalle ore scolastiche: potrebbe essere un modo di farla sentire più tranquilla dentro alleanze tra i pari che possono esserle di sostegno.
I miei più sinceri auguri.
Marcella Agnone – Psicologa e Psicoterapeuta
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