Vediamo insieme il funzionamento di placenta e cordone ombelicale.
“Placenta” è un nome latino che viene dal termine greco plakois e significa “focaccia”; è chiamata così perché, in apparenza, può sembrare una focaccia.
Le sue radici sono nella membrana interna di rivestimento dell’utero. A quattro mesi, il suo diametro è di oltre 9 centimetri. Alla nascita quando si staccherà per essere eliminata peserà dai 400 ai 600 grammi circa, con variazioni individuali.
A cosa serve e come funziona
La placenta è un organo potentissimo che assolve da solo alla funzione dei polmoni, dei reni, dell’intestino e del fegato.
Per quanto riguarda la respirazione ad esempio, nella placenta l’ossido di carbonio è eliminato dal sangue del bambino e viene sostituito da ossigeno portato alla placenta dai polmoni della madre, attraverso il sangue. Il sangue del bambino fluisce nella placenta attraverso il cordone ombelicale e il suo sangue non esce mai dai vasi chiusi del cordone. Il sangue della madre non entra mai direttamente nel cordone.
La sostituzione dell’ossigeno all’ossido di carbonio, degli elementi nutritivi ai rifiuti, avviene attraverso le pareti porose dei vasi sanguigni chiusi. La vita nel grembo materno è stata una volta definita come “Everest nell’utero”, perché in questi mesi il bambino ha relativamente poco bisogno d’ossigeno. Ma se la madre dovesse essere temporaneamente povera d’ossigeno anche il bambino ne soffrirebbe la mancanza.
Come invece assolve alle funzioni dei reni, del fegato e dell’intestino? Nella placenta, come nei reni, l’urea viene filtrata dal sangue del bambino e portata dalla corrente sanguigna della madre ai suoi reni, che la eliminano.
Nella placenta, come nel fegato adulto, alcune delle cellule sanguigne della madre sono sottoposte a un processo per cui varie componenti, come il ferro, vengono tra smesse al bambino. Nella placenta, come nell’intestino adulto, le molecole del cibo sono sottoposte a opera di enzimi digestivi a un processo che permette loro di passare nei vasi sanguigni del bambino. Al tempo stesso, i rifiuti digestivi sono filtrati dal sangue del bambino nella placenta e portati via colla circolazione del sangue materno.
Nel quarto mese la placenta diventa la fonte principale degli ormoni necessari all’organismo materno durante la gravidanza e in preparazione della produzione del latte. Più tardi, avrà una parte importante nel determinare il cambiamento nell’equilibrio ormonale, aiuto necessario al travaglio e alla nascita.
Oltre a tutto questo, la placenta serve a mantenere in buona salute madre e bambino.
È in grado di sintetizzare le globuline, ingredienti naturali del sangue che possono prevenire le malattie infettive. Le globuline vengono convogliate essenzialmente nel bambino, ma ne riceve anche la madre, specialmente negli ultimi tre mesi di gravidanza.
Il cordone ombelicale
Il bambino è connesso alla placenta dal cordone ombelicale. La placenta e il cordone ombelicale si sviluppano soltanto nell’uomo e negli animali vivipari; grazie a essi, il bambino diventa un’unità contenuta in se stessa pur dipendendo completamente dalla madre.
L’intero suo corpo funziona come un sistema chi uso. Il suo sangue ha una circolazione propria, determinata dal suo cuore che a quattro mesi pompa l’equivalente di circa 28 litri e mezzo al giorno. Al momento della nascita il suo cuore pomperà circa trecentocinquanta litri al giorno.
Il cordone ombelicale, già formato nell’embrione, parte dall’ombelico del bambino e si sviluppa con lui. Quando il bimbo è abbastanza grande per nascere, il cordone ha raggiuntouna lunghezza media di 60 cm ma può variare da 15 a oltre 120 cm ed è in grado di trasportare circa 350 litri di sangue al giorno attraverso un sistema chiuso di vasi collocati nel cordone immersi in una sostanza simile a gelatina che riempie il cordone e che si chiama gelatina di Wharton.
Nel cordone due arterie portano via dal bambino il sangue usato attraverso la placenta, dove i rifiuti sono sostituiti dagli alimenti, mentre il sangue ritorna al bambino attraverso migliaia di ramificazioni dei vasi. Il viaggio di ritorno si compie attraverso una grande vena che entra nell’ombelico e manda il sangue nuovo a circolare nel suo corpo,
Il cordone ombelicale è così ben congegnato che la corrente sanguigna viaggia nel suo interno alla velocità di quattro miglia all’ora e non impiega che trenta secondi a fare il giro completo del cordone e del bambino.
Il fatto che il sangue scorra con tanto vigore presenta un vantaggio speciale. La forza distende il cordone dandogli la consistenza del tubo d’una pompa da giardino pieno d’acqua: e, come un tubo pieno d’acqua, il cordone tende a sciogliersi qualora si aggrovigli mentre il bambino si muove. Accade però raramente che si possa annodare.
La circolazione sanguigna e gli scambi tra mamma e bambino
Il sangue della madre e il sangue del bambino sono separati. La corrente sanguigna della madre non entra mai nel cordone ombelicale, ma quello che il bambino riceve attraverso il cordone è determinato soltanto dalle risorse della mamma.
Conducendo una vita sana la madre cura quindi la salute del bambino che avrà cibo, vitamine, calcio e altri elementi essenziali nella misura in cui la madre sarà in grado di fornirglieli. Grazie al meccanismo dello scambio attraverso le pareti dei vasi sanguigni, il piccolo non può esaurire completamente le risorse materne. Non è vero dunque il vecchio detto che “il bambino si mangia tutto”: anche se la madre non mangia bene durante la gravidanza, il suo corpo possiede sempre le riserve necessarie purché sia stata relativamente ben nutrita prima. La sua efficienza biologica inoltre è così aumentata dal processo della gravidanza che persino madri gravemente denutrite hanno a volte potuto dare alla luce bambini con alto peso.
Le sostanze che entrano nella corrente sanguigna della madre passano nel bambino così rapidamente che quest’ultimo le riceve entro due o tre ore. Se la madre beve qualcosa di alcoolico, anche il bambino lo riceve. Se la madre fuma una sigaretta, anche il bambino “fuma”. La placenta non è una barriera in grado dunque di proteggere il bambino da tutto.
Le pareti dei vasi ombelicali funzionano come filtri ma sono come la chiusura di una stalla, attraverso cui non possono passare i cavalli, ma passano benissimo animali di dimensioni più ridotte. Le particelle più piccole, i componenti delle più grandi e anche i gas penetrano facilmente. Ecco, perché alcune infezioni possono trasmettersi dalla, madre al figlio e, al contrario, alcuni farmaci usati per curare la mamma curano anche il bambino.
La placenta premette il passaggio degli anticorpi per endocitosi e blocca quello di numerosi patogeni, ma non di tutti, come accade con la rosolia, con la listeria e con i protozoi della toxoplasmosi.
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