Spesso le neomamme si trovano spiazzate di fronte all’insistente e inequivocabile richiesta del proprio bambino di essere tenuto in braccio. E si struggono nel decidere se seguire il proprio istinto assecondando i suoi desideri o se ascoltare i consigli dei più lasciandolo piangere per non crescere un mammone viziato.
A venire in aiuto sono allora la natura e gli studi scientifici che dimostrano che un bambino per crescere forte e sano non ha solo bisogno di essere nutrito e accudito ma ha soprattutto bisogno di amore, contenimento e contatto fisico. E qui entra in gioco il babywearing o “portare i bambini” che permette a genitori e bambini di intraprendere un percorso di crescita condiviso.
Cos’è il babywearing e dove nasce?
Il babywearing è la pratica di portare i bambini con una fascia portabebè o con altri supporti appositamente creati. Si tratta di un’usanza antichissima e comune a quasi tutte le civiltà e che recentemente è stata riscoperta anche in Occidente.
In passato il portare i bambini era una tradizione tanto normale quanto obbligata: le donne non smettevano di lavorare una volta diventate madri e così, a seconda per esempio del clima o del tipo di lavoro svolto, utilizzavano sciarpe, scialli, culle, reti a sacca, ed altri supporti per portare con sè i propri figli.
Con l’invenzione delle culle e delle carrozzine e infine dei passeggini e con le nuove teorie pedagogiche secondo cui i bambini dovevano imparare “a stare al proprio posto”, la pratica del portare è andata scomparendo.
Perché portare i bambini?
La prima volta che ho visto una mamma portare il suo bambino è stato moltissimi anni fa, durante un viaggio in Australia. Non ero ancora mamma, ma il mio primo pensiero è volato al giorno in cui lo sarei diventata, perché anche io, già lo sapevo, avrei portato! E così è stato con entrambi i miei figli Alessandro, 5 anni, e Federico, 2 anni.
Conoscevo i benefici e i vantaggi del “portare i bambini”, ma, giorno dopo giorno, ho avuto modo di scoperli tutti sulla mia pelle. Federico per esempio è entrato nella fascia a poche ore di vita. In molti non ne capivano la ragione, mi ritenevano una mamma possessiva.
Io ho provato invece a mettermi nei suoi panni: il bambino appena nato si trova in un mondo del tutto sconosciuto dove luci, suoni, odori non sono più filtrati dal corpo della mamma.
La fascia portabebè consente al bambino di ritrovare invece un contenimento noto che lo rassicura: attaccato al mio corpo gli occhi di Federico riuscivano a mettere a fuoco il mio viso, si sentiva rassicurato dai suoni familiari della mia voce e del ritmico battere del mio cuore e veniva cullato grazie ai miei movimenti, proprio come durante la gravidanza.
Sempre più ospedali propongono ai piccoli nati prematuri e ai loro genitori la “marsupioterapia” (leggi l’intervista sul bambino prematuro) in quanto è stato dimostrato che il portare e il contatto fisico favoriscono il processo di bonding (attaccamento) tra mamma e figlio, l’avvio di un buon allattamento al seno e migliorano complessivamente lo stato psico-fisico del bambino.
I benefici del portare possono essere ovviamente estesi anche ai bambini nati a termine e a quelli più grandi: molti genitori che partecipano al forum ‘portare i bambini’ confermano infatti che i propri figli piangono meno quando sono portati, riescono ad addormentarsi più facilmente e hanno sollievo in caso di coliche.
I benefici non riguardano però solamente il bambino ma anche il genitore che lo porta. Una mamma, al giorno d’oggi, non ha certo meno amore da donare rispetto a decenni fa, ma di sicuro ha molti più impegni, una casa da portare avanti, magari altri bambini da accudire. La fascia portabebè le permette di avere le mani libere e così di riprendere in modo graduale la sua vita di sempre senza per questo dover abbandonare il proprio bambino. Al contrario gli permette di essere partecipe di tutto ciò che accade attorno a lui, di interagire con il mondo esterno e di ricevere moltissimi stimoli filtrati però dal supporto che li contiene.
Se portare un neonato è un’esperienza unica, portare un bambino che ha da poco imparato a camminare può essere questione di sopravvivenza: con la fascia ripiegata nella borsa non ho mai dovuto spingere un passeggino vuoto in attesa che i miei figli si stancassero di camminare, ma anzi, ho sempre avuto entrambe le mani libere per accompagnarli o per aiutarli a rialzarsi dopo una caduta.
Il babywearing inoltre ci ha concesso di portare avanti una delle nostre passioni: il trekking. Grazie alle nostre fasce ci è stato possibile portare sempre con noi i bambini che dalle nostre spalle hanno potuto innamorarsi come noi del camminare e della natura tanto che ad oggi il maggiore è un gran camminatore!
Dalla mia personale esperienza è nata quindi la volontà di diffondere la pratica del portare sul territorio attraverso l’associazione officina dei colori con cui produciamo fasce lunghe e altri articoli per il babywearing e organizziamo incontri informativi e sul web attraverso il blog equazioni.org e il forum ‘portare i bambini’ che conta ad oggi più di 3.500 iscritti.
Quali sono i diversi supporti con cui portare?
- Fascia rigida
Una striscia di stoffa lunga all’incirca 5 mt che permette di portare il bambino da 0 a 3 anni circa in tutte e 3 le posizioni: davanti, sul fianco e sulla schiena. È il supporto più versatile, è comoda e necessita di un pò di pratica per essere sfruttata al meglio. - Fascia elastica
Ha le stesse caratteristiche di una ‘rigida’ ma sfrutta un tessuto elastico che risulta particolarmente indicato per cominciare a portare i neonati garantendo un morbido contenimento al piccolo. Poche fasce elastiche in commercio consentono di portare oltre i primi mesi in quanto il tessuto oltre ad un certo peso tende a cedere. - Fascia ad anelli
Fascia che sfrutta due anelli fissati ad un’estremità che sostituiscono i nodi nelle legature. Comoda per allattare discretamente e per la fase in cui i bambini iniziano a camminare da soli. Con un pò di pratica è possibile usarla oltre che nella classica posizione sull’anca anche davanti e sulla schiena. - Fascia Pouch
Fascia tubolare cucita su misura per chi la indossa a tracolla. Poco ingombrante e intuitiva permette con un pò di pratica di portare i bambini in più posizioni. - Mei Tai
Supporto semi strutturato di origine asiatica. Ad un quadrato di stoffa vengono cucite due fasce e una cintura che assicurano il bambino al corpo del portatore. Consigliato fino a 15 kg circa in quanto non vanno caricate eccessivamente le cuciture. - Marsupio ergonomico
Simile ad un Mei Tai presenta cinghie e fibbie che sostituiscono i nodi nelle legature rendendolo un supporto pratico e intuitivo anche per i più diffidenti. Rispetto ai supporti sopra elencati risulta più ingombrante e costoso.
Imparare a portare i bambini è semplice e alla portata di tutti, anche di chi si sente più imbranato. Si può portare dove e quanto si vuole senza il rischio di soffocare il bambino con troppo amore.
Ma è sempre bene tenere a mente buon senso e sicurezza evitando di mettere a rischio il nostro bambino:
la regola basilare, pur avendo le mani libere, è quella di non fare nulla che non fareste mentre avete vostro figlio in braccio
Francesca Zambotti – Equazioni.org
Studi
Babywearing e ricerche scientifiche
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