Sono mamma di tre figli e ogni figlio è un bellissimo e complicatissimo mondo a sé. Non si può pensare che esistano dei cliché preconfezionati nei comportamenti dei bimbi, come non è possibile immaginare o prevedere che tutti abbiano gli stessi desideri, le stesse aspettative, le stesse modalità di gioco.
Sono anche pedagogista e so bene che la scelta del gioco è importante, perché a seconda del tipo di gioco si può aiutare lo sviluppo della creatività, della fantasia, delle abilità e delle competenze.
Ci sono attività e giochi che i miei figli hanno scelto in modo del tutto indipendente e anche molto differente gli uni dagli altri, solo per questioni di preferenza. A casa nostra non esiste il concetto di gioco di genere, pertanto le femmine hanno spesso giocato con giochi considerati da maschi e il maschio ha spessissimo giocato con giochi femminili, o scelto attività riconducibili al genere femminile, per il semplice fatto che hanno potuto scegliere. Per cui la casa si è popolata di piccoli passeggini e carrozzine, di bancarelle della frutta, di fornetti, di piste per le automobiline, di macchinine, di archi e frecce, di pistole, di bambole, di trucchi, di peluches, insomma di ogni genere di gioco per ogni genere di attività.
Un prodotto che però ha accomunato tutti e tre, come del resto era successo a me quando ero piccola insieme a mio fratello (probabilmente ho trasferito un gene ai miei bimbi al riguardo!), è stata la casa delle bambole. Ricordo che quando la regalarono a me, avevo circa 7 anni, e la chiedevo da almeno 2. Dalla frenesia di poterci giocare, feci prendere contro al mio orecchio lo spigolo dell’imballaggio che fece saltare l’orecchino con il buco che avevo messo da circa 10 giorni, facendomi sanguinare l’orecchio. Ma l’euforia era talmente tanta che non ho memoria di pianti o lamentele. Era arrivata la mia casa delle bambole, a dimensione quasi umana per la bimba che ero allora e tutto il resto era passato in secondo piano.
La casa delle bambole non è solo un gioco, è un vero e proprio racconto, una specie di libro in 3d, un potenziale di storie che prendono vita nel momento stesso in cui si guarda la casa, si osservano i dettagli, i particolari, gli accessori di cui è provvista, le finiture. E’ un po’ come diventare proprietari per la prima volta del proprio immobile, una sorta di prima casa! Perché se è vero che dentro ci possono stare solo le bambole (anche se la casa delle bambole KidKraft 65093 Amelia consente di inserire bambole anche di 30 cm!), è altrettanto vero che ogni bimbo ha la sensazione di potercisi trasferire immediatamente, immaginandosi delle lunghezza di una riga da disegno!
Questa casa delle bambole nello specifico, realizzata con una bellissima struttura in legno, è un micromondo ben studiato, perché è disposta su tre piani con ambienti molto capienti per cui è possibile il gioco di gruppo. E con tre figli avere dei giochi che consentano attività contemporanee aiuta a mantenere una certa quiete in casa! Inoltre è un interessante modo per vederli interagire nel gioco di ruolo, perché ognuno di loro ha la possibilità di interpretare i protagonisti della storia da loro inventata e definirne le caratteristiche, entrando in relazione gli uni con gli altri.
I dettagli sono tantissimi e il bello è poter riarredare gli ambienti con gli accessori a disposizione, creando sempre nuove soluzioni. La casa delle bambole è un modo semplice, ma efficace, di far sperimentare ai bimbi e ai ragazzi, attraverso il gioco che è comunque un po’ finzione, personaggi, ruoli, professioni, che invece potrebbero diventare reali nel proprio futuro. E poi diciamolo: è anche un bellissimo elemento di arredo della propria cameretta!
Sara Marangoni
In collaborazione con www.habu.it
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