Mi sto interrogando da qualche tempo sul tema della sicurezza in rete e sono giunta alla conclusione che la base di un uso corretto della rete sia la consapevolezza. Per questo, come potete leggere qui, allo smartphone che ho regalato a mio figlio ho allegato un vademecum, che abbiamo letto insieme e che quasi ogni giorno riprendiamo su qualche punto.
Oltretutto mi rendo conto, dopo circa 10 giorni di osservazione delle dinamiche di utilizzo che fanno i suoi compagni, che questo della consapevolezza è un tema urgente.
Occorre lavorare sulla comprensione che i device non sono maschere ma strumenti. E, perché no, anche opportunità.
Educazione digitale è anche e soprattutto educazione alla responsabilità e al rispetto di se stessi e degli altri. Una volta compreso questo, io credo che il più sia fatto.
Non è semplice, perché, da genitore, a fronte del tuo lavoro, ti rendi conto che i tuoi figli si trovano davanti a scambi e condivisioni tra compagni evidentemente non sostenuti da un’adeguata educazione alla comprensione di ciò che si sta utilizzando.
Kapsersky Lab ha lanciato una survey online sulla sicurezza in rete, rivolta ai genitori di bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 e i 12 anni.
Il risultato di questa ricerca a me è sembrato per certi versi confortante.
Il dato più interessante è che la tecnologia non fa paura e non è demonizzata da genitori: l’81% dei genitori è favorevole all’utilizzo della tecnologia da parte dei propri figli, anche se solo a determinate condizioni e fornendo loro tutte le informazioni utili per una corretta gestione della loro presenza in rete.
L’altro dato interessante è che questa apertura delle famiglie italiane all’utilizzo della tecnologia non è lasciata al sentimento dei bambini: i genitori sono favorevoli all’utilizzo della tecnologia, ma pongono delle regole, come la limitazione del tempo (62%), la presenza di un adulto (40%), il divieto di navigare da soli in camera propria (30%) e quello di utilizzare i social network (30%).
La prima cosa che ho fatto appena acquistato lo smartphone a mio figlio è stata scegliere una tariffa under 12, comprensiva cioè di parental control integrato nel piano. La seconda è stata quella di settare i filtri del telefono in modo da impedire la navigazione su determinati siti e il download di applicazioni non adatte alla sua età o con acquisti in App.
E non sono l’unica perché, come evidenzia la survey, la percentuale dei genitori che utilizza sistemi di parental control è buona (32%) e altrettanto buona è la percentuale che utilizza sistemi che consentono di bloccare i siti con contenuti inappropriati (30%).
Vedo però che senza un’adeguata educazione ad un uso consapevole non si riesce a gettare le basi culturali che servono a utilizzare la tecnologia come un’opportunità di informazione, acquisizione di notizie, studio e approfondimento.
Una cosa che dico sempre ai mei figli quando li lascio davanti al pc o allo smartphone è di non fare mai nulla che non farebbero nella vita di tutti i giorni. Prima di vietare, bloccare, impedire occorre spiegare. Non c’è nulla di mostruoso nel web, non è un luogo a parte, anomalo, un luogo altro rispetto al quotidiano. È un luogo antropologico parallelo e perpendicolare ad altri luoghi di vita. Ciò che vale quando sei a scuola, a fare sport, a mangiare una pizza, vale anche quando sei online. Ricordiamocelo anche noi adulti.
In collaborazione con Kaspersky Lab
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