Domanda
Buongiorno, mi chiamo M. e sono il papà di Matteo, 10 anni, frequentante la 5° elementare.
Matteo presenta alcuni problemi (disturbi? Atteggiamenti normali?) che cercherò di spiegare come meglio riesco. È molto agitato, gli riesce difficile stare fermo (a leggere, fare i compiti); ha problemi di attenzione e concentrazione, sembra sempre iperattivo. Inoltre “mastica” convulsamente penne, gomme, matite; mette in bocca tutto poi (cerniere, maglie) .
A volte agiamo con punizioni (TV, giochi elettronici) quando viene ripreso da maestre, e/o quando non si comporta bene in casa.
Caratterialmente sembrerebbe un po’ debolino, ma in diverse occasioni, scolastiche e non, dimostra una buona intelligenza, proprietà di linguaggio ecc.
Potrebbe essere un problema organico (tiroide?). Come potrei aiutarlo, come genitore/educatore?
Siamo molto preoccupati perché non sappiamo come fare.
Grazie
M
Risposta
Caro M.,
mi piacerebbe se iniziassi col leggere questo articolo sulla funzione di holding: parla dell’importanza di un contenimento sia fisico che emotivo e di come questo rappresenti un’esperienza di sicurezza e protezione da segnali interni ed esterni ai quali il piccolo è impreparato.
Il corpo parla: se ha qualcosa da dire, è necessario che qualcuno lo ascolti, che ci sia un Altro significativo pronto a cogliere i messaggi su ciò che il bambino sente, e a rispondere adeguatamente.
Parla anche di come il nostro modo di giudicare una situazione ne determina anche “il colore”: il fatto che tuo figlio è un bambino molto dinamico non è solo un problema, ma anche una dote che, se adeguatamente espressa, gli tornerà utile in altri momenti della sua vita.
In questo altro articolo troverai un concetto importante: attraverso la sua esuberanza sembra che il bambino “cerchi se stesso nell’ambiente”: scaricare le proprie emozioni attraverso il movimento fisico ha una valenza positiva, serve a crescere. La manipolazione e l’esplorazione servono a sviluppare l‘interesse, la curiosità, l’empatia verso l’altro.
Diventa importante allora cercare una soluzione “altrove” e togliere il bambino “dai riflettori”. Come diceva Bowlby, grande studioso dell’infanzia, “per aiutare i bambini dobbiamo aiutare i loro genitori”.
Cito ancora un articolo di cui il titolo è esemplificativo: Un bambino ascoltato si rasserena.
Spesso il comportamento diretto è l’unico modo che il bambino ha di comunicare qualcosa, ed è per questo che io credo profondamente nell’importanza di leggere un “sintomo” come una tentativo di esprimersi, prima che un problema da risolvere.
Infine ti suggerirei di consultare la sezione “Bambini e sana aggressività”: troverai una chiave di lettura di alcuni comportamenti (come il mordere) che te ne daranno una visione forse un po’ diversa dal convenzionale.
A tua disposizione per uteriori chiarimenti.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
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