Avere un figlio adolescente significa tornare in altalena. Sei su, ridi e voli e poi scendi, piedi a terra e tutto si ferma.
La verità è che i figli a cavallo tra preadolescenza e adolescenza sono una benedizione perché ti obbligano a un confronto quotidiano con te stessa, con gli strumenti che hai a disposizione per com-prenderli, con i limiti che ti riconosci ma che vale la pena superare un po’ ogni giorno anche con il loro aiuto.
I figli adolescenti un attimo ti sbattono la porta e l’attimo dopo “mamma mi baci?”. Forse io sono un’adolescente da sempre. Perché i figli adolescenti mi somigliano.
Anche io sono un’altalena. Ondivaga. Mutante. Per questo li guardo con profonda comprensione per quello che comincia ad agitarsi dentro di loro. Perché io so.
La com-prensione: l’abbraccio che ti fa essere te stesso
So quanto sia importante avere qualcuno accanto con cui potere essere libero di essere. Di mostrarti fragile, preoccupato, nervoso, arrabbiato.
Qualcuno che com-prenda, cioè che tenga insieme i tuoi pezzettini senza farti sentire sbagliato. Qualcuno che ti permetta di cadere tutte le volte che vuoi senza prendersi gioco dei tuoi inciampi. Qualcuno che si fidi di te. Una persona che ti prenda in carico e si occupi della tua libertà di esprimerti anche quando diventa faticosa.
In adolescenza comincia una lotta, prima per uscire dalla crisalide e poi per imparare a volare. L’adolescenza è trasformazione.
Avere figli adolescenti significa osservarli mentre cominciano a spostare lo sguardo dal mondo esterno al loro mondo interiore e imparare a tenersi in equilibrio tra il rispetto del loro silenzio e la necessità di tenere sempre in evidenza la possibilità per loro di aprirsi al dialogo.
Vigilare senza opprimere, sostenere senza intromettersi, ascoltare anche il non-detto: alla fine tutto questo non è un po’ quello che tutti cerchiamo da una relazione?
Diamo e diciamo la nostra fiducia
Non è difficile com-prendere un adolescente, perché le loro richieste sono richieste più adulte, dunque più vicine a noi.
È difficile gestire l’equilibrio tra il dare e il non dare. Farli sentire liberi ma sicuri. Fare sentire loro che ci fidiamo, se ci fidiamo.
Io mi fido di Matteo e glielo dico sempre. La fiducia è una grande responsabilità, però è anche ciò che ti permette di crescere sapendo che le tue figure affettive di riferimento credono nelle tue capacità.
Dare e dire fiducia a un figlio è aiutarlo a costruire ciò che quando è fragile crea in assoluto i danni maggiori nella vita di una essere umano: l’autostima.
Fidarsi è un rischio, sempre. Ma è un rischio che io continuo a voler correre. Fidarmi di qualcuno mi fa sentire bella. Capace.
Esiste dono più grande della fiducia da poter fare alla persona che ami di più al mondo? E dono più grande da poter ricevere? Forse sì: quello di dirglielo, di farglielo capire in maniera concreta, di non darla per scontata (“tanto lo sai che mi fido di te”).
La fiducia è un valore da consegnare anche oralmente.
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