La scuola media è stata, emotivamente, il mio periodo scolastico peggiore. Matteo invece mi pare che stia bene, abbiamo da poco fatto i colloqui: se la cava discretamente in tutte le materie. Lo vedo sereno, autonomo e, soprattutto, tranquillo.
Anche per me è la prima volta alle medie, da mamma. E come sempre, sto imparando e riflettendo su diverse questioni.
L’autonomia è necessaria
Lavorateci su, con i vostri figli perché per gestirsi al meglio alle medie è fondamentale aver raggiunto un buon livello di autonomia.
Cos’è un buon livello di autonomia a 11 anni? Fare i compiti da soli e capire quando è necessario mettersi avanti nel lavoro; saper gestire l’enorme quantità di materiale (squadre, cartelline di arte e tecnica, compasso, goniometro, carta millimetrata, flauto, squadra, riga piccola, media, grande, album da disegno, colori, eccetera); sapersi fare lo zaino: sembra banale ma con 12 materie non lo è affatto. E, soprattutto, è una novità, quindi una competenza da acquisire.
Dalle maestre ai professori
La relazione con le figure educative (a me piace chiamare così maestri e professori) cambia molto. Forse, troppo.
Dovete sapere che la mia amica più cara, Francesca, insegna in una scuola media qui a Reggio Emilia e io sento parlare di scuola da lei ormai da 15 anni. La mia amica ha molta passione per il suo mestiere e lo vive come una missione, senza scollamento vita personale/vita professionale. Dopo anni e anni di ascolto e di narrazioni sulla scuola secondaria, io avevo un po’ dato per scontato che quello fosse il modo trasversale di vivere il ruolo educativo. Invece mi sono resa conto che no, non sono tutti come Francesca.
Ai colloqui (era la prima volta che vedevamo i professori) nessuno ci ha chiesto come stesse Matteo. A me questo ha colpito molto. Ma ancora di più mi ha colpito che alcuni non sapessero nemmeno chi fosse. Cioè a loro il nome M.B. non diceva nulla, hanno dovuto guardare la fotografia. Ora, magari questo è anche normale, non lo so, ma io sono rimasta impressionata.
Colloquio: entri, ti siedi, ti presenti. Aspetti che abbiano identificato il viso di tuo figlio. Aprono il registro. E ti leggono i voti: 9-7,5, 8…signora la media è di 7,7.
Ah.
Non tutti, certo. Quasi tutti. Gli altri spaziano: chiacchiera, è educato.
Solo una persona mi ha riportato un elemento dirimente per me. Uno solo. Ha detto: “Matteo aiuta sempre tutti”. Questa lettura è frutto di uno sguardo diverso. Che abbraccia anziché attraversare.
L’interesse sulla persona
Forse perché ancora non li conoscono o forse perché alle medie funziona così.
Però io penso che la passione educativa passi anche attraverso la pre-occupazione per il materiale umano che hai tutti i giorni accanto.
Sono ragazzini, in un momento di estrema delicatezza. Stanno diventando adulti.
Educare significa “tirare fuori” (ex-ducere), non inculcare, non solo nozioni, non solo materie. Tirare fuori cosa? Il meglio di loro, aiutarli a combaciare con se stessi, rispettarli nella loro originalità, diversità, unicità.
Educare è com-prenderli con uno sguardo che abbraccia orizzonti che trascendono la disciplina.
L’educatore non è un mestiere, è una missione.
Tutti dovremmo essere educatori nei luoghi di vita in cui trascorriamo le giornate. Ma quando hai a che fare con ragazzini di 11 anni, non te lo puoi dimenticare mai. Perché loro hanno bisogno estremo di trovare una umanità, anche extra nucleo familiare, a cui riferirsi e con cui confrontarsi anche sullo spessore dell’esistenza. I bambini non sono adulti in miniatura, hanno bisogni da interrogare, domande grandi, enormi da sostenere.
I bambini sono capaci di educare un adulto, se l’adulto è capace di ascoltare. Perché, loro sì, sanno tirare fuori (ex-ducere) il meglio da noi.
Forse per educare, occorre prima farsi educare. Solo se hai tirato fuori il meglio di te stesso puoi autare loro a fare altrettanto.
E no, non è una visione romantica la mia. Io ho insegnato in una scuola media. Insegnavo italiano, passavo i pomeriggi a “trasfigurare” brani e grammatiche. Perché volevo che tutto per loro fosse uno strumento per diventare un po’ più consapevoli e appassionati.
Anche una tabella dei verbi può parlare una lingua diversa. Dipende dal verbo che scegli di coniugare. Io, per i miei ragazzi, avevo scelto il verbo “amare”.
lux in fabula dice
Capisco che a 11 anni si parla ancora di bambini, pre-adolescenti etc… Ma bisogna prepararsi al grande salto, vicino, delle scuole superiori…Dove abitano autonomie ed efficienze.
Monica dice
Come sempre, grazie.
Da mamma e non. Questo tuo equilibrio perfetto aiuta tutti noi a fare grandi riflessioni positive.
Buone feste e un abbraccio alle tue meraviglie.
Mammaimperfetta dice
Monica, grazie.
Non sai quanto questo commento mi faccia piacere, per un particolare motivo legato a questo post.
mammaalcubo dice
Fare l’educatore è una missione, una vocazione. Purtroppo non tutti i professori sono anche educatori, è questo che dispiace.
Noi ci stiamo guardando intorno adesso per la scelta della scuola secondaria, speriamo di vederci giusto…
Chiara dice
Sono 8 anni che ti leggo e sono 8 anni che piango.
E
Ringrazio anche che tu sia un po’ più avanti di me nel percorso perché leggerti è sempre di grande aiuto.
Analizzi senza mai esagerare. Sei sempre molto lucida, equilibrata e appassionata.
Sei un educatore. ?
Roberta dice
Benvenuta nel club 🙁
Purtroppo quello che dici è triste, tristissima realtà.
Non dico che sia così nel 100% dei casi, ma sicuramente una buona parte di quelle “figure educative” non vede nei nostri ragazzi del “materiale umano” ma semplicemente un modo come un altro di portare a casa uno stipendio. E non voglio fare di tutta l’erba un fascio, sia ben chiaro, ma questa è la mia esperienza personale con la scuola media di mio figlio.
Perché nel momento in cui ti siedi davanti ad un insegnante che (dopo 4 mesi) per capire chi è tuo figlio ha bisogno di vedere la fotografia, beh….. capisco che alcuni insegnanti debbano seguire tante classi e quindi tanti ragazzi, capisco che per certe materie le ore settimanali siano davvero poche, capisco tutto, ma almeno collegare un nome ad un viso…..
L’umanità di cui parli è merce rara, e se da un lato sento (con piacere) che ogni tanto qualcuno la trova, purtroppo la nostra esperienza personale nella scuola media lascia molto a desiderare sotto questo punto di vista.
Noi ormai siamo in terza, e l’anno prossimo alle superiori sarà (ci hanno detto amici precursori….) anche peggio, ma ora almeno siamo preparati, quando siamo sbarcati da 5 bellissimi anni di scuola elementare a questa nuova realtà non lo eravamo.
Andrea dice
Anche con la mia seconda figlia l’impatto è stato complesso.
Probabilmente però hai ragione quando dici che è una situazione nuova per tutti e l’inizio non può dare la misura. Fai bene a darti il tempo.
Grazie per questo recap sulle autonomie. Ci lavori da anni. E i frutti arrivano.
Sempre bello e utile leggerti. Grazie e buone feste!