Quando ho aperto questo blog esisteva Splinder. E i miei figli erano poco più che neonati.
È cresciuto assieme a loro, assieme a me. Da diario personale in cui raccontare le emozioni del primo dentino a sito di servizio. Da blog a portale.
Da pensieri sparsi a studio per produrre e scrivere testi utili.
È cambiato. Anche io sono cambiata.
Quando ho aperto questo blog nessuno lo sapeva. Era il mio angolo personale in cui riversare quasi ogni giorno ciò che mi riesce meglio in assoluto: parole scritte. Nessuno lo ha saputo per anni.
Pian piano siamo diventati tutti grandi: io, i bambini e questo spazio online. Pian piano si è sparsa la voce, amici, parenti, figure educative, colleghi. Un po’ si perde di spontaneità, è ovvio. È lo scotto da pagare.
Ma le trasformazioni servono a testare e stimolare l’adattabilità e la capacità di sostenere anche il proprio cambiamento.
Poi è arrivata la stampa, la gente che ogni tanto ti ferma per strada o, questo mi piace molto, la gente che parla con te per ore e giorni e settimane e poi ti dice “ma quindi MammaImperfetta sei tu?”.
Ai miei figli piace molto leggere quello che io scrivo di loro, sono andati a ripescarsi tanti post della loro infanzia e questo mi rende sempre molto felice poiché è stato il motivo principale per cui questo blog è nato: lasciare traccia dei miei pensieri e del mio amore. Perché io fatico a parlare. Pensavo, un po’ scioccamente, che non sarei riuscita a esprimermi a parole nemmeno con loro. E così ho iniziato a scrivere già quando erano dentro la pancia.
Poi ho capito che non era vero, che anche la persona più introversa del mondo, davanti ai suoi figli trova risorse impensate. Con loro parlo tantissimo. Da sempre. Di tutto.
Arriva però un momento diverso da tutto questo fisiologico processo di un lavoro fatto con passione che cresce. Ed è il momento in cui i tuoi figli iniziano a leggerti. Ma non solo, anche i loro compagni e amici. Ti leggono, ti seguono su Instagram.
Ecco, questo è il momento in cui capisci che una parentesi si è chiusa. E che hai fatto bene a trasformare prima del tempo uno spazio di narrazione in uno spazio anche di sostegno e utilità.
Quando i tuoi figli preadolescenti e i loro amici ti leggono e ti seguono o sposti il focus su di te e racconti sempre e solo te stesso o cambi, anzi evolvi. Evolvere, dal latino evolvĕre, e+volvĕre, cioè rotolare fuori. Fuori da se stessi.
Tuttavia, mi rendo conto che, dopo ennemila discussioni sull’utilizzo o meno delle immagini dei bambini, questo è il vero nocciolo legato alla loro privacy. Sono cresciuti. E quello che potrei raccontarvi di loro e che a loro potrebbe piacere, coinvolgere ed emozionare, potrebbe però essere utilizzato in maniera inappropriata da chiunque. Un conto è riportare e raccontare dialoghi (meravigliosi) di questo tipo, altro è riportare riflessioni articolate, domande scomode, preoccupazioni e confidenze ormai quasi “adulte”.
Pur bellissimi, impegnativi, a tratti filosoficamente puri e perfetti da condividere con voi, per ragionarci su assieme, mi rendo conto che non sono più dialoghi “notiziabili”. Vanno protetti.
Ieri, nell’arco di poche ore, abbiamo spaziato dal sesso, all’utilizzo consapevole della rete, alla paura di morire.
Niccolò ha solo 10 anni ma ragiona in maniera molto articolata. È ricco. E la ricchezza interiore va quasi sempre a braccetto con la complessità. Tanta complessità. A volte troppa.
Matteo sta scappando via.
Non è facile lasciarli andare, lasciarli allontanare. Passi 10 anni della tua vita a desiderare che diventino autonomi, in preda a una stanchezza indescrivibile, brancolando in tunnel ininterrotti di pance/latte/pappe/pannolini/otiti/asili/bagnetti.
E poi di colpo la casa si svuota.
– Ciao, mamma, io vado.
Quando è successo che sei cresciuto così? E i peli sulle gambe sono nati in una notte? La voce? La voce quando è diventata sgraziata? Matteo, da quanto tempo la malinconia ti prende e ti butti sul letto ficcando il naso nel cuscino? Quando è successo che hai cominciato a essere un ragazzo?
Devo essermi distratta a lungo. Ma tu mi hai anche un po’ ingannato (e continui a farlo). Sì, tu mi inganni. Non si va da solo in pizzeria con gli amici per poi cercare baci e abbracci come facevi da piccolino.
Non si confondono le mamme. 🙂
Quando passo per andare a correre e ti trovo al parco con i tuoi amici e un pallone in mano faccio finta di non vedervi, passo alla chetichella, ricordo che a me infastidiva vedere comparire i miei genitori in contesti simili. Faccio fatica, perché verrei a stritolarti di baci. A volte non saluto nemmeno, corro via e ti lascio indietro. No. Tu lasci indietro me. Come è giusto che sia. E tu cosa mi dici quando rientri a casa? “Mamma ma potevi anche salutarmi oggi!”.
Non ci azzecco mai. Sei grande o piccolo?
Sei grande e piccolo. Piccolo e grande.
Mi confondi, mi fai girare la testa. Mi fai pensare. Mi fai amare. Davvero.
Elisa dice
Silvia ma che post bellissimo è questo? Stupendo davvero, sono qui che bevo il caffè, sono le otto del mattino e mi hai già commossa, un abbraccio
Francesco dice
con la leggerezza di una scrittura profonda smuovi sentimenti che in un attimo ti catapultano attraverso il tempo e le generazioni
Mammaimperfetta dice
Grazie Francesco.
Alessandro dice
Tutta questa ricchezza che ci regali dai tempi di Splinder.
Impossibile saziarsi.
Grazie.
Marzia dice
Passi buon a parte del tuo tempo con loro per cercare di renderli individui autonomi.
autonomi nella quotidianità delle cose da fare e negli affetti.
combatti con il tuo viscerale desiderio di averli sempre li attaccati al collo, tra le braccia.
poi un giorno accade che prendano il volo,
Non so se sono pronta.
grazie per questa bella riflessione. mi accartocci sempre il cuore…..
Elena dice
Come sempre mi fai venire la pelle d’oca per la semplicità con cui sai tradurre i miei pensoeri, sentimenti…..
Grazie Silvia.