Ho aspettato qualche giorno perché questo non è un post come gli altri.
Questo è un post che ho voluto fissare anche sul Blog perché è il racconto della voglia di vivere e della potenza di una rinascita.
Mi sono vaccinata ed è stato un momento di una potenza provata solo durante i miei due parti.
Chi mi segue e legge sa che io ho fatto delle vaccinazioni un focus del mio Blog, al quale da anni collabora il Prof. Lopalco, che fino all’inizio della pandemia, per i “non addetti” era uno dei tanti medici, ma che durante la pandemia tutti avete imparato a conoscere.
Nonostante l’approccio scientifico in cui sono cresciuta, nonostante le fatiche di questi anni del parlare e spiegare agli scettici (non mi piace il termine “no vax” perché in questo caso può essere semplicemente paura e non presa di posizione generica), il 7 giugno sono andata a vaccinarmi con un po’ d’ansia.
Me ne sono accorta solo la sera prima. Ho osservato la mia vita attuale e ho pensato che vorrei viverla per altri 40 anni. Ho pensato che i miei figli hanno più bisogno di me ora che quando erano piccoli. Ho pensato, forse a causa di qualche problema fisico attuale, che “l’importante è la salute” non è più una frase da catalogare sotto l’etichetta “anziani”, perché quando ti ritrovi a dover fare cure e terapie, ti rendi conto che il tuo corpo è uno degli strumenti di libertà a tua disposizione.
Ho capito che in questa lotta contro il virus, si era insinuato un batterio patogeno innocuo in un corpo con difese psicologiche indebolite.
Sono arrivata all’Ente Fiera di Reggio Emilia sotto un incredibile diluvio universale, in accettazione trovo operatori gentili e persone fradice che attendono il loro turno con pazienza e occhi grandi.
Sotto i tendoni la pioggia batteva così forte da impedirmi di sentire gli operatori. Era tutto surreale, degna chiusura di questi surreali 16 mesi.
Ero sola. E per quanto il giorno prima mi pesasse molto attraversare un momento storico del genere da sola, in quel momento ne ero felice.
Io e i miei pensieri siamo stati bene insieme.
Ho pensato all’angoscia dell’inizio, alla fatica del durante e alla difficoltà della ripresa.
In 14 mesi ne ho lavorati 6 a singhiozzo, a seconda dei DPCM, delle zone, delle decisioni Regionali.
Sono entrata in un Compro Oro e ho venduto tutto quello che avevo.
Se già in situazione normale per me è difficile, in questo anno è stato pauroso. Ho pensato a quanto è stato pauroso e a quanto è stato coraggioso e forse folle, non decidere per ora di voltare ancora pagina, ma stare nella difficoltà e attraversarla.
Ho pensato che io lavoro dalla settimana successiva alla laurea e non mi sono mai fermata. Lavoro da 22 anni e mi è pesato tanto accettare piccoli e grandi aiuti dai pochi che hanno intravisto la situazione attraverso le mie labbra serrate.
Ho pensato ai miei genitori ricoverati a per infarto e miopericardite a 400 km, entrambi nell’arco di 15 giorni. Al non poterci essere.
Alla paura del non poterci essere. Ai non detti.
Ho pensato ai tanti amici che hanno perso genitori, nonni, zii e cugini. Al silenzio di quei giorni, alle dirette spaventose di Conte a alle cene preparate durante le dirette severe ma giuste di Luca Vecchi, il mio sindaco.
E ho deciso che sarei entrata nel box con convinzione.
Perché alla fine quello che volevo di più era poter rinascere e vedere i miei adolescenti tornare ai loro anni di tempeste con un banale ombrello e non con una mascherina.
Cristina dice
Grazie .
Marzia dice
Mannaggia a te . Ora piango, poi ti scrivo.
Matteo dice
Bellissimo post! E bella la volontà di fissare questa tua giornata. Anche per me è stato un giorno importante il vaccino. L’ho vissuto come quando vado a votare. Un momento importante, un diritto ed un dovere, la possibilità di fare qualcosa per se ma anche per gli altri.
Anche io voglio vivere tutti gli anni che mi verranno donati, al meglio. Una seconda vita, una seconda possibilità, va vissuta meglio della prima! Perché si è fortunati a poterla avere, non è scontato poi averla migliore della prima. E quindi, che sia un vaccino, che sia fare una visita cardiaca, che sia qualsiasi cosa che mi permetta di ESSERCI e VIVERE per la mia Silvia e per le mie figlie, la farò. PERCHÉ È UN DONO