Sono passati altri 13 giorni da questo post e francamente comincio a faticare a ricordarmi la vita di prima.
Un po’ come quando si vive un lutto e il viso di chi hai tanto amato comincia a sfumare.
Di tutto è stato scritto, detto e postato in questi giorni, non ho la pretesa di scrivere nulla di originale.
Non so se capita anche a voi ma io in queste lunghe giornate non riesco ad avere un filo logico nei pensieri: ho la testa come perennemente in centrifuga.
Tre sono al momento i miei pensieri ricorrenti.
I nostri figli
Più li guardo, chiusi in casa da 4 settimane e più mi meraviglio di quello che stanno riuscendo a fare e anche non fare.
Sono abbastanza certa che se mi avessero chiuso in casa a 13 e 15 anni un mese, non so…
Li vedo maturi i nostri bambini e i nostri ragazzi, a parte il primo periodo di assestamento, ora li vedo su questi PC che non sanno usare (almeno i miei), 10 piattaforme diverse da gestire, le cuffie che funzionano a metà, la stampante senza cartucce e tanta consapevolezza, a dispetto di quello che si dice di questa generazione Z.
Io penso che si stiano godendo le loro famiglie, nel nostro caso sono due ora, i loro fratelli, il fatto di avere una casa in cui stare. E in cui stare bene.
Avevano progetti: l’esame di terza media, ad esempio, o l’esame di cintura nera. Lo stage in Croazia. Magari avevano anche in mente di innamorarsi o di fare la loro prima vacanza studio.
Io ci parlo, chiedo come si sentono, se hanno paure o insicurezze. Spero solo che l’inevitabile noia sia generativa, anche se non nel breve termine.
E ovviamente penso ai bambini e ai ragazzi che non stanno bene nell’ambiente famigliare, perché ci sono litigi, incomunicabilità, alzate di toni. Vorrei dire ai loro genitori che li capisco. Ma che devono fare tutto il possibile per non acuire uno stato già difficile, inaspettato, immeritato e assolutamente antitetico alla vita che esplode dentro alla loro età. Se avete bambini sotto il 10 anni, sappiate che questo tempo è prezioso, perché poi scapperanno sempre più, aspettate a litigare, aspettate che tutto sia passato. Separatevi, lasciatevi, ricostruitevi, ma fatelo dopo.
La ripresa
Come sarà la ripresa? Cosa ne sarà dei nostri ritmi assurdi, un piede dietro l’altro in marcia da anni e anni? Non pensate mai che questo rallentamento non vi vedrà più capaci di impiegare il vostro tempo per l’80% fuori casa? Che una cicatrice resterà e, esattamente come sul nostro corpo, la pelle non sarà più quella di prima?
Questo stop, che nessuno si sarebbe mai immaginato nemmeno nei più lontani e articolati film mentali, sta facendo decluttering nelle nostre vite. Allineando i pesi. Ristabilendo le misure. Non è retorica e se lo è vi chiedo scusa, ma è davvero una sensazione forte ogni mattina quando apro gli occhi. Non parlo di priorità, quelle dopo questi ultimi 3 anni le avevo già ben chiare. Parlo davvero di pesi e grandezze.
L’amore
Queste riflessioni si collegano in parte a quelle sopra e in parte alla mia situazione e di tutte le coppie che stanno insieme, si amano, vorrebbero sostenersi ma non possono farlo perché giustamente nelle rispettive case e famiglie. Penso anche agli amori appena nati o nati da poco che non possono coltivarsi nella cura quotidiana. Ai nostri genitori anziani, a volte a pochi km, a volte a 400 km. Anche loro, come i ragazzi, impegnati in questi giorni in improbabili videochiamate con figli e nipoti. Stiamo perdendo i nostri nonni. Sono terrorizzata.
Poi c’è lui, che mi chiede “cosa vorresti fare quando tutto sarà finito?”. E ci sono io che non so rispondere.
Lui che in questo tempo ci ha tanto aiutato, lui che aggiusta, sistema, stucca, cucina, cuce, stira e impasta. Lui che soprattutto riesce ad abbracciare tutti con una delicatezza rara. Che sorride anche quando dorme. Che ha una pazienza sovrumana perché io sono impegnativa e ho un grande difetto: non sono capace di chiedere.
Non pensavo esistessero uomini così. Con il dono profondissimo della cura. Lui che, comunque andrà tra noi, si merita l’incisione su questo anello.
Avrei potuto scegliere qualsiasi parola. Ma poi ho pensato che l’augurio più grande che si possa fare a qualcuno di cui desideri il bene è solo questo.
A lui, in questo giorno per noi speciale, anche se distanti, vorrei dire grazie. Se mi avessero chiesto “come immagini l’uomo che verrà?” non avrei saputo rispondere perché rispondere a domande così dirette è un po’ come chiedere.
Ora lo so.
Cristina Muzi dice
………. Silvia , più ti leggo e più mi accorgo che, la parola amore esiste”
Mammaimperfetta dice
Ti abbraccio, Cri.
Matteo Koala dice
Che BELLO!
Sono FELICE 🙂