Ci sono esperienze che ti cambiano la prospettiva e i punti di riferimento.
Ci sono press tour che ti entusiasmano, altri che ti colpiscono, altri ancora che ti annoiano poi ci sono quelli che stabiliscono un prima e un dopo. Esperienze in cui capisci che è il momento di scendere in campo, perché ciò che hai visto, sentito, toccato parla direttamente al tuo cuore.
Conoscere la Fondazione L’Albero della Vita ha significato questo per me.
Non voltare più la faccia, ma aiutare concretamente un’organizzazione che da 18 anni progetta, realizza e cura progetti d’amore per i bambini in tutto il mondo.
India, Nepal, Haiti, Kenya, Perù senza dimenticare l’Italia. Perché a qualunque latitudine ci si trovi, un bambino ha il diritto di essere un bambino e un adulto la responsabilità di tutelarlo.
L’amore non si compra e non si vende. Non si misura e non si contiene. Si tratta di una straordinaria forza generatrice di possibilità, un motore di vita inarrestabile.
Il lavoro della Fondazione L’Albero della Vita è difficile, faticoso, in alcuni contesti pericoloso, ma come racconta Antonio Bancora, responsabile dei progetti internazionali, essere uno strumento di trasformazione e poter consentire a una persona di riappropriarsi della propria dignità è estremamente gratificante, a maggior ragione, se lo fai con un bambino.
Sono i gesti d’amore che rendono le nostre vite speciali e uniche. Ma per far sì che un gesto si trasformi in un’azione concreta e non solo di una volontà c’è bisogno di organizzazione. Di una struttura che con consapevolezza, professionalità e metodo trasformi il disagio in un’opportunità. La Fondazione L’Albero della Vita fa questo.
Il Vilaj Italyen a Haiti
Ad una sola ora d’aereo da Miami si trova l’isola di Hispaniola, che si suddivide in due stati a ovest la Repubblica Dominicana a est Haiti. Due mondi tanto vicini quanto agli opposti.
Se la Repubblica Dominicana è famosa come la perla dei Caraibi, Haiti ha il triste primato dell’emergenza continua, e dopo il terremoto del 2010 la situazione non si è purtroppo ancora modificata.
Su quest’isola nell’isola, in un lembo di terra stretto tra l’Oceano e una cloaca a cielo aperto, all’interno del pericoloso quartiere di Waf Jeremie, una bidonville di oltre 150.000 abitanti considerata zona rossa interdetta dalle Nazione Unite, sorge una piccola oasi di pace, il “Vilaj Italyen”.
Il centro si compone di: una clinica pediatrica, unico presidio sanitario a Waf Jeremie che visita gratuitamente ogni giorno 60 bambini e circa 25 donne; una scuola che accoglie 350 bambini dai 3 ai 17 anni, offrendo un ciclo completo di istruzione; un asilo nido che ospita 26 bambini dai 0 ai 3 anni; un Centro di Accoglienza che ospita 80 bambini dagli 0 ai 4 anni che non hanno più una famiglia oppure che sono stati abbandonati.
Al suo interno vi lavorano oltre 85 persone tutte haitiane, che ricoprono i più disparati ruoli: dalle professionalità mediche agli insegnanti, dalle educatrici ai giardinieri, senza dimenticare la vigilanza.
A coordinare e gestire il centro lei: suor Marcella. E dopo averla incontrata ho la conferma che solo una donna con la sua straordinaria caparbietà e volontà avrebbe potuto creare questo piccolo miracolo. Ovviamente condividendolo con la Fondazione L’Albero della Vita.
Suor Marcella è una donna che non ha avuto paura di difendere la struttura dal boss locale. Una che ogni giorno è in trincea in un paese dove la nascita di un figlio è vissuta come una maledizione, dove una donna che partorisce piange non per il dolore ma perché avrà una bocca in più da sfamare e almeno un anno di inattività.
Se su un ex deposito di carbone all’interno di una bidonville ora sorge un centro come il “Vilaj Italyen” lo si deve a questa suora che: “Odia i moralismi, combatte per diffondere l’istruzione utilizzando una sola arma: la bellezza”. Il mio eroe praticamente! Anzi la mia super eroina!
La sfida di Suor Marcella e de L’Albero della Vita è permettere attraverso il Sostegno a Distanza che 90 bambini possano studiare e soprattutto che possano usufruire dei pasti e dell’assistenza.
Per avere maggiori informazioni sul programma #SaDHaiti visita il sito www.sostieniadistanza.org
La casa dei Bimbi
L’Albero della Vita dal 2002 gestisce #Zerosei, una comunità alloggio che a Milano accoglie bambini da zero a sei anni che sono stati abbandonati o allontanati dalle loro famiglie su decisione del Tribunale dei Minori (in totale 9 minori).
Qui vivono bambini che per la prima volta in molti dei casi trovano un luogo accogliente, una casa confortevole dove avere punti di riferimento positivi e tutte le forme di accudimento adatte e necessarie alla loro età: stimoli affettivi, motori e sensoriali. Ma soprattutto stimoli di una quotidianità necessaria a costruire l’identità di ciascuno.
Con ogni singolo bambino gli educatori costruiscono un programma educativo personalizzato ma soprattutto raccontano e spiegano attraverso una favola la presenza dei piccoli nella struttura. Ai bambini non va mai negata la verità. Ogni bambino diventa protagonista di una storia. La sua personale storia che serve a contenere l’attesa per il ricongiungimento con la propria famiglia o con una affidataria.
Si viene a vivere nella “Casa dei bimbi” perché nella “Casa dei Grandi” ci sono dei problemi. Andranno via solo quando saranno risolti e il giudice smetterà di leggere. Sarà allora il momento della “Festa del Ciao Ciao” dei saluti con gli altri bambini della casa. Un momento intenso ma necessario per stabilire e sancire il passaggio. Ogni bambino quando va via riceve la sua scatola, che contiene foto e oggetti per lui significativi del periodo passato nella casa.
#Zerosei è una comunità d’accoglienza che funziona come una famiglia numerosa. Al mattino si fa colazione tutti insieme, poi c’è il passaggio dal pigiama alle attività. I più grandi vanno alla materna mentre i più piccoli restano a casa con le educatrici, giocano, pranzano e fanno il riposino. Nel pomeriggio rientrano i grandi, si fa merenda, si gioca, si fanno attività sportive, si cena e si fa la nanna.
Nella casa di #Zerosei ho pianto tanto. Ma come dicono le educatrici altrettanto ho riso.
Perché in questa casa il disagio è davvero un’opportunità e a questi bambini non manca mai il sorriso e soprattutto non vengono trattati da “bambini bisognosi” ma bambini.
Se volete diventare volontari o collaborare con il Centro per far si che la “Casa dei bimbi” abbia un bel giardino in cui i bambini possano giocare scoprite come contribuire su www.alberodellavita.org
Guest blogger: Mariangela Sanna per @MammaImperfetta
Lascia un commento