Domanda
Buongiorno,
ho un bambino di 10 anni che ha concluso a giugno la scuola primaria. Il percorso non è stato facile perchè dal gruppo classe è stato da subito etichettato troppo educato, perfettino e permaloso. Non si è integrato molto con il gruppo classe che tendeva a scostarlo.
Ho cercato anche di integrarlo fuori dalla scuola, ma purtroppo il figlio della rappresentante di classe stava mettendo in atto un accentramento dei bambini e dei relativi genitori, per gestirli e per essere sempre più il fulcro della classe lei e suo figlio. I genitori hanno abboccato tutti a questo accentramento. Suo figlio non riusciva a gestire il mio, in questo caso molto “perfettino” che non amava le ingiustizie e non adorava che quel compagno giocasse con la dignità degli altri. Ho parlato più volte con la mamma e lei non poteva fare nulla. Ho parlato con la maestra e mi ha risposto “sei tu cara mamma che vedi tutto ciò, in classe sta bene”. Ciò non era vero; quando mio figlio ha iniziato a vedere che la maestra ha cambiato atteggiamento con lui (abbiamo avuto la conferma da lei stessa, durante il colloquio lo scorso ottobre, nel quale lei ha confidato che la maestra di sostegno le ha fatto notare che non riprendeva mai mio figlio). Purtroppo mio figlio ha avuto la consapevole lettura di ciò che accadeva: che lui era escluso e oggetto di derisione da parte quasi dell’intera classe, che la maestra non era mai intervenuta (negli ultimi mesi di scuola negava anche gli accadimenti e addirittura li giustificava sempre a favore degli altri.
Abbiamo messo in discussione tutto anche che mio figlio potesse dire le bugie e sarebbe stato meglio, invece con riscontri con altri compagni che ho fatto fare direttamente dalla superiora, era confermato che erano gli altri e non mio figlio), che adirittura la direttrice incolpava o rimproverava mio figlio quando veniva menato, pur di non rimproverare il figlio della rappresentante. La famiglia di quest’ultimo è finalmente andata in terapia dalla psicologa consigliata dalla maestra, la stessa alla quale ha fatto erogare il corso sul bullismo, specifico per i gregari al quale mio figlio non ha partecipato per incompatibilità. Sono sempre stata certa di questa incompatibilità perchè mi è stato raccontato, direttamente a mio figlio, da una compagna, che il bullo, durante il corso sul bullismo, si è messo a piangere dicendo di voler essere amico di mio figlio.
La scuola è finita e mio figlio vuole dimenticare tutto ciò, l’ipocrisia degli adulti (maestra,direttrice, genitori) che non hanno saputo gestire il gruppo classe e i singoli compagni di scuola; ma mantiene, purtroppo, la permalosità, in occasione di derisioni e scherzi, ad opera dei compagni della spiaggia.
Cosa posso fare, nonostante il sostenimento di mio figlio, come ho fatto fino ad oggi, trovando sempre riscontro agli atteggiamenti degli altri, dando quindi forza sulla giusta interpretazione di ciò che stava accadendo?
Grazie se sarà possibile una risposta.
Risposta
Cara Elena,
essendosi concluse le “elementari”, spero tuo figlio abbia adesso la possibilità di cambiare ambiente, scuola e compagni di classe. Niente è più terapeutico della vita stessa, e spesso è proprio il suo naturale scorrere a metterci davanti le occasioni “riparative” per crescere al meglio.
Non escludo, tuttavia, di restare in osservazione: data la sensibilità di tuo figlio, potrebbe essere utile per te consultare un terapeuta per cercare di capire se può essere di aiuto un percorso di sostegno per lui. Durante questo percorso (il cui scopo, ci tengo a sottolienarlo, non è la “cura della patologia” ma il “prendersi cura di un momento di difficoltà”) potrebbero -ad esempio- essere utilizzate tecniche espressive (disegno, gioco, teatro) che gli consentano di esprimere le sue emozioni davanti ad una figura come quella del terapeuta che lo aiuti a verbalizzarle e elaborarle.
Nello stesso tempo, un terapeuta potrebbe aiutarti a comprendere se invece questo sostegno può essere più utile a te come genitore, per capire come sostenere la crescita di tuo figlio (in un’età tra l’altro molto delicata), aiutandolo a superare la paura e la sfiducia che si è venuta a creare negli altri.
Un’opzione che sostengo sempre in questi casi, inoltre, è quella di suggerire un’attività sportiva fondata sul gioco di squadra, dove più che formarsi fisicamente abbia la possibilità di sperimentarsi nelle relazioni di gruppo, così importanti alle soglie dell’adolescenza.
Altrettanto utili e formative, a mio avviso, le arti marziali.
In entrambi i casi è importante che possiate trovare per tuo figlio un buon coach.
Resto a tua disposizione, e ti faccio i miei migliori auguri.
Angela dice
Identico problema, solo che mio figlio fa la terza elementare e le maestre negano, lui ormai accetta le offese, i furti e lo stare solo in classe, vorrei cambiarlo di sezione sono tre anni che me lo chiede, non si è integrato. Cosa faccio?