Stamattina mi sono svegliata domandandomi come sia definibile la sensazione di nostalgia.
Ho provato anche a fare 40’ di corsa all’alba per vedere se riuscivo ad alleggerire la questione, ma ho solo ottenuto che alle 9 mi sarei mangiata tutta la scrivania!
La nostalgia, dicevo. Come si può definire? Qual è il confine tra nostalgia e mancanza, nostalgia e desiderio, nostalgia e solitudine, nostalgia e assenza, nostalgia e presenza?
Si può sentire la nostalgia di qualcuno anche se lo hai accanto, così puoi sentire la presenza anche se non c’è. Ma non è forse mancanza, solitudine, bisogno, necessità?
La prima sensazione di nostalgia della mia vita è riferita a qualcuno che non c’è mai stato. È tutta la vita che sento la mancanza di una sorella o di un fratello. Quando ho fatto il corso per Prenatal Tutor, mi dissero che, con grande probabilità, nell’utero di mia madre non ero sola. È per questo che mi trascino questo vuoto da 45 anni. Tuttora mi trovo spesso a dire: se avessi avuto un fratello, sarebbe stato tutto diverso. Io stessa sarei diversa. Avrei dovuto combattere meno. E di più.
Poi è morta mia nonna. Io avevo 24 anni, mi stavo laureando. Lei era lontana, la vedevo poco, ma amavo così profondamente il suo essere intelligentemente nonna, che quando se n’è andata ha dato il via a una sofferenza che ancora sta lì. Non ha conosciuto Matteo e Niccolò. Non ha potuto fare la bisnonna nemmeno un giorno.
Per questo quando osservo i nonni con i nipoti, ragiono sempre sul fatto che diventare nonni è una benedizione, ma fare i nonni è una scelta commovente. Lasciarsi accompagnare negli ultimi anni di vita da bambini e ragazzi è morire comunque più in là. Più ricchi. Per dirla con Forrest Gump “nonno è, chi nonno fa”.
Quando aspettavo i miei figli. Pur amando molto il periodo della gravidanza, avevo nostalgia di quell’ignoto che rappresentavano loro che crescevano dentro di me. Avevo nostalgia di qualcosa di sconosciuto. Non avevano volto, voce, lineamenti, ma mi mancavano comunque. Mi mancava il loro esserci in questa vita.
La nostalgia l’ho provata anche quando ho cominciato a riflettere sulla separazione. Eravamo famiglia ma mi mancava essere famiglia. Avevamo tutto, ma avevo nostalgia di una parte del tutto. Imprescindibile per amare tutto il resto del tutto. Avevo nostalgia di quello che avevo pensato potessimo essere per tutta la vita. L’ipotesi, il desiderio, l’immaginario di quello che non era più. O non era ancora. O non era mai stato.
E poi adesso. Adesso perché mi ritrovo sola. Non mi sento sola, ma mi ritrovo oggettivamente sola. I ragazzi stanno crescendo (e trovo bellissimo questo loro volare ogni giorno più lontano da me), la casa è spesso vuota, perché comunque, quando ti ricostruisci una vita dopo i 40 anni (e questo è un grande, enorme dono, per tutti i motivi che ho raccontato qui e, più spesso su Instagram) spesso lo fai con persone che ne hanno già vissuta una lunga prima di te, per cui hanno la loro di vita, la loro famiglia, la loro famiglia di origine. Si sta insieme a singhiozzo. E se questo ha sicuramente molti pro, sul lungo periodo diventa pesante. Io sono una progettuale, non riesco a vivere alla giornata. Guardo molto avanti e ho bisogno di evoluzioni.
Sola perché, i miei genitori sono lontani da febbraio e non credo torneranno più. Non si può obbligare nessuno a vivere una vita che non vuole più vivere. Ma non si può obbligare me a non provare nostalgia per un loro futuro invecchiare assieme ai miei figli, per un loro vederli diventare uomini. Sono gli ultimi anni un po’ per tutti…
Dico “sola” ma non è solitudine. L’ho scritto prima, non mi sento sola. Mi sento mancare, a volte. Mi manco io, in relazione alla nostalgia che sento. In relazione alla consapevolezza che non tornerà più nulla come prima. In relazione a un futuro, che è già presente, di distacchi. Dai figli, dalla famiglia di origine, da chi pensavi fosse intimo e poi lo cerchi e non c’è.
Anche la nostalgia degli inizi mi spinge sempre dentro. Nostalgia deriva dal greco e significa “dolore del ritorno”. Gli inizi sono bellissimi. Poi sta a noi trasformare la bellezza, di per sé fuggevole, in permanenza.
Non mi ricordo chi ha accostato il titolo dell’Androgino di Zolla all’amore. Ma la frase recitava più o meno così: “L’amore è l’umana nostalgia dell’interezza”.
Forse “interezza” è la risposta.
Andrea dice
Quando arriva la notifica di un tuo post via mail mi batte il cuore.
Giuro. È sempre un’emozione fortissima leggerti perché tocchi sempre qualche corda che nemmeno io sapevo di avere. Grazie.
Cristina Muzi dice
Anch’io “mi sento mancare” quando ti leggo e allora per eludere la nostalgia ti rileggo, perché qualcosa sfugge sempre, un particolare, una frase, una parola semplice e una, forse, più complessa e un rivedersi in qualche modo che nemmeno so spiegarmi …come un bel film da vedere e rivedere con gusto, grazie, ciao Silvia